La crisi arriva anche in Cina: l’economia rallenta e il governo pensa ai rimedi

 Dopo la riduzione delle stime di crescita in Giappone e Singapore, adesso è venuto il turno della Cina, segno che l’Asia non è immune a quella che sembrava essere una crisi esclusivamente occidentale. Nel terzo trimestre dell’anno il prodotto interno lordo cinese dovrebbe essere salito del 9,7%, questo secondo le stime degli economisti. Il dato è significativo in quanto segna una decelerazione piuttosto marcata rispetto al 10,1% del trimestre precedente e al 10,6% della prima parte dell’anno (questi comunque sono tassi annualizzati). Negli ultimi giorni inoltre anche il Fondo Monetario Internazionale ha ridotto al 9,3% le stime di crescita per il 2009 , ma c’è chi parla anche di 8% se non venissero presi opportuni provvedimenti. Il rallentamento in corso trova spiegazione nel peggior andamento delle esportazioni: Europa e Stati Uniti, i principali mercati di sbocco dei prodotti cinesi, stanno infatti scivolando in una recessione e questo porterà ad un calo della domanda. Brutte notizie anche dal mercato immobiliare: a Shangai i prezzi delle case stanno crollando, con un -19,5% solo nell’ultimo periodo. Debole anche il mercato azionario il quale ha sofferto più degli altri mercati della crisi in corso, rispetto ai massimi dell’anno l’indice CSI 300 ha perso il 66%.

Pil USA: crescita oltre le attese, ma attenzione a consumi e mercato del lavoro

 Sono stati pubblicati nel pomeriggio di ieri i numeri sul PIL statunitense. Le aspettative erano per una velocità di crescita annualizzata dell’ 1,9%, ma i dati sui primi sei mesi si sono attestati al 3,3%. Il dato quindi ha stupito positivamente gli economisti, ma serve cautela nell’interpretarlo. Sono molti infatti gli aspetti che potrebbero frenare l’ottimismo portato da questa crescita sopra le attese. A trainare l’economia degli Stati Uniti in questo semestre sono state le esportazioni in forte crescita, le quali hanno contribuito alla salita del PIL come non accadeva da quasi trenta anni (+3,1%). Le esportazioni tuttavia hanno beneficiato da una parte di un dollaro decisamente debole rispetto alle altre valute e dall’altra di economie importatrici (Europa e Giappone in primis) che non avevano ancora subito tutti gli effetti della crisi. Non è quindi scontato che nel secondo semestre la bilancia commerciale (export – import) possa continuare a migliorare visto il recente recupero del dollaro e i dati sulla crescita di Giappone e Europa.

Segnali di recessione negli Stati Uniti: PIL deludente, buone le esportazioni

 Negli Stati Uniti si inizia a parlare di recessione; le buone notizie scarseggiano e i dati sono al ribasso. E’ questa la sintesi che potrebbe essere fatta della situazione economia statunitense. In particolare sono stati pubblicate le cifre sulla crescita del PIL  negli ultimi trimestri. Nella parte finale del 2007 l’economia americana è scesa dello 0,2%; nel primo trimestre di questo anno è stata registrata una crescita dello 0,9% e nel trimestre appena trascorso la crescita è stata del 1,9% mentre le previsioni erano del 2,3% (tutti i dati sono annualizzati, in pratica esprimono una velocità che se mantenuta per tutto l’anno porterebbe ad una crescita pari al numero specificato).

PIL e tenore di vita di un Paese

Sentiamo spesso parlare di PIL ovvero prodotto interno lordo, probabilmente ne abbiamo un’idea più o meno precisa, ma ne conosciamo realmente le componenti? In economia è spesso utilizzata questa uguaglianza: PIL= C+I+G+NX laddove C sono i consumi, I gli investimenti, G la spesa pubblica e NX le esportazioni nette ovvero le esportazioni a cui sono state sottratte le importazioni.

Questo significa che il Pil non è altro che il valore complessivo dei beni e dei servizi che vengono prodotti in un paese in un certo periodo di tempo (di solito, un anno), indipendentemente dalla nazionalità dei produttori: ecco perché prodotto interno “lordo”. Nella maggior parte dei paesi sviluppati il prodotto interno lordo viene oggi considerato l’indicatore più appropriato dell’attività economica. Un indicatore del tenore di vita di un paese è il PIL pro capite, che viene calcolato dividendo il PIL per il numero di abitanti. Per fare dei confronti tra i diversi paesi, questo valore viene spesso convertito in dollari statunitensi. Perché i diversi dati siano comparabili infatti dev’essere espresso in termini di una moneta usata internazionalmente come l’Euro o il Dollaro. Infatti una valuta può valere poco nei confronti del dollaro ma contemporaneamente avere un forte potere d’acquisto all’interno del Paese che la adotta.