Tassi di interesse invariati in Giappone

 In Giappone i tassi di interesse sono rimasti invariati, e non poteva essere diversamente, visto che il costo del denaro della Banca Centrale del Paese del Sol Levante è inchiodato allo 0,1%, livello consono ad un periodo di profonda recessione economica come quello attuale.

Il Giappone, in particolare, accusa gli effetti nefasti della recessione ancor di più degli Stati Uniti dove la crisi è scoppiata a seguito del collasso dei mutui subprime. Negli States, allo stesso modo, i tassi di interesse sono stati confermati sul livello di oscillazione all’interno della banda dello 0-0,25%, ragion per cui le Banche centrali di USA e Giappone sono chiamati a mettere a punto, al fine di garantire liquidità al sistema bancario e finanziario, delle misure di politica monetaria “non convenzionali”.

Insolvenze mutui USA: aumentano anche per quelli più sicuri

 L’impatto della crisi finanziaria sull’economia reale e sui bilanci delle famiglie sta continuando a lasciare il segno, specie negli Stati Uniti dove il collasso dei mutui subprime, ovverosia quelli privi di garanzie reali a copertura dei finanziamenti, è altresì accompagnato dalle insolvenze sui mutui “prime”, ovverosia quelli per i quali la probabilità di restituzione del capitale erogato è decisamente più elevata.

Non a caso, secondo quanto riportato dall’Agenzia Bloomberg in accordo con un rapporto a cura dell’Autorità di vigilanza statunitense, nel 2008 le insolvenze dei mutui “prime” in America sono raddoppiate a fine 2008 rispetto al primo trimestre dello stesso anno.

Advertising online in crescita: sconfiggere la crisi economica investendo in pubblicità

 Tempi di crisi? Non solo, o non sempre. La recessione è realtà, la recessione avanza. Cassa integrazione e disoccupazione aumentano, in Italia. I consumi si arrestano, e i saldi in corso vivono di analisi contrastanti. Insomma, la situazione non è rosea.

Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente dell’Upa, l’organismo associativo costituito dalle principali Aziende industriali, commerciali e di servizi che investono in pubblicità, col pessimismo non va d’accordo, anzi.

Nelle prime due settimane di dicembre, Mediaworld ha venduto 20 mila televisori a schermo piatto da 42 pollici. Vuol dire che la gente trascorre più tempo in casa davanti alla tv. Questa è un buona notizia per chi comunica attraverso questo mezzo. Inoltre, nel 2008 gli acquisti su Internet sono raddoppiati. Il regalo di Natale, perciò, si è comprato anche online. E questa è un’ opportunità per quella stampa che fa sinergie con la rete

La Bulgaria si da al vino e chiede aiuto all’Italia

 Entro il 2025 la Bulgaria intende poter contare su un settore vitivinicolo all’avanguardia, in grado di competere coi principali produttori mondiali. Un settore fortemente rivolto all’esportazione, in grado però di attrarre risorse ed investimenti esteri – con la possibilità di interventi dei Fondi comunitari – e di alimentare nuovi flussi turistici. Il piano di Sofia – entrata a pieno titolo nell’Unione europea il 1 gennaio 2007 – prevede di rivoluzionare completamente il comparto vitivinicolo nazionale: espianto dei vecchi vigneti meno produttivi, innesti di nuove varietà, politiche di formazione imprenditoriale, sviluppo di centri di ricerca, politiche di marketing sia per favorire i consumi interni che per innalzare la considerazione dei vini bulgari nei mercati più tradizionali (quelli che facevano capo all’ex Patto di Varsavia) sia in un pacchetto di mercati-target: Germania, Inghilterra, Giappone, Scandinavia, Stati Uniti e Russia (già oggi primo mercato con quasi 54 milioni di bottiglie vendute nel 2005 contro le 30 del 2004).

Aviva scommette sui prossimi rimbalzi tecnici dell’equity sopratutto in Giappone ed Usa

 L’orizzonte è ingombro di nuvoloni neri ma nella strategia Aviva Investors c’è spazio per approfittare di rimbalzi di breve nell’azionario giapponese e americano, sovrappesando lo yen e cautelandosi con l’esposizione a scadenze ravvicinate del reddito fisso. Ci aspettiamo un ‘global hard landing’ e siamo quindi corti sull’equity spiega in un’intervista Gabriele Miodini, responsabile per l’Italia di Aviva Investors “tranne che per un sovrappeso tattico del 10% sul Topix e del 20% sullo S&P 500”. Un’altra carta da giocare sta nell’approfittare delle valutazioni risicate di singoli titoli e settori come quello farmaceutico, oltre che delle emissioni cosiddette “high yield”. “Se sei bravo a selezionare questi bond hai rendimenti da equity e un profilo di rischio da bond”, sottolinea Miodini, ricordando che l’aumento dei tassi di fallimento e la divaricazione degli spread con i titoli di stato rappresentano attualmente un “entry point” attraente.

Pil USA: crescita oltre le attese, ma attenzione a consumi e mercato del lavoro

 Sono stati pubblicati nel pomeriggio di ieri i numeri sul PIL statunitense. Le aspettative erano per una velocità di crescita annualizzata dell’ 1,9%, ma i dati sui primi sei mesi si sono attestati al 3,3%. Il dato quindi ha stupito positivamente gli economisti, ma serve cautela nell’interpretarlo. Sono molti infatti gli aspetti che potrebbero frenare l’ottimismo portato da questa crescita sopra le attese. A trainare l’economia degli Stati Uniti in questo semestre sono state le esportazioni in forte crescita, le quali hanno contribuito alla salita del PIL come non accadeva da quasi trenta anni (+3,1%). Le esportazioni tuttavia hanno beneficiato da una parte di un dollaro decisamente debole rispetto alle altre valute e dall’altra di economie importatrici (Europa e Giappone in primis) che non avevano ancora subito tutti gli effetti della crisi. Non è quindi scontato che nel secondo semestre la bilancia commerciale (export – import) possa continuare a migliorare visto il recente recupero del dollaro e i dati sulla crescita di Giappone e Europa.

Wall Street: chiusura in parità, dominano petrolio e mercato immobiliare

 Seduta contrastata a Wall Street: dopo un’apertura negativa i più importanti indici hanno oscillato intorno al livello di parità lungo tutta la seduta. Segno positivo per l’indice Dow Jones, che guadagna lo 0,23%, segno negativo invece per il Nasdaq, arretrato dello 0,18%. Giornata positiva in particolare per i titoli del settore energetico che hanno risentito positivamente dell’andamento del prezzo del petrolio. Se infatti ad inizio giornata il petrolio era in discesa a 113 dollari al barile a causa dei brutti dati riguardanti le prospettive dell’economia europea, poco prima della chiusura delle contrattazioni il greggio si è portato a quota 117 dollari al barile segnando un rialzo del 2%. A spingere al rialzo il prezzo del petrolio è stata la possibilità che si verifichi negli Stati Uniti un nuovo picco negativo dell’offerta in seguito all’arrivo nel Golfo del Messico di un nuovo e disastroso uragano (nel Golfo del Messico si trova la maggior parte delle raffinerie e dei pozzi petroliferi americani).

Segnali di recessione negli Stati Uniti: PIL deludente, buone le esportazioni

 Negli Stati Uniti si inizia a parlare di recessione; le buone notizie scarseggiano e i dati sono al ribasso. E’ questa la sintesi che potrebbe essere fatta della situazione economia statunitense. In particolare sono stati pubblicate le cifre sulla crescita del PIL  negli ultimi trimestri. Nella parte finale del 2007 l’economia americana è scesa dello 0,2%; nel primo trimestre di questo anno è stata registrata una crescita dello 0,9% e nel trimestre appena trascorso la crescita è stata del 1,9% mentre le previsioni erano del 2,3% (tutti i dati sono annualizzati, in pratica esprimono una velocità che se mantenuta per tutto l’anno porterebbe ad una crescita pari al numero specificato).