Recessione economica profonda per la Russia

 Il primo trimestre del 2009 è stato archiviato dalla Russia con una forte contrazione del prodotto interno lordo, e con prospettive tutt’altro che rosee per l’intero 2009. Nello specifico, il PIL nel primo quarto del 2009, in accordo con il dato rilasciato ministero russo per lo sviluppo economico ed il commercio, ha fatto registrare un secco -7%, a conferma del fatto che la recessione economica è stata alimentata sia dal calo del prezzo delle materie prime energetiche, sia da valutazioni politico/monetarie sbagliate, ma anche da un eccessivo protezionismo.

Le stime sulla caduta del PIL russo nel 2009 sono tra le peggiori formulate dall’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico; è prevista infatti per l’intero 2009 una contrazione del prodotto interno lordo del 5,6%, mentre per il 2010 l’OCSE prevede l’uscita dal tunnel della recessione economica con una crescita del PIL, seppur modesta, pari allo 0,7%.

A rischio le forniture di gas alla Ue. L’ucraina non paga e Gazprom vuole chiudere i rubinetti

Sono a rischio le forniture di metano dell’Europa. Lo ha dichirato Viktor Zubkov, primo vicepremier e presidente di Gazprom, che ha avertito l’Ue dei rischi che corrono le forniture di gas se l’Ucraina non si deciderà a pagare i debiti entro l’anno. Kiev, infatti, ha arretrati con Mosca per oltre due miliardi di euro in scadenza quest’anno. Potrebbero, dunque, chiudersi a fine anno,i rubinetti del gas per l’Ucraina. La questione interessa sensibilmente anche l’Europa in quanto l’80% del gas che l’Ue importa dalla Russia passa dall’Ucraina. Al momento non è stata ancora trovata una soluzione adeguata anche se il Fondo monetario internazionale ha dichiarato l’intenzione di prestare all’Ucraina circa 17 miliardi di dollari per ridure il debito con la Russia.

Il mercato russo reagisce dai minimi: le cause della debolezza del Micex e gli ETF su cui puntare

 Venerdì è stata una giornata di forte salita per il mercato azionario russo, l’indice Micex ha guadagnato il 6% riuscendo per adesso ad allontanarsi dai minimi degli ultimi due anni. Nonostante i forti rialzi il bilancio della settimana di contrattazioni resta comunque negativo, con il mercato in discesa del 7,9%. Negli ultimi tre mesi la perdita è stata di circa il 35%. I fattori alla base della debolezza del mercato russo sono molteplici: il calo del prezzo del petrolio e delle materie prime; le tensioni geopolitiche (Georgia, Polonia);  le difficoltà del settore bancario. Sono stati colpiti tutti i settori più importanti della borsa russa.

Accelera l’inflazione in Russia, il Cremlino corre ai ripari

 Il ministero russo dell’economia ha alzato le previsioni per l’inflazione nel 2008. Dal precedente 10,5% siamo arrivati all’attuale 11,8%, un livello davvero alto, ma che potrebbe crescere ancora.  Al rialzo anche le previsioni sulla crescita del PIL: dal 7,6% al 7,8%. L’obiettivo del governo è quello di contenere quanto più possibile il rialzo dei prezzi: l’inflazione resta il primo problema in un paese che cresce velocemente, ma che assiste ad una drammatica perdita di potere di acquisto delle fasce più basse della popolazione. Da considerare il fatto che la salita dei prezzi è trainata, come nel resto del mondo, dal comparto alimentare  e dai carburanti.

In Borsa Indesit in difficoltà: prezzo dell’acciaio in aumento del 60%


Nuova caduta in Borsa del titolo Indesit, società leader nella produzione di elettrodomestici, arrivato ormai a poco più di 7 euro. A scatenare le vendite, questa volta, è stata la Lettera all’investitore, la consueta rubrica domenicale del Sole 24 Ore che ieri ha annunciato per il 2008 un calo del 2% del fatturato, pari a 3,35 miliardi di euro, e una flessione tra il 5% e il 15% dell’Ebit, intorno ai 170 milioni. Le indicazioni della Lettera all’investitore, che generalmente raccoglie informazioni di prima mano dal top management delle società, sono in deciso contrasto con quelle fornite dal vertice di Indesit in occasione dei risultati del primo trimestre 2008, dove la società prevedeva una crescita delle vendite e dell’Ebit rispetto al 2007. Fatto sta che il mercato, molto senisbile in questo momento ad ogni stormir di fronda, ha preso il contenuto della Lettera come un profit warning.

La crescita del Pil dei Paesi emergenti crea inflazione ed aumenta il prezzo del greggio

Anche nei c.d. Paesi emergenti si avvertono crescenti pressioni inflazionistiche, tanto che molti hanno già alzato i rispettivi tassi di riferimento oppure stanno per farlo (Russia, India, Cile, Sud Africa e, in previsione, a breve anche Turchia e Messico). In India l’indice dei prezzi è a +11,05%. Per anni India e Cina hanno dato sussidi per energia e materie prime. Ora non possono più sostenerne il prezzo, ma rischiano contraccolpi inflattivi. La scorsa settimana la banca centrale indiana ha aumentato i tassi di interesse, per la prima volta da 15 mesi. Sono allo studio altre immediate azioni per frenare l’inflazione che, tra l’altro, sta demolendo la popolarità dell’attuale premier Manmohan Singh, in vista delle elezioni politiche del 2009.