Entro una settimana il via libera all’affaire Google-Motorola

 Il Dipartimento americano della Giustizia dovrebbe fornire la propria approvazione in merito alla vicenda che vede coinvolte Google e Motorola non più tardi della prossima settimana: in pratica, si tratta del consenso relativo alla normativa antitrust per quel che riguarda il consorzio che la stessa Mountain View intende creare insieme a Microsoft e Apple per l’acquisto dei brevetti della Nortel Network Corporation. Insomma, bisognerà capire se l’offerta avanzata dal colosso statunitense alla compagnia telefonica può essere considerata valida oppure no.

Visa Europe accerta la crescita dei consumatori stranieri

 Visa Europe, divisione continentale della celebre azienda americana di carte di credito, ha reso noti alcuni dati interessanti in relazione agli ultimi quattro mesi del 2011: quello che emerge con maggiore evidenza da questo rapporto è l’aumento registrato nell’utilizzo degli strumenti in questione da parte delle nazioni che fanno parte dell’intero bacino del Mediterraneo, 17,3 punti percentuali di rialzo di cui l’azienda va ovviamente fiera. Il riferimento non può che andare al Mediterranean Rim Tourism Monitor, questa la denominazione ufficiale dell’analisi, la quale ha anche messi in luce come sia cresciuta in modo sostanzioso la spesa complessiva per i consumi da parte dei soggetti stranieri (10,3 miliardi di euro contro gli 8,7 dello stesso periodo di un anno prima).

Nuova emissione BOT annuali Febbraio 2012

 Il Ministero dell’Economia e delle Finanze annuncia la prima emissione di Febbraio 2012; pochi minuti fa’ sono stati resi noti i dettagli dell’asta di BOT con scadenza annuale prevista per il giorno 13 Febbraio 2012 con regolamento il 15 Febbraio 2012.

Nello specifico i titoli del debito rappresentati dai Buoni Ordinari del Tesoro saranno offerti per un importo pari a 8.5 miliardi di euro e per una scadenza a 365 giorni (14.02.2013). Secondo le previsioni la scadenza ad un anno riesce ancora a dare fiducia agli investitori che vedono nei BOT a 365 giorni una forma di investimento sicura e remunerativa. Se nel lungo periodo infatti l’incertezza è sempre altissima, nel breve, sopratutto grazie ai movimenti favorevoli del mercato azionario, si comincia a cambiare previsioni e la situazione tende a stabilizzarsi.

Da qui ad un anno il rischio per i titoli del debito italiani è ben diverso rispetto a quello dei BTP a 10 anni (che come sappiamo ci rappresentano in Europa per via del famoso spread) e il 13 Febbraio ci aspettiamo una conferma di questo sentore.

Nokia licenzia 4000 dipendenti

 La crisi non ha risparmiato neanche un colosso come Nokia: sebbene i prodotti tecnologici siano tra quelli più “anestetizzati” rispetto alla riduzione della domanda, anche la casa finlandese deve ora fare i conti con le perdite registrate nell’ultimo periodo. Una situazione di austerità che é venuta alla luce soprattutto negli ultimi mesi e che costringerà l’azienda a fare dei tagli non indifferenti sul personale. La casa finlandese sta pensando seriamente di spostare progressivamente nel corso di quest’anno in Far East le attività di produzione ed assemblaggio con conseguenti licenziamenti a Komarom, in Ungheria, Reynosa, in Messico e Salo, in Finlandia.

Spread tra Btp e Bund instabile

 Giornata movimentata per lo spread, il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani, e quelli tedeschi. Attualmente il gap è intorno a quota 360 punti, ma il suo andamento è particolarmente instabile, condizionato dal rincorrersi di voci sulla potenziale risoluzione della crisi greca e, in modo più specifico, sulla variabilità d’esito della trattativa in corso tra l’Unione Europea e il governo di Atene

L’Unione sta infatti aspettando un segnale chiaro dall’esecutivo ellenico per poter convocare l’Eurogruppo entro i primi giorni della prossima settimana, deliberando in tal modo la nuova tranche di aiuti (130 miliardi di euro) che permetteranno al Paese di rimborsare regolarmente i titoli di Stato in scadenza (l’appuntamento più importante è quello relativo alle scadenze di metà marzo), evitando in tal modo il default.

Tassi di interesse in forte rialzo a dicembre

 Il bollettino della Banca d’Italia, relativo al mese di dicembre 2011, contribuisce a fotografare in maniera efficace lo scenario dell’economia italiana sul finire di uno degli anni più difficili degli ultimi decenni per la Penisola. Un bollettino che riporta una prevista frenata dei prestiti personali e alle imprese, una raggiunta stabilità delle sofferenze bancarie e – soprattutto – tassi di interesse in forte, fortissimo rialzo. 

Stando al contenuto del bollettino, infatti, nel corso dell’ultimo mese dello scorso anno i prestiti al settore privato avrebbero subito un aumento pari a 2,3 punti percentuali, contro un incremento che nel precedente mese di novembre aveva toccato i 3,5 punti percentuali. Il più brusco freno è stato generato dal comparto delle imprese, con un passaggio dai precedenti 4,4 punti percentuali agli attuali 2,6 punti percentuali, mentre i prestiti alle famiglie hanno compiuto un passo indietro dal ritmo di + 3,9 punti percentuali agli attuali + 3,4 punti percentuali.

La speculazione colpisce Fondiaria-Sai ed Unipol

 Sembra ormai che la diretta conseguenza degli aumenti di capitale sia la speculazione; escludendo il discorso sulle fusioni in corso che ancora sembrano avere effetti sulle interessate, quello a cui stiamo assistendo nel comparto assicurativo più che una ripresa del settore è da considerare, appunto, speculazione.

L’andamento negativo di Fondiaria-Sai registrato durante la seconda metà di Gennaio scorso (con affondo finale) ha trovato il suo bottom in prossimità del livello chiave a 0.50. Da qui il mercato è ripartito verso l’alto per quello che solo nelle prime ore aveva l’aria di essere una correzione e poi si è rivelato essere un vero cambio di tendenza. Dal bottom indicato la salita verso 0.75 è stata praticamente immediata e la via del rialzo ha portato al recupero in brevissimo tempo di quota 1.50, sfiorata appena due giorni fa’ in apertura di giornata. Gli acquisti hanno fatto registrare sul grafico daily incrementi prossimi al 10% al giorno e solo nella giornata di ieri si è avuto un ridimensionamento sostanziale del prezzo che ha corretto verso 1.00 in un solo giorno ed ora costringe il grafico all’interno del range 1.20-1.30.

La Fed è ottimista sulla disoccupazione americana

 Il numero uno della Federal Reserve, Ben Bernanke, ha confermato il mantenimento dei tassi di interesse a un livello vicino allo zero per almeno altri due anni: la misura in questione rimarrà quindi valida fino al 2014, nonostante la disoccupazione americana sia scesa ai minimi degli ultimi tre anni. L’annuncio risale alla giornata di ieri, quando lo stesso Bernanke ha riferito le sue politiche di fronte al Comitato per il Budget del Senato, mettendo in luce come il tasso degli inoccupati sia giunto all’8,3% nel corso del mese di gennaio. I dirigenti della Fed avevano affermato pochi giorni fa di non aspettarsi un progresso simile fino al quarto trimestre.

Kodak è pronta ad abbandonare anche Hollywood

 La grave crisi finanziaria che sta interessando Eastman Kodak continua a farsi sentire in tutta la sua drammaticità: l’azienda americana, celebre per i suoi rullini e dispositivi fotografici, ha dichiarato bancarotta da diverso tempo, ma i guai non sono certo finiti. Come se non bastasse, infatti, bisogna fare i conti con la perdita dei business più produttivi degli ultimi tempi. In particolare, la stessa compagnia ha deciso a malincuore di abbandonare Hollywood, in modo da risparmiare denaro utile per la propria sopravvivenza. In pratica, Kodak è intenzionata a eliminare la propria insegna dall’ingresso della sala teatrale che ha preso il suo nome, il Kodak Theatre, il luogo dove ogni anno vengono assegnati i premi Oscar per intenderci.

Coca Cola archivia quarto trimestre con utili in calo

 I principali giornali finanziari oggi guardano al colosso internazionale delle bevande: Coca-Cola ha reso pubblici i conti degli ultimi tre mesi del 2011, archiviati con utili in calo e ricavi in crescita. Nello specifico la compagnia ha realizzato un utile netto pari a 1,65 miliardi di dollari, registrando una non indifferente riduzione del 71% rispetto allo stesso trimestre del 2010. Ricordiamo però che lo scorso anno i conti avevano beneficiato dell’acquisto delle attività americane di Coca-Cola Enterprises. Gli azionisti che hanno investito nel colosso quindi sono titolari di un risultato per azione di 0,72 dollari, resterà da vedere cosa deciderà il consiglio di amministrazione in merito alla ripartizione degli utili.

Fusione Glencore – Xstrata

 Una nota congiunta tra la Glencore e la Xstrata ha dato ufficialmente il via alla procedura di fusione “tra pari” che porterà le due società ad unirsi in un matrimonio che le porterà a creare un colosso delle materie prime valutato (in termini di capitalizzazione di mercato) almeno 69 miliardi di dollari. Una opportunità definita “unica” dal nuovo top management della società, e che potrebbe rappresentare una delle operazioni straordinarie sul capitale più importanti dell’anno sul panorama europeo azionario. 

Nella nota che accompagna l’ufficialità dell’operazione, si legge la volontà di creare un grande operatore, “pienamente integrato nella catena produttiva delle materie prime, dall’estrazione e la lavorazione, dallo stoccaggio, il trasporto e la logistica fino al marketing e alla vendita”. La fusione avverrà attraverso lo scambio azionario: gli azionisti di Xstrata riceveranno infatti 2,8 azioni di nuova emissione, rappresentative del capitale sociale di Glencore, per ogni titolo posseduto.

Utili British Petroleum record

 Il 2011 si è chiuso più che positivamente per British Petroleum, il colosso petrolifero che dopo aver archiviato un 2010 estremamente negativo (a causa del disastro ambientale del Golfo del Messico, che falcidiò qualsiasi possibilità di poter chiudere l’esercizio in utile) ha potuto invertire rapidamente la rotta, terminando lo scorso anno con risultati che sono andati al di là delle più rosee aspettative da parte degli analisti. 

La società ha infatti dichiarato di aver chiuso il 2011 con un forte utile, generato da una parte dal rialzo del prezzo del petrolio, e dall’altra dalle dismissioni di alcune attività non fortemente produttive. La compagnia petrolifera ha così potuto spingere i ricavi a quota 96,34 miliardi di dollari rispetto agli 84 miliardi di dollari dei dodici mesi precedenti, contraendo le spese operative e straordinarie, e permettendo così agli utili netti di raggiungere quota 23,9 miliardi di dollari rispetto alla perdita di 4,9 miliardi di dollari dell’anno precedente.

Facebook in Borsa tra due mesi circa

 Le previsioni per le Piazze mondiali non spaventano gli investitori quando si parla del debutto in Borsa di Facebook; anche se sappiamo che il trend più o meno agisce a 360 gradi ed una fase di crisi o di recessione trascina tutto con se nel baratro, sembra che chi sta controllando l’Ipo di Facebook non si faccia problemi a fare congetture unicamente sulle potenzialità vere del social network. Escludendo però catastrofi finanziarie della portata dei sub-prime quello che effettivamente ci si attende è un debutto con i fiocchi anche nel caso in cui il mercato dovrebbe avere una fase di debolezza.

Negli ultimi mesi molte società che operano su internet hanno provato il debutto in borsa ma non tutte hanno rispettato le aspettative. Perchè per il social network di Mark Zuckerberg le cose dovrebbero andare diversamente?

Facebook in Borsa con 5 miliardi di dollari

Fitch declassa il rating di cinque banche italiane

 Monte dei Paschi di Siena, Banco Popolare, Ubi Banca, Intesa Sanpaolo e Iccrea: sono questi i cinque istituti di credito su cui si è concentrata l’attenzione dell’agenzia di rating Fitch, la quale ha provveduto a rivedere al ribasso le valutazioni complessive. Ancora una volta, si tratta di un adeguamento al recente declassamento del credito dell’Italia come paese. Entrando maggiormente nel dettaglio, occorre precisare come la valutazione di Monte dei Paschi e Banco Popolare sia stata tagliata da BBB+ a BBB (sempre nell’ambito della “discreta affidabilità”), mentre Iccrea e Ubi hanno subito una riduzione da A- a BBB+, senza dimenticare Intesa Sanpaolo (da A a A-).