S&P potrebbe declassare il rating di sei banche coreane, a causa delle loro difficoltà di rifinanziamento

 Kookmin Bank e altre sei compagnie finanziarie della Corea del Sud, tra cui Woori Bank e Shinhan Bank, potrebbero vedere tagliato il loro rating del settore creditizio da parte di Standard & Poor’s: La decisione è stata motivata in particolare dalle difficoltà incontrate dagli istituti creditizi nel rifinanziare i debiti che sono maturati. Hana Bank, Korea Exchange Bank e Shinhan Card Co. erano state inoltre collocate nella classifica di un’altra agenzia di rating, CreditWatch: ciò potrebbe avere dei risvolti negativi, perché significherebbe che vi sono più del 50% di possibilità che la stretta globale della liquidità sta minacciando i finanziamenti in valuta estera delle banche coreane, e quindi la loro capacità di credito.

 

La mossa, due settimane dopo che una simile azione era stata intrapresa dall’agenzia Moody’s Investors Service, va ad aumentare la pressione sul governo della nazione asiatica, sempre più costretto a seguire l’esempio dei paesi dell’Europa, di Hong Kong e dell’Australia nel garantire i prestiti bancari. Il governo non ha introdotto alcuna misura su larga scala per facilitare i finanziamenti dei prestatori. Standard & Poor’s, in proposito, è stata molto chiara:

Le banche coreane sono esposte ai rischi di liquidità delle valute estere, dato che stanno affrontando una crescente difficoltà di rifinanziamento dei prestiti maturati: il costo dei prestiti è in crescita, nonostante la loro più breve scadenza.

 

Forte penalizzazione per il settore del lusso. Bulgari teme l’effetto scure del natale di recessione

 Grande debacle per i titoli del lusso, che negli ultimi mesi hanno deluso più di altri comparti, registrando una discesa del 30%. Performance che non si vedevano da tempo e che hanno portato il comparto a trattare a multipli sotto la media storica di 12-13 volte gli utili 2008, a circa 9 volte gli utili previsti per il 2009. A dirlo sono gli analisti di Jp Morgan in uno studio inviato questa mattina ai clienti dove confermano la visione neutrale sul comparto del lusso. Dopo un primo semestre brillante, con vendite superiori al 10% e con una crescita dell’Ebit di circa il 25%, il settore ha percepito i primi piccoli segnali di rallentamento. Un ulteriore rallentamento è atteso nell’ultima parte dell’anno, ma soprattutto nel primo semestre del 2009. Infatti, nel prossimo anno secondo l’analista Melanie Flouquet si assisterà ad una contrazione della crescita dei ricavi dovuta all’impossibilità di aumentare i prezzi e alla pressione sui volumi.

Si esaurisce il rimbalzo. Negli USA e in Asia in mercati tornano a scendere, preoccupa la crescita

 Torna il segno meno sui mercati azionari dopo le sedute negative negli Stati Uniti e in Asia. Gli sforzi delle istituzioni per mettere fine all’emergenza finanziaria non hanno portato nuovi rialzi. Negli USA Henry Paulson ha annunciato misure per la ricapitalizzazione del settore bancario, dando quindi avvio al piano B.  Il Tesoro degli Stati Uniti spenderà 250 miliardi di dollari per comprare azioni delle principali banche del paese, seguendo così il percorso di rafforzamento patrimoniale delle banche portato avanti dai paesi europei. In Giappone invece la banca centrale ha promosso una forte azione di sostegno ai mercati, mettendo a disposizione liquidità a breve termine in misura illimitata alle società che ne facessero richiesta . Come anticipato ieri i mercati sono tornati a concentrarsi sulle prospettive dell’economia e sui profitti delle società, con le sedute dominate dalle preoccupazioni per la capacità di spesa dei consumatori.

Sedute negative per lo yen: la valuta asiatica perde nei confronti di dollaro, euro e persino del dollaro australiano e neozelandese

 Lo yen è in calo nei confronti delle valute principali degli altri continenti, dopo che i governi di Stati Uniti, Europa e Australia si sono impegnati a sostenere le banche, incoraggiando in tal modo gli investitori ad accrescere i patrimoni di euro, sterline e dollari australiani. Il Tesoro statunitense dovrebbe acquistare a breve le partecipazioni bancarie, tra cui quella di Citigroup Inc. e JPMorgan Chase & Co.; le nazioni europee si sono invece impegnate a versare 1,8 trilioni di dollari per garantire i prestiti.

 

Neil Jones, a capo del comparto hedge fund della società Mizuho Capital Markets a Londra, ha così commentato:

I policy maker si sono fatti sotto con le giuste iniziative per affrontare la questione del credito, e ciò rappresenta un’operazione fondamentale per ristabilire la confidenza. Queste misure faranno aumentare la propensione al rischio: gli investitori acquisteranno azioni e venderanno lo yen per le valute più competitive.

La valuta giapponese ha perso 1,8 punti percentuali a New York, raggiungendo quota 141,07 per un euro. È uno dei maggiori declini da gennaio 2001: lo yen ha perso anche nei confronti del dollaro (-0,8%) chiudendo a quota 1,3742. La moneta asiatica dovrebbe tornare a crescere verso la fine del 2008, quando raggiungerà quota 130 yen per un euro, a causa della stagnazione globale dell’economia: tale crescita futura dovrebbe anche garantire l’aumento della domanda per asset più sicuri.

La crisi ha fatto selezione nel mondo bancario, ora ci sono importanti opportunità d’acquisto secondo i gestori

 Le valutazioni degli istituti di credito lasciati in piedi dalla crisi finanziaria, soprattutto negli Stati Uniti, sono diventate molto attraenti e rappresentano un’opportunità di acquisto. Ne è convinto Paul Ehrlichman, presidente e direttore investimenti di Global Currents Investment Management che a inizio anno si dichiarava “significativamente” sottopesato sul settore finanziario.

Un rapido incremento della volatilità crea delle valutazioni mal prezzate che ci consentono di aumentare la nostra esposizione vicino al punto più basso del ciclo,

ha detto a Reuters Ehrlichman in una serie di risposte scritte.
La storia ci dice che le banche guidano il rialzo del mercato fuori dai rallentamenti legati al credito, tuttavia crediamo che il punto più basso di questo ciclo potrebbe durare più a lungo che in passato”.

Il Dow Jones mette a segno un +11,06%: nuovi target e resistenze

 A fronte delle forti oscillazioni degli ultimi giorni di contrattazione, è necessario riproporre il grafico mensile del Dow Jones Industrial Average che gia si era analizzato: il target ribassista segnalato per i prossimi mesi è gia stato raggiunto dalla attuale shadow della candela di Ottobre: motivo per cui Lunedì abbiamo assistito ad un recupero sostanzioso in termini di punti indice. Lo spunto rialzista che ha condotto il rally, è nato sia dal contatto con il canale azzurro gia precedentemente segnalato, sia dal contatto con la media mobile a 200 periodi. Per confermare il segnale di forza per i prossimi mesi, è necessario chiudere la candela attuale sopra gli 8800 punti: in questo caso potremo ipotizzare l’inizio di una nuova fase rialzista che guiderà i prezzi vicino ai massimi di sempre.

È ancora presto per definire la situazione con certezza, si rimanda quindi a fine mese per un’analisi completa.

Dal punto di vista daily il Dow Jones ha messo a segno nella giornata di ieri uno dei rialzi più vistosi di sempre: ha infatti chiusa la giornata con una performance dell’11.06% a quota 9387,61 punti indice.

Dopo la paura credit crunch questa settimana occhi puntati sull’economia reale

 Questa settimana finanziaria è iniziata in modo ottimo, con un rimbalzo a doppia cifra di tutte le più importanti piazze finanziarie. I governi delle più importanti economie sembrano essere finalmente riusciti a riportare fiducia in un mercato in preda al panico. Il G7 prima, ma soprattutto il meeting europeo, hanno riportato unità nelle politiche economiche dei vari paesi ed adesso siamo di fronte ad una azione coordinata che punta ad annullare la crisi finanziaria in corso. Abbandonate (speriamo) le paure per il collasso di tutto il settore finanziario, questa settimana torneremo a fare i conti con la realtà economica USA e con le trimestrali delle grandi compagnie quotate.

Rush positivo delle borse asiatiche dopo il piano di salvataggio euro-americano: sugli scudi Hong Kong, Corea del Sud e Singapore

 È stata più che positiva la reazione delle principali borse asiatiche all’annuncio dei giorni scorsi di un piano di salvataggio per le banche in difficoltà, che verrà attuato da Stati Uniti ed Europa. Se si esclude la borsa di Tokyo, la principale borsa asiatica, chiusa per festività, i principali rialzi e guadagni percentuali sono stati ottenuti dalla borsa di Hong Kong, che ha fatto registrare un sorprendente recupero, dopo la debolezza iniziale (+2,4%; l’indice Hang Seng ha guadagnato 9,94 punti percentuali) e dalla Corea del Sud, in rialzo del 3,79%. Molto interessanti sono state inoltre le performance della borsa australiana (l’Australian Securities Exchange è in rialzo di oltre cinque punti percentuali) e quella di Singapore, dove il Singapore Exchange Limited (SGX) ha ottenuto un buon spunto finale, con l’indice Straits Times in progresso.

 

 

Gli unici ribassi che sono stati registrati sono relativi alla borsa cinese di Shanghai (-2,5%) e la borsa di Taiwan (-2,85%). È molto attesa la borsa di Tokyo, che riaprirà domani dopo le festività e su cui ancora pesa la perdita record di 24 punti percentuali la scorsa settimana. Gloria Macapagal Arroyo, presidente delle Filippine, ha chiesto una convocazione urgente di un vertice dell’Asean (l’associazione che raggruppa le nazioni del sudest asiatico), allargando la partecipazione ad altri paesi come Giappone, Cina e Corea del Sud.

Il crollo di General Motors: il quadro grafico è critico da diversi anni

 Come gia spiegato nei primi articoli, i limiti dell’analisi tecnica sono compensati mediante uno studio fondamentale delle aziende: l’analisi tecnica non può per esempio prevedere o ipotizzare il fallimento di un’azienda, come invece studi dei bilanci della stessa possono indicare. Questo limite può essere compensato comunque, mediante l’individuazione delle debolezze grafiche e quindi delle situazioni sfavorevoli per investimenti rialzisti di lungo periodo.

Rumors di mercato parlano di un possibile fallimento di General Motors, azienda di rilievo mondiale quotata nel mercato NYSE.

Mediante una tecnica di analisi gia proposta nei precedenti articoli (ovvero il confronto tra l’andamento di uno strumento finanziario e un’indice di riferimento) proviamo ad individuare gli aspetti critici che hanno portato ad una perdita di valore delle azioni a dir poco vertiginosa.

Dal 1991 al 2003 circa si può notare una certa concordanza nei due valori: non vi sono divergenze degne di nota tra i due prezzi, pertanto fino a quel momento non si sono presentati presupposti ne di debolezza ne di forza relativa.