Pronto il piano Ue da 200 miliardi di euro per rilanciare l’economia

 200 miliardi di euro. E’ questa la risposta dell’Europa unita per fronteggiare quella che appare sempre più come la più grave crisi finanziaria degli ultimi 70 anni. Di questi 200 miliardi, che rappresentano l’1,5% del Pil europeo, 170 dovranno arrivare dai bilanci dei singoli Stati membri, ognuno chiamato a contribuire secondo le proprie possibilità e la propria situazione economica. Gli altri 30 miliardi proverranno invece sia dal bilancio dell‘Unione europea – che attraverso i fondi strutturali e il fondo sociale europeo contribuirà a finanziare le misure a sostegno dell’occupazione – sia dalla Banca europea degli investimenti, che potenzierà i suoi prestiti soprattutto alle piccole e medie imprese che investiranno nelle tecnologie verdi. E’ sicuramente come ha detto il presidente Barroso, deus machina dell’intervento, una “risposta senza precedenti per affrontare una crisi eccezzionale”. Per qauanto riguarda lo specifico delle misure, gli interventi sono stanti e di diversa natura, anche se per ora sono alla stato progettuale.

L’Irlanda punta sugli investimenti bancari: in prima fila c’è Bank of Ireland

 Il governo irlandese ha annunciato che esiste una concreta possibilità di poter investire insieme agli altri partiti all’interno sistema bancario nazionale, dato che i prestatori del paese nordeuropeo stanno tentando di rinvigorire il capitale, quasi completamente esaurito dalla crisi finanziaria globale e dalla conclusione del boom nelle proprietà decennali. Come ha fatto sapere Brian Lenihan, ministro delle finanze  irlandese:

In alcune circostanze sarebbe più appropriato per lo Stato, attraverso il National Pensions Reserve Fund o in altri modi, di considerare di integrare gli investimenti privati.

La Irish Association of Investment Managers, i cui dodici membri gestiscono circa 260 miliardi di euro, ha fatto sapere proprio questa settimana di essersi rivolta allo stesso Lenihan a nome delle principali istituzione di investimento, al fine di immettere nuovo denaro nei quattro prestatori pubblici del paese. C’è però da precisare che l’associazione, la quale ha sede a Dublino, non ha precisato di quali istituzioni si tratta. Le banche irlandesi stanno attualmente affrontando un periodo difficile a causa delle crescenti perdite nei prestiti ipotecari e per la caduta del proprio profitto. Mentre il governo ha garantito i depositi e i prestiti per i suoi sei maggiori prestatori, ha posto invece un freno agli investimenti nelle banche da parte degli altri stati europei.

Analisi Tecnica: introduzione alla gestione della posizione

 Siamo ormai prossimi al target dei 47,072 precedentemente indicato sul Crude Oil. In situazioni simili, ovvero quando il Mercato segue un trend definito e si trova in prossimità dei propri target che sono stati prefissati, è necessario “stringere” gli stop-profit almeno sul massimo dell’ultima candela o dell’ultimo swing, al fine di evitare rimbalzi violenti che potrebbero scaturire dalla vicinanza con il target-supporto.
La gestione di una posizione in essere è parte integrante e fondamentale di ogni strategia di trading: riprendiamo a tal proposito due regole auree definite da Mr. Gann:
innanzitutto, mai trasformare un profitto in una perdita: si intende con questa frase l’obbligo di spostare dinamicamente i punti di uscita (stop-loss e stop-profit) mentre le posizioni assunte passano in guadagno. I prezzi su cui posizionare gli stop, devono essere ragionati e consoni con l’attività del mercato, quindi derivanti da analisi tecniche di vario tipo (ad esempio secondo trend-line e livelli giusto per citarne due);

Il settore auto continua a soffrire. Fiat perde in borsa, ma le obbligazioni si fanno interessanti

 In periodi di rallentamento delle economie i settori ciclici sono quelli che soffrono di più ed il settore auto è uno di questi. Abbiamo visto che negli ultimi mesi i titoli delle più grandi società del settore hanno subito pesanti perdite e il crollo di cui ieri è stata protagonista Toyota indica che i problemi non sono finiti. Le stime di utili sono state riviste al ribasso da tutte le compagnie e oggi si è saputo della richiesta da parte di General Motors, Ford e Chrysler di 50 miliardi di dollari fatta al congresso americano. Il rischio, per le compagnie USA, è quello di non riuscire a superare il 2009. Il mercato a questo punto si domanda se sono in dirittura d’arrivo altre brutte notizie. Fiat si è trovata nell’occhio del ciclone e le domande che pesano sul titolo sono ancora molte: il mercato italiano continuerà a scendere? La crescita in Brasile è destinata a rallentare? Il debito del gruppo aumenterà ancora? etc… Il titolo adesso è poco sopra ai 6 euro, con il rischio di sprofondare in una nuova andata di vendite nel caso in cui le trimestrali di Ford e General Motors deludessero le aspettative.

Il caso Volkswagen in Borsa spiega molto bene l’assurda situazione creata dal mercato dei derivati

 Il caso del titolo Volkswagen, che in due sedute ha guadagnato il 220%, trascinando con se il listino di Francoforte fino al + 11,6% , e arrivando per pochi minuti ad essere la prima societa al mondo per capitalizzazione, è emblematico per dimostrare ancora una volta che gran parte dei movimenti recenti dei mercati azionari non è spiegabile solo con il peggioramento delle condizioni macro, ma anche e soprattutto con gli eccessi degli strumenti derivati. Volkswagen guadagna il 530% dall’inizio dell’anno senza alcuna motivazione apparente di tipo fondamentale. Secondo gli esperti a guidare la folle corsa del titolo degli ultimi giorni ci sono solo ragioni tecniche. Fatto scatenenate della bagarre intorno al titolo è stata l’annuncio dell’intenzione di Porsche a sorpresa di arrivare a controllare il 75% del capitale di Volkswagen. Ciò significa che al 42% già posseduto aggiungerà le azioni che derivano dall’esercizio di tutte le opzioni d’acquisto in circolazione (corrispondenti a un altro 31,5% del capitale), costringendo gli intermediari a chiedere la consegna delle azioni Volkswagen.

Con la crisi finanziaria la Germania vuole allargare la lista nera dei paradisi fiscali a Svizzera e Lussemburgo

 E’ da anni ormai che si discute a livello internazionale del ruolo e dell’esistenza dei cosidetti paradisi fiscali, cioè quei luoghi dove il regime fiscale viene considerato altamente favorevole ai possessori di ingenti capitali. Ma ora che la crisi finanziaria ha creato un enorme problema di liquidità la questione torna in primo piano sopratutto nel vecchio continente. In Europa, infatti, i paesi inseriti nella cosidetta lista nera dei paradisi fiscali ufficcialmente sono il Liechtenstein , Andora, Monaco, ma certo è che da sempre la Svizzera e il Lussemburgo, per le loro regole in materia bancaria sono guardati con sospetto dai grandi paesi europei, Germania in testa. Berlino, infatti, da sempre è maggiormente attenta al contrasto di queste forme di fiscalità agevolata, come ha dimostrato il recente scandalo della scoperta dell’esistenza di centinaia di conti correnti di tedeschi, celati dietro le fondazioni del Liechtenstein e parcheggiati in banche del principato e svizzere, scoperti dai servizi segreti tedeschi, grazie ad un atto di corruzione costato al contribuente quasi 5 milioni di euro, andati nelle tasche di un infedele funzionario della società fiduciaria Lgt, appartenente all’omonimo gruppo bancario, il cui proprietario altro non è che il principato stesso.

Aviva scommette sui prossimi rimbalzi tecnici dell’equity sopratutto in Giappone ed Usa

 L’orizzonte è ingombro di nuvoloni neri ma nella strategia Aviva Investors c’è spazio per approfittare di rimbalzi di breve nell’azionario giapponese e americano, sovrappesando lo yen e cautelandosi con l’esposizione a scadenze ravvicinate del reddito fisso. Ci aspettiamo un ‘global hard landing’ e siamo quindi corti sull’equity spiega in un’intervista Gabriele Miodini, responsabile per l’Italia di Aviva Investors “tranne che per un sovrappeso tattico del 10% sul Topix e del 20% sullo S&P 500”. Un’altra carta da giocare sta nell’approfittare delle valutazioni risicate di singoli titoli e settori come quello farmaceutico, oltre che delle emissioni cosiddette “high yield”. “Se sei bravo a selezionare questi bond hai rendimenti da equity e un profilo di rischio da bond”, sottolinea Miodini, ricordando che l’aumento dei tassi di fallimento e la divaricazione degli spread con i titoli di stato rappresentano attualmente un “entry point” attraente.

Per Goldaman Sachs è arrivato il momento di investire in Borsa

 Mentre le Borse continuano nel loro saliscendi settimanale, dimostrando che la crisi è ancora lungi dall’essere superata, c’è chi ormai scommette sulla ripresa dei cicli azionari. Si tratta per esempio degli analisti di Goldman Sachs, che scommettono, in un report, sul ritorno degli investimenti nel mercato azionario, visti gli attuali prezzi di Borsa. L’incertezza sulla durata e sulla gravità del rallentamento economico rende estremamente difficili le decisioni degli investitori, nonostante l’intervento concordato dei governi europei e di quello americano abbia ridotto i rischi del sistema finanziario. Ma un recupero della fiducia verso le Borse non si farà attendere troppo. Infatti, gli analisti di Goldman Sachs sono convinti che si assisterà ad una massiccia rivalutazione a partire dalla metà del 2009. 

Forex: nuovi target ribassisti di medio periodo per l’Eur/Usd

 Un altro strumento particolarmente studiato negli ultimi anni è sicuramente l’Euro/Dollaro (di seguito Eur/Usd). Dall’inizio del 2007 abbiamo assistito a massimi sempre crescenti fino a raggiungere il top assoluto in area 1,60.
La correzione iniziata da quell’area è in corso tutt’ora e sembra non essere ancora giunta a conclusione: di nuovo troviamo interessante citare una delle regole fondamentali di Mr. Gann, personaggio gia più volte nominato nei precedenti articoli. Egli dava infatti particolare importanza ai doppi, tripli, e quadrupli massimi/minimi. Osservando il grafico daily dell’Eur/Usd sotto proposto, notiamo che nell’anno corrente abbiamo assistito ad un evidentissimo doppio massimo in area 1,60: il primo realizzato il 22 Aprile 2008, il secondo invece in data 15 Luglio 2008. La mancata violazione di tale livello nel periodo postumo alla creazione del doppio massimo ha innescato il ribasso al quale stiamo assistendo. Il primo target naturale posto a 1,4244 è stato ampiamente raggiunto e violato al ribasso in meno di 2 mesi dalla formazione del secondo massimo assoluto. Il rally rialzista che ha avuto luogo in settembre è da considerarsi come rimbalzo tecnico necessario ad allentare l’ipervenduto segnalato dall’RSI.

La crisi ha fatto selezione nel mondo bancario, ora ci sono importanti opportunità d’acquisto secondo i gestori

 Le valutazioni degli istituti di credito lasciati in piedi dalla crisi finanziaria, soprattutto negli Stati Uniti, sono diventate molto attraenti e rappresentano un’opportunità di acquisto. Ne è convinto Paul Ehrlichman, presidente e direttore investimenti di Global Currents Investment Management che a inizio anno si dichiarava “significativamente” sottopesato sul settore finanziario.

Un rapido incremento della volatilità crea delle valutazioni mal prezzate che ci consentono di aumentare la nostra esposizione vicino al punto più basso del ciclo,

ha detto a Reuters Ehrlichman in una serie di risposte scritte.
La storia ci dice che le banche guidano il rialzo del mercato fuori dai rallentamenti legati al credito, tuttavia crediamo che il punto più basso di questo ciclo potrebbe durare più a lungo che in passato”.