Wall Street Journal: Yahoo riorganizza la sua attività

Yahoo sta pianificando una riorganizzazione della sua attività per centralizzare i suoi numerosi gruppi di prodotto. Questo secondo un’articolo in fronte page sul Wall Street

Yahoo!: saltato l’accordo con Microsoft. Ora si punta a Google

Nessun accordo con la Microsoft. Lo dichiara Yahoo! che ha respinto l’offerta di Microsoft solo sulle attività di ricerca, in quanto di scarso interesse per

Vista è più protetto di XP ma meno di Windows 2000

Un pacchetto di sicurezza firewall e antimalware), rappresenta un valido strumento per riparare il Pc dai virus. Le prestazioni di questi prodotti in termini di capacità di bloccare, scovare ed eliminare software maligni variano da pacchetto a pacchetto. Le differenze riguardano soprattutto la funzione antimalware: la percentuale di malware rilevati varia dal 100% di alcuni pacchetti a meno del 40% di altri. I produttori dei pacchetti di sicurezza tendono a pubblicizzare sempre di più la funzione antiphishing , sistema che dovrebbe essere in grado di riconoscere e bloccare l’accesso ai siti-truffa contenuti nelle e-mail. Un test effettuato da Altroconsumo ha rilevato parecchi di questi software (tranne alcuni a pagamento) non sono stati impeccabili, per cui, la miglior protezione contro il phishing rimane quella di non credere a email che chiedono di cliccare su link o di inserire dati.

Yahoo: gli investitori insorgono, Jerry Yang ha tirato troppo la corda?

Dopo il ritiro dell’offerta da parte di Micorsoft e la conclusione delle trattative, avvenuto di domenica, gli analisti si attendevano un brusco crollo delle azioni di Yahoo e così è stato. Il titolo è arrivato infatti a perdere il 22% a Wall Street (più di 8 miliardi bruciati) con conseguente guadagno di Google (+ 1,38%) la cui posizione di leadership appare sempre più consolidata.

Giudizio negativo dei mercati quindi sulla gestione delle trattative da parte di Jerry Yang, ma non solo. Anche tra gli azionisti serpeggia il malumore, al punto che due fondi pensione hanno già annunciato la possibilità di ricorrere a delle class action per ottenere risarcimento visto il premio volatilizzatosi con la rottura delle trattative.

I maggiori azionisti del motore di ricerca si sono scagliati contro Yang, accusandolo di non aver valutato attentamente i loro interessi ma di avere condotto la trattativa con “il cuore”, essendo il fondatore della società e quindi troppo legato all’indipendenza di Yahoo da non vedere i reali vantaggi di una vendita a Microsoft.

Yahoo-Microsoft, la saga potrebbe concludersi molto presto

Lo ha detto Steve Ballmer:

Entro 48 ore qualcosa succederà

E lo ha riportato il Wall Street Journal. Da giorni si attende una qualche svolta, o meglio la si attende da quando è scaduto l’ultimatum lanciato da Microsoft, al termine del quale avrebbero potuto anche intraprendere un’altra strada per raggiungere l’obiettivo. La via alternativa era un opa ostile, volta a scavalcare Jerry Yang ed il cda di Yahoo.

Ora però si fa strada anche un’altra possibilità, almeno stando alle indiscrezioni rivelata dal quotidiano newyorchese; Ballmer potrebbe alzare l’offerta, proprio come aveva richiesto il board di Yahoo in una lettera resa pubblca in cui affermavano che l’operazione poteva essere conclusa ma solo di fronte ad un’offerta più consistente.

Ancora conti: Microsoft, American Express e Motorola

Continuano le trimestrali a Wall Street e continua la volatiità. Il colosso Microsoft tra i primi: utili in calo dell’11% ma ricavi in crescita anche se di poco, da 14,39 miliardi a 14,45. Il prossimo trimestre andrà meglio secondo il gruppo produttore di software; gli utili sono previsti in una forchetta tra 5,8 e 6,2 miliardi (questo trimestre sono stati 4,93) così come i ricavi che potrebbero arrivare vicini ai 16 miliardi. La flessione degli utili di Microsoft era prevedibile e prevista, dopo la maxi multa della UE, ma i mercati comunque non hanno gradito ed il titolo ha perso 3 punti percentuali solo nel dopo Borsa.

Niente però potrebbe, a quanto pare, distogliere la società di Bill Gates dal suo obiettivo più volte dichiarato, Yahoo. E proprio oggi scade “l’ultimatum”. Vedremo se davvero Microsoft procederà con una opa ostile.

Conti in calo ma superiori alle attese: può festeggiare American Express nonostante l’utile netto sia sceso del 6% a 85 centesimi ad azione. In crescita il fatturato, salito a 7,2 miliardi di dollari, con un aumento dell’11%.

Yahoo profitti record ma Microsoft non alza l’offerta

Utili più che triplicati per il motore di ricerca nei desideri Microsoft: Yahoo infatti ha registrato utili per il valore di 542,2 milioni di dollari ed un fatturato di 1,82 miliardi di dollari, in crescita dell’8,7%. Adesso sì che quelli di Yahoo hanno motivo di definire sottostimata l’offerta di Microsoft! Ma Steve Ballmer non molla l’osso e annuncia che l’offerta non verrà in alcun modo modificata con grande scontento degli azionisti di Yahoo le cui azioni, nonostante gli ottimi risultati, perdono un punto percentuale e mezzo.

In effetti è da sottolineare che gran parte del guadagno, per la precisione 400 milioni circa di dollari provengono da Alibaba, il sito di e-commerce cinese su cui Yahoo ha investito, proprio quello che avrebbe potuto creare problemi per l’Antitrust cinese. Se alla trimestrale di Yahoo andiamo ad escludere i profitti di “origine orientale” appare chiaro che dall’anno scorso a questa parte le cose non sono cambiate granchè e motivano ancor di più la volontà di Microsoft di lasciare invariata l’offerta.

Google il marchio più potente, seconda General Electric, terza Microsoft

La ricerca Brandz Top 100 Powerful Brands, presentata lunedì a Londra e stilata da Millward Brown Optimor, società del gruppo Wpp, in collaborazione con il Financial Times stila la classifica dei 100 marchi più potenti del mondo: il primato, per il secondo anno consecutivo, spetta Google con un valore di circa 86 milioni di dollari. Seconda classificata General Electric con 71 milioni di dollari e terza Microsoft con un valore del marchio stimato in 70 milioni di dollari. A livello complessivo, si legge nella nota, il valore aggregato dei 100 brand in classifica è aumentato del 21 per cento nell’ultimo anno (e del 33 per cento rispetto al 2006), raggiungendo quota 1.940 miliardi di dollari.