E’ la scelta giusta alzare i tassi d’interesse?

Senza nessuna sorpresa ieri la Bce ha alzato i tassi d’interesse di un quarto di punto. I tassi interbancari, in parole povere quanto costa il denaro alle banche, sono stati portati al 4,25%. Inutili sono stati i proclami di quasi tutti i Governi europei, con in testa la Germania di Angela Merkl, a porre maggiore attenzione alla congiuntura economica e non solo a quello che da sempre viene considerato come dai parruconi del direttivo della banca centrale europea il nemico pubblico uno: l’inflazione.

Ma Trichet ha voluto ribadire la totale indipendenza dell’istituto di Francoforte

L’obiettivo primario è la stabilità dei prezzi, in un momento in cui i rischi di inflazione nel medio termine sono al rialzo.

Certo è che se è vero che l’inflazione corre oltre il 4% è anche vero che questa è determinata sopratutto da fattori esogeni, leggi prezzo della materie prime, e non stupisce che le quotazioni del petrolio abbiano fatto una serie di nuovi record proprio nel giorno del rialzo dei tassi in Eurolandia.

Prezzo riso e mais sono aumentati nel 2008 di più del 100%

La crisi finanziaria non si ferma ad innalzare in maniera inverosimile il prezzo del petrolio, ma spinge al massimo storico anche le quotazioni di soia e mais che rappresentano la principale fonte per l’alimentazione degli animali negli allevamenti. A loro volta aumentano i prezzi di latte e carne. Il mais costa 7,95 dollari a bushel (quasi 19 centesimi di euro al chilo) e la soia 15,69 dollari a bushel. Aumenta anche il grano con prezzi che hanno toccato 9,92 dollari a bushel (quasi 24 centesimi di euro al chilo). Questo secondo quanto rilevato da Coldiretti, secondo la quale:

Occorre investire nella produzione agricola per dare stabilita’ ai mercati e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti nelle diverse realta’ del pianeta, dove le politiche di mercato devono valorizzare prima di tutto le produzioni locali per essere meno dipendenti dalle esportazioni.

Tra l’altro il maltempo e le calamita’ hanno ridimensionato le previsioni di un aumento dei raccolti mondiali di prodotti agricoli di base necessari per far fronte alla accresciuta domanda dei paesi emergenti come Cina ed India provocando un aumento dei prezzi che sono destinati a rimanere alti nei prossimi mesi.

Massimi storici per il prezzo del rame, giù piombo e zinco. Il petrolio frena la sua corsa

Andamento contrastante per il prezzo dei principali metalli. In salita il rame che ha toccato il suo record storico, raggiungendo al London Metal Exchange gli 8.985 dollari a tonnellata, l’alluminio per cui il prezzo del contratto a tre mesi è arrivato a 3.229 dollari a tonnellata e l’argento che ha segnato un incremento del 2,2%, aumentando di oltre il 24% dall’inizio dell’anno. In continuo calo, invece, il piombo che ha perso il 5,8% e lo zinco che è sceso del 3,4%.

Dall’inizio dell’anno, infatti, il piombo ha registrato una flessione del 36% mentre lo zinco è calato del 21,5%. Continua ad aumentare, invece, il prezzo del rame che da gennaio 2008 è cresciuto del 34,6%.

Le banche italiane in un anno hanno perso in Borsa 51 miliardi di euro

Il primo trimestre del 2008 si è chiuso negativamente per le principali banche italiane. In particolare, i gruppi creditizi appartenenti all’indice Top Banche hanno perso in Borsa in un anno, tra il marzo del 2007 e il marzo del 2008, circa 51 miliardi di euro. Nel primo trimestre dell’anno corrente, le banche hanno registrato un calo dei ricavi che hanno raggiunto appena quota 15,6 miliardi di euro.

Nello specifico, nei bilanci dei vari istituti di credito il margine di intermediazione si è ridotto del 10,4%, il risultato corrente è sceso del 32,1% a quota 4.598 milioni di euro e il risultato netto, gli utili, è diminuito del 48,2% arrivando a 3.693 milioni di euro.

Piazza Affari: male gli energetici, seduta positiva per Mediaset e Telecom

L’andamento di Wall Street e i timori per una serie di rialzi dei tassi da parte della Bce non hanno giovato ieri all’andamento di Piazza Affari: indici quindi in calo alla Borsa Italiana nella prima parte delle contrattazioni, dove l’indice Mibtel scendeva in mattinata dello 0,92%, in sintonia con quanto avviene su tutte le piazze europee a causa dell’andamento di Wall Street e delle borse asiatiche e in attesa della decisione della Banca centrale europea sui tassi di eurolandia. A fine seduta il Mibtel ha chiuso con un progresso dello 0,01% a 22.406 punti, lo S&P/Mib è salito dello 0,41% a 29.094 punti mentre l’All Stars è sceso dello 0,88% a 11.765 punti.

Incubo Stagflazione

Un incubo ormai da tempo aleggia sui mercati finanziari mondiali, colpiti dalla peggiore crisi degli ultimi cinquant’anni. La parola impronunciabile è stagflazione, ossia quella situazione in cui ad alti prezzi (inflazione) fa seguito bassa crescita economica (stagnazione). La Bce, intanto, noncurante di tutto ciò ha già preannunciato un prossimo rialzo dei tassi di interesse.

E’ difficile capire se sia questa la strada giusta, anche se oservando i dati sull’inflazione rilasciati da Eurostat questa mossa sembrerebbe assolutamente necessaria, dal momento che l’inflazione è volata ben oltre il 3%. Ma d’altro canto l’economia reale in tutta Europa sta dimostrando tassi di crescita sempre più preoccupanti.