Rush positivo delle borse asiatiche dopo il piano di salvataggio euro-americano: sugli scudi Hong Kong, Corea del Sud e Singapore

 È stata più che positiva la reazione delle principali borse asiatiche all’annuncio dei giorni scorsi di un piano di salvataggio per le banche in difficoltà, che verrà attuato da Stati Uniti ed Europa. Se si esclude la borsa di Tokyo, la principale borsa asiatica, chiusa per festività, i principali rialzi e guadagni percentuali sono stati ottenuti dalla borsa di Hong Kong, che ha fatto registrare un sorprendente recupero, dopo la debolezza iniziale (+2,4%; l’indice Hang Seng ha guadagnato 9,94 punti percentuali) e dalla Corea del Sud, in rialzo del 3,79%. Molto interessanti sono state inoltre le performance della borsa australiana (l’Australian Securities Exchange è in rialzo di oltre cinque punti percentuali) e quella di Singapore, dove il Singapore Exchange Limited (SGX) ha ottenuto un buon spunto finale, con l’indice Straits Times in progresso.

 

 

Gli unici ribassi che sono stati registrati sono relativi alla borsa cinese di Shanghai (-2,5%) e la borsa di Taiwan (-2,85%). È molto attesa la borsa di Tokyo, che riaprirà domani dopo le festività e su cui ancora pesa la perdita record di 24 punti percentuali la scorsa settimana. Gloria Macapagal Arroyo, presidente delle Filippine, ha chiesto una convocazione urgente di un vertice dell’Asean (l’associazione che raggruppa le nazioni del sudest asiatico), allargando la partecipazione ad altri paesi come Giappone, Cina e Corea del Sud.

Il crollo di General Motors: il quadro grafico è critico da diversi anni

 Come gia spiegato nei primi articoli, i limiti dell’analisi tecnica sono compensati mediante uno studio fondamentale delle aziende: l’analisi tecnica non può per esempio prevedere o ipotizzare il fallimento di un’azienda, come invece studi dei bilanci della stessa possono indicare. Questo limite può essere compensato comunque, mediante l’individuazione delle debolezze grafiche e quindi delle situazioni sfavorevoli per investimenti rialzisti di lungo periodo.

Rumors di mercato parlano di un possibile fallimento di General Motors, azienda di rilievo mondiale quotata nel mercato NYSE.

Mediante una tecnica di analisi gia proposta nei precedenti articoli (ovvero il confronto tra l’andamento di uno strumento finanziario e un’indice di riferimento) proviamo ad individuare gli aspetti critici che hanno portato ad una perdita di valore delle azioni a dir poco vertiginosa.

Dal 1991 al 2003 circa si può notare una certa concordanza nei due valori: non vi sono divergenze degne di nota tra i due prezzi, pertanto fino a quel momento non si sono presentati presupposti ne di debolezza ne di forza relativa.

Il piano europeo da slancio alle Borse, sperando che basti e che non sia troppo tardi

 Dopo la bozza d’accordo siglato a Parigi dai grandi paesi europei, dopo un tira e molla che ha contribuito a determinare la peggiore settimana per i mercati europei da sempre, finalmente le borse sembrano tirare un sospiro di sollievo, trainate dal settore bancario che vola su tutte le piazze finanziarie continentali. Tutte le borse del vecchio continente a fine mattinata segnano rialzi ben superiori al 5% con Milano piazza migliore con un +7%. Il piano anticrisi sembra in effetti andare nella direzione giusta che è quella di ridare fiducia ad un sistema che sembra aver completato perso la bussola, ma le incognite restano purtroppo ancora alte e molte sono legate al colpevole ritardo con cui le autorità si sono mosse per fronteggiare questa terribile crisi sistemica.

Piano anticrisi europeo: elementi fondamentali e obiettivi

 Garanzie sui prestiti interbancari, ricapitalizzazioni, sospensione del criterio mark to market, commercial paper; sono questi i punti su cui si è concentrata la risoluzione dell’Eurogruppo. Mentre aspettiamo di conoscere ulteriori dettagli provenienti dai Consigli dei ministri di Francia, Germania e Italia (cifre esatte ancora non sono state rese pubbliche) cerchiamo di capire i perché di questa risoluzione e quali elementi della crisi si vogliono colpire.

Analisi Tecnica del Crude Oil: supporti e resistenze importanti

 Si usa dire “non tutto il male viene per nuocere” e se volessimo cercare un lato positivo nella bufera dei mercati viene da pensare al prezzo del Crude Oil che dai massimi di 145 circa ha iniziato la sua discesa fino sotto gli 80 dollari. I benefici di questa discesa non sono ancora tangibili a livello di distribuzione, è comunque interessante studiare il grafico per ipotizzare i prossimi sviluppi.

Proponiamo l’andamento del future legato al Crude Oil quotato nel mercato NYMEX: il rialzo partito dall’inizio del 2007 ha visto il suo massimo nel Luglio 2008 intorno ai 147. Da questo livello è iniziato il ribasso che ha riportato le quotazioni intorno ai valori di Ottobre dell’anno scorso. Ribasso deciso e corposo, che necessiterà comunque di rimbalzi tecnici per proseguire. Sul grafico daily sono proposti i livelli di resistenza/supporto più importanti, da monitorare costantemente: siamo ora sopra i 78 dollari, nel caso l’area verrà violata al ribasso possiamo aspettarci nuovi allunghi fino almeno ai 70 dollari, al contrario in caso di rimbalzo saremmo proiettati verso gli 84 dollari. Il trend di medio periodo allo stato attuale è al ribasso: le medie mobili sono incrociate, vi sono massimi e minimi decrescenti, inoltre l’RSI in ipervenduto fa ipotizzare ad una continuazione del trend preceduta da un rimbalzo tecnico da intendere come nuova occasione di vendita, da sfruttare utilizzando stop-loss ridotti.

Sembra imminente per Ford la vendita della partecipazione in Madza a causa della persistente crisi della domanda di vetture

 Ford Motor Co., dopo quasi tre decenni come investitore della Mazda Motor Corp. in Giappone, sta considerando di vendere la sua partecipazione di controllo. L’annuncio della vendita di un terzo della holding in Madza non è ancora certo, così come è stato affermato da fonti interne all’azienda automobilistica statunitense (un testimone che ha preferito rimanere anonimo). Yukari Hara, portavoce dal Giappone per la Madza, che ha sede a Hiroshima, non ha voluto commentare la notizia. La vendita in questione rappresenterebbe sicuramente la fine di un’era in cui la seconda maggior azienda automobilistica statunitense aveva utilizzato la sua partecipazione nella Madza per essere di ausilio ai principali dirigenti, tra cui il capo del dipartimento finanziario e quello delle operazioni in Nord America.

 

Ford sta affrontando una crescente crisi dal punto di vista finanziario, dato che il mercato automobilistico statunitense è sprofondato ai livelli più bassi dal 1991. Dennis Virag, presidente della Automotive Consulting Group di Ann Arbor (Michigan), ha così commentato:

C’è ora il bisogno di osservare ogni fatto con la massima attenzione, data la particolare situazione.

La Madza holding di Ford è stata valutata 1,36 miliardi di dollari alla borsa di Tokyo: la società statunitense ha perso circa 24 miliardi di dollari dalla fine del 2005 ad oggi.

 

Gm vicina al collasso pensa alla fusione con Chrysler come ultima spiaggia

 L’ agenzia di rating Standard & Poor’ s data la crisi, si è detta perplessa sul futuro delle tre principali case automobilistiche americane, Chrysler (che segna un calo dei ricavi negli Usa del 25%), Ford e General Motors. E ha sottolineato che se le difficoltà dovessero perdurare sarebbero a rischio di fallimento. Ma subito da Detroit Gm ha smentito ogni ipotesi di ricorrere al chapter 11. Così come ha fatto Ford, che ha però annunciato le dimissioni del direttore finanziario Don Leclair, che il primo novembre sarà sostituto da Lewis Booth. Ma se le voci di fallimento per ora sono state smentite, e’ indubbio che la situazione dei colossi di Detroit sia difficilissima. E per fare fronte a ciò si cerca ogni mezzo possibile, non ultimo quello della fusione. General Motors ha tenuto dei colloqui con Chrysler per una eventuale fusione che vedrebbe insieme il numero uno e il numero tre dell’industria automobilistica Usa, in un momento in cui entrambe le società lottano per tagliare i costi. Lo riferisce una fonte informata dei fatti, precisando che i colloqui sono ancora ad un livello “esplorativo”.

Dopo il calo della rupia, la banca centrale dell’India sta attuando misure volte a fornire liquidità al sistema finanziario.

 Il governatore della banca centrale dell’India, Duvvuri Subbarao, ha affermato che si sta preparando per avviare i passi effettivi al fine di mantenere la liquidità nei mercati creditizi della nazione asiatica: Subbarao ha anche ribadito la politica della banca di attenuare le oscillazioni della valuta. La banca si è mostrata pronta a mettere a punto azioni efficaci e rapide per fornire la liquidità, così come è stato precisato dallo stesso governatore durante il meeting dei venti ministri delle finanze che si è tenuto a Washington: l’economia indiana è stata qui presentata come un’economia forte e le sue banche “ben capitalizzate”.

 

Ieri l’India ha attuato il suo maggior taglio dal 2001 per quanto riguarda l’ammontare di denaro che i prestatori devono spostare come riserve per rendere funzionale un’economia da 1.2 trilioni di dollari: la rupia, valuta nazionale del paese asiatico, ha subito il suo calo più pesante di tutti i tempi e gli investitori oltreoceano hanno lasciato le riserve dei mercati emergenti. Subbarao, non ha voluto commentare la politica dei tassi di interesse, affermando che tutte le variabili devono essere sottoposte a revisione nella prossima riunione del 24 ottobre della Reserve Bank of India. Il governatore ha inoltre precisato che è ancora troppo presto per vegliare sui prezzi. L’inflazione indiana sta rallentando da circa 15 settimane, come può essere dedotto dagli ultimi dati governativi, sebbene essa sia maggiore rispetto all’obiettivo prefissato dalla banca centrale.

 

Si è conclusa la settimana peggiore da sempre per le Borse mondiali e per Piazza Affari

 E’ stata la settimana più nera della storia della Borsa. Ieri il panico ha preso il sopravvento in Europa guidando gli investitori vesro un ribasso diffuso e incontrollato e neanche la decisione della Consob di vietare le vendite allo scoperto su tutto il listino è riuscita ad arginare la caduta. L’indice S&P/Mib di Milano ha perso il 7,1%, Londra -8,8%, Parigi -7,7%, Francoforte -7%. In serata gli operatori hanno lasciato le loro postazioni per un week end di angoscia, in attesa di qualche segno di conforto da Wall Street, che almeno in parte è arrivato. Ma ora l’angoscia diventa pressante per quello che potrà succedere lunedì mattina alla riapertura dei mercati. Addirittura è circolata l’ipotesi di una chiusura delle Borse per il tempo necessario “a riscrivere i regolamenti, le regole della finanza internazionale”.

Il G7 delude in parte le aspettative: impegni comuni, ma azioni scollegate

 E’ terminata con poco più di un nulla di fatto la riunione del G7 di ieri. I sette paesi più industrializzati del mondo non hanno infatti trovato una base comune di azioni da promuovere, ma si sono limitati ad un accordo piuttosto generico che lascia i vari governi liberi di agire come meglio credono. Nel comunicato leggiamo che

“la situazione attuale richiede azioni urgenti ed eccezionali […] verranno presi tutti i provvedimenti necessari a sbloccare il mercato del credito e il mercato monetario”.

Gli elementi concreti scarseggiano a favore di prese di posizione che fanno capire ben poco in merito a ciò che potrà essere fatto. L’unica cosa che sembra data per assodata è che non verranno fatte fallire altre banche, è stato infatti preso l’impegno di concedere risorse aggiuntive alle banche in difficoltà.