Prosegue in ribasso anche il prezzo del Crude Oil

 La perdita del livello-chiave posto a 74,4 sul grafico daily del Crude Oil non fa che peggiorare la tendenza negativa gia individuata e confermata alcune settimane fa’. Si aprono le strade per il raggiungimento del nuovo livello naturale posto a 47 dollari, prezzo sicuramente distante dai valori attuali di mercato ma comunque raggiungibile in un arco temporale di medio periodo, salvo la comparsa di forti segnali d’inversione al momento non presenti. Dall’inizio del ribasso, dai massimi assoluti di quest’anno, stiamo assistendo ad una seconda fase di ipervenduto discretamente accentuata (l’RSI staziona intorno al valore di 24). Situazione che conferma la tendenza in corso, ma presuppone un rimbalzo tecnico delle quotazioni utile per rientrare al ribasso da prezzi migliori di quelli attuali.
Non vi sono particolari resistenze al ribasso, se non quella a 68,2 gia violata al ribasso nelle ultime sedute di contrattazione.
Anche se può sembrare distante e non realizzabile il target proposto ( a 47 dollari), si pensi alla situazione di un anno fa’ con il petrolio intorno ai 100 dollari al barile. Gia allora era emergenza per il prezzo estremamente elevato e pochi avrebbero scommesso sul raggiungimento e superamento dei 140 dollari per barile: il livello invece è stato visto nel giro di pochi mesi con il furioso rialzo al quale abbiamo assistito.

Euro ai minimi dal 2006 il dollaro si rafforza su tutte le altre valute in un’altra giornata difficilissma per le Borse

 Brusca discesa dell’euro che in pochi minuti si porta a quota 1,255 contro dollaro, sui nuovi minimi degli ultimi due anni e fa impressione la discesa della moneta unica contro lo yen, di oltre il 10%. E’ la prima volta dall’ottobre 2006 che l‘euro scende sotto quota 1,26. Intanto, continua lentamente ad attenuarsi la situazione sul mercato dell’interbancario. Per la prima volta da una settimana le banche hanno depositato presso la Bce una cifra inferiore ai 200 miliardi di euro. Oggi il tasso Euribor a 3 mesi scende per l’undicesima seduta consecutiva al 4,918% dal 4,921% di ieri. Per tornare al mercato valutario gli investitori oggi stanno puntando decisamente sul biglietto verde, la valuta più liquida del mondo, poichè, con la prospettiva di una recessione globale, tendono a ridurre qualsiasi posizione a rischio e a reimpatriare i fondi. Il dollaro rispetto contro il basket con le sei principali valute è salito al massimo di due anni a 86,284. Anche lo yen continua a salire contro dollaro ed euro.

Trova conferma la tendenza negativa del Crude Oil: individuato un nuovo supporto

 Nel precedente articolo dedicato al Crude Oil si parlava dell’importanza di individuare il trend di un grafico, mediante l’utilizzo di più strumenti che potessero confermare a vicenda le aspettative. Si ricordava inoltre come i profitti maggiori vengono realizzati seguendo la tendenza dominante, come insegnava Mr. Gann.

Il Crude Oil segnala da tempo una forte tendenza negativa, confermata in questi giorni: la situazione di ipervenduto è stata annullata grazie ad un rimbalzo tecnico durato poco più di una seduta, che ha permesso alle quotazioni di tornare nei pressi della resistenza posta a 84,5 dollari; successivamente la perdita dei 78,3 ha di nuovo proiettato verso il basso i prezzi alla ricerca dei 68 dollari. Si è creata però un’importantissima resistenza intermedia in area 72,4. La violazione di questo livello permetterebbe infatti un ulteriore allungo ribassista consistente. Al contrario, la tenuta dell’area indicata permetterebbe alle quotazioni un recupero fino a 97 dollari al barile in poco tempo.

Analisi Tecnica del Crude Oil: supporti e resistenze importanti

 Si usa dire “non tutto il male viene per nuocere” e se volessimo cercare un lato positivo nella bufera dei mercati viene da pensare al prezzo del Crude Oil che dai massimi di 145 circa ha iniziato la sua discesa fino sotto gli 80 dollari. I benefici di questa discesa non sono ancora tangibili a livello di distribuzione, è comunque interessante studiare il grafico per ipotizzare i prossimi sviluppi.

Proponiamo l’andamento del future legato al Crude Oil quotato nel mercato NYMEX: il rialzo partito dall’inizio del 2007 ha visto il suo massimo nel Luglio 2008 intorno ai 147. Da questo livello è iniziato il ribasso che ha riportato le quotazioni intorno ai valori di Ottobre dell’anno scorso. Ribasso deciso e corposo, che necessiterà comunque di rimbalzi tecnici per proseguire. Sul grafico daily sono proposti i livelli di resistenza/supporto più importanti, da monitorare costantemente: siamo ora sopra i 78 dollari, nel caso l’area verrà violata al ribasso possiamo aspettarci nuovi allunghi fino almeno ai 70 dollari, al contrario in caso di rimbalzo saremmo proiettati verso gli 84 dollari. Il trend di medio periodo allo stato attuale è al ribasso: le medie mobili sono incrociate, vi sono massimi e minimi decrescenti, inoltre l’RSI in ipervenduto fa ipotizzare ad una continuazione del trend preceduta da un rimbalzo tecnico da intendere come nuova occasione di vendita, da sfruttare utilizzando stop-loss ridotti.

Repsol a rischio opa, nel caso Sacyr, come sembra, decida di vendere la sua quota del 20%

 Sul comparto dei titoli energetici, già in fermento da qualche settimana per il calo del petrolio, una notizia dell’ultima ora arrivata dalla Spagna potrebbe provocare un vero e proprio scossone. Secondo alcune indiscrezioni piuttosto attendibili, infatti, giunte dal gruppo di costruzioni spagnolo Sacyr Villerhmoso, in grave difficoltà finanziaria, il cda avrebbe dato mandato, in queste ore, al presidente della società Luis Del Rivero, per dare l’avvio alla cessione della partecipazione del 20,1% nel colosso petrolifero spagnolo Repsol Ypf. Malgrado un portavoce del gruppo abbia subito smentito queste voci, le azioni di Sacyr , Venerdi scorso, sono subito schizzate su del 10% e quelle del colosso Repsol di oltre il 4% sulla piazza di Madrid, dando credibilità alla notizia e scatenando la speculazione sul futuro del gruppo petrolifero. Probabilmente il mercato, infatti, scommette che con questa operazione possa entrare nel capitale di Reposl o un grande colosso petrolifero, in previsione di una futura opa, oppure che vi sia una fusione fra Repsol, Gas Natural e Fenosa, come da tempo si vocifera in ambienti finanziari spagnoli.

L’Opec taglia la produzione. Il petrolio continua a scendere ma i carburanti no. Come mai?

Tagliare o non tagliare la produzione di petrolio? E’ questo l’interrogativo su cui hanno dibattuto a lungo i paesi produttori nel corso del 149° vertice dell’Opec, tenutosi il 9 settembre a Vienna. Alla fine, in barba alla volontà dell’Arabia Saudita di mantenere invariata la produzione, l’Opec ha optato per un taglio produttivo di 520 mila barili al giorno. Nonostante la decisione dell‘Opec, il petrolio non ha frenato la sua discesa e ieri a Londra il Brent è arrivato a 98 dollari mentre a New York il Wti è sceso a 102 dollari. Con il prezzo del petrolio che si aggira intorno ai 100 dollari al barile, 47 in meno rispetto al record di luglio, anche i prezzi dei carburanti dovrebbero adeguarsi e scendere proporzionalmente. Secondo Federconsumatori, che denuncia le continue speculazioni sui carburanti, i prezzi di benzina e gasolio dovrebbero attestarsi almeno ad 1,40 euro a litro, mentre attualmente essi sfiorano 1,48 euro a litro. A marzo, dati alla mano, il petrolio toccava 104 dollari al barile e il costo della benzina oscillava attorno a 1,36-1,38 euro a litro. Ma allora perchè oggi, nel nostro Paese, i prezzi dei carburanti non scendono insieme a quello del petrolio?

Secondo gli esperti di Goldman Sachs il petrolio continuerà a salire

 Goldman Sach mantiene le proprie previsioni rialziste sul petrolio, nonostante il recente considerevole calo dei prezzi in un contesto di modesta crescita economica globale. In una ricerca la banca d’affari conferma infatti le stime sul greggio Usa leggero WTI per il quarto trimestre 2008 a 130 dollari al barile e sul 2009 a 140 dollari. Non si parla più dei 200 dollari preconizzati solo due mesi fa, ma comunque sempre un buon 20% in più delle attuali quotazioni intorno ai 105 dollari al barile. Insomma il sentiment sul petrolio rimane rialzista anche se molto dipenderà dalla tenuta della economia mondiale, che da più parti sta dando segnali poco incoraggianti. Se l’economia mondiale infatti, cadesse in recessione i prezzi del petrolio potrebbero scendere anche sotto la soglia dei 100 dollari, afferma nella ricerca l’economista Arjun Murti.

Wall Street: chiusura in parità, dominano petrolio e mercato immobiliare

 Seduta contrastata a Wall Street: dopo un’apertura negativa i più importanti indici hanno oscillato intorno al livello di parità lungo tutta la seduta. Segno positivo per l’indice Dow Jones, che guadagna lo 0,23%, segno negativo invece per il Nasdaq, arretrato dello 0,18%. Giornata positiva in particolare per i titoli del settore energetico che hanno risentito positivamente dell’andamento del prezzo del petrolio. Se infatti ad inizio giornata il petrolio era in discesa a 113 dollari al barile a causa dei brutti dati riguardanti le prospettive dell’economia europea, poco prima della chiusura delle contrattazioni il greggio si è portato a quota 117 dollari al barile segnando un rialzo del 2%. A spingere al rialzo il prezzo del petrolio è stata la possibilità che si verifichi negli Stati Uniti un nuovo picco negativo dell’offerta in seguito all’arrivo nel Golfo del Messico di un nuovo e disastroso uragano (nel Golfo del Messico si trova la maggior parte delle raffinerie e dei pozzi petroliferi americani).