Paesi emergenti trainati dalle commodities

Le borse dell’area Asia-Pacifico registrano il segno più, sostenute dal ritorno degli acquisti su greggio e oro e dal dato sulla creazione di posti di lavoro nel settore privato Usa.

I paesi emergenti si sono integrati meglio nell’economia globale nel corso degli ultimi anni grazie ai forti aumenti dei prezzi delle commodities e al miglioramento sia delle politiche che delle istituzioni

si legge nel rapporto del Fondo Monetario Internazionale. Nel primo trimestre del 2008, l’oro e le principali commodities hanno ulteriormente incrementato i propri valori di riferimento. Basti osservare l’ andamento del greggio, costantemente scambiato oltre il limite registrato nel 1980, al di sopra dei 100 dollari al barile. In Rialzo anche l’oro. Al Comex il future ha toccato il massimo degli ultimi giorni a quota 925 dollari l’oncia. Tra le materie prime agricole i semi di soia vedono il future in progresso dell’1,6% a 1277 centesimi (12,77 dollari) per bushel.

Etf per puntare sui paesi emergenti: ancora una buona scommessa?

Torniamo a parlare degli Etf, ed in particolare degli Etf che puntano sui mercati emergenti. Investimenti ad alto rischio, adatti soprattutto a giovani e a chi vuole diversificare il proprio portfolio. Nonostante le perdite degli ultimi tempi sono in molti a scommettere ancora su alcuni dei paesi in via di sviluppo.

Lo scorso anno molto successo lo ha avuto la Cina: il Lyxor Etf China Enterprise, Lyxor Etf Hong Kong e il ishares ftse/Xinhua China 25. E’ da sottolineare però che tra i venti peggiori Etf del 2008 sono presenti alcuni di quelli che puntano sugli indici cinesi: lo Xinhua China dall’inizio dell’anno ha subito una variazione del -28,47%, il Ftse China 2 -229,06%. La Borsa Cinese negli ultimi mesi è andata incontro a forti ribassi, da ottobre ad oggi ha bruciato 900 miliardi di dollari di capitalizzazione. Su questo hanno influito sicuramente l’euforia dello scorso anno, i forti legami con un’economia statunitense in difficoltà e un’inflazione che ha toccato i massimi da undici anni a questa parte, con un +8,7%. Non sono attese attese variazioni a breve termine.

Investire in Brasile: buona performance al Bovespa per i titoli bancari e siderurgici

In queste ultime settimane, grazie allo sviluppo economico che si è riflettuto anche sulle performance della borsa, il Brasile ha sorpassato la Cina come più grande mercato secondo il MSCI (Morgan Stanley Country Index), raggiungendo una capitalizzazione di mercato di 509,10 miliardi di dollari (14,95% dell’indice) contro i 481,80 miliardi (14,15%) della Cina. Va detto però che il MSCI Index misura solo il capitale “disponibile agli investitori” delle società quotate in borsa, infatti se si calcola la capitalizzazione complessiva delle società quotate la Cina è ancora nettamente davanti (tra Shanghai e Shenzen il valore complessivo delle società quotate era a gennaio di oltre 3.900 miliardi di dollari, mentre al Bovespa, la borsa di San Paolo, il valore complessivo è “solo” di 1.300 miliardi di dollari).

Bear Stearns lancia il primo ETF a gestione attiva

Negli Stati Uniti gli ETF (una via di mezzo tra azioni e fondi) hanno registrato una crescita esponenziale negli ultimi 10 anni, soprattutto a partire dal 2000. Il numero ha raggiunto le 124 unità, con un patrimonio domestico passato dai 2 miliardi di dollari del 1993 ai 92,8 miliardi di dollari di fine febbraio 2003, secondo le cifre diffuse dalla Investment Company Institute (ICI), l’associazione nazionale americana delle società di investimento registrate presso la SEC. Lunedì 30 settembre 2002 gli ETF hanno fatto il loro debutto anche a Piazza Affari sul segmento MTF del Mercato Telematico Azionario italiano. Gli Exchange Traded Funds attualmente quotati sono 10, di cui 3 su indici USA (S&P 500; MSCI USA Information Technology; Dow Jones Industrial Average), la capitalizzazione degli strumenti sfiora i 3 miliardi di Euro (2973,56 milioni di Euro).

Bear Stearns Asset Management Inc. ha annunciato in questi giorni il lancio sull’American Stock Exchange del primo ETF a gestione attiva: il Bear Stearns Current Yield Fund. L’ETF, che sarà negoziabile dal 18 marzo prossimo, ha un costo totale annuo massimo (almeno sino al 10 marzo 2009) dello 0,35% e prevede di distribuire mensilmente i dividendi. L’ETF, costituito sotto forma di Delaware Statutory Trust, può investire in un’ampia varietà di titoli denominati in dollari, anche di enti stranieri: obbligazioni di Stato, governative, bancarie e societarie, emissioni di debito delle amministrazioni locali statunitensi, ABS e MBS (titoli obbligazionari i cui pagamenti delle cedole e della parte di capitale sono garantiti da un complesso di mutui ipotecari), titoli illiquidi (sino al 15%), strumenti del mercato monetario, derivati.

Certificates, cosa sono e come sfruttarne le potenzialità

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un vero e proprio boom di strumenti finanziari per i piccoli risparmiatori: etf in euro e dollari, fondi comuni e certificates. Questa volta cercheremo di capire cosa sono i certificates.

Gli Index Certificates sono strumenti di gestione che permetteno di aumentare il livello di diversificazione del nostro portfolio, diminuendo il livello di rischio e si proprongono in alternativa agli Etf e ai fondi comuni. Esiste un apposito mercato in cui vengono trattati questi strumenti finanziari ed è il Sedex.

L’esplosione dei certificate è dovuta al fatto che siano strumenti derivati che però sono accessibili anche ai piccoli investitori. Questi possono tramite un certificate e con piccole somme di denaro (anche solo poche centinaia di euro) su un’ampia gamma di titoli, azionari ma anche commodities.

Etf, il loro successo nel mercato italiano, vantaggi e svantaggi

Attualmente sono 221 gli Etf quotati nella Borsa italiana. Nel 2003, un anno dopo il loro debutto, avevano il valore di 530 milioni di euro, alla fine del 2007 10 miliardi. I contratti scambiati sono passati da essere 54’000 nel 2003 a 1’300’000 per un controvalore di 31,8 miliardi. Proprio nel mese di gennaio è stato registrato il record di contratti scambiati in un solo giorno: ben 16’000.

Il successo di questo strumento finanziario è principalmente dovuto al basso costo (i costi sono quelli insiti nel fondo che ci sceglie), addizionato poi alla vasta possibilità di scelta generata dalla fortissima crescita di sottostanti. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un boom dei sottostanti di mercati emergenti (paesi asiatici, in particolare India, e paesi sudamericani, i più richiesti in assoluto.

Sud Africa: Mondiali e metalli preziosi, ma non solo

Continua il nostro “giro del mondo dei mercati”. Qualche giorno fa abbiamo cercato di capire se l’Africa stesse incominciando ad alzare la testa e se fosse giunto il momento di investire nel continente nero. Il paese africano che però la testa l’ha alzata già da molto tempo è il Sud Africa. Vedremo quali opportunità offre e se può essere considerato un “paese emergente”.

Il Sud Africa ha ormai una stabilità ed una credibilità tale da poter essere visto come un paese già “emerso”: la sua economia ha giovato, e giova tuttora, delle risorse che possiede in particolare metalli preziosi, come oro e platino, di cui è il maggior estrattore mondiale, e diamanti. In passato la sua economia era totalmente legata a questo settore, mentre ora grazie ad una maggiore diversificazione verso l’agricoltura, il settore finanziario ma anche il settore manifatturiero, sembra esservi meno intrecciata.

Mercati emergenti: la Turchia

Quando parliamo di guardare ad est per investire nei mercati emergenti generalmente focalizziamo l’attenzione su Cina e India, rischiando di dimenticare la Turchia. Nonostante le frequenti tensioni interne, la Borsa di Instanbul è infatti risultata essere alla fine del 2007 il quinto listino mondiale per rendimento. Dalla metà degli anni ’80 l‘ISE (Instanbul Stock Exchange) è l’unica società autorizzata per gli scambi azionari delle 320 compagnie quotate nel listino della borsa turca.

L’indice di riferimento è l’IMKB; negli anni ha avuto un andamento piuttosto oscillante, in correlazione con l’instabilità della politica interna. Il mercato è comunque in forte crescita ed ha materializzato rendimenti ad un anno tra il 50% ed il 60%.

Mai come oggi è ora di puntare sui mercati emergenti e nel comparto Etf gli strumenti relativi a paesi come Brasile, Turchia e India guidano la classifica dei migliori rendimenti. Il 2007 è stato l’anno d’oro degli Etf turchi, anche di quelli quotati nelle borse europee.

L’euro scende rispetto a dollaro e yen. Borsa Orientale in ribasso.

Dopo qualche ora dall’apertura delle contrattazioni nelle piazze finanziarie del Vecchio Continente la moneta unica viene scambiata a 1,4615 rispetto al biglietto verde, in calo sia rispetto alle ultime rilevazioni della Banca Centrale Europea (1,4790) sia rispetto ai valori registrati in tarda serata di ieri a New York (1,4650). Scende la divisa europea rispetto alla moneta giapponese, l’euro vale 156,90 yen dai 157,30 yen delle indicative della BCE delle giornate scorse. Il deprezzamento dell’euro contro il dollaro è legato in prevalenza all’aumento delle attese degli investitori su un rallentamento della crescita dell’economia del Vecchio Continente dopo le dichiarazioni di alcuni membri della BCE rilasciate nella giornata di ieri. Yves Mersch, membro del Consiglio Direttivo dell’istituto di Francoforte, ha affermato che l’espansione economica del Vecchio Continente evidenzierà un forte rallentamento, è possibile quindi che la BCE possa seguire le strategie monetarie espansive della Federal Reserve, ossia che si realizzino tagli sul costo del denaro.

Exchange Traded Fund o se preferite ETF

Gli Exchange-Traded Fund (più noti con il loro acronimo ETF) sono fondi comuni d’investimento oppure Sicav, negoziati in Borsa come un’azione e caratterizzati da una gestione “passiva”.
Essi replicano, cioè, un benchmark in maniera non attiva: quando uno dei componenti del benchmark viene sostituito, anche la corrispondente attività finanziaria all’interno del fondo viene sostituita, senza porsi problemi di maggior o minor convenienza. A differenza dei fondi comuni, che valorizzano solitamente a fine giornata, gli ETF vengono scambiati nel continuo, proprio come un titolo azionario.