Caro petrolio: via alle centrali nucleari. È la soluzione giusta?

Silvio Berlusconi è intervenuto al summit per la creazione dell’Unione per il Mediterraneo affermando:

E’ necessario che i Paesi consumatori si incontrino al più presto, magari a Londra, per trovare un accordo sul prezzo massimo del petrolio che non può essere superato: in alternativa, serve un massiccio programma di costruzioni di centrali nucleari.

Secondo il presidente è necessario trovare soluzioni a questi aumenti inarrestabili, in caso contrario Berlusconi valuta già delle alternative:

Se i Paesi consumatori di petrolio non riusciranno a trovare una soluzione per calmierare il prezzo del petrolio, è necessario andare avanti spediti con un concreto progetto di costruzioni di molte nuove centrali nucleari, senza attendere quelle di quarta generazione, perché la terza generazione è ottima.

Inizio settimana negativo per le Borse asiatiche, India ha perso il 29% da inizio anno

Non inizia bene la settimana per le borse asiatiche: Seul ha terminato in calo dello 0,89% a 1.715,59 punti, mentre Taiwan ha perso lo 0,33% a 7.876,49 punti. In prevalenza negative le altre piazze asiatiche, ma tiene Hong Kong +0,09%. Deboli Singapore -0,93%%, Kuala Lampur -1,09%, Jakarta -0,35%, Bangkok -1,24% e Shangai -1,26%.

Giornata nera per la borsa di Tokyo, che ha chiuso le contrattazioni in ribasso. A pesare sono stati soprattutto i titoli del grandi esportatori ed i finanziari. L’indice Nikkei ha perso così lo 0,61% a 13.857,47 punti, mentre il Topix ha lasciato sul terreno lo 0,65% a 1.347,93 punti.

Opec: il caro greggio deriva dalla speculazione, ma Arabia Saudita annuncia aumento produzione

La speculazione è all’origine del caro petrolio, vicino ai 140 dollari al barile. Ne è convinta la maggior parte dei paesi produttori, che ieri si sono confrontati con gli stati consumatori alla conferenza di Gedda, in Arabia Saudita. Presenti i ministri per l’Energia di oltre 30 paesi. L’Arabia Saudita ed il Kuwait dichiarano che l’Opec dovrebbe aumentare la produzione se il mercato lo dovesse richiedere. L’Arabia Saudita ha infatti deciso di aumentare ulteriormente, entro luglio, la propria produzione di greggio, portandola a 9,7 milioni di barili il giorno: lo ha annunciato re Abdullah in apertura dei lavori del vertice di Gedda, dedicato appunto al rincaro dei prezzi petroliferi e alle sue conseguenze.

Nuovo record petrolio: più di 100 dollari al barile, ancora caro benzina

Il prezzo del petrolio continua a volare e supera la soglia dei 100 dollari al barile. Al Nymex di New York il Light crude avanza di 4,60 dollari a 100,10 dollari, superando il precedente record storico di 100,09 dollari di inizio gennaio, quando il petrolio aveva oltrepassato per la prima volta i 100 dollari. Nuovo record anche per il Brent, il greggio di riferimento europeo, è salito al nuovo massimo storico di 98,70 dollari al barile. Il prezzo del petrolio e’ tornato sopra quota 50 dollari nel 2004. Difatti nel 1990 l’invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein porto’ il greggio a 35,62 dollari al barile. Nel 2007 l’oro nero aveva gia’ superato i 99 dollari, arrivando a 99,29 dollari, mentre nel 2006 il greggio era rincarato in media di 67-70 dollari al barile. Oggi l’impennata del greggio e’ trainata dalla forte domanda mondiale, guidata soprattutto dalle economie emergenti, come la Cina e dai timori per i rifornimenti globali, il timore che in questi giorni i dati sulle scorte settimanali Usa mostreranno una nuova stretta e la prospettiva di una riduzione dei livelli di produzione da parte dell’Opec. L’organizzazione dei Paesi produttori si riunirà il 5 marzo a Vienna e stando a quanto dichiarato nei giorni scorsi dai ministri del petrolio di Algeria e Iran, potrebbe decidere di ridurre la produzione nel secondo trimestre per via del calo della domanda che si verifica con la fine della stagione invernale nell’emisfero settentrionale.

Qatar investe in Credit Suisse: previsti ulteriori investimenti per tutto l’anno

I livelli record raggiunti dal petrolio che quota oltre i 96 dollari e il contemporaneo calo dei titoli finanziari seguito alla crisi dei mutui subprime ha creato opportunità di investimento uniche che i fondi sovrani non si sono fatti sfuggire. In prima fila si muovono i fondi arabi: l’emirato del Qatar si prepara ad entrare nel capitale delle principali banche europee e statunitensi. Il fondo sovrano del Qatar sarebbe pronto ad investire 15 miliardi di dollari. Gli investimenti sono previsti nel corso del prossimo anno. Qatar Investment Authority dal mese di gennaio ha iniziato ad acquistare sul mercato ed accumulare azioni di Credit Suisse, nell’ambito dell’ambizioso progetto che mira all’acquisizione di partecipazioni rilevanti in diverse istituzioni finanziarie occidentali. Il Qatar è membro dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC), la principale risorsa economica è rappresentata dall’oro nero su cui si basa la ricchezza del paese, ecco perché l’emirato ha possibilità economiche di investimento non indifferenti. Un’ulteriore risorsa è costituita inoltre dai giacimenti di gas naturale; infatti, a North West Dome si trovano i più grandi depositi del mondo di gas naturale non associato al petrolio.