La scalata del Manchester United verrà rilevata per la vendita: il debito del club calcistico inglese ammonta a 8,8 milioni di sterline

 Il debito utilizzato per finanziare la scalata al Manchester United, il club calcistico inglese detentore della Champions’ League, è stato incluso in una lista di 341 milioni di dollari di rilevamenti per la vendita. Sankaty Advisors LLC, l’unità di investimento della società Bain Capital LLC di Boston, sta vendendo i suoi prestiti, così come annunciato da Standard & Poor’s. I debiti totali del Manchester United ammontano a 8,8 milioni di sterline (15,2 milioni di dollari). I prezzi dei tassi dei prestiti valutati sul grado di investimento che ha finanziato l’acquisizione finanziaria in Europa hanno raggiunto il loro livello più basso a causa della crisi del credito, che sta costringendo gli investitori a “scaricare” gli asset acquistati col denaro prestato.

 

Il Manchester United, il quale è stato acquistato nel 2005 dalla famiglia statunitense Glazer per la cifra di 1,4 miliardi di dollari, ha debiti per circa 660 milioni di sterline. Gunnar Stangl, che è a capo della società di strategie finanziarie tedesca Dresdner Kleinwort, ha così commentato:

Gli acquisti forzati e il fatto che si parli di significativi riscatti nell’industria dell’hedge fund significa che si sta abbattendo il mercato del prestito. I prezzi non si risaliranno subito: non sarei sorpreso se gli acquisti forzati continuassero per il resto dell’anno. Bisogna prepararsi a un lungo periodo di prezzi “depressi”.

I libici a sorpresa, ma non troppo, corrono in soccorso di Unicredit, così come fecero in passato con Fiat

 Con una mossa forse un pò a sorpresa i libici della Lafico diventano il secondo azionista di Unicredit con il 4,2% della Banca, il cui titolo reagisce subito benissimo volando oltre il 10% in Borsa per poi ripiegare durante il corso della seduta. Come già successo negli anni 90′, perciò, il colonnello Gheddafi, dopo l’accordo con il Governo italiano per la questione coloniale, interviene per salvare un impresa italiana. Allora la Fiat, oberata dai debiti e vicino al collasso, e adesso Unicredit, il primo istituto bancario del paese, nella bufera per la la crisi e costretto ad una profonda ricapitalizzazione solo qualche giorno fa. La Banca centrale libica ha incrementato quindi dallo 0,9% al 4,23% la quota in Unicredit ed ha dato disponibilità a sottoscrivere i bond convertibili dell’aumento di capitale per un ammontare pari a 0,5 miliardi di euro.

Tornano gli aiuti di Stato per scongiurare la recessione globale

Sconfiggere la grande crisi finanziaria internazionale e scongiurare il rischio di una recessione globale. E’ questo il principale obiettivo degli Stati europei riunitisi nei giorni scorsi nel Consiglio europeo. Novità importante emersa dal Consiglio è il possibile ritorno degli aiuti di Stato. Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti, infatti, hanno dichiarato che è indispensabile, nell’attuale situazione, prevedere delle forme di sostegno per l’economia italiana attraverso gli aiuti di Stato, fino ad ora considerati inaccettabili. Annunciati, innanzitutto, aiuti alle piccole e medie imprese italiane che riceverenno dai sei agli otto miliardi di euro. A sostenere le pmi e le banche italiane sarà la Banca europea per gli investimenti che, nel dettaglio, finanzierà le banche che a loro volta finanzieranno le piccole e medie imprese a un tasso più conveniente.

La crisi arriva anche in Cina: l’economia rallenta e il governo pensa ai rimedi

 Dopo la riduzione delle stime di crescita in Giappone e Singapore, adesso è venuto il turno della Cina, segno che l’Asia non è immune a quella che sembrava essere una crisi esclusivamente occidentale. Nel terzo trimestre dell’anno il prodotto interno lordo cinese dovrebbe essere salito del 9,7%, questo secondo le stime degli economisti. Il dato è significativo in quanto segna una decelerazione piuttosto marcata rispetto al 10,1% del trimestre precedente e al 10,6% della prima parte dell’anno (questi comunque sono tassi annualizzati). Negli ultimi giorni inoltre anche il Fondo Monetario Internazionale ha ridotto al 9,3% le stime di crescita per il 2009 , ma c’è chi parla anche di 8% se non venissero presi opportuni provvedimenti. Il rallentamento in corso trova spiegazione nel peggior andamento delle esportazioni: Europa e Stati Uniti, i principali mercati di sbocco dei prodotti cinesi, stanno infatti scivolando in una recessione e questo porterà ad un calo della domanda. Brutte notizie anche dal mercato immobiliare: a Shangai i prezzi delle case stanno crollando, con un -19,5% solo nell’ultimo periodo. Debole anche il mercato azionario il quale ha sofferto più degli altri mercati della crisi in corso, rispetto ai massimi dell’anno l’indice CSI 300 ha perso il 66%.

BPI venderà 15 miliardi di pesos in bond: la banca filippina è alla ricerca di nuove acquisizioni

 La Bank of the Philippine Islands, il principale istituto bancario della nazione asiatica per valore di mercato, ha approvato un piano per poter vendere ben 15 miliardi di pesos (315 milioni di dollari) in bond: l’operazione è volta a finanziare le nuove opportunità di acquisizione. La banca filippina, nota soprattutto per la sua attività di prestito, potrebbe vendere una cifra che si aggira tra i 10 e i 15 miliardi di pesos in quello che dovrebbe essere la vendita più sostanziosa per quanto riguarda una banca del paese asiatico.

 

Jaime Augusto Zobel de Ayala, portavoce della Bank of Philippine Islands e membro della Ayala Corp., ha annunciato la scorsa settimana che il gruppo potrebbe essere interessato nell’acquisizione dell’unità filippina della American International Group Inc. Jojo Gonzales, analista della Philippine Partners Inc. di Manila, ha così commentato l’annuncio:

Non credo che pagheranno interessi così alti sui bond. Il sistema finanziario della nazione asiatica è ancora molto liquido. BPI è una garanzia per quanto riguarda i servizi bancari, oltre ad essere la banca più proficua: non è stata coinvolta in nessun fallimento ed è pronta ad accrescere il suo capitale.

 

Trova conferma la tendenza negativa del Crude Oil: individuato un nuovo supporto

 Nel precedente articolo dedicato al Crude Oil si parlava dell’importanza di individuare il trend di un grafico, mediante l’utilizzo di più strumenti che potessero confermare a vicenda le aspettative. Si ricordava inoltre come i profitti maggiori vengono realizzati seguendo la tendenza dominante, come insegnava Mr. Gann.

Il Crude Oil segnala da tempo una forte tendenza negativa, confermata in questi giorni: la situazione di ipervenduto è stata annullata grazie ad un rimbalzo tecnico durato poco più di una seduta, che ha permesso alle quotazioni di tornare nei pressi della resistenza posta a 84,5 dollari; successivamente la perdita dei 78,3 ha di nuovo proiettato verso il basso i prezzi alla ricerca dei 68 dollari. Si è creata però un’importantissima resistenza intermedia in area 72,4. La violazione di questo livello permetterebbe infatti un ulteriore allungo ribassista consistente. Al contrario, la tenuta dell’area indicata permetterebbe alle quotazioni un recupero fino a 97 dollari al barile in poco tempo.

La recessione a livello mondiale è quasi certa secondo le previsioni dei gestori dei fondi

 All’inizio di ottobre il pessimismo degli investitori è aumentato ulteriormente, portando i gestori fondi a prevedere una recessione a livello mondiale. E’ questo il risultato del sondaggio mensile di Merrill Lynch presso i fund manager, che indica come i gestori preferiscano il contante agli impieghi alternativi. L’indagine, effettuata prima delle ultime misure di salvataggio dei governi, mostra una decisa riluttanza degli investitori a detenere azioni, anche se sono considerate a buon mercato. Gary Baker — capo di Merrill della strategia sull’equity per Europa, Medio Oriente e Africa — ha sottolineato come il sondaggio sia il più pessimistico nei dieci anni di storia del report.

Non c’è discussione. E’ incredibilmente negativo.Tutti sono ribassisti sullo scenario macro

La recessione spaventa i mercati. Una sintesi dei dati provenienti dagli USA

 I mercati tornano a crollare. La scorsa settimana il rischio era di trovarci nel mezzo a una paralisi dei mercati del credito, oggi i dati macroeconomici ci fanno intuire di essere di fronte ad una probabile recessione. I dati sulle vendite al dettaglio, lo stato dell’industria a New York, il beige book della FED sono stati i fattori che hanno portato di nuovo pessimismo mettendo in ombra tra le altre cose i buoni risultati di JPMorgan, Coca Cola e Intel, nonchè l’ulteriore calo dei tassi interbancari; un discorso a parte merita l’inflazione. Sembra ormai troppo tardi per evitare la recessione.

S&P potrebbe declassare il rating di sei banche coreane, a causa delle loro difficoltà di rifinanziamento

 Kookmin Bank e altre sei compagnie finanziarie della Corea del Sud, tra cui Woori Bank e Shinhan Bank, potrebbero vedere tagliato il loro rating del settore creditizio da parte di Standard & Poor’s: La decisione è stata motivata in particolare dalle difficoltà incontrate dagli istituti creditizi nel rifinanziare i debiti che sono maturati. Hana Bank, Korea Exchange Bank e Shinhan Card Co. erano state inoltre collocate nella classifica di un’altra agenzia di rating, CreditWatch: ciò potrebbe avere dei risvolti negativi, perché significherebbe che vi sono più del 50% di possibilità che la stretta globale della liquidità sta minacciando i finanziamenti in valuta estera delle banche coreane, e quindi la loro capacità di credito.

 

La mossa, due settimane dopo che una simile azione era stata intrapresa dall’agenzia Moody’s Investors Service, va ad aumentare la pressione sul governo della nazione asiatica, sempre più costretto a seguire l’esempio dei paesi dell’Europa, di Hong Kong e dell’Australia nel garantire i prestiti bancari. Il governo non ha introdotto alcuna misura su larga scala per facilitare i finanziamenti dei prestatori. Standard & Poor’s, in proposito, è stata molto chiara:

Le banche coreane sono esposte ai rischi di liquidità delle valute estere, dato che stanno affrontando una crescente difficoltà di rifinanziamento dei prestiti maturati: il costo dei prestiti è in crescita, nonostante la loro più breve scadenza.

 

Forte penalizzazione per il settore del lusso. Bulgari teme l’effetto scure del natale di recessione

 Grande debacle per i titoli del lusso, che negli ultimi mesi hanno deluso più di altri comparti, registrando una discesa del 30%. Performance che non si vedevano da tempo e che hanno portato il comparto a trattare a multipli sotto la media storica di 12-13 volte gli utili 2008, a circa 9 volte gli utili previsti per il 2009. A dirlo sono gli analisti di Jp Morgan in uno studio inviato questa mattina ai clienti dove confermano la visione neutrale sul comparto del lusso. Dopo un primo semestre brillante, con vendite superiori al 10% e con una crescita dell’Ebit di circa il 25%, il settore ha percepito i primi piccoli segnali di rallentamento. Un ulteriore rallentamento è atteso nell’ultima parte dell’anno, ma soprattutto nel primo semestre del 2009. Infatti, nel prossimo anno secondo l’analista Melanie Flouquet si assisterà ad una contrazione della crescita dei ricavi dovuta all’impossibilità di aumentare i prezzi e alla pressione sui volumi.