Yahoo alla conquista del New York Times. Ma non stava congelando gli stipendi?

 E se Yahoo comprasse il New York Times? L’ipotesi non sembra fantascienza. Anzi. Il quotidiano più prestigioso degli States, tra l’altro, è in crisi da un po’.

Lo riporta Repubblica: Vittorio Zambardino, sul suo blog, Scene Digitali, rilancia l’ipotesi fatta da Barron’s. L’idea sarebbe frutto delle strategie della nuova CEO di Yahoo, Carol Bartz. Nulla, ancora, è definito o ufficiale, ma il mercato e gli analisti stanno cominciando ad interrogarsi sul senso di una simile mossa. Il passaggio dal mondo del web alla dimensione editoriale – per di più di estremo spessore, dato che si tratta appunto del New York Times – avrebbe pro e contro. E certo sarebbe estremamente significativo dal punto di vista dei cambiamenti in atto nel mercato. Ma Yahoo se lo può davvero permettere?

La BCE prospetta una recessione grave: Google risente in particolare della crisi

 Non è certo incoraggiante il bollettino stilato dalla Banca Centrale Europea per quanto riguarda questo primo mese del 2009: l’istituto creditizio dell’UE ha infatti sottolineato come la fase di recessione che sta attraversando l’economia globale sia “grave e sincronizzata”. In questo rapporto si legge poi:

L’acuirsi e il diffondersi delle turbolenze dei mercati finanziari freneranno la domanda su scala mondiale e nell’area euro per un periodo di tempo imprecisato.

Lo scenario prospettato dall’Eurotower non induce quindi all’ottimismo; in particolare ci si aspetta che le economia continui a peggiorare nei prossimi mesi. La BCE ha inoltre precisato che i provvedimenti che sono stati adottati per fronteggiare questa situazione comportano dei costi molto alti, che andranno poi a pesare sulle generazioni del futuro in maniera consistente. Da Francoforte viene lanciato il consiglio di utilizzare con la massima cautela le politiche di bilancio.

 

Accordo in vista fra Symbian e Google nei sistemi operativi per cellulari

 Il produttore britannico di software per smartphone Symbian ha annunciato recentemente che potrebbe allargare presto la propria collaborazione con Google, a livello di sistemi operativi, mentre al tempo stesso si avvia a garantire accesso libero e aperto alla propria piattaforma software.

Lavoriamo già insieme e dunque in qualsiasi collaborazione, se c’è un’opportunità, saremo felici di collaborare con loro

ha detto l’amministratore delegato di Symbian Nigel Clifford parlando coi giornalisti a Tokyo

E potrebbe essere a livello di applicazioni o al più fondamentale livello di sistemi operativi.

Yahoo!: saltato l’accordo con Microsoft. Ora si punta a Google

Nessun accordo con la Microsoft. Lo dichiara Yahoo! che ha respinto l’offerta di Microsoft solo sulle attività di ricerca, in quanto di scarso interesse per

Pubblicità della new economy: addio pagine gialle

I nuovi strumenti pubblicitari si sono dimostrati, a volte, più efficaci ed estremamente più economici di quelli tradizionali. Lo sviluppo della rete sta dando nuovo impulso al settore con l’affermarsi di strumenti tipici del mondo virtuale. Fondamentalmente, la vendita di visibilità sul web ripropone il concetto dei media classici per i quali l’inserzionista paga in base al bacino di pubblico che il canale in questione (stampa, radio, tv) è in grado di raggiungere, misurato attraverso strumenti statistici, come ad esempio l’auditel, che rappresentano proiezioni su larga scala di un consumo mediatico indagato su piccola scala. L’on line è oggi regolamentato dalla normativa tradizionale ma, a breve, saranno introdotti principi ad hoc per la pubblicità della new economy.

Yahoo: gli investitori insorgono, Jerry Yang ha tirato troppo la corda?

Dopo il ritiro dell’offerta da parte di Micorsoft e la conclusione delle trattative, avvenuto di domenica, gli analisti si attendevano un brusco crollo delle azioni di Yahoo e così è stato. Il titolo è arrivato infatti a perdere il 22% a Wall Street (più di 8 miliardi bruciati) con conseguente guadagno di Google (+ 1,38%) la cui posizione di leadership appare sempre più consolidata.

Giudizio negativo dei mercati quindi sulla gestione delle trattative da parte di Jerry Yang, ma non solo. Anche tra gli azionisti serpeggia il malumore, al punto che due fondi pensione hanno già annunciato la possibilità di ricorrere a delle class action per ottenere risarcimento visto il premio volatilizzatosi con la rottura delle trattative.

I maggiori azionisti del motore di ricerca si sono scagliati contro Yang, accusandolo di non aver valutato attentamente i loro interessi ma di avere condotto la trattativa con “il cuore”, essendo il fondatore della società e quindi troppo legato all’indipendenza di Yahoo da non vedere i reali vantaggi di una vendita a Microsoft.

Yahoo-Microsoft, la saga potrebbe concludersi molto presto

Lo ha detto Steve Ballmer:

Entro 48 ore qualcosa succederà

E lo ha riportato il Wall Street Journal. Da giorni si attende una qualche svolta, o meglio la si attende da quando è scaduto l’ultimatum lanciato da Microsoft, al termine del quale avrebbero potuto anche intraprendere un’altra strada per raggiungere l’obiettivo. La via alternativa era un opa ostile, volta a scavalcare Jerry Yang ed il cda di Yahoo.

Ora però si fa strada anche un’altra possibilità, almeno stando alle indiscrezioni rivelata dal quotidiano newyorchese; Ballmer potrebbe alzare l’offerta, proprio come aveva richiesto il board di Yahoo in una lettera resa pubblca in cui affermavano che l’operazione poteva essere conclusa ma solo di fronte ad un’offerta più consistente.

Google il marchio più potente, seconda General Electric, terza Microsoft

La ricerca Brandz Top 100 Powerful Brands, presentata lunedì a Londra e stilata da Millward Brown Optimor, società del gruppo Wpp, in collaborazione con il Financial Times stila la classifica dei 100 marchi più potenti del mondo: il primato, per il secondo anno consecutivo, spetta Google con un valore di circa 86 milioni di dollari. Seconda classificata General Electric con 71 milioni di dollari e terza Microsoft con un valore del marchio stimato in 70 milioni di dollari. A livello complessivo, si legge nella nota, il valore aggregato dei 100 brand in classifica è aumentato del 21 per cento nell’ultimo anno (e del 33 per cento rispetto al 2006), raggiungendo quota 1.940 miliardi di dollari.