Eurozona: recessione o rallentamento? Francia chiede prolunga dei termini

L’eurozona non si trova alle soglie di una recessione ma soffrira’ solo di un rallentamento della crescita. Sono queste le valutazioni dei ministri dell’economia europea al centro delle riunioni di inizio settimana. Il presidente di turno dell’Ecofin Andrej Bajuk ha indicato che la Bce sta svolgendo un eccellente lavoro. Tuttavia non si può negare che ogni singola nazione di Eurolandia viva una sua particolare situazione. Queste situazioni inoltre vivono in uno scenario economico mondiale non saldissimo: la crisi dei mercati finanziari e le prospettive di crescita dell’economia di Eurolandia sono altresì influenzate dalle difficoltà che arrivano dall’Atlantico, la crisi dei mutui subprime ed anche il dollaro debole. Avere la moneta unica europea forte non ha solo conseguenze positive, bensì riduce le esportazioni di quel Paese e le esportazioni sono una voce importante del PIL: chi sarebbe disposto ad acquistare da noi europei una lavatrice che in America costerebbe quasi il 50% in meno? Per non parlare dell’ industria cinese, che affligge i nostri mercati, ma in questo caso riusciamo ancora a competere in termini di qualità, questo però solo per i prodotti cinesi ma non per quelli americani.

Acqua, energia, gas: aumenti per le famiglie italiane

Secondo il centro studi Ricerche industriali ed energetiche, da aprile si pagheranno 52 euro in più l’anno per le bollette di luce e gas. Per colpa delle temperature, più basse del previsto, al posto dei 76 euro che nel 2006 erano bastati per sfuggire al freddo, lo scorso novembre sono stati ben 125 con una differenza di 49 euro, che sommati ai 33 del mese precedente fanno già 82. Infine è arrivato dicembre. Che ovviamente non ha portato nulla di buono per il portafogli. Le famiglie italiane nel mese di dicembre hanno speso 200 euro contro i 160 del corrispondente periodo del 2006. Quindi, altri 40 euro in più che portano la differenza a 122. Ora la parola all’Authority, cui spettano le decisioni in tema di tariffe. Per la Cgil saranno colpiti i redditi medio-bassi. Aumenti in vista anche per le bollette dell’acqua: entro il 2010 infatti, si passerà da una media di 1,19 euro al metro cubo – calcolata nel 2007 – a 1,32 euro al metro cubo, con un incremento del 10, 7%. Ma non è tutto, la tariffa subirà ulteriori ritocchi nel corso dei prossimi anni, e quindi arriverà a 1,45 euro/mc in media nel 2015 per raggiungere 1,51 euro al metro cubo nel 2020, con aumento del 26,9% rispetto al 2007.La stima è dell’Anea, l’associazione che riunisce la maggior parte degli Ato italiani, addetti alla regolazione e al controllo del servizio di acqua e rifiuti nel rapporto con l’ente gestore.

Rallentamento economico nei Paesi OCSE: economia italiana in frenata

Non sono positive le prospettive di crescita per i Paesi della zona Ocse, a segnalarlo è il superindice di dicembre, che segna un segno negativo dello 0,3, a 99,1 punti. In un anno il calo è di 2,1 punti. La flessione è più accentuata per l’Italia: -1,2 a 95,3 punti su base mensile, -3,4 su base annuale. Per la zona euro il superindice registra un calo dello 0,4 a 98,1 punti rispetto a novembre e del 2,2 rispetto al dicembre 2006. Per gli Stati Uniti l’Ocse segnala un -0,7 a 99,8 punti su base mensile e -1,8 su quella annuale. Quanto al Regno Unito, il superindice vede un -0,2 a 100,3 punti a dicembre e un -0,1 punti al di sotto del livello dell’anno prima. Continuano così a peggiorare le prospettive di crescita economica dell’Italia, così come quelle di tutti i maggiori Paesi dell’area dell’Ocse.

Dumping cinese: più protezioni per l’industria europea?

Il dumping è la vendita di un prodotto nel mercato di un altro Paese ad un prezzo inferiore al “valore normale” o “fair value. Di conseguenza, un prodotto è oggetto di dumping laddove il suo prezzo di esportazione sia inferiore al suo valore normale praticato nel Paese dell’esportatore. Per esempio un esportatore cinese vende un bene in Cina a prezzo 10, ed esporta lo stesso bene in Europa a 7. Il dumping è una discriminazione internazionale dei prezzi e viene spesso considerata una forma di concorrenza sleale e quindi una pratica sleale di commercio internazionale (dump: luogo di scarico di detriti o spazzatura), perché il prodotto è venduto, su un dato mercato e in un tempo preciso, ad un prezzo così basso per cui i produttori locali difficilmente possono competere con esso. L’Unione europea, come la maggior parte delle altre economie importatrici, si avvale di un sistema di strumenti di difesa commerciale. Questi strumenti, che consistono nell’applicazione di dazi antidumping al prezzo dei beni importati (diretti appunto a far innalzare il prezzo di vendita), permettono all’Unione Europea di difendere i propri produttori dalle importazioni effettuate in base a condizioni sleali.

Politica monetaria: oggi si riunisce Bce, improbabile immediato taglio dei tassi

La recessione negli Stati Uniti e le sue conseguenze sull’economia europea spingeranno la Bce ad ammorbidire i toni e ad aprire, seppure solo in prospettiva, la porta verso un taglio dei tassi di interesse? E’ iniziata poche ore fa all’Eurotower la riunione mensile del Consiglio direttivo della Bce che dovra’ decidere eventuali mosse sui tassi di interesse dell’Eurozona. Alla riunione e’ presente anche il commissario Ue per gli Affari economici e monetari, Joaquin Almunia. Gli analisti sono sempre più convinti che l’Eurotower taglierà il costo del denaro entro il secondo trimestre, tuttavia Jean-Claude Trichet, presidente della Bce, ha dichiarato esplicitamente che la Bce non seguirà la Fed, che in otto giorni ha portato i tassi dal 4,25 al 3 per cento. Per un eventuale taglio del tasso di riferimento, comunque, la Bce dovrebbe attendere almeno marzo, quando cioè saranno diffuse le nuove stime di crescita. Nelle ultime settimane l’aggravarsi delle prospettive di crescita economica degli Usa, e la linea seguita dalla Federal Reserve, con decisi tagli sul costo del danaro, avevano fatto aumentare le pressioni sull’istituzione di Francoforte, affinché a sua volta abbandonasse la sua fermezza sulla lotta all’inflazione e si orientasse verso una riduzione dei tassi di interesse. D’altra parte Francoforte non può nemmeno ignorare i chiari segnali di rallentamento dell’economia. La conferma dei rischi per l’Europa che esistono anche su questo versante, sulla scia della tanto discussa recessione degli Usa, è giunta oggi dai dati sui direttori di acquisto (l’indice Pmi). Il valore di gennaio è stato consistentemente rivisto al ribasso, a 51,8 punti dai 53,3 di dicembre.

Crisi fondi comuni: a gennaio solo 19 miliardi

Una raccolta negativa per 19 miliardi in un solo mese è il risultato peggiore registrato storicamente dall’industria dei fondi comuni. Anche il patrimonio ha segnato il passo, scendendo a 538 miliardi e registrando un decremento del 5,5% rispetto a dicembre 2007. Cosa può aver contribuito a questa situazione negativa? A gelare la raccolta di gennaio ha sicuramente contribuito il pessimo andamento dei mercati finanziari, scesi in media del 15%. I costi spesso troppo elevati dei fondi obbligazionari, che con rendimenti mediamente al di sotto dell’inflazione non sono giustificati, spingono molti risparmiatori a cercare alternative. Inoltre le banche da mesi stanno dirottando i loro clienti verso prodotti (in primis le loro obbligazioni) che consentono agli sportelli di incassare commissioni di ingresso più ricche. Solo i fondi monetari, quelli usati per parcheggiare temporaneamente la liquidità, segnano un dato positivo (un modesto più 886,4 milioni di euro). Soffrono i fondi di diritto italiano (che perdono poco meno di 9 miliardi di euro), ma anche i “roundtrip” (i fondi creati all’estero da società italiane, con un saldo negativo fra raccolta e riscatti di 7,8 miliardi), e i fondi esteri (meno 2,7 miliardi). Se a questi dati si aggiungono i cali che hanno colpito le Borse nel mese di gennaio, si arriva a un patrimonio complessivo in calo dai 570,2 miliardi di dicembre agli attuali 538,6 miliardi.

Mutui subprime e recessione USA: FBI indaga su possibile frode

La crisi dei derivati subprime è scoppiata negli Stati Uniti e si è poi diffusa nelle principali economie del pianeta (nei giorni scorsi, la francese SocGen ha annunciato svalutazioni per 2,3 miliardi di euro nel IV trimestre 2007 legate alla crisi subprime, la svizzera Ubs ha annunciato una maxi perdita aggiornando il buco complessivo generato dai subprime a 18,4 miliardi di dollari). Secondo le stime delle banche d’affari la recessione economica (che durerà almeno per un paio di trimestri del 2008) colpirà gli Stati Uniti. Il timore di una recessione negli Usa che contagi anche l’economia mondiale, affonda ancora le borse. In Asia, Tokyo crolla quasi del 4%, mentre le borse europee perdono tutte oltre l’1%. La congiuntura economica globale preoccupa economisti e capi di Stato. In apertura del 38mo World Economic Forum a Davos, in Svizzera, l’economista Nouriel Rubini ha previsto una grave recessione negli Usa, un rallentamento nei paesi emergenti e un forte rallentamento nei paesi europei. Pessimista anche il finanziere Gorge Soros, secondo il quale le banche centrali hanno perso il controllo della situazione nel momento in cui hanno permesso alle istituzioni finanziarie di mettere in circolazione prodotti sui quali non hanno alcun tipo di controllo.

Vodafone cresce grazie a India e Turchia. Crescita più lenta in Italia

Tutti conoscono il colosso telefonico britannico Vodafone, la compagnia ha chiuso il terzo trimestre con vendite in aumento a 9,2 mld di sterline, con un rialzo del 4,4% su base comparabile, grazie soprattutto alle acquisizioni in India e Turchia avvenute nel 2005 quando Vodafone si aggiudicò la gara per l’acquisizione della Telsim, il secondo operatore di telefonini della Turchia e iniziò strategie anche in India con il 10% in Bharti Tele-Venture. I ricavi aumentano quindi grazie al boom delle vendite sui mercati emergenti di India e Turchia, dove l’incremento è rispettivamente del 50% e del 32%: un successo frutto della strategia dell’amministratore delegato Arun Sarin, che punta a compensare la crescita contenuta sui mercati maturi dell’Europa con un’espansione sui mercati emergenti. I risultati di questo trimestre, secondo quanto ha commentato l’amministratore delegato Pietro Guindani, dimostrano come i clienti utilizzino sempre di più i servizi mobili. Il forte incremento dei volumi di traffico e l’esplosione nell’utilizzo della banda larga mobile testimoniano il successo della strategia di mercato di Vodafone Italia con iniziative commerciali sempre più mirate a incentivare l’utilizzo dei servizi.

L’euro compie 10 anni. Volatilità sul mercato, ma chiude in rialzo rispetto a dollaro

Per alcuni è la causa di tutti i nostri mali, per altri è l’ancora di salvezza di un Paese che si dibatte tra instabilità politica evitandoci una iperinflazione. Secondo gli operatori, la volatilita’ dell’euro di questi giorni e’ anche figlia dell’incertezza sulle prossime mosse della Bce che a detta di alcuni potrebbe tagliare i tassi in marzo, difatti dopo una seduta molto altalenante che l’ha portato a sfondare al rialzo quota 1,49 e al ribasso quota 1,47, l’euro ha terminato a quota 1,4833 dollari (da 1,4816). La divisa europea ha perso invece rispetto allo yen a 157,87 (da 158), mentre ha guadagnato sulla sterlina a 0,7538 (da 0,7450). Che l’euro sia amata o odiata, la Commissione europea ha deciso di celebrare i dieci anni dell’euro – nato nel 1999, tre anni prima di entrare nei portafogli di milioni di europei – con una moneta commemorativa. E saranno i cittadini dell’Unione a scegliere la faccia della moneta da due euro che sarà coniata nel 2009 dalle zecche nazionali con un unico disegno uguale per tutti. Per votare basta andare sul sito messo a disposizione dalla Commissione europea e scegliere tra le cinque monete preselezionate dai direttori delle zecche.

Conti pubblici: + 300 milioni di euro, no recessione europea

Saldo positivo a gennaio per il settore statale grazie all’incremento delle entrate fiscali oltre a una diversa calendarizzazione del pagamento degli interessi. Il buon andamento dei conti continua ad essere alimentato quindi dalle entrate fiscali, in costante aumento. Il ministero dell’Economia sottolinea, con soddisfazione, che l’ultimo avanzo di cassa registrato nel mese di gennaio risale al 2001. Lo scorso mese, spiega il Ministero dell’Economia, si e’ realizzato un avanzo pari, in via provvisoria, a circa 300 milioni di euro, con una differenza di circa 1.500 milioni rispetto al dato del mese di gennaio 2007, in cui si e’ registrato un fabbisogno di 1.231 milioni. Quindi il dato, è tanto più rilevante se si fa un confronto con il mese di gennaio 2007.

Migliora il fabbisogno di cassa del Tesoro, peggiorano le attese d’inflazione. Con i conti pubblici di gennaio in attivo per 300 milioni di euro e un carovita che, secondo le previsioni degli economisti, sfiora ormai il 3%. I dati dell’Istat saranno resi noti martedì, ma Mister Prezzi, il nuovo garante nominato dal governo Prodi, già lancia l’allarme sostenendo che dobbiamo attendere per martedì un dato che non sarà confortevole.

ISTAT: in Italia inflazione frena. Eurolandia: da 3,1% a 3,2%

In Italia l’Istat ha reso noto l’andamento dei prezzi alla produzione industriale che, a dicembre, sono calati rispetto a novembre dello 0,1 per cento (contro il +1,1% registrato a novembre rispetto al mese di ottobre). L’inflazione annuale nell’area euro è prevista al 3,2% a gennaio, secondo la stima flash diffusa da Eurostat, in aumento rispetto al 3,1% di dicembre. Inoltre molti stenteranno a crederci, ma gli stipendi crescono più del costo della vita. Lo dice ancora l’Istat secondo cui nel corso del 2007 l’aumento medio registrato dai salari è stato del 2,2% e quello delle retribuzioni contrattuali orarie del 2,3% rispetto all’anno precedente. Cinque punti percentuali in più rispetto all’inflazione media annua che nel 2007 è cresciuta dell’1,8%.

Il tasso di disoccupazione nella zona euro si è stabilizzato al 7,2%. Il valore, corretto con le variazioni stagionali, si riferisce a dicembre 2007 ed si è abbassato di poco rispetto al 7,8% registrato a dicembre 2006. Per l’UE27 il tasso di disoccupazione si è abbassato di quasi un punto percentuale rispetto a dicembre 2007: 6,8% contro 7,6% dell’anno precedente. I valori più bassi sono stati registrati nei Paesi Bassi (2,9%) e in Danimarca (3,1%), mentre i più elevati in Slovenia (10,8%) e in Spagna (8,6%). Ben 24 Stati membri hanno registrato un abbassamento del loro tasso di disoccupazione annuale e solo in 3 Stati si è verificato un innalzamento. Le diminuzioni più consistenti si sono avute in Polonia (dall’11,8% all’8,1%) e in Bulgaria (dall’8,2% al 5,8%), mentre l’aumento più forte lo ha avuto la Spagna (dall’8,2% all’8,6%).