Mutui: aumentano quelli a tasso fisso e le richieste di rinegoziazione

La situazione economica italiana non è certo facile e chi più di tutti ne risente sono le famiglie. Nonostante la congiuntura internazionale, l’aumento dei tassi e la restrizione del credito gli italiani continuano a comprare case. Nei primi dieci mesi del 2007 le richieste di mutui hanno subito un’accellerazione per poi effettuare una brusca frenata negli ultimi mesi.

Le richieste di mutui per acquistare casa però resta superiore al 2006 di un abbondante 10%. L’allargamento della crisi dei mutui subprime anche fuori dagli Stati Uniti ha probabilmente cambiato negli italiani la percezione della convenienza di richiedere un mutuo in questo momento. Le richieste calano, ma aumentano i prezzi delle case è così anche il volume dei mutui richiesti, aumentato nel 2007.

Tassi di interesse sui crediti sempre più cari


“L’Italia non è in emergenza mutui”

Lo aveva affermato a settembre il presidente dell’Abi, Corrado Fissola, rassicurando l’Italia sul buon funzionamento del nostro sistema bancario. Poi nel mese di dicembre i tassi di interesse sui mutui hanno subito un’impennata, toccando quota 5,72%. E l’Abi nuovamente rassicura tutti rivelando i dati di gennaio e gridando all’inversione di rotta grazie a quel centesimo di differenza. Nell’ultimo mese infatti i tassi sui prestiti che avevano toccato in dicembre il punto massimo dal 2002, hanno registrato una “flessione”, attestandosi al 5,71%.

Cresce invece il tasso medio ponderato: l’indicatore viene rilevato solo da cinque anni a questa parte ma è riuscito comunque a toccare il massimo storico: 6,22% (in dicembre era 6,17%), ben 70 punti in più rispetto al gennaio dello scorso anno. Continua quindi il rialzo del costo medio dei finanziamenti e le famiglie scelgono sempre di più il tasso non variabile, fisso o misto (nel’ultimo mese il 75% dei prestiti erogati).

Qatar investe in Credit Suisse: previsti ulteriori investimenti per tutto l’anno

I livelli record raggiunti dal petrolio che quota oltre i 96 dollari e il contemporaneo calo dei titoli finanziari seguito alla crisi dei mutui subprime ha creato opportunità di investimento uniche che i fondi sovrani non si sono fatti sfuggire. In prima fila si muovono i fondi arabi: l’emirato del Qatar si prepara ad entrare nel capitale delle principali banche europee e statunitensi. Il fondo sovrano del Qatar sarebbe pronto ad investire 15 miliardi di dollari. Gli investimenti sono previsti nel corso del prossimo anno. Qatar Investment Authority dal mese di gennaio ha iniziato ad acquistare sul mercato ed accumulare azioni di Credit Suisse, nell’ambito dell’ambizioso progetto che mira all’acquisizione di partecipazioni rilevanti in diverse istituzioni finanziarie occidentali. Il Qatar è membro dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC), la principale risorsa economica è rappresentata dall’oro nero su cui si basa la ricchezza del paese, ecco perché l’emirato ha possibilità economiche di investimento non indifferenti. Un’ulteriore risorsa è costituita inoltre dai giacimenti di gas naturale; infatti, a North West Dome si trovano i più grandi depositi del mondo di gas naturale non associato al petrolio.

Fed: USA in stagnazione, possibili ulteriori tagli tassi a marzo

La Federal Reserve resta pronta ad agire sui tassi, la crescita statunitense attraversa un periodo di stagnazione. Il presidente della Federal Reserve di San Francisco, Janet Yellen, ritiene piuttosto probabile che l’economia Usa sperimentera’ una crescita lenta, e non una vera e propria recessione, nei prossimi trimestri. Dello stesso parere è Ben Bernanke, secondo il quale l’inflazione dovrebbe moderare e le attese rimangono comunque sotto controllo, l’economia americana attraverserà un periodo di crescita modesta nei primi trimestri del 2008, ma dovrebbe riprendere velocità verso la fine dell’anno, per cui anche Bernanke ha escluso la recessione per l’economia Usa, anche se il rallentamento sarà inevitabile. Inoltre Bernanke alla Commissione bancaria del Senato ha precisato che tutte le banche che vengono supervisionate, restano con posizioni capitali forti e non esiste alcun rischio imminente di alcuna insolvenza, non esistono minacce che le crescenti perdite legate alle turbolenze relative ai mutui subprime possano determinare insolvenze bancarie, tuttavia la situazione del mercato finanziario rimane delicata.

Investimenti nel mattone: nonostante incentivi cala domanda immobili

Investire nel mattone è oggi la prima scelta dei risparmiatori italiani, poco fiduciosi verso il mondo delle azioni o dei titoli allettati da condizioni addirittura più favorevoli rispetto alla media europea. Infatti, dato il livello ancora basso dei tassi, è probabile che la via migliore resti l’acquisto finanziato da un mutuo, soprattutto nelle grandi città, dove gli affitti sono sempre più alti. Nel caso di stipula di un mutuo, inoltre, esiste il vantaggio di poter detrarre fiscalmente gli interessi passivi. Per queste ragioni il mattone è ormai riconosciuto da tutti come l’investimento rifugio per eccellenza. Inoltre ciò che dovrebbe spingere verso l’alto il mercato immobiliare alcuni elementi, tra cui l’andamento problematico delle borse, soprattutto in questi ultimi periodi, e, in generale, delle forme di investimento alternativo, l’esiguità del mercato della locazione ed il fatto che i rendimenti da locazione risultano essere competitivi rispetto ai rendimenti finanziari. Una limitazione è data invece dal fatto che, normalmente, i mutui al 100% sono concessi solo per l’acquisto o la costruzione della prima casa. Nel caso di seconda casa, l’importo massimo finanziabile torna ad essere pari ad un massimo dell’80%.

Eurozona: recessione o rallentamento? Francia chiede prolunga dei termini

L’eurozona non si trova alle soglie di una recessione ma soffrira’ solo di un rallentamento della crescita. Sono queste le valutazioni dei ministri dell’economia europea al centro delle riunioni di inizio settimana. Il presidente di turno dell’Ecofin Andrej Bajuk ha indicato che la Bce sta svolgendo un eccellente lavoro. Tuttavia non si può negare che ogni singola nazione di Eurolandia viva una sua particolare situazione. Queste situazioni inoltre vivono in uno scenario economico mondiale non saldissimo: la crisi dei mercati finanziari e le prospettive di crescita dell’economia di Eurolandia sono altresì influenzate dalle difficoltà che arrivano dall’Atlantico, la crisi dei mutui subprime ed anche il dollaro debole. Avere la moneta unica europea forte non ha solo conseguenze positive, bensì riduce le esportazioni di quel Paese e le esportazioni sono una voce importante del PIL: chi sarebbe disposto ad acquistare da noi europei una lavatrice che in America costerebbe quasi il 50% in meno? Per non parlare dell’ industria cinese, che affligge i nostri mercati, ma in questo caso riusciamo ancora a competere in termini di qualità, questo però solo per i prodotti cinesi ma non per quelli americani.

Mutui in crisi

Gli economisti non sono ottimisti in merito alla situazione economico-finanziaria soprattutto relativamente all’economia USA. Gli aumenti del prezzo del petrolio di questi ultimi giorni, l’aumento della disoccupazione in America, la crisi che ha colpito la borsa di Wall Street, sono solo gli ingredienti di una imminente recessione, le cui probabilità stimate sono superiori al 50%.
Questi eventi hanno spinto le più importanti banche centrali ad immettere in due tranche (previste rispettivamente per il 14 e il 28 gennaio) di un’ammontare totale di 60 miliardi di dollari.