Investimenti nel mattone: nonostante incentivi cala domanda immobili

Investire nel mattone è oggi la prima scelta dei risparmiatori italiani, poco fiduciosi verso il mondo delle azioni o dei titoli allettati da condizioni addirittura più favorevoli rispetto alla media europea. Infatti, dato il livello ancora basso dei tassi, è probabile che la via migliore resti l’acquisto finanziato da un mutuo, soprattutto nelle grandi città, dove gli affitti sono sempre più alti. Nel caso di stipula di un mutuo, inoltre, esiste il vantaggio di poter detrarre fiscalmente gli interessi passivi. Per queste ragioni il mattone è ormai riconosciuto da tutti come l’investimento rifugio per eccellenza. Inoltre ciò che dovrebbe spingere verso l’alto il mercato immobiliare alcuni elementi, tra cui l’andamento problematico delle borse, soprattutto in questi ultimi periodi, e, in generale, delle forme di investimento alternativo, l’esiguità del mercato della locazione ed il fatto che i rendimenti da locazione risultano essere competitivi rispetto ai rendimenti finanziari. Una limitazione è data invece dal fatto che, normalmente, i mutui al 100% sono concessi solo per l’acquisto o la costruzione della prima casa. Nel caso di seconda casa, l’importo massimo finanziabile torna ad essere pari ad un massimo dell’80%.

General Motors: conti in rosso e tagli al personale

Perdite maggiori del previsto per General Motors che chiude il 2007 con un nuovo record: 38,7 miliardi di dollari di passivo. Nel settore auto i ricavi sono saliti del 7% nell’ultimo trimestre e del 4% in tutto l’anno, ma a pesare è soprattutto l’eliminazione di crediti di imposta non più utilizzabili.

La casa automobilista, un tempo ai vertici mondiali, nel 2006 aveva registrato un miliardo e mezzo di deficit. Se si escludono dal conto totale le rettifiche dovute ai benifici fiscali di cui GM non ha potuto godere, la perdita si attesta sui 23 milioni contro un utile di 1,2 miliardi.

Nel settore delle vendite auto GM ha registrato un calo in Nord America, ma il passivo peggiore è stato registrato in Europa, dove le tedesche hanno avuto la meglio. Bene invece nei mercati emergenti, in Asia e America Latina con due miliardi di profitti complessivi. Il mercato interno costituisce ormai meno del 40% e i piani di espansione riguardano tutto il settore dei mercati emergenti.

Chavez minaccia guerra economica contro gli Usa: aumenta prezzo del greggio

Il ministro venezuelano dell’energia Rafael Ramirez ha denunciato in questi giorni la manovra intrapresa dalla compagnia statunitense Exxon Mobil per congelare 12 miliardi di dollari di beni della compagnia petrolifera venezuelana Pdvsa in vari Paesi del mondo in attesa di un arbitrato internazionale, definendola una azione di terrorismo giudiziario.

A differenza di altre compagnie petrolifere internazionali, lo scorso anno Exxon Mobil non ha accettato di cedere alla Petroleos de Venezuela (PDVSA) la propria quota di maggioranza in un ricco progetto nel bacino del fiume Orinoco. La società statunitense ha deciso di avviare un arbitrato internazionale. In una conferenza stampa tenutasi a Caracas, Ramirez ha dichiarato che il congelamento dei beni è una norma transitoria a cui si ha il diritto di replicare e Chavez, presidente venezuelano, per “replicare” ha minacciato di lanciare una “guerra economica” contro gli Usa bloccando le esportazioni di greggio, proprio in risposta alla sfida legale promossa da Exxon.

Piazza Affari: sale Mibtel. Anche a Wall Street recupera Dow Jones

Nonostante i future sugli indici di New York siano piatti, le principali Borse europee hanno incrementato i guadagni dopo la diffusione dell’indice tedesco Zew sul sentiment economico, e ora segnano guadagni superiori al punto percentuale. Il Dax avanza dell’1,61%, il Cac40 dell’1,74% e il Ftse100 dell’1,36%. Piazza Affari accelera e i principali indici italiani arrivano a guadagnare il 2%. L’S&P/Mib balza del 2,11%, mentre il Mibtel sale dell’1,85%. In forte progresso anche il Midex (+1,56%) e l’AllStars (+1,11%). Banche in generale progresso, nonostante i deludenti risultati trimestrali comunicati da Credit Suisse. I titoli del settore hanno beneficiato delle dichiarazioni di Warren Buffet in merito alla copertura dei rischi nei gruppi finanziari. Unicredit
è balzata del 6,5% a 4,85 euro. Il numero uno dell’istituto, Alessandro Profumo, ha precisato nuovamente che la banca non è interessata a rilevare il controllo di Société Générale. Al contrario, il gruppo guarda con interesse all’Europa dell’Est e non esclude la possibilità di procedere con piccole acquisizioni in quest’area, anche se al momento non ci sono operazioni concrete in corso.

Buffett e Project Lifeline in aiuto ai mercati

Il finanziere Warren Buffett ha annunciato ieri nella mattina che “correrà in aiuto” di Ambac Financial Group, Mbia e Financial Guaranty Insurance, le principali società di assicurazione dei bond. Buffett andrà loro in soccorso offrendo 800 miliardi di dollari in obbligazioni municipali, ovvero emessi dagli enti locali.

La holding di Buffett, la Berkshire Hathaway, potrebbe in questo modo impedire l’apertura del secondo capitolo della crisi dei mutui sub prime, quello degli assicuratori di bond, che secondo gli analisti potrebbe arrivare a causare fino a 250 miliardi di perdite. L’offerta di Buffett riguarda però solo i bond municipali e non gli ormai celebri cdo.

Non sono un benefattore, sono un uomo d’affari!” ha detto il finanziere durante la conferenza stampa. La notizia è stata una decisa inienzione di fiducia nei mercati che ha provocato un rimbalzo delle borse. Fichte ha però già abbassato il rating su Ambac, da tripla A a doppia. Se il taglio dovesse riguardare altri attori del settore, si parlerebbe di perdite miliardarie.

Investire in Brasile: boom di investimenti nel 2007

Parlare di boom dei mercati emergenti è ormai cronaca di tutti i giorni. Già nel 2007 con la crisi globale dei mutui subprime alle porte le aziende e gli investitori cominciavano a gettare lo sguardo verso BRIC (Brasile, Russia, India e Cina), ma mentre tutti conosciamo le potenzialità e la forza dei mercati russo, indiano e cinese, quello brasiliano è sempre stato considerato di secondo livello. Il Brasile è un paese ricchissimo di risorse naturali ed è sempre stato visto principalmente come un “fornitore di materie prime“.

Molte aziende sono state costrette a rivedere questa definizione e molte altre dovranno farlo. Nel 2007 il Brasile ha visto investimenti stranieri diretti per la cifra di 34,6 miliardi, secondo quanto riportato dal Finacial Times. Secondo i dati del UNCTAD (Congresso delle Nazioni Unite per il Commercio e lo Sviluppo) gli investimenti diretti hanno addirittura superato del doppio quelli rivolti verso l’India e hanno portato il Brasile al secondo posto della classifica mondiale.

La sua ricchezza di risorse naturali, la cui domanda mondiale cresce incessantemente, ha senza dubbio rivestito un ruolo fondamentale in questo boom ma andando ad analizzare il tipo di investimenti ricevuti stupirà il fatto che i settori che maggiormente ne hanno beneficiato sono quelli manifatturiero (un terzo degli investimenti totali) ed edilizio.

Eurozona: recessione o rallentamento? Francia chiede prolunga dei termini

L’eurozona non si trova alle soglie di una recessione ma soffrira’ solo di un rallentamento della crescita. Sono queste le valutazioni dei ministri dell’economia europea al centro delle riunioni di inizio settimana. Il presidente di turno dell’Ecofin Andrej Bajuk ha indicato che la Bce sta svolgendo un eccellente lavoro. Tuttavia non si può negare che ogni singola nazione di Eurolandia viva una sua particolare situazione. Queste situazioni inoltre vivono in uno scenario economico mondiale non saldissimo: la crisi dei mercati finanziari e le prospettive di crescita dell’economia di Eurolandia sono altresì influenzate dalle difficoltà che arrivano dall’Atlantico, la crisi dei mutui subprime ed anche il dollaro debole. Avere la moneta unica europea forte non ha solo conseguenze positive, bensì riduce le esportazioni di quel Paese e le esportazioni sono una voce importante del PIL: chi sarebbe disposto ad acquistare da noi europei una lavatrice che in America costerebbe quasi il 50% in meno? Per non parlare dell’ industria cinese, che affligge i nostri mercati, ma in questo caso riusciamo ancora a competere in termini di qualità, questo però solo per i prodotti cinesi ma non per quelli americani.

Aig: crisi subprime colpisce ancora, perdite maggiori del previsto per il colosso assicurativo

L’uragano subprime colpisce ancora a Wall Street: dopo le banche ora tocca anche al più grande gruppo assicurativo mondiale, American International Group, crollato in Borsa come mai da 20 anni a questa parte. Il titolo collocato sul New York Stock Exchange (NYSE) ha perso l’11% dopo che la compagnia ha ammesso che i revisori dei conti hanno trovato “elementi di debolezza” nella valutazione di alcuni prodotti derivati del portfolio, in pratica il “credit-default swap portfolio“, polizze di assicurazione contro insolvenze legate ai cdo-collateralized debt obligation, pacchetti di debito, come i mutui, venduti poi sotto nome diverso agli investitori.

I cosidetti auditors, al lavoro per la SEC, la CONSOB d’oltroceano, hanno rivelato infatti la presenza nel portfolio del gruppo assicurativo di derivati legati a debito a rischio non segnalati o non contabilizzati correttamente dalla società. AIG potrebbe vedersi quindi costretta ad aumentare di oltre 4 miliardi le svalutazioni relative alle cartolarizzazioni.

Secondo quanto rivelato da Bloomberg le perdite sarebbero appunto state di 4,88 miliardi tra ottobre e novembre, mentre nel mese di dicembre il gruppo aveva parlato di un calo di 1,1 miliardi in quel periodo.

Calo produzione industriale a fine 2007, Isae stima un rialzo nel 2008

Il calo a sorpresa della produzione industriale a dicembre, rappresenta un cattivo segnale per l’inizio del 2008. Per gli analisti le prospettive non sono delle migliori perché sarà necessaria una forte crescita della produzione industriale nei prossimi mesi per confermare le stime sul Pil a fine anno. E questa eventualità sembra essere sempre meno probabile. Infatti sia Confindustria che la Cgil lanciano l’allarme sostenendo che rallenterà la crescita del Pil. Il centro studi di Confindustria sostiene che il Pil scenderà dello 0,2 per cento e prevede quindi, per il 2008, un prodotto interno lordo dello 0,7% contro lo 0,9% stimato in precedenza. La produzione industriale e’ scesa, a dicembre, del 6,5% tendenziale, secondo i dati corretti per i giorni lavorativi, che sono stati 19 contro 18 del 2006 (indice a 92,8). Nel quarto trimestre, l’output e’ sceso del 2,2% congiunturale. Dicembre ha visto il quarto calo congiunturale consecutivo. Nella media 2006, la produzione era cresciuta del 2,2%. L’ Isae stima un rialzo della produzione industriale a gennaio 2008 (+0,6%), una riduzione a febbraio (-0,7%) e un nuovo incremento a marzo (+0,6%). Nel primo trimestre, l’output si ridurrebbe dello 0,1% rispetto al quarto trimestre del 2007.

Derivati: Unicredit denunciata, Adusbef minaccia class action e mette in guardia gli investitori dai pericoli dell’economia “di carta straccia”

Il settimanale “L’Espresso” nella scorsa settimana ha pubblicato un’inchiesta sulle disavventure di un imprenditore pugliese il quale ha fatto causa a Unicredit chiedendo danni per 276 milioni di euro più interessi ed accusandola di truffa ed usura. La ditta in questione è Divania e fatturava 65 milioni di euro, ma è stata costretta a chiudere.

L’imprenditore ha fornito come prove anche dei filmati in cui i funzionari di Unicredit lo constringerebbero a firmare contratti ad alto rischio sui derivati, pena la chiusura di affidamenti vitali. Unicredit ha smentito immediatamente: secondo quanto dichiarato dalla banca l’impresa in questione è stata costretta a chiudere non a causa degli investimenti sui derivati ma per la congiuntura internazionale negativa del settore in cui operava Divania.

Come si può immaginare dal nome l’azienda operava nel campo dei mobili imbottiti e secondo Unicredit sarebbe andata incontro alla crisi già dal 2003 quando sono entrate sul mercato le produzioni dei paesi a basso costo. Situazione che poi sarebbe andata peggiorando nel 2004, con il crollo dei bilanci dovuti anche all’apprezzamento dell’euro sul dollaro.

Acqua, energia, gas: aumenti per le famiglie italiane

Secondo il centro studi Ricerche industriali ed energetiche, da aprile si pagheranno 52 euro in più l’anno per le bollette di luce e gas. Per colpa delle temperature, più basse del previsto, al posto dei 76 euro che nel 2006 erano bastati per sfuggire al freddo, lo scorso novembre sono stati ben 125 con una differenza di 49 euro, che sommati ai 33 del mese precedente fanno già 82. Infine è arrivato dicembre. Che ovviamente non ha portato nulla di buono per il portafogli. Le famiglie italiane nel mese di dicembre hanno speso 200 euro contro i 160 del corrispondente periodo del 2006. Quindi, altri 40 euro in più che portano la differenza a 122. Ora la parola all’Authority, cui spettano le decisioni in tema di tariffe. Per la Cgil saranno colpiti i redditi medio-bassi. Aumenti in vista anche per le bollette dell’acqua: entro il 2010 infatti, si passerà da una media di 1,19 euro al metro cubo – calcolata nel 2007 – a 1,32 euro al metro cubo, con un incremento del 10, 7%. Ma non è tutto, la tariffa subirà ulteriori ritocchi nel corso dei prossimi anni, e quindi arriverà a 1,45 euro/mc in media nel 2015 per raggiungere 1,51 euro al metro cubo nel 2020, con aumento del 26,9% rispetto al 2007.La stima è dell’Anea, l’associazione che riunisce la maggior parte degli Ato italiani, addetti alla regolazione e al controllo del servizio di acqua e rifiuti nel rapporto con l’ente gestore.

Tasse locali: liguri e toscani i più vessati, in fondo alla classifica il Sud

L’aumento dei prezzi dei carburanti e delle bollette della luce e del gas hanno subìto delle vere e proprie impennate. Se sommiamo anche l’incremento delle tasse locali, tutto cio’ ha prosciugato abbondantemente i tagli dell’Irpef. Anzi, il saldo e’ sicuramente negativo. Gli italiani hanno speso nel 2006 circa 333 euro solo per le principali tasse locali, e cioe’ per le addizionali regionali e comunali Irpef e l’Ici. Tra il 2001 e il 2006 la crescita e’ stata pari a 70 euro. Una variazione, in questi 5 anni, del +26,3% contro un aumento dell’inflazione, sempre nello stesso intervallo di tempo, del 12% e del 3.7% del Pil nazionale. Questi dati emergono da un’indagine dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre che da anni fa un monitoraggio molto attento sull’andamento delle tasse locali. In base ai calcoli dell’Istituto, riferiti all’anno 2005, sul podio dei cittadini più vessati, oltre ai liguri, siedono anche i toscani (con 682,4 euro l’anno in media per abitante tra Ici, Tarsu, addizionali comunali ed altre imposte locali) e gli emiliani (675,3 euro), che superano di pochi centesimi i friulani (674,5 euro). Oltre i 600 euro anche lombardi e i laziali. All’opposto, invece, i pugliesi fanno compagnia a siciliani e lucani, con un’imposizione per tutti inferiore ai 350 euro. Gli enti locali calabresi chiedono 372,5 euro l’anno per ogni abitante della regione. Guardando a macro-aree, è il Centro a pagare di più, con 639,2 euro, contro i 381,9 del Sud e i 625,8 del Nord.

Yahoo! respinge l’offerta di Microsoft

L’assemblea straordinaria di Yahoo, riunitasi per scegliere cosa fare, ha rifiutato l’offerta. La proposta d’acquisto di Microsoft sarebbe troppo bassa. In effetti la cifra iniziale doveva essere rivista alla luce dei fatti avvenuti in Borsa in questi giorni. Il titolo Yahoo ha registrato un’incredibile crescita, fino a raggiungere quel 60% in più previsto nell’accordo, mentre le azioni Microsoft hanno perso il 10% circa.

L’offerta prevedeva che l’acquisto fosse effettuato parte in denaro e parte in azioni Microsoft: in questo modo l’opa ha perso valore dando così la possibilità a Yahoo di rifiutare, forse anche per discutere nuovamente i termini dell’offerta.

Sono in molti a scommettere sul rilancio di Microsoft ma c’è anche chi sospetta che la mossa del gruppo di Bill Gates fosse studiata solo per evitare che altri approfittassero del momento di estrema debolezza di Yahoo e del suo titolo. In questo caso gli “altri” sarebbero principalmente Amazon e l’offerta di Microsoft avrebbe scopi esclusivamente speculativi.

Singapore: Food & Hotel Asia 2008

Singapore è una fiorente città-stato che ha supplito alla mancanza di risorse naturali diventando uno dei massimi centri commerciali e finanziari dell’Asia. Pur essendo una città di cemento, vetro e acciaio, è famosa per la sua ingegnosità tecnologica. È molto sviluppata e assicura un alto tenore di vita agli abitanti. Il settore agricolo non ha grande importanza; infatti Singapore è appunto un grande centro commerciale e finanziario. La Cina ha nel mese scorso siglato un memorandum di intesa con Singapore per consentire a un gruppo di banche selezionate di investire i fondi dei clienti nei mercati azionari della città-stato. Lo ha annunciato l’autorità di vigilanza bancaria (Cbrc), aggiungendo che sta concludendo accordi simili con Giappone, Germania e Stati Uniti. Attualmente, le banche cinesi possono investire i fondi dei clienti soltanto a Hong Kong e in Gran Bretagna. Anche l’attività mercantile è molto praticata, grazie al suo legame con il traffico portuale. Dal 22 al 25 aprile si terrà a Singapore la Fiera Food & Hotel Asia 2008, esposizione biennale nata nel 1978. che nel 2006 è stata allestita su una superficie di 65.000 m2 ha ospitato 2.330 aziende provenienti da 69 Paesi (di cui 130 dall’Italia). Il Salone è stato visitato da 23.045 operatori locali di cui 13.613 stranieri (pari al 37% del totale) provenienti da 33 Paesi.