Anche l’India alza i tassi, preoccupazione per l’inflazione

Dopo il recente rialzo dei tassi in Brasile è venuto il turno dell’India. Ieri la banca centrale indiana ha alzato i tassi di interesse di 50 punti base portandoli al 9%.
Anche in questo caso l’obiettivo è quello di contenere l’inflazione, ormai quasi al 12%,  evitando che possa danneggiare in modo serio l’economia reale del paese deteriorando la capacità di spesa dei consumatore e delle imprese.

Il rialzo dei tassi è stato accompagnato inoltre dall’aumento al 9% del rapporto di riserva (il rapporto tra la massa denaro depositata presso le banche ordinarie e la quantità di denaro che le banche stesse devono depositare presso la banca centrale a garanzia), tale mossa, obbligando le banche a tenere fermi più soldi, riduce la quantità di denaro che può essere preso a prestito, i tassi sui mutui e sul credito al consumo si alzano ancora e si riduce il rischio di inflazione, dovuto in parte proprio al forte aumento della domanda negli ultimi mesi.

Inizio settimana negativo per le Borse asiatiche, India ha perso il 29% da inizio anno

Non inizia bene la settimana per le borse asiatiche: Seul ha terminato in calo dello 0,89% a 1.715,59 punti, mentre Taiwan ha perso lo 0,33% a 7.876,49 punti. In prevalenza negative le altre piazze asiatiche, ma tiene Hong Kong +0,09%. Deboli Singapore -0,93%%, Kuala Lampur -1,09%, Jakarta -0,35%, Bangkok -1,24% e Shangai -1,26%.

Giornata nera per la borsa di Tokyo, che ha chiuso le contrattazioni in ribasso. A pesare sono stati soprattutto i titoli del grandi esportatori ed i finanziari. L’indice Nikkei ha perso così lo 0,61% a 13.857,47 punti, mentre il Topix ha lasciato sul terreno lo 0,65% a 1.347,93 punti.

La crescita del Pil dei Paesi emergenti crea inflazione ed aumenta il prezzo del greggio

Anche nei c.d. Paesi emergenti si avvertono crescenti pressioni inflazionistiche, tanto che molti hanno già alzato i rispettivi tassi di riferimento oppure stanno per farlo (Russia, India, Cile, Sud Africa e, in previsione, a breve anche Turchia e Messico). In India l’indice dei prezzi è a +11,05%. Per anni India e Cina hanno dato sussidi per energia e materie prime. Ora non possono più sostenerne il prezzo, ma rischiano contraccolpi inflattivi. La scorsa settimana la banca centrale indiana ha aumentato i tassi di interesse, per la prima volta da 15 mesi. Sono allo studio altre immediate azioni per frenare l’inflazione che, tra l’altro, sta demolendo la popolarità dell’attuale premier Manmohan Singh, in vista delle elezioni politiche del 2009.

Nei Paesi emergenti i Governi investiranno in infrastrutture

Secondo la definizione di Antoine W. van Agtmael, un economista della International Finance Corporation, il primo a coniare il termine, un paese emergente è caratterizzato da un reddito medio pro-capite inferiore alla media mondiale, ma superiore ad un livello minimo. Sotto a tale livello, si collocano i paesi del cosiddetto quarto mondo.

Molte economie fino a poco tempo fa ritenute a rischio sono diventate solidissime. Il Brasile ad esempio cresce del 5% all’anno grazie a consumi ed investimenti. In Messico la situazione è analoga. I governi di questi paesi si sono dimostrati responsabili e lungimiranti e sono stati in grado di approfittare delle ricchezze generate dal boom delle materie prime per sanare i conti pubblici. Lo stesso dicasi per l’Asia e molti paesi dell’Est Europa. Questi paesi in passato sono stati debitori, adesso, nel complesso, sono creditori.

Chi diceva che i mercati emergenti non erano più un buon investimento?

C’è chi sosteneva che i mercati emergenti avevano fatto il loro percorso, temporaneamente arrestatosi a causa della crisi finanziaria mondiale e dell’impennata dei costi delle derrate alimentari. Ma è davvero così? In realtà i grandi nomi della finanza continuano a puntare su di essi e gli investimenti ad indirizzarsi verso i paesi africani e asiatici. Deutsche Bank ha stilato un report sugli hedge funds secondo cui proprio il continente africano e i paesi mediorientali saranno i top performer. Ebbene sì, perchè i mercati emergenti la loro crescita la stanno proseguendo ed è una crescita magari più contenuta ma anche più consolidata, più strutturale, che attira non solo le speculazioni del momento ma anche investimenti di lunga durata, che puntano alle loro infrastrutture ed ai loro consumi.

Ordonez, membro del consiglio direttivo della Bce, intendeva proprio questo quando ha defintio i paesi emergenti “più pronti rispetto al passato ad affrontare le crisi finanziarie”. Certo le sfide che devono affrontare risultano più ardue ancora forse di quelle che stiamo affrontando noi, l’inflazione e i costi delle materie prime, ma hanno probabilmente più risorse di noi per vincerle.

Anche i mercati azionari si distinguono per una maggiore capacità di “riscossa”: mentre le piazze europee e Wall Street si accontentano di tornare felicemente alla tranquillità, il Bovespa brasiliano segna i massimo storici. E questo nonostante i paesi del BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) siano molto legati all’andamento del nostro ciclo economico.

Perchè tutti rubano il rame? Investirvi è sicuramente meno rischioso!

Furto di rame all’ex stabilimento“, “Rubano rame dal cimitero (!!)”, “Furti di cavi di rame dal cantiere della Tav“, e ancora “Sorpresi a rubare rame in casa di riposo“. Questi sono solo alcuni degli ultimi titoli di articoli sui furti di rame. “Manco fosse oro!” verrebbe da dire. E invece è come se lo fosse!

Con l’impennata dei prezzi degli ultimi tempi il rame è diventato un investimento altamente redditizio (investire su di esso è senza dubbio meno rischioso che tentare di rubarlo!). I suoi usi si sono moltiplicati con l’evoluzione tecnologica, essendo questo metallo presente nei cellulari e negli elettrodomestici ad esempio, e la richiesta mondiale è improvvisamente cresciuta. Dal 1995 ad oggi è cresciuta del 40%. Sono sempre di più anche i fondi che puntano sul rame così come un tempo si faceva solo con l’oro.

Il prezzo del rame è attualmente di 4 dollari ma c’è chi scommette su un rialzo ancora maggiore, sostenuto in primis dalla richiesta delle industrie cinesi ed indiane: potrebbe arrivare a 8 e perfino a 10 nei prossimi anni. E sono proprio i mercati emergenti a farne lievitare la domanda: tutte le infrastrutture hanno bisogno del rame, dalle autostrade ai sistemi di conduzione elettrica.

Accordo Pininfarina-Tata, titolo registra in Borsa un balzo del 38,6%

Pininfarina aprirà, entro la fine del 2008, un Centro di ricerca, design ed engineering a Pune, in India. Pininfarina e il gruppo Tata, hanno infatti firmato una lettera di intenti in base alla quale Tata assegnerà alla società attività di sviluppo. La Pininfarina è un’azienda italiana, attiva nel settore delle carrozzerie per automobili, fondata a Torino il 22 maggio 1930 come Società anonima Carrozzeria Pinin Farina da Battista Farina (detto Pinin ovvero piccino in piemontese). La società sarà a maggioranza Pininfarina, che ne avrà anche la responsabilità di management, infatti per rafforzare ulteriormente lo strategico legame tra il Gruppo Tata e il Gruppo Pininfarina, Ratan Tata,Presidente di Tata Industries Limited, ha espresso l’interesse delle societa’ Tata a partecipare all’aumento di capitale della Pininfarina, con la sottoscrizione di una quota dei diritti di opzione assegnati alla famiglia
Pininfarina.

Questo accordo testimonia la grande attenzione che presta Pininfarina ad un mercato emergente ed in forte sviluppo come quello indiano – afferma Andrea Pininfarina, Presidente e AD di Pininfarina S.p.A. – Il nostro partner, uno dei maggiori costruttori automobilistici a livello mondiale con un forte radicamento nel mercato indiano, ci permetterà di raggiungere un sempre più elevato livello di eccellenza nel settore del design e dell’ingegneria.

Mercato India: Hyundai e Panini guardano con ottimismo

Punti di forza per le imprese che intendono iniziare un’attività in India sono il basso costo del lavoro, il forte sviluppo dell’università che assicura la presenza di figure tecniche e manageriali di alto livello, la manodopera specializzata e le abbondanti risorse naturali. A ciò si aggiunge l’utilizzo della lingua inglese negli affari e nelle comunicazioni ufficiali e la posizione geografica che rende il paese una piattaforma ideale per le esportazioni nei mercati asiatici. Al fine di agevolare la messa in opera delle proposte di investimenti esteri, le procedure che regolano la materia sono continuamente aggiornate, riviste e semplificate. Una delle forme più utilizzate dagli investitori stranieri per stabilire la propria presenza nel mercato indiano è quella di creare una società commerciale o di investire in una società indiana già esistente. La tipologia societaria più comune per le pmi è la società privata a responsabilità limitata costituita da un minimo di due a un massimo di 50 soci (esclusi i soci d’opera), soggetta a limitazioni per il trasferimento delle quote e al divieto di emissioni azionarie e obbligazionarie al pubblico.

Buongiorno Spa: utile 2007 e acquisto azioni proprie

BUONGIORNO è una multinazionale italiana , leader nel mercato del digital entertainment. La società venne costituita nel 1999 in Provincia di Asti come Vitaminic S.p.A., ma trasferì quasi subito la sua sede a Torino; nel 2000 la società viene ammessa alla quotazione presso la Borsa valori di Milano. Oggi l’azienda si occupa della creazione e distribuzione di contenuti multimediali per operatori di telefonia fissa, mobile ed internet, con una presenza sul territorio, anche grazie a delle joint-venture con altre aziende in Europa, Stati Uniti, Russia, India, Sud America, Messico, Medio Oriente, Africa e Cina, per un totale di oltre 30 paesi. BUONGIORNO è quotata sul mercato MTAX, nel segmento STAR.

In una nota si legge che la multinazionale ha acquistato nel corso del mese di marzo 1.003.547 azioni Buongiorno S.p.A. ordinarie, ad un prezzo medio ponderato di 1,7683 Euro, per un controvalore pari a circa 1,8 milioni di Euro. Lo si legge in una nota. Dall’inizio del Programma di investimento sono state acquistate complessivamente n. 2.141.000 azioni ordinarie (pari al 2,0131% del capitale sociale), per un investimento complessivo di circa 4 milioni di Euro. Gli acquisti del mese di marzo, oggetto del presente comunicato, hanno determinato il superamento da parte della Società Emittente, in data 27 marzo, della soglia del 2% di cui all’art. 117 del Regolamento di attuazione del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, adottato con Deliberazione Consob n. 119971 del 14 maggio 1999 e successive modifiche. La ratio di questa norma risiede nel fatto che, la società, acquistando azioni proprie è come se divenisse “creditrice di se stessa” e deve quindi pagare l’acquisto delle sue azioni col suo stesso patrimonio, per cui si avrebbe un’aumento solo illusorio del capitale sociale, un aumento solo nominale (nel caso di azioni di nuova emissione, aumenta il numero delle azioni ma non il capitale perché in realtà non sono entrate nuove risorse ma queste sono state prelevate dalla stessa azienda).

Etf per puntare sui paesi emergenti: ancora una buona scommessa?

Torniamo a parlare degli Etf, ed in particolare degli Etf che puntano sui mercati emergenti. Investimenti ad alto rischio, adatti soprattutto a giovani e a chi vuole diversificare il proprio portfolio. Nonostante le perdite degli ultimi tempi sono in molti a scommettere ancora su alcuni dei paesi in via di sviluppo.

Lo scorso anno molto successo lo ha avuto la Cina: il Lyxor Etf China Enterprise, Lyxor Etf Hong Kong e il ishares ftse/Xinhua China 25. E’ da sottolineare però che tra i venti peggiori Etf del 2008 sono presenti alcuni di quelli che puntano sugli indici cinesi: lo Xinhua China dall’inizio dell’anno ha subito una variazione del -28,47%, il Ftse China 2 -229,06%. La Borsa Cinese negli ultimi mesi è andata incontro a forti ribassi, da ottobre ad oggi ha bruciato 900 miliardi di dollari di capitalizzazione. Su questo hanno influito sicuramente l’euforia dello scorso anno, i forti legami con un’economia statunitense in difficoltà e un’inflazione che ha toccato i massimi da undici anni a questa parte, con un +8,7%. Non sono attese attese variazioni a breve termine.

Il gruppo Carraro raddoppia l’utile netto grazie ai mercati emergenti

Il cda del Gruppo Carraro ha approvato il bilancio 2007, chiuso con ricavi in forte crescita grazie all’aumento di domanda di componenti per i macchinari agricoli. Il fatturato si è attestato su 814 milioni di euro, +22% rispetto al 2006. La crescita del fatturato è dovuta anche all’acquisizione di Mini Gears (produzione di ingranaggi), escludendo la quale l’aumento si limita ad un +16% circa.

Il Gruppo Carraro, leader mondiale nei sistemi di trasmissione per i veicoli su strada e fuoristrada, ha colto al volo le opportunità offerte dai mercati emergenti, registrando un +65.4% in Cina, ed un +52,6% in Sud America.