Segnali di recessione negli Stati Uniti: PIL deludente, buone le esportazioni

 Negli Stati Uniti si inizia a parlare di recessione; le buone notizie scarseggiano e i dati sono al ribasso. E’ questa la sintesi che potrebbe essere fatta della situazione economia statunitense. In particolare sono stati pubblicate le cifre sulla crescita del PIL  negli ultimi trimestri. Nella parte finale del 2007 l’economia americana è scesa dello 0,2%; nel primo trimestre di questo anno è stata registrata una crescita dello 0,9% e nel trimestre appena trascorso la crescita è stata del 1,9% mentre le previsioni erano del 2,3% (tutti i dati sono annualizzati, in pratica esprimono una velocità che se mantenuta per tutto l’anno porterebbe ad una crescita pari al numero specificato).

Accelera l’inflazione in Russia, il Cremlino corre ai ripari

 Il ministero russo dell’economia ha alzato le previsioni per l’inflazione nel 2008. Dal precedente 10,5% siamo arrivati all’attuale 11,8%, un livello davvero alto, ma che potrebbe crescere ancora.  Al rialzo anche le previsioni sulla crescita del PIL: dal 7,6% al 7,8%. L’obiettivo del governo è quello di contenere quanto più possibile il rialzo dei prezzi: l’inflazione resta il primo problema in un paese che cresce velocemente, ma che assiste ad una drammatica perdita di potere di acquisto delle fasce più basse della popolazione. Da considerare il fatto che la salita dei prezzi è trainata, come nel resto del mondo, dal comparto alimentare  e dai carburanti.

La variabile impazzita del greggio continua a sconvolgere i mercati finanziari

 La variabile prezzo del greggio continua a sconvolgere i mercati finanziari di tutto il mondo. Malgrado infatti i forti ribassi di queste ultime due settimane, alcuni analisti sono convinti che il ribasso sia solo una pausa in un trend al rialzo. Il petrolio è tornato sui suoi passi e lo ha fatto in modo frettoloso. Dopo aver toccato i 145 dollari al barile il 14 luglio, ha perso nelle ultime sedute circa il 16%. Si tratta di una sana correzione o dell’inizio di un mercato orso? Per l’oro nero è molto vicina la soglia del -20% che sui mercati finanziari è considerata un chiaro segnale di inversione del trend.

Alcuni fondamentalisti, che basano le loro teorie sulle variabili macroeconomiche e sui dati di bilancio, dicono che le leggi base dell’economia non sono state sovvertite. I prezzi non possono salire all’infinito, perché i consumatori non sono disposti a pagare qualsiasi somma per comprare la benzina. I sostenitori del bull market, però, sono convinti che il trend di lungo periodo sia al rialzo, anche se le quotazioni dovessero nel breve scendere intorno ai 100 dollari al barile, perché i problemi strutturali, che hanno favorito il rally degli ultimi anni non sono venuti meno. Insomma, secondo questa scuola di pensiero, il petrolio si è preso una pausa prima di lanciarsi verso nuovi record, in un mondo che è profondamente diverso dal passato.