Wall Street: S&P 500 in difficoltà mentre si aspettano notizie sui piani di Obama e Citigroup

 Resta ancora alta la tensione sui mercati finanziari. Dopo una settimana disastrosa nonostante il rimbalzo di venerdì adesso la domanda è se i prossimi 5 giorni vedranno tornare il sereno. A dominare la scena saranno il piano economico di Barack Obama e il futuro di Citigroup. Domani il presidente eletto degli Stati Uniti presenterà il suo team economico, quindi i nomi delle persone che dovrebbero traghettare l’economia USA fuori da questa difficile situazione. A succedere ad Henry Paulson come Segretario del Dipartimento del Tesoro dovrebbe essere Timothy Geithner (nella foto), attuale presidente della Fed di New York. Si spera poi che arrivino dettagli in merito al piano con cui Obama intende sostenere la domanda interna e dare al suo paese 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro nei prossimi anni: quanti soldi verranno spesi? Come? Dove verranno reperiti i finanziamenti? Dalle risposte che verranno date a queste domande dipende buona parte della crescita USA dei prossimi mesi, visto che i consumi sembrano rallentare inesorabilmente.

Henry Paulson cambia idea sul TARP: niente asset tossici, ma aiuti ai consumatori e aumenti di capitale

 Henry Paulson ha cambiato idea: i 700 miliardi messi a disposizione dal TARP (Trouble Asset Relief Program) non saranno impiegati per comprare asset “tossici” dalle banche, ma finiranno in aumenti di capitale e finanziamenti a sostegno dei consumatori. Facciamo però un passo indietro per capire cosa è successo. Il piano Paulson fu approvato nei primi giorni di ottobre con l’intento di dare risorse al Dipartimento del Tesoro USA per comprare asset illiquidi dalle banche in modo da liberare i bilanci di queste ultime dai rischi di ulteriori svalutazioni. Ad oggi sono stati spesi 290 miliardi di dollari: 250 miliardi sono serviti a finanziare aumenti di capitale delle banche, 40 miliardi sono andati ad AIG (ne abbiamo parlato in questo articolo). Paulson per adesso ha quindi preferito un approccio più diretto alla questione della mancanza di liquidità per le banche, gli aumenti di capitale aumentano la solidità fornendo denaro senza l’obbligo di cedere asset. Ieri si è parlato di come verranno spesi i prossimi 410 miliardi di dollari ed è qui che c’è stata la sorpresa.

Scende anche il mercato USA: la fine della recessione non è vicina. I calcoli di Bloomberg

 Si è già spenta l’euforia portata sul mercato dall’elezione di Obama. Nell’ultima seduta di contrattazioni l’indice S&P 500 ha perso più del 5%, annullando quindi il +4,1% del giorno precedente. A spingere le vendite sono state le brutte notizie pubblicate in giornata, venute a ricordare che la recessione non è ancora passata. Secondo ADP Employer Services il mercato del lavoro USA ha perso a ottobre 157’000 unità (non accadeva dal 2002), mentre l’industria dei servizi si sta contraendo ad una velocità che non ha precedenti (stime dell’ Institute of Supply Management). In giornata poi si è espressa anche Meredith Whitney; l’analista di Oppenheimer che per prima ha previsto lo scoppio della crisi ha parlato ieri di un imminente calo del mercato dei prestiti ed in particolare del settore delle carte di credito. Sempre secondo Whitney le proposte di Obama in merito ai mutui potrebbero danneggiare le banche riducendone l’appetito per il rischio. Forte calo anche per il petrolio, sceso a 65 dollari al barile dai 70 di ieri.

Obama presidente: salgono i mercati, ma la situazione USA resta critica

 Le elezioni presidenziali portano forti rialzi anche a Wall Street. Ieri l’S&P 500 ha chiuso in rialzo del 4,1%, un rialzo del genere in concomitanza dell’elezione di un presidente non si era mai verificato da quando ha aperto il Nyse. La vittoria di Obama era data quasi per certa e quindi il mercato ha subito cercato di valutare il risultato politico. Da oggi presidenza e congresso tornano ad essere entrambi in mano ai democratici, sarà quindi più facile portare avanti una politica anti-crisi, senza gli scontri tra fazioni a cui abbiamo assistito durante il dibattito sul piano Paulson. Obama ha in mente un nuovo pacchetto da 175 miliardi di dollari a sostegno dell’economia: denaro che servirà a costruire nuove infrastrutture, a sostenere i soggetti più colpiti dalla crisi dei mutui, ad aiutare i produttori di automobili etc. Altre risposte però dovranno arrivare, a partire dalla crisi dei mercati (il cui sviluppo è ancora imprevedibile), dalle missioni militari e dalla crisi ambientale.

Caterpillar, Texas Instruments e Sun zavorrano gli indici USA. La Fed soccorre i fondi monetari

 Brutta seduta per il mercato americano: gli indici tornano a scendere con ribassi intorno al 3% a causa delle trimestrali deludenti. Tra i tecnologici si salva solo Apple, la società californiana produttrice dell’iPod ha infatti battuto le stime di ogni analista con profitti in aumento del 26%. Brutte notizie invece da Texas Instruments e Sun Microsystems, con quest’ultima che ha fatto registrare una trimestrale in perdita. Significativa poi la trimestrale di Caterpillar. Il primo produttore di ruspe al mondo ha registrato un utile sotto le attese, a quota 868 milioni di dollari ed in calo dai 927 milioni dell’anno scorso. In aumento del 13% i ricavi.

Si esaurisce il rimbalzo. Negli USA e in Asia in mercati tornano a scendere, preoccupa la crescita

 Torna il segno meno sui mercati azionari dopo le sedute negative negli Stati Uniti e in Asia. Gli sforzi delle istituzioni per mettere fine all’emergenza finanziaria non hanno portato nuovi rialzi. Negli USA Henry Paulson ha annunciato misure per la ricapitalizzazione del settore bancario, dando quindi avvio al piano B.  Il Tesoro degli Stati Uniti spenderà 250 miliardi di dollari per comprare azioni delle principali banche del paese, seguendo così il percorso di rafforzamento patrimoniale delle banche portato avanti dai paesi europei. In Giappone invece la banca centrale ha promosso una forte azione di sostegno ai mercati, mettendo a disposizione liquidità a breve termine in misura illimitata alle società che ne facessero richiesta . Come anticipato ieri i mercati sono tornati a concentrarsi sulle prospettive dell’economia e sui profitti delle società, con le sedute dominate dalle preoccupazioni per la capacità di spesa dei consumatori.

I mercati crollano aspettando il G7; le proposte di USA, UK e Germania

 Prosegue senza sosta il crollo dei listini azionari. In nottata Wall Street ha visto l’indice dei titoli industriali, il Dow Jones, scendere sotto quota 9000 con un ribasso del 7%; in Giappone il Nikkei ha perso l’11%. A niente sono quindi valse le mosse degli ultimi giorni, i mercati restano in preda al panico ed adesso si aspetta di capire quali provvedimenti prenderà il G7 di oggi a Washington. In questo momento a suscitare le maggiori preoccupazioni è il mercato del credito, si stanno infatti concretizzando i timori per un blocco dei flussi di liquidità, cosa che determinerebbe la paralisi del settore finanziario e con essa un ulteriore rallentamento delle economie reali. A tal proposito è necessario sottolineare che nell’ultima settimana i finanziamenti erogati dalla FED alle banche hanno raggiunto la media di 420 miliardi di dollari al giorno, un record che indica l’attuale blocco del mercato interbancario.

Per l’economia USA il peggio potrebbe non essere passato. I fatti più rilevanti della prossima settimana

 Continua ad essere estremamente incerto lo scenario economico mondiale e la settimana che sta per iniziare si preannuncia segnata dallo spettro della recessione. L’approvazione del piano di salvataggio da parte della Camera dei deputati non ha infatti fugato i dubbi riguardo la capacità del sistema di riuscire a riprendersi senza ulteriori sconvolgimenti. Mancano i dettagli sulle modalità con cui verranno acquisiti gli asset “tossici” e i tassi interbancari continuano a salire, con il Libor e l’Euribor a livelli record. Senza un ritorno alla normalità del mercato del credito sarà difficile riuscire a scongiurare conseguenze sull’economia reale. Particolarmente significativo il dato sul mercato del lavoro USA che ha fatto segnare il peggior calo da 5 anni a questa parte: 159’000 unità in meno nel solo mese di settembre. Sempre più economisti pensano che il dato proveniente dal mercato del lavoro sia soltanto il primo di una serie di cifre al ribasso.