Usa: approvato il piano Geithner. Brutta reazione di Wall Street che chiude in ribasso

 Il governo americano corre ancora una volta in soccorso dell’economia devastata dalla forte crisi finanziaria e lo fa, questa volta, con un’iniezione di circa 2000 miliardi di dollari a sostegno dei mercati finanziari e del sistema bancario. Il segretario americano al tesoro, Timothy Geithner, ha, infatti, presentato il tanto atteso piano di stabilità finanziaria, denominato il Financial Stability Plan. Il piano salva-banche, che rientra nel più ampio progetto di rilancio dell’economia da parte del neo presidente americano Barack Obama, si sviluppa in tre punti principali. Per prima cosa sono state previste nuove iniezioni di capitale nel sistema bancario, con l’impegno da parte delle banche di utilizzare gli aiuti per aumentare i prestiti e di sottoporsi ad uno stress test per controllare l’effettivo livello del capitale.

Il piano prevede, poi, l’ampliamento fino a 1000 miliardi di dollari del Talf (Term Asset-backed Secutiry Loan), il piano di prestiti varato in accordo con la Fed a sostegno della liquidità. Il terzo punto in cui si sviluppa il piano Geithner consiste nella creazione di un fondo pubblico e privato per l’acquisto degli asset tossici delle banche. Il fondo in questione avrà una capacità finanziaria iniziale di circa 500 miliardi di dollari, estendibile successivamente fino a 1000 miliardi.

La Consob proroga il divieto di Short Selling

 La Consob in data 29 Gennaio 2009 ha emesso la Delibera n° 16781 con la quale sostanzialmente proroga il divieto di short selling su una serie di azioni del paniere italiano. Ancora dunque, le vendite allo scoperto sono state vietate ai singoli trader, poiché considerate speculazione.
Il primo provvedimento era stato emesso alla fine del 2008 e prorogato fino al 31 Gennaio 2009. Ha funzionato? Il grafico parla da solo, non servono commenti. Le vendite, non si sono fermate assolutamente (ma se i piccoli trader non potevano vendere allo scoperto…chi lo ha fatto?). Ma il fatto ancor più grave è che i trader sono stati limitati nel loro lavoro e demonizzati come speculatori, quelli “cattivi” che questa crisi l’hanno alimentata fin dall’inizio.
Tutta colpa dei trader quindi? Sono loro che hanno affossato il mercato?
Assolutamente no.
Perché i trader vendevano allo scoperto (quando potevano)?

ETF al microscopio: la diversificazione a portata di click

 Negli ultimi anni sono stati immessi sui mercati nuovi strumenti finanziari, dalle condizioni vantaggiose e dall’utilizzo semplice: gli ETF.
In cosa consistono? Innanzitutto, l’acronimo sta per Exchange-Traded Fund e si tratta di strumenti che replicano il valore di un mercato sottostante.
Senza entrare nella terminologia specifica, e in complicate digressioni, analizziamo direttamente la sostanza, ovvero il loro funzionamento:
l’investimento diretto nei mercati mondiali può diventare particolarmente oneroso in termini di commissioni, piattaforme, conti titoli, e considerando che non tutte le banche sono in grado di offrire un “parco” di strumenti adeguato ad una strategia che richiede una forte diversificazione del capitale investito, i problemi iniziano a diventare esagerati.
Gli ETF vengono in soccorso ai clienti desiderosi di attuare una strategia diversificata a livello globale, offrendo la possibilità di agire direttamente su strumenti che replicano alla perfezione i loro sottostante alle seguenti condizioni:

I target di Tenaris

 Giornata fortemente negativa per gli indici italiani, trainati al ribasso da una serie di Blue Chips che hanno registrato performance negative da panic-selling.

Tra queste, spicca sicuramente il ribasso di Tenaris che in una sola giornata perde il 11,13 % chiudendo a quota 12,94.

I venditori sono usciti dalla Piazza solamente dopo aver chiuso un gap-up di lunga data, quello del 21-02-2008 situato a 12,99-13,18.

Da diversi giorni la media mobile a 55 periodi funge da resistenza per i prezzi: nessuno si poteva aspettare un’accelerazione simile, ma il target era sotto gli occhi da tempo (il gap sopraccitato).

Debole seduta per le borse europee. Chiusura contrastata per Wall Strett. In rosso gli indici asiatici

Debole chiusura ieri per le principali borse europee. L’avvio di settimana è stato, dunque, sottotono per gli indici esteri. Male Bruxelles che chiude a – 0, 87% a 3.640,71 punti. Chiusura in rosso anche per Zurigo che flette dello 0,86% a 7.322,68 punti, Madrid con un calo dello 0,74% a 12.829,4 punti, Londra dello 0,58% a 5.872,5 punti ed Amsterdam dello 0,30% a 469,82 punti. Ottengono, invece, un lieve rialzo Francoforte con + 0,17% a 6.815,63 punti e Parigi che chiude con + 0,08% a 4.799,38 punti.

Difficile giornata, ieri, in Europa, per il settore bancario, dopo che Lehman Brothers ha comunicato di prevedere perdite di circa 3 miliardi di dollari nel secondo trimestre.

Borse europee trascinate al ribasso da Wall Street. Un pò meglio gli indici asiatici

Chiusura settimanale in rosso per le principali borse europee. Andati in fumo circa 150 miliardi di euro. A trascinare in ribasso i titoli europei è stato il tonfo di Wall Street causato dal balzo del prezzo del petrolio, arrivato a circa 139 dollari a barile e dal tasso di disoccupazione americano arrivato al 5,5 per cento. A pesare sul crollo degli indici europei anche la decisione della Bce di lasciare i tassi fermi al 4 per cento.

La borsa di Londra chiude in netto ribasso. L’indice Ftse-100 perde l’1,48% scendendo a 5906,8 punti. Penalizzate sul listino londinese le quotazioni delle società legate all’uso di carburanti: British Airways, chiude con un -7,67%, seguita da Carnival con -4,84%.

Petrolio: settimana altalenante, apertura di un’inchiesta da parte della Commodity Future Trading Commission

La settimana è stata altalenante per i prezzi del petrolio: inzialmente le quotazioni hanno perso terreno, tanto da arrivare a segnare un minimo a ridosso dei 124,5 dollari, dopo, un’improvvisa impennata ha portato il greggio a 128 dollari. Gli acquirenti sono scesi nuovamente in campo dopo che è stata diffusa la notizia relativa all’apertura di un’inchiesta da parte della Commodity Future Trading Commission per manipolazione dei prezzi.

Ne sentiamo spesso parlare, ma cosa si intende per manipolazione dei prezzi nel mercato delle commodities? Ogni singolo contratto future che viene trattato, su qualsiasi cosa, comporta, per definizione, l’esistenza di un compratore e di un venditore al medesimo prezzo. Pertanto, il numero totale delle posizioni in acquisto (long) e di quelle in vendita (short) è sempre in perfetta parità. Questo è importante, perchè quando si parla di manipolazioni del mercato, bisogna rendersi conto che ogni posizione in vendita esistente è sempre perfettamente corrisposta da una in acquisto. Quando il prezzo salta, al rialzo o al ribasso, vuol dire che comunque ad un certo suo livello si è trovato qualcuno disposto a comprare e a vendere. Il salto (cioè l’assenza di negoziazioni in un determinato intervallo di prezzo) vuol dire invece che nessuno era disposto a fare da controparte in quella fascia di prezzo ritenuta evidentemente troppo alta o troppo bassa.