India: Spice lancia il telefonino del popolo

Bhupendra Kumar Modi, presidente della Spice, compagnia telefonica indiana, in occasione della presentazione durante la grande fiera del settore, “Mobile World Congress“, in corso a Barcellona ha detto che solo la metà delle persone che abitano in tutto il mondo usa i cellulari e il problema è il costo del telefono. Almeno fino ad ora. Infatti l’India non smette di stupirci, appena qualche tempo fa aveva presentato l’automobile più economica al mondo (la Tata Nano prezzo 2.500 dollari) che avrebbe fatto viaggiare gli indiani in un abitacolo piccolo ma confortevole e soprattutto a basso costo, ora arriva un cellulare low cost: il telefonino del popolo infatti, costerà appena 20 dollari (circa 13 euro). La compagnia di Bombay, Spice comincerà a vendere in Asia già dal mese prossimo e tenterà di sottrarre una quota del mercato mondiale a Nokia, leader indiscusso del settore. Il telefono low cost sarà privo dello schermo e di tutte quelle funzioni non indispensabili.

Investire in India conviene

Il Prodotto Interno Lordo dell’India è cresciuto nell’ultimo anno finanziario del 9,6%. La crescita, per il terzo anno consecutivo maggiore del 9%, è stata superiore al previsto, va di pari passo con l’aumento dei consumi e pone le basi per soffiare il primato alla Cina. L’India rappresenta per questo motivo ed altri una vera e propria calamita nell’attirare investimenti italiani.

Sono cinque i settori più promettenti per fare business in India: infrastrutture, formazione, immobiliare, tecnologia avanzata e impresa manifatturiera, soprattutto tessile ed agroalimentare. Sono oltre 200 le multinazionali della tecnologia che hanno aperto qui centri di sviluppo e ricerca, come IBM e General Electric, traendo vantaggio dalla manodopera a basso costo ma non solo, dal momento che in India è possibile usufruire anche di personale qualificato (9 milioni di laureati all’anno). I dati ci dicono che il 70% delle aziende che hanno investito in India sono profittevoli. Unico neo la labirintica burocrazia indiana, motivo per cui almeno inizialmente conviene affiancarsi ad un partner locale, per poi in seguito magari rilevarne la partecipazione.

E l’Italia come si colloca in questo scenario? Attualmente sono circa 150 le aziende italiane presenti in India, tra unità produttive, joint venture e branch offices principalmente nei settori auto, tessile e meccanico. In passato l’obiettivo di chi sceglieva l’India era l’abbattimento dei costi produttivi, soprattutto per quanto riguarda la manodopera, mentre oggi le aziende italiane guardano al mercato indiano per vendere i propri prodotti, magari prodotti sul posto.

Generali: annunciata la strategia internazionale, 1 miliardo per le acquisizioni

Anche le Generali guardano ad est per il futuro: entro il 2012 il gruppo italiano stima investimenti per un valore totale di 1 miliardo di euro. In pratica la quota di premi originata dai mercati est-europei, pari oggi al 3,5%, dovrebbe salire all’8%, e poi anche raggiungere il 10%. L’obiettivo è di raddoppiare il volume dei premi realizzati con la joint venture costituita con il ceco Ppf da 2,6 miliardi a 6. Il sodalizio è stato ufficializzato ieri da Balbinot, amministratore delegato delle Generali, e Ladislav Bartonicek a Praga. Per l’occasione è stato fatto il punto sulle strategie internazionali di espansione del gruppo.

Direzione Romania: il gruppo ha fatto un’offerta per la Asiban, valutata tra i 150 e i 250 milioni, ed è entrato nella short list, in competizione con diversi altri gruppi assicurativi internazionali, tra cui l’italiana Fondiaria. Lo scopo è comunque quello di consolidare la propria leadership in tutta l’area del centro-est-Europa: in Polonia, Turchia e, appunto, Romania, il gruppo cercherà tramite acquisizioni di acquisire posizioni. In Russia l’obiettivo è il mercato vita, per ora poco sviluppato ma con un grande potenziale.

Piaggio: la Vespa vola in Asia

Il gruppo Piaggio punta ai mercati asiatici, precisamente India, Cina, Vietnam e Giappone. Questo è quanto dichiarato dal presidente e amministratore delegato dell’azienda di Pontedera a Mumbai, in India. Questo business vedrà il fatturato netto del gruppo aumentare del 18,4% a 290 milioni di euro. La strategia prevede un accordo con la giapponese Daihatsu per la fornitura di «powertrain» (motori benzina 1300cc e relative trasmissioni), fornitura da parte di Daihatsu di parti, componenti e gruppi che verranno utilizzati sui nuovi veicoli delle gamme Porter e Quargo. La Piaggio sta costruendo un nuovo stabilimento nella zona di Hanoi, in Vietnam dove i ciclomotori saranno prodotti e commercializzati a partire dal 2009.
Ma la data magica è il 2010, quando la nuova fabbrica che si sta costruendo a Baramati comincerà a diventare operativa. La Piaggio prevede di produrre 200 mila motori all’anno, di cui 50 mila diesel e 150 motori a benzina per gli scooter, che si andranno ad aggiungere a quelli già fabbricati in India. L’investimento totale sarà di 65 milioni: un nuovo stabilimento sorgerà accanto a quello esistente, nei pressi di Pune, che attualmente produce l’Ape e il nuovo “Ape Truck“, il camioncino a quattro ruote lanciato nel luglio dello scorso anno.

People car: ultima sfida della Tata Motors

È la prima grande novità del 2008 automobilistico, una automobile economica, alla portata delle classi meno abbienti e per tutti quegli indiani che negli anni passati si erano fatti conquistare dalla piccola Suzuki Maruti, sarà inoltre venduta a un prezzo bassissimo: 2.500 dollari (equivalenti a 1.705 euro). Gli indiani ora avranno la possibilità di acquistare un prodotto nazionale ad un costo veramente accessibile dato che la piccola utilitaria costa meno di un motorino, ragion per cui la Nano car (questo il nome della novità automobilistica) è stata subito ribattezzata macchina del popolo appunto.