In Borsa Indesit in difficoltà: prezzo dell’acciaio in aumento del 60%


Nuova caduta in Borsa del titolo Indesit, società leader nella produzione di elettrodomestici, arrivato ormai a poco più di 7 euro. A scatenare le vendite, questa volta, è stata la Lettera all’investitore, la consueta rubrica domenicale del Sole 24 Ore che ieri ha annunciato per il 2008 un calo del 2% del fatturato, pari a 3,35 miliardi di euro, e una flessione tra il 5% e il 15% dell’Ebit, intorno ai 170 milioni. Le indicazioni della Lettera all’investitore, che generalmente raccoglie informazioni di prima mano dal top management delle società, sono in deciso contrasto con quelle fornite dal vertice di Indesit in occasione dei risultati del primo trimestre 2008, dove la società prevedeva una crescita delle vendite e dell’Ebit rispetto al 2007. Fatto sta che il mercato, molto senisbile in questo momento ad ogni stormir di fronda, ha preso il contenuto della Lettera come un profit warning.

General Electric si semplifica per spingere la crescita: riduzione servizi finanziari

General Electric si appresta a varare un piano di riorganizzazione interna volto alla semplificazione della struttura aziendale. Obiettivo finale è la valorizzazione dei settori più validi per la crescita per dare nuova spinta al titoli in borsa. La strategia attuale sembra una prosecuzione di quella iniziata già l’anno scorso con la vendita del settore di produzione di materie plastiche ad una società saudita per 11,6 miliardi di dollari.

Le divisioni di business passeranno da sei a quattro: finanza, energia, industria e media. Verranno infatti combinate le attività di credito a consumo per la clientela privata con i servizi finanziari per le imprese; dalla divisione infrastrutture verrà tolta la sezione attinente la produzione di energia e la parte restante verrà unita alle attività dell’area di produzione di beni di consumo e a quella per le attrezzature sanitarie. Infine resterà la divisione media NBC Universal. Interessante in particolare la nascita della divisione energia, molto promettente in quanto a tassi di crescita e la riduzione del peso dei servizi finanziari all’interno del gruppo (peso che nel 2010 sarà del 40% sul totale delle attività).

Alitalia verso il commissariamento, per Berlusconi la compagnia è solida

Malgrado le rassicurazioni sulla solidità dei conti da parte del presidente del Consiglio, il destino della compagnia di bandiera Alitalia per molti sembra ormai segnato ed il futuro dell’azienda va verso quello che appare come un inevitabile caso da assegnare a gestione straordinaria.

Ci sono le risorse necessarie per risolvere la crisi Alitalia

Si è infatti affrettato a ribadire Silvio Berlusconi, forse più per porre un freno alla ridda di indiscrezioni che sembrano dare per quasi certo il commissariamento della compagnia a settembre, che per pura convinzione personale. D’altra parte il primo ad essere da sempre favorevole ad una simile opzione è lo stesso Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che se dipendesse da lui la compagnia l’avrebbe fatta fallire già cinque anni fa.

E proprio per evitare questo, il governo sembra ormai orientato a dare l’incarico di capo azienda in Alitalia a Rocco Sabelli, affidandogli i pieni poteri per attuare il progetto allo studio dell’advisor Intesa Sanpaolo, anche senza far passare la società per un commissariamento. L’idea della modifica della legge Marzano, da utilizzare per rifare una nuova Alitalia, era stata proposta dalla banca stessa, appoggiata da Tremonti, ma osteggiata dal presidente di Alitalia, Aristide Police e ora a quanto sembra anche dallo stesso premier.

Assegno sociale: nuove condizioni. Dal 2009 serviranno 10 anni di lavoro


Cambiano le condizioni per ottenere l’assegno sociale. Dal 2009 saranno necessari 10 anni di lavoro. Lo stabilisce l’articolo 20, comma 10, del decreto legge 112/2008 emanato dal Governo con diversi emendamenti e approvato dalla Camera. In base al provvedimento per ricevere l’assegno sociale occorrono i seguenti requisiti: essere cittadino residente in Italia, aver compiuto il sessantacinquesimo anno di età e non avere un reddito o averlo molto basso. A questi, dall’anno prossimo, il decreto ne aggiunge anche un altro:

aver lavorato legalmente con un reddito almeno pari all’assegno sociale e in via continuativa per almeno dieci anni sul territorio nazionale

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