Mercato India: Hyundai e Panini guardano con ottimismo

Punti di forza per le imprese che intendono iniziare un’attività in India sono il basso costo del lavoro, il forte sviluppo dell’università che assicura la presenza di figure tecniche e manageriali di alto livello, la manodopera specializzata e le abbondanti risorse naturali. A ciò si aggiunge l’utilizzo della lingua inglese negli affari e nelle comunicazioni ufficiali e la posizione geografica che rende il paese una piattaforma ideale per le esportazioni nei mercati asiatici. Al fine di agevolare la messa in opera delle proposte di investimenti esteri, le procedure che regolano la materia sono continuamente aggiornate, riviste e semplificate. Una delle forme più utilizzate dagli investitori stranieri per stabilire la propria presenza nel mercato indiano è quella di creare una società commerciale o di investire in una società indiana già esistente. La tipologia societaria più comune per le pmi è la società privata a responsabilità limitata costituita da un minimo di due a un massimo di 50 soci (esclusi i soci d’opera), soggetta a limitazioni per il trasferimento delle quote e al divieto di emissioni azionarie e obbligazionarie al pubblico.

Barilla vende Kamps Bakeries. Mandato a Lincoln International Investment Bank

Nata a Parma nel 1877, da una bottega che produceva pane e pasta, Barilla è oggi tra i primi Gruppi alimentari italiani, leader nel mercato della pasta nel mondo, dei sughi pronti in Europa continentale, dei prodotti da forno in Italia, dei pani croccanti nei Paesi scandinavi. Barilla possiede 26 stabilimenti (14 in Italia e 12 all’estero), l’esportazione riguarda più di cento Paesi. Dagli stabilimenti escono ogni anno oltre 1.400.000 tonnellate di prodotti alimentari, che vengono consumati sulle tavole di tutto il mondo, con i marchi: Barilla, Mulino Bianco, Pavesi, Accademia Barilla, Wasa, Misko (Grecia), Filiz (Turchia), Yemina e Vesta (Messico).

Barilla ha deciso di vendere la tedesca Kamps Bakeries, azienda controllata da Barilla Holding e costituita da una rete di punti vendita nel segmento delle bakeries a marchio. L’azienda emiliano-romagnola ha dato a Lincoln International Investment Bank il mandato per cedere il ramo del gruppo.

Crisi Usa: le aziende italiano guardano alla Russia ed ai paesi arabi

Aumenta sempre di più la paura della recessione economica statunitense, e basta la sola ipotesi a spaventare i mercati. La conseguente crisi del dollaro rende più difficili e meno convenienti le esportazioni oltreoceano. Le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti hanno infatti subito una flessione del 7,5%. Le aziende italiane stanno quindi tentando di conquistare altri mercati e appaiono molto vantaggiosi in questo senso quello russo e quello dei paesi arabi. Come annunciato da Emma Bonino nel 2007 l’Italia è riuscita a superare Gran Bretagna e Canada nelle esportazioni, con una crescita del 6,1% rispetto all’anno precedente. Nonostante l’euro forte l’Italia è salita al settimo posto degli esportatori mondiali, guadagnando due posizioni. La principale variazione di tendenza in positivo è stata infatti registrata nelle esportazioni verso la vicina Russia, con un + 16,3%.

Le aziende del lusso in particolare trovano denaro ed interesse nei ricchi mercati russi ed arabi. L’industria dell’occhialeria ad esempio ha come principale mercato di riferimento gli Stati Uniti ma nel 2007 l’export complessivo ha guadagnato un misero 2,1% e la situazione attuale rischia di rendere le operazioni meno convenienti. Sono stati invece registrati ottimi risultati nelle esportazioni verso gli Emirati Arabi con un +49,7%.