Crisi economica: ancora bassi i consumi delle famiglie

 Continua nel nostro Paese la tendenza stagnante dei consumi familiari, a conferma del fatto che la crisi finanziaria ha intaccato forse più del previsto il potere d’acquisto delle famiglie italiane. Anche per il mese di febbraio, infatti, la Confcommercio ha rilevato l’ennesima tendenza discendente per l’acquisto di beni e di servizi.

Nel dettaglio, a febbraio l’ICC, Indicatore dei Consumi Confcommercio, ha fatto registrare una contrazione su base annua del 4%, confermando come la stagione fredda per i consumi in Italia non sia ancora finita.

Azioni Unicredit sotto i riflettori

 Il peggio per Unicredit in Borsa sembra essere alle spalle; dopo un pesante minimo assoluto sotto i 0,70 euro, il titolo in poco più di tre settimane ha infatti più che raddoppiato il proprio valore tornando sul livello dei 1,50 euro. Esauritasi l’ondata di vendite, il mercato è tornato a guardare ai fondamentali, ma anche ai segnali di distensione tra i soci dell’Istituto di Piazza Cordusio in vista del rinnovo del Consiglio di Amministrazione.

Il rinnovo del Consiglio di Amministrazione sarà uno dei temi caldi dell’Assemblea degli Azionisti Unicredit, fissata per il 29 aprile 2009, anche se probabilmente, dopo le tensioni e le frizioni delle scorse settimane, per i principali azionisti di Unicredit, ovverosia le Fondazioni, si andrà nella direzione della presentazione di una lista unica per l’elezione dei componenti del CdA.

Eurozona: giù vendite al dettaglio e prezzi alla produzione

 Nella zona euro le vendite al dettaglio, relative allo scorso mese di febbraio 2009, sono scese oltre le aspettative con un -4% su base annua ed un -0,6% su base mensile. Il dato conferma la stagnazione dei consumi nel Vecchio Continente e un andamento dell’indice del costo della vita ampiamente sotto controllo.

Semaforo rosso nell’Eurozona anche per i prezzi alla produzione industriale, che ha febbraio hanno fatto registrare una contrazione che, secondo le rilevazioni di Eurostat, è stata dello 0,5%. In Italia, invece, il calo congiunturale è stato leggermente più ampio, e pari a -0,6%, mentre su base annua il dato nel nostro Paese segna un secco -2,8%.

Crisi economica: gli italiani hanno voglia di reagire

 In Italia molti cittadini e molte imprese hanno rotto gli indugi senza aspettare che la crisi economica finisca; una quota parte di italiani, unitamente a molte piccole e medie imprese, stanno infatti imparando a convivere con la crisi cercando delle opportunità da cogliere al fine di contrastare il grande clima di incertezza e di prudenza.

Non a caso il Censis, Centro Studi Investimenti Sociali, attraverso il Rapporto mensile “Diario della crisi”, ha messo in evidenza come nel nostro Paese stiano arrivando proprio dal tessuto sociale i primi veri segnali di reazione alla crisi economica. Decisamente più attendista e prudente è invece il settore creditizio, con le grandi banche che, in particolare, sono ancora restie e concedere mutui, prestiti e finanziamenti.

Insolvenze mutui USA: aumentano anche per quelli più sicuri

 L’impatto della crisi finanziaria sull’economia reale e sui bilanci delle famiglie sta continuando a lasciare il segno, specie negli Stati Uniti dove il collasso dei mutui subprime, ovverosia quelli privi di garanzie reali a copertura dei finanziamenti, è altresì accompagnato dalle insolvenze sui mutui “prime”, ovverosia quelli per i quali la probabilità di restituzione del capitale erogato è decisamente più elevata.

Non a caso, secondo quanto riportato dall’Agenzia Bloomberg in accordo con un rapporto a cura dell’Autorità di vigilanza statunitense, nel 2008 le insolvenze dei mutui “prime” in America sono raddoppiate a fine 2008 rispetto al primo trimestre dello stesso anno.

Recessione economica profonda per la Russia

 Il primo trimestre del 2009 è stato archiviato dalla Russia con una forte contrazione del prodotto interno lordo, e con prospettive tutt’altro che rosee per l’intero 2009. Nello specifico, il PIL nel primo quarto del 2009, in accordo con il dato rilasciato ministero russo per lo sviluppo economico ed il commercio, ha fatto registrare un secco -7%, a conferma del fatto che la recessione economica è stata alimentata sia dal calo del prezzo delle materie prime energetiche, sia da valutazioni politico/monetarie sbagliate, ma anche da un eccessivo protezionismo.

Le stime sulla caduta del PIL russo nel 2009 sono tra le peggiori formulate dall’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico; è prevista infatti per l’intero 2009 una contrazione del prodotto interno lordo del 5,6%, mentre per il 2010 l’OCSE prevede l’uscita dal tunnel della recessione economica con una crescita del PIL, seppur modesta, pari allo 0,7%.