Prezzo del petrolio attorno ai 50 dollari al barile. A febbraio crollano i consumi dei prodotti petroliferi

 Il prezzo del petrolio torna ad attestarsi intorno ai 50 dollari a barile. Dopo essere crollato a picco sotto i 44 dollari in seguito alla recente decisione dell’Opec di mantenere invariata la produzione, il prezzo del greggio, infatti, si è riavvicinato ai 50 dollari a barile. A New York nella prima mattinata di oggi il future Light Sweet Crude sul (Wti) con scadenza ad aprile ha raggiunto i 48,51 dollari al barile mentre il Brent era a quota 47,77 dollari al barile.

L’Opec decide di non praticare ulteriori tagli al prezzo del greggio

 L’Opec, l’organizzazione dei principali paesi esportatori di petrolio, ha deciso di non provvedere ad alcun taglio della produzione dell’”oro nero”, ma di mantenere le attuali quote, nel rispetto delle riduzioni già adottate negli ultimi tempi. La decisione è stata presa al termine della riunione di Vienna dell’organizzazione: durante l’incontro si è anche stabilito di convocare un nuovo vertice il prossimo 28 maggio, proprio all’indomani del meeting di Londra del G20. C’è da dire che alcuni paesi facenti parte dell’Opec, tra cui l’Algeria, avevano effettuato recentemente forti pressioni per ottenere nuovi tagli, al fine di stabilizzare le quotazioni del petrolio; l’interesse in questo senso del paese africano e di molte altre nazioni è dettato dal fatto che esse sono state notevolmente danneggiate dalle fluttuazioni nel prezzo del greggio. Secondo la stessa Opec il prezzo ideale per la quotazione del greggio è di circa 70-80 dollari al barile, un prezzo che riuscirebbe a garantire il sostegno degli investimenti, per poi adottare in maniera completa i tagli decisi nei mesi scorsi.

Total lancia un’Opa da 385 milioni di euro sulla canadese Uts Energy

Un’Opa ostile da 385 milioni di euro su Uts Energy. A lanciarla è la compagnia petrolifera francese Total. Il terzo gruppo petrolifero d’Europa ha, infatti, lanciato, tramite la filiale Total E&P Canada, un’offerta pubblica d’acquisto sulla società petrolifera canadese Uts Energy. Il valore complessivo dell’operazione è stimato attorno ai 617 milioni di dollari canadesi e la Total intende corrispondere un prezzo d’offerta pari a 1,3 dollari canadesi per ogni singola azione della società Uts Energy. Dalla Total fanno sapere che il prezzo verrà pagato interamente in cash ed andrà ad integrare un premio di circa il 57% rispetto alle attuali quotazioni in Borsa del titolo Uts.

L’Opec taglia la produzione ma il prezzo del greggio continua a scendere

Niente da fare. Il prezzo del petrolio continua a scendere nonostante i tagli record effettuati dall’Opec. L’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio ha, durante il vertice di Orano, in Algeria, ridotto la produzione di petrolio di 2,2 milioni di barili al giorno e, afferma il presidente dell’Opec, Chakib Khelil, dal primo gennaio del 2009 le quote dei paesi Opec saranno di 24,845 milioni di barili al giorno. Nonostante il drastico taglio della produzione di petrolio, i mercati hanno reagito al contrario delle aspettative, i listini continuano a calare e il prezzo del greggio è arrivato a 40 dollari al barile, il minimo da 4 anni.

Yen ai massimi da cinque settimane mentre il prezzo del greggio continua la sua discesa

 Lo yen continua a rappresentare lo specchio fedele dell’andamento dei mercati finanziari, e sulla nuova debolezza delle Borse raggiunge la sua quotazione massima da cinque settimane contro il dollaro. A spingere sulla moneta giapponese ci sono anche le decisione prese dal board straordinario della Banca del Giappone tenuto oggi. La Boj ha deciso di lasciare invariato il tasso di riferimento allo 0,30% e di adottare invece misure che facilitino l’accesso al credito da parte delle imprese giapponesi, in vista della fine dell’anno fiscale a marzo. Inoltre la banca centrale ha detto che presterà fondi al tasso di riferimento overnight nelle nuove operazioni e che offrirà fondi fino a 3 mesi fino alla fine di aprile. Queste notizia hanno perciò contribuito a dare slancio alla moneta nipponica. Lo yen infatti quota contro la divisa americana intorno a 93,12. Ma la moneta giapponese si rafforza anche contro euro la cui quotazione ha toccato i 118,500, vicino ai massimi dell’ultimo mese. L‘euro però in attesa del prevedibile taglio dei tassi di Giovedi da parte della Bce continua nel suo recupero sia nei confronti della sterlina, sia contro il dollaro che quota 1,2650.

Opec lascia la produzione di petrolio invariata

 Con una decisione forse un pò a sorpresa l’Opec, riunito al Cairo, ha deciso di mantenere gli attuali livelli di produzione di petrolio, malgrado il calo vistoso dei prezzi avesse fatto pensare alla possibilità di una ulteriore riduzione nella produzione. L’obiettivo, infatti, dei paesi produttori sarebbe quella di assestare il prezzo del greggio intorno ai 75-80 $ al barile, ben lontano dai 54 della chiusura di Venerdi. La decisione è stata presa malgrado l’opposizione di alcuni paesi come il Venezuela e sopratutto Iran, che spingono invece per una riduzione di almeno un milione di barili al giorno. La decisione però potrebbe essere presa il prossimo mese, in occasione dell’assise prevista ad Algeri il 17 Dicembre. La riduzione di 1,5 milioni i barili decisa il 24 Ottobre scorso, infatti, è ritenuta insufficiente considerando come il prezzo del greggio abbia da quel momento continuato la sua inesorabile discesa. Ma sicuramente l’ultima voce in capitolo la varà il primo produttore al mondo, l’Arabia Saudita.

Dollaro scende ancora dopo i dati del Pil americano probabile ora un rally di euro e sterlina

 ll dollaro, che aveva accelerato contro lo yen dopo i dati sul Pil americano risultati migliori delle attese, verso le 14,40 si indebolisce contro le principali valute.

Il dato sul Pil Usa è stato negativo ma non orrendo, meglio di quello che ci aspettavamo. A questo punto qualsiasi numero che non sia disastroso è considerato positivo per gli asset rischiosi e negativo per dollaro e yen,

dice Boris Schlossberg della GFT Forex di New York. L’analista è scettico sulla sostenibilità del rally delle borse e delle valute ad alto rendimento come l’euro, la sterlina e il dollaro australiano. Queste monete hanno visto un forte rally innescato da ricoperture di posizioni corte negli ultimi giorni contro il dollaro e non so quanto ancora potranno salire. C’è una forte resistenza a 1,32 euro/dollari”, conclude. Dopo i grossi cali registrati la scorsa settimana recupera terreno quindi, come detto, anche il dollaro aurstraliano rispetto a quasi tutte le altre valute.

L’Opec taglia la produzione. Il petrolio continua a scendere ma i carburanti no. Come mai?

Tagliare o non tagliare la produzione di petrolio? E’ questo l’interrogativo su cui hanno dibattuto a lungo i paesi produttori nel corso del 149° vertice dell’Opec, tenutosi il 9 settembre a Vienna. Alla fine, in barba alla volontà dell’Arabia Saudita di mantenere invariata la produzione, l’Opec ha optato per un taglio produttivo di 520 mila barili al giorno. Nonostante la decisione dell‘Opec, il petrolio non ha frenato la sua discesa e ieri a Londra il Brent è arrivato a 98 dollari mentre a New York il Wti è sceso a 102 dollari. Con il prezzo del petrolio che si aggira intorno ai 100 dollari al barile, 47 in meno rispetto al record di luglio, anche i prezzi dei carburanti dovrebbero adeguarsi e scendere proporzionalmente. Secondo Federconsumatori, che denuncia le continue speculazioni sui carburanti, i prezzi di benzina e gasolio dovrebbero attestarsi almeno ad 1,40 euro a litro, mentre attualmente essi sfiorano 1,48 euro a litro. A marzo, dati alla mano, il petrolio toccava 104 dollari al barile e il costo della benzina oscillava attorno a 1,36-1,38 euro a litro. Ma allora perchè oggi, nel nostro Paese, i prezzi dei carburanti non scendono insieme a quello del petrolio?