La Cina ricorrerà a un sostanzioso piano di sostegno economico per fronteggiare adeguatamente la recessione

 La Cina ha annunciato il varo di un piano da 4 trilioni di yuan (586 miliardi di dollari) per stimolare l’economia del paese e per dare maggiore impulso all’espansione produttiva, favorendo il sostegno della crescita globale: il provvedimento si è reso necessario dopo che ci si è resi conto che Stati Uniti, Europa e Giappone hanno comportamenti altalenanti di fronte alla recessione. I fondi, che equivalgono a quasi un quinto del prodotto interno lordo della nazione asiatico dello scorso anno (3,3 trilioni di dollari), verrà utilizzato a partire dalla fine del 2010.

 

La Cina, quarta maggiore economia mondiale, adotterà una sorta di “politica fiscale pro-attiva” e andrà alla ricerca di una politica monetaria moderatamente libera da vincoli. Il paese asiatico sta seguendo i passi necessari al fine di sostenere il suo sistema economico: meno di una settimana fa, il premier Wen Jiabao si era recato a Washington per discutere con i leader mondiali riguardo alle modalità da seguire per alleviare la grave crisi finanziaria. Il governatore della People’s Bank of China, Zhou Xiaochuan, ha fatto sapere che il sostegno alla domanda interna è il miglior modo che ha la Cina per stabilizzare la sua situazione. Ma Juan, economista della Deutsche Bank AG di Hong Kong, ha così commentato la notizia:

I peggiori rischi nei confronti di una crescita economica sono attualmente di dimensioni maggiori rispetto a qualche mese fa. La Cina ha bisogno di approntare un pacchetto aggressivo di sostegno fiscale.

I sindacati autonomi dichiarano il loro piano di scioperi contro l’accordo con Cai

 I sindacati autonomi di piloti e assistenti di volo che non hanno sottoscritto l’accordo sui contratti con Cai, la società che si è candidata a rilevare Alitalia, hanno annunciato oggi 14 giornate di sciopero da dicembre a maggio contro la “rigida chiusura” di Cai a una trattativa sulle assunzioni. Lo annunciano Anpac, Unione Piloti, Anpav, Avia e Sdl Intercategoriale in una nota congiunta.
“Cai, con la complicità di Cgil, Cidl, Uil e Ugl, ha stravolto e disatteso i contratti collettivi di lavoro già concordati e sottoscritti nel mese di settembre a Palazzo Chigi da tutte le sigle sindacali e dal governo”, scrivono le organizzazioni. A partire dallo sciopero del 25 novembre prossimo, sono già state individuate 14 date dal 6 dicembre al 26 maggio del prossimo anno, che saranno interessate da ulteriori azioni di sciopero che verranno opportunamente proclamate, si legge nella nota.

Telecom Italia: trimestrale positiva, battute le stime, ma in borsa non decolla

 Buona trimestrale per Telecom Italia: la società guidata da Franco Barnabè ha pubblicato risultati sopra le attese ricevendo commenti positivi da molti analisti. L’operatore italiano sta reagendo bene alla crisi economica e vengono confermati gli obiettivi per il 2008. Nei tre mesi da Luglio a Settembre di questo anno Telecom Italia ha visto i ricavi scendere a 7,630 miliardi di euro (-1,5% rispetto al 2007) con un Ebitda pari al 40% dei ricavi stessi e un utile netto di 623 milioni di euro (-11,8% rispetto al 2007). Il debito netto resta fermo a 35,77 miliardi a fronte di una capitalizzazione intorno ai 18 miliardi. Battute le stime degli analisti: il consensus si attestava infatti a 7,5 miliardi per i ricavi e a 565 milioni per l’utile netto.

Lorenzo Bini Smaghi spiega il perchè della politica”prudente”della bce rispetto a quella della fed

 Se la Banca centrale europea e i governi della zona euro replicassero nel Vecchio Continente le politiche monetaria e di bilancio adottate dalla Federal Reserve e dall’amministrazione Usa produrrebbero effetti destabilizzanti per l’economia europea. Lo sostiene Lorenzo Bini Smaghi, membro del consiglio esecutivo della Bce secondo il testo dell’intervento preparato per una lezione presso il Collegio Carlo Alberto di Moncalieri.

Le economie sulle due sponde dell’Atlantico sono in parte diverse e la loro gestione richiede politiche monetarie e di bilancio in parte diverse. Sono più graduali e meno “attiviste” in Europa rispetto agli Stati Uniti

sostiene il banchiere centrale nell’intervento dal titolo ‘Le politiche economiche sulle due sponde dell’Atlantico: (perchè) sono diverse’.

Las Vegas Sands attende il consenso per i suoi progetti a Singapore: previsto un aumento dei tavoli da gioco

 Las Vegas Sands Corp., il gruppo che possiede una delle più importanti catene di hotel-casinò del mondo di proprietà del miliardario Sheldon Adelson, rimane impegnata nei confronti del suo casinò di Singapore da 4 miliardi di dollari: la compagnia ha anche annunciato che la città-stato asiatica ha approvato la sua proposta per portare più di mille tavoli da gioco. La società di Adelson ha incontrato gli ufficiali governativi di Singapore questa settimana per discutere del completamento del progetto: Las Vegas Sands, che potrebbe aver bisogno di denaro per 16 miliardi di dollari per i suoi progetti in Asia, non dovrebbe però avere problemi con i suoi prestatori locali, le società Oversea-Chinese Banking Corp. e DBS Group Holdings Ltd.

 

Lo stesso Adelson ha rilasciato questa dichiarazione:

Il consenso alla nostra proposta di spesa da parte della Casino Regulatory Authority ci dà la giusta flessibilità per accrescere il totale dei nostri tavoli da gioco da 600 a più di 1.000, al fine di venire incontro alla domanda.

La compagnia statunitense sta ora tentando di reperire i fondi necessari per evitare rischi di insolvenza, di fronte al “ragionevole dubbio” sul fatto che vi siano le capacità economiche giuste. Il reddito di Macau Casino, una delle compagnie possedute da Las Vegas Sands che, tra l’altro fornisce circa due terzi delle vendite totali del gruppo, è sceso nel secondo e nel terzo trimestre per la prima volta dal 2005.

 

Gli analisti fanno a gara per prevedere i settori che beneficeranno maggiormente della vittoria di Obama

 Non appena  è stato eletto il 44° presidente degli Usa è partita fra analisti ed esperti la caccia per capire quali settori saranno influenzati dalla politica economica nuovo presidente.  Il democratico Barack Obama, insomma, ha già fatto capire che non avrà troppo tempo per festeggiare la vittoria sul rivale repubblicano John McCain. La situazione economica infatti non permette assolutamente di lasciare spazio all’attesa, e infatti il nuovo presidente si è messo subito al lavoro per creare una squadra in grado di far fronte alla peggiore crisi finanziaria dai tempi della Grande depressione che, secondo gli ultimi indicatori, ha portato gli Stati Uniti nella recessione più pesante dell’ultimo quarto di secolo e al tasso di disoccupazione peggiore degli ultimi cinque anni. Ma dovrà anche dare risposte al comparto finanziario, prostrato da svalutazioni per quasi 700 miliardi di dollari. Ed è interessante anche il tentativo di valutare quali potranno essere i settori che beneficeranno maggiormente del nuovo presidente.

Sprint Nextel sempre più in calo: i clienti passano ad altre compagnie telefoniche e aumenta il debito netto

 Sprint Nextel Corp., terza maggiore compagnia statunitense di telefonia mobile, ha fatto registrare un profitto in linea con le stime degli analisti economici, soprattutto perché molti clienti sono passati a compagnie che offrivano telefoni cellulari a prezzi più popolari. Se si eccettuano alcuni costi e guadagni, la società americana ha chiuso in pareggio il suo terzo trimestre, secondo quanto è stato reso pubblico da una dichiarazione odierna.

 

Entrando maggiormente nei dettagli, gli analisti avevano previsto un profitto medio del 3% per ogni azione. Sprint ha anche fatto sapere di voler rinegoziare i suoi accordi del credito, al fine di evitare il rischio di inadempienza. La compagnia telefonica ha tra l’altro perso circa 1,1 milioni di abbonati, il che rappresenta il peggior declino da quando vi è stata la sua acquisizione della Nextel Communications Inc. nel 2005. Sprint aveva previsto che ci sarebbe stata una pressione di tal genere sui suoi clienti in quest’ultimo trimestre. Gran parte delle persone si sono rivolte in massa alla AT&T Inc. per poter ottenere l’ultimo iPhone della Apple Inc.

 

Il settore auto continua a soffrire. Fiat perde in borsa, ma le obbligazioni si fanno interessanti

 In periodi di rallentamento delle economie i settori ciclici sono quelli che soffrono di più ed il settore auto è uno di questi. Abbiamo visto che negli ultimi mesi i titoli delle più grandi società del settore hanno subito pesanti perdite e il crollo di cui ieri è stata protagonista Toyota indica che i problemi non sono finiti. Le stime di utili sono state riviste al ribasso da tutte le compagnie e oggi si è saputo della richiesta da parte di General Motors, Ford e Chrysler di 50 miliardi di dollari fatta al congresso americano. Il rischio, per le compagnie USA, è quello di non riuscire a superare il 2009. Il mercato a questo punto si domanda se sono in dirittura d’arrivo altre brutte notizie. Fiat si è trovata nell’occhio del ciclone e le domande che pesano sul titolo sono ancora molte: il mercato italiano continuerà a scendere? La crescita in Brasile è destinata a rallentare? Il debito del gruppo aumenterà ancora? etc… Il titolo adesso è poco sopra ai 6 euro, con il rischio di sprofondare in una nuova andata di vendite nel caso in cui le trimestrali di Ford e General Motors deludessero le aspettative.

Per Finmeccanica dopo l’aumento di capitale le prospettive sembrano buone grazie anche alla firma di importanti accordi

 Il governo sta preparando un drastico ridimensionamento delle Forze Armate. Una razionalizzazione che, secondo le indiscrezioni del Sole 24 Ore, porterà al taglio degli organici ed ad un giro di vite sugli investimenti. La voce destinata all’acquisto di nuove armi dovrebbe scendere nel 2009 a 4 miliardi di euro dai 5 miliardi del 2008.  La chiusura di decine di caserme ormai inutili, l’accentramento delle strutture logistiche e lo sfoltimento dei ranghi non rappresentano una minaccia per Finmeccanica, in quanto la holding della Difesa fornisce all’esercito principalmente prodotti di alto valore strategico e non mero materiale di consumo: non vende scarponi o fucili, ma elicotteri, aerei e sistemi per la guerra elettronica. Potenzialmente più preoccupante è invece il progetto del Tesoro di ridurre le risorse per gli investimenti: l’Italia, anche dopo l’acquisizione di Drs e l’espansione internazionale, resta il primo cliente di Finmeccanica con una quota del 29% del giro d’affari. Di conseguenza, le scelte del governo italiano potrebbero penalizzare ulteriormente le quotazioni di Finmeccanica, che nell’ultimo mese ha perso in Borsa il 28% (-48% da inizio anno).

Il Dow Jones vira con violenza mettendo a segno un -5,05%

 Seduta pesantemente negativa quella di ieri sull’indice Americano Dow Jones: -5,05% la performance messa a segno, con la chiusura sul valore di 9139,27 molto vicina al minimo di giornata a 9111,47 punti indice. Sul grafico daily si crea dunque una candela rossa dal body ampio, segno che non vi è stata incertezza durante la giornata sulla direzione. Dopo sei giornate in rialzo era comunque necessario uno storno, che non cambia la visione di breve periodo: siamo ancora sopra i 9031 punti indice (statica di lungo periodo), il che è un buon segno per il proseguo del trend rialzista di breve periodo innescato il 10 Ottobre. Solo la rottura della statica di lungo periodo potrebbe far pensare ad un ritorno sui valori del 10 Ottobre, quindi attenzione alla sua violazione (e come al solito attenzione ai volumi di scambio che dovranno essere piuttosto elevati per decretare la rottura dell’area indicata).

Soffre l’export orientale e chiudono in rosso le borse asiatiche. Toyota perde il 10,35%

La crisi che sta investendo l’economia mondiale è davvero di vastissime proporzioni. Lo dimostrano le grandi difficoltà in cui verte l’export orientale, che da sempre primeggia in particolare nei settori della tecnologia e dell’automobile. La crisi finanziaria, infatti, ha determinato un forte crollo della domanda sia in Oriente ma soprattutto in Occidente. A questo si va a sommare la ripresa della moneta giapponese nei confronti del dollaro e dell’euro. Lo yen si è rafforzato con il cambio euro/yen che si attesta attorno a 126,45 e quello dollaro/yen che si aggira attorno a 98,50. Le aziende esportatrici giapponesi, dunque, sono in crescente difficoltà, penalizzate dal rafforzamento dello yen e dai timori di una recessione. Tutto questo ha influito sull’andamento delle borse asiatiche, neutralizzando i buoni risultati ottenuti ieri dopo la vittoria di Barack Obama.