Cresce il deficit pubblico inglese: nel 2009 arriverà al 9%

 La forte crisi che ha travolto i mercati finanziari di tutto il mondo avrà grosse ripercussioni anche sui conti pubblici inglesi. Crollano, infatti, le entrate fiscali e si impenna il deficit che, in base alle stime, nell’anno fiscale in corso che finirà a marzo 2009 toccherà il 6% del PIL. Il Cancelliere dello scacchiere, Alistair Darlig, nel presentare il pre-budget ha annunciato di voler rimandare gli aumenti delle imposte e il contenimento della spesa. Il fabbisogno pubblico inglese previsto per l’anno fiscale in corso, subirà inevitabilmente un’impennata toccando i 90 miliardi di sterline l’anno mentre per il prossimo anno fiscale si prevede un fabbisogno annuale pari a 120 miliardi di sterline. Volerà, dunque, il deficit pubblico che arriverà all’8-9%, raggiungendo il triplo di quanto consentito dal Trattato di Maastricht ai Paesi della zona Euro.

Per Bini Smaghi l’euro ora è tornato a livelli competitivi

 L‘euro è sceso a livelli più favorevoli per gli esportatori, a un cambio per il quale non sembra il caso di lamentarsi. Lo ha detto Lorenzo Bini Smaghi, membro del consiglio Bce, in un’intervista al mensile Espansione che andrà in edicola il 28 novembre e che ha diffuso un’anticipazione dell’intervista. In realtà l’apprezzamento del dollaro e dello yen deriva dal fatto che i mercati stanno chiudendo molte posizioni speculative finanziate in queste due valute, i cui tassi erano più bassi, e così la domanda per queste due valute è aumentata, determinando un loro apprezzamento. Comunque, ora che l’euro è tornato su livelli più favorevoli per gli esportatori, non mi sembra il caso di lamentarsene ha risposto convinto Bini Smaghi alla domanda se la ripresa del dollaro sia legata alla rapidità di decisione politica del ministro del Tesoro Usa. A proposito degli interventi anti crisi nel settore finanziario Bini Smaghi ha spiegato quali sarebbero i vantaggi di un fondo europeo, da lui auspicato.

Aumento di capitale per Standard Chartered: sconto del 49% sull’ultimo prezzo di chiusura

 Standard Chartered Plc, la banca britannica che trae più di tre quarti dei suoi profitti dall’Asia, sta progettando di aumentare di circa 1,8 miliardi di sterline (2,7 miliardi di dollari) il suo capitale al fine di potenziare la situazione finanziaria in previsione di un peggioramento della recessione economica globale. Gli attuali azionisti possono ora acquistare trenta nuove azioni per 91 già detenute a 390 pence ciascuna, secondo quanto affermato dalla banca londinese in una conferenza stampa ad Hong Kong. Questa operazione rappresenta uno sconto del 49% rispetto all’ultimo prezzo di chiusura. Wong Kwok Wai, analista cinese della BOC International Holdings Ltd., si è così espresso al riguardo:

La banca sta assumendo una posizione di sostanziale precauzione nei confronti di uno scenario potenzialmente peggiore di quello attuale. Nel lungo periodo, comunque, Standard Chartered si troverà senz’altro in una posizione migliore.

 

Il direttore generale Peter Sands ha annunciato che l’aumento di capitale fornirà una sorta di “soluzione tampone” per un ambiente che giorno dopo giorno diventa sempre più volatile: l’istituto creditizio inglese sta infatti tentando di sostenere le proprie misure difensive, dato che la crisi finanziaria ha già costretto due altre banche, HBOS Plc e Royal Bank of Scotland Group Plc, ad accettare denaro dal governo del Regno Unito.

Analisi Tecnica: indice S&P-MIB a target

 La settimana appena trascorsa risulta leggermente più negativa a Piazza Affari, rispetto ai colleghi europei e soprattutto americani: questo a causa dei nostri orari di contrattazione che differiscono di diverse ore da quelli delle altre Piazze. Proprio per questo motivo, noi Italiani non abbiamo beneficiato del rally innescato in extremis Venerdì sera sui future dell’Eurex e del CBoT, concretizzando sul grafico weekly un’altra chiusura notevolmente negativa: da Lunedì mattina a Venerdì sera l’SPMIB ha registrato un calo dell’11,03% (equivalente a circa 2298 punti indice), realizzando un nuovo minimo annuale a 18290. Quadro grafico di medio-lungo periodo quindi invariato, e senza segnali rilevanti.

Wall Street: S&P 500 in difficoltà mentre si aspettano notizie sui piani di Obama e Citigroup

 Resta ancora alta la tensione sui mercati finanziari. Dopo una settimana disastrosa nonostante il rimbalzo di venerdì adesso la domanda è se i prossimi 5 giorni vedranno tornare il sereno. A dominare la scena saranno il piano economico di Barack Obama e il futuro di Citigroup. Domani il presidente eletto degli Stati Uniti presenterà il suo team economico, quindi i nomi delle persone che dovrebbero traghettare l’economia USA fuori da questa difficile situazione. A succedere ad Henry Paulson come Segretario del Dipartimento del Tesoro dovrebbe essere Timothy Geithner (nella foto), attuale presidente della Fed di New York. Si spera poi che arrivino dettagli in merito al piano con cui Obama intende sostenere la domanda interna e dare al suo paese 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro nei prossimi anni: quanti soldi verranno spesi? Come? Dove verranno reperiti i finanziamenti? Dalle risposte che verranno date a queste domande dipende buona parte della crescita USA dei prossimi mesi, visto che i consumi sembrano rallentare inesorabilmente.

Sembra vicina per Lukoil l’acquisizione di una buona partecipazione in Repsol

 OAO Lukoil, la maggiore compagnia petrolifera non statale della Russia, potrebbe acquisire una partecipazione per una cifra superiore ai 6,3 miliardi di dollari nella spagnola Repsol YPF SA, al fine di estendere i suoi investimenti nell’area del Mediterraneo. La Repsol, principale società della Spagna per quanto riguarda la produzione petrolifera, ha tratto beneficio da tale annuncio, guadagnando circa 2,3 punti percentuali alla borsa di Madrid e chiudendo a quota 13,91 euro. La partecipazione viene valutata pari a 5 miliardi di euro, anche se i vertici della Lukoil hanno preferito non commentare. La società russa possiede già alcune raffinerie in Bulgaria e Romania: il direttore generale Vagit Alekperov ha anche concluso un accordo lo scorso giugno secondo cui si impegnava al pagamento di 1,35 miliardi di euro per l’acquisto di una partecipazione in Italia con la ERG spa. Alcuni analisti di JPMorgan Chase & Co. e di ING Groep NV hanno espresso il loro scetticismo sul fatto che la Lukoil possa affrontare un altro acquisto di questo tipo.

 

Alex Kantarovich, che è proprio uno di questi analisti economici, e precisamente di JPMorgan, ha così commentato l’indiscrezione:

Le condizioni attuali e il valore della partecipazione rendono a nostro avviso improponibile e rischiosa qualsiasi trattativa.

Lukoil ha perso circa 4,6 punti percentuali, chiudendo a quota 778,74 rubli, al Micex Stock Exchange, la borsa di Mosca.

 

Nessun taglio dei tassi per BOJ: Shirakawa punta al debito collaterale

 Il governatore della Bank of Japan, Masaaki Shirakawa, ha tenuto a precisare che la banca centrale della nazione asiatica ha intenzione di evitare un ulteriore taglio dei tassi di interesse: l’istituto creditizio asiatico punterà invece a immettere nuovo denaro nel sistema finanziario per fornire un sostegno all’economia. Durante una conferenza stampa, lo stesso Shirakawa ha così commentato la sua manovra ai giornalisti, dopo che il tasso di interesse è rimasto invariato allo 0,3%:

Un altro taglio dei tassi di interesse potrebbe comportare molti effetti negativi per il funzionamento del mercato monetario.

 

Il governatore giapponese ha adeguatamente istruito il suo staff al fine di studiare nuove vie per rendere il denaro disponibile per il prestito, come, ad esempio, l’accettazione del debito come garanzia collaterale. La banca potrebbe ora essere costretta a seguire lo stesso comportamento che è stato adottato dalla Federal Reserve e dalla BCE, le quali hanno ridotto i costi relativi ai prestiti, nel caso la crisi economica globale dovrebbe sfociare in recessione in Giappone. Le cronache odierne mostrano come la seconda maggiore economia mondiale stia lentamente scivolando in una grave recessione in quest’ultimo trimestre e come, conseguentemente, le esportazioni giapponesi siano scese al livello più basso degli ultimi sette anni ad ottobre (a causa soprattutto del calo delle vendite di automobile ed elettronica).

Dubbi sul futuro di citigroup, si parla di merger o vendita di asset

 Wall Street rimbalza potententemente guadagnagnando oltre il 6%, ma nel listino principale newyorkese spicca il crollo di Citigroup che in un mercato estremamente volatile è stato bersagliata dalle vendite e dal pessimismo del mercato che vede foschi scenari per la banca statunitense. Sulla travagliata ex leader dei servizi finanziari Usa, infatti, sono circolate indiscrezioni stampa di un possibile merger o almeno di cessione di importanti asset. Ne ha parlato il Wall Street Journal, ma a Cnbc il Ceo Vikram Pandit ha escluso lo spinoff della controllata Smith Barney, stigmatizzando la fabbrica dei rumour e rassicurando che la posizione patrimoniale del gruppo è solida. Tra gli addetti ai lavori, Gerard Cassidy, analista di Rbc Capital markets parla di “paura e panico, a questo punto. Gli investitori quest’anno hanno visto movimenti del genere e la fine è stata molto sgradevole (perciò) prima sparano, poi fanno le domande. Sfortunatamente manca la fiducia”.

In Spagna nel 2009 la peggiore crisi economica da cinquant’anni

 In Spagna il prossimo anno dal punto di vista economico sarà il peggiore da oltre cinquant’anni. Era il 1959, quando fu messa in opera il Piano di stabilizzazione in un paese che era praticamente rimasto fuori dagli aiuti del piano Marshall del dopoguerra e doveva fornteggiare una crisi economica senza precedenti con i suoi poveri mezzi. La previsione fosca è della Funcas, la fondazione delle casse di risparmio spagnole, e va ad aggiungersi a tutte le previsioni pessimistiche che ogni giorno si susseguono da parte di organismi ed autorità politiche ed economiche. Nel 2009 il pil avrà un decremento del 1,5%, peggiore del dato del -1% dell’ultima recessione nel 1993. Solo a metà del 2010 secondo gli esperti di Funcas la Spagna potrà vedere un pò di luce in fondo al tunnel, con una crescita negli ultimi due trimestri dello 0,5%.

Analisi Tecnica: introduzione alla gestione della posizione

 Siamo ormai prossimi al target dei 47,072 precedentemente indicato sul Crude Oil. In situazioni simili, ovvero quando il Mercato segue un trend definito e si trova in prossimità dei propri target che sono stati prefissati, è necessario “stringere” gli stop-profit almeno sul massimo dell’ultima candela o dell’ultimo swing, al fine di evitare rimbalzi violenti che potrebbero scaturire dalla vicinanza con il target-supporto.
La gestione di una posizione in essere è parte integrante e fondamentale di ogni strategia di trading: riprendiamo a tal proposito due regole auree definite da Mr. Gann:
innanzitutto, mai trasformare un profitto in una perdita: si intende con questa frase l’obbligo di spostare dinamicamente i punti di uscita (stop-loss e stop-profit) mentre le posizioni assunte passano in guadagno. I prezzi su cui posizionare gli stop, devono essere ragionati e consoni con l’attività del mercato, quindi derivanti da analisi tecniche di vario tipo (ad esempio secondo trend-line e livelli giusto per citarne due);