Continua il crollo dei mercati: le banche centrali tagliano i tassi, in Inghilterra un piano di sostegno alle banche

 Non ha precedenti la mossa a cui hanno preso parte le più grandi banche centrali del pianeta: in USA, Europa, Canada, Inghilterra e Svezia i tassi di interesse sono stati ridotti di 50 punti base. Ribassi anche in Cina (27 punti base), Hong Kong (50 punti base) e Svizzera (50 punti base). Questo dopo che ieri la banca centrale australiana aveva ridotto i tassi di un punto percentuale. Quello a cui abbiamo assistito è un taglio dei tassi coordinato a livello mondiale e viene in risposta al crollo dei mercati azionari. La speranza è quella di bloccare il panic selling di questi giorni riducendo la volatilità dei mercati. Un secondo obiettivo è poi quello di riportare i tassi interbancari ai livelli delle scorse settimane, in modo da togliere un ulteriore fardello alle banche in cerca di liquidità a breve termine. L’intervento delle banche centrali era stato anticipato dal discorso di Ben Bernanke (direttore della FED), il quale aveva parlato di evidenti segnali di rallentamento dell’economia statunitense e della conseguente presa di coscienza da parte della FED della necessità di un taglio dei tassi.

Salgono le quotazioni dello yen nelle borse: le opzioni tra la valuta asiatica e le altre monete raggiungono livelli record

 Lo yen è in aumento ed ha aperto a quota 100 per un dollaro per la prima volta dopo sei mesi, dopo che il crollo verificatosi nelle riserve globali ha spinto gli investitori a ridurre le holding dei maggiori asset finanziati dal Giappone. La volatilità del tasso di cambio ha avuto come conseguenza una crescita delle opzioni dollaroyen a livelli che non venivano raggiunti da dieci anni a questa parte. Valute come il rand del Sudafrica, il won della Corea del Sud e il peso messicano hanno perso più di 6,5 punti percentuali contro lo yen, dato che gli investitori hanno ritirato gli asset dei mercati emergenti.

 

Steve Barrow, stratega inglese della Standard Bank Plc, affermato che:

L’unica cosa da fare è di comprare in yen. Ci sono investitori a lungo termine con posizioni finanziate fuori dall’area yen che stanno capitolando completamente.

La valuta giapponese ha raggiunto quota 99,22 yen per un dollaro alla borsa di Londra, partendo da una quotazione di 101,47 yen per dollaro registrata ieri a New York. Lo yen è invece salito a quota 135,07 contro l’euro; sempre ieri il dollaro aveva raggiunto quota 1,3614 per un euro.

 

Fu giusto far fallire Lehman brothers in quel modo? qualche dubbio comincia a serpeggiare fra gli esperti

 La decisione presa da Henry Paulson di lasciare fallire Lehman Brothers è stata un errore imperdonabile per l’equilibrio del sistema finanziario globale”, ha detto ieri il ministro delle Finanze francese, Christine Lagarde, lasciando forse un pò perplessi quanti invece avevano elogiato quella decisione definita coraggiosa delle autorità americane. Ma analizzando le conseguenze successive a quel terribile crollo e i risultati odierni e sopratutto quello che stanno facendo i vari Governi, ora, per salvare i propri istituti, forse quella decisione non fu cosi giusta come all’inizio sembrò. E’ dal 15 settembre, infatti, data in cui Lehman Brothers è andata in default, che le sofferenze del sistema finanziario mondiale sono esplose in una crisi di cui paghiamo tuttora le conseguenze. Le Borse hanno perso, punto più punto meno, circa il 20%, l‘Euribor a 3 mesi fino a quel momento vincolato sotto quota 5%, è balzato al 5,40%, sui massimi di sempre.

La Spagna corre ai ripari e prepara un piano di acquisto di debiti dalle banche

 Tutti gli Stati europei, in ordine sparso e senza alcuna operazione comune e unitaria, stanno cominciando ad agire seriamente per evitare il collasso finanziario dei loro principali istituti finanziari. Ha cominciato l‘Irlanda, suscitando l’ira di una nervosissima Angela Merkel, con la garanzia dei depositi bancari, poi la Gran Bratagna la Francia e la stessa Germania, ed ora arriva la Spagna, che in teoria dovrebbe essere la meno colpita dalla crisi finanziaria, dal momento che i propri istituti bancari sembrano i meglio capitalizzati attualmente. Secondo infatti le prime indiscrezioni giunte dalla Moncloa, sede del Governo, Zapatero e il suo esecutivo sarebbero pronti a proporre al Parlamento un piano che dovrebbe permettere al Governo di rilevare 30 miliardi di euro di debito dalle banche spagnole, che potrebbero diventare 50 in caso di peggioremento ulteriore della situazione finanziaria.

Analisi dell’indice Dow Jones di lungo periodo

 Dopo l’ennesima giornata di panico sui mercati, è il caso di proporre un’analisi di lungo periodo. Le domande che affliggono gli investitori sono molte, e le risposte ancora incerte dal punto di vista fondamentale. Proviamo quindi a valutare la situazione dal punto di vista puramente grafico/tecnico.

Per l’analisi si è scelto l’indice Dow Jones a rilevazione candlestick con time frame mensile (ogni candela corrisponde a un mese di contrattazioni).

Il massimo storico dell’Ottobre 2007 a 14198,10 è ormai lontano, i prezzi si stanno confermando sui livelli del 2004 in zona 9500. La discesa ha avuto inizio con l’abbandono della parte superiore del canale azzurro da parte delle quotazioni: l’indice ha inoltre violato al ribasso la mediana del canale (azzurra tratteggiata), pessimo segnale per i compratori.

Merrill Lynch: lo studio del grafico dall’inizio della crisi

 In un ottica d’investimento sul breve periodo, l’analisi tecnica è sicuramente la più utilizzata: è vero anche che più l’arco temporale d’investimento aumenta e più diventa importante includere anche l’analisi fondamentale sulle aziende nelle quali si impegnano capitali. Mentre dal punto di vista grafico possiamo individuare target e date di rilievo, con l’analisi fondamentale possiamo fare ipotesi sulla solidità di un’azienda, di un settore, di uno stato, oppure al contrario possiamo rilevare le debolezze strutturali che potrebbero portare a situazioni critiche.

Da quando la crisi ebbe inizio, per gli speculatori di breve periodo si sono create opportunità interessanti sui titoli bancari (dovute all’alta volatilità scaturita), al contrario per i cassettisti è stata una disfatta poiché si sono tenuti impegnati capitali anche notevoli a fronte di continue perdite e fallimenti da parte degli istituti, nella speranza di un intervento “dall’alto”.

La crescita dell’economia asiatica dovrebbe scongiurare la recessione globale, secondo le previsioni del FMI

 La crescita dell’Asia dovrebbe permettere la prevenzione del declino progressivo dell’economia globale verso la recessione. Secondo quanto affermato da Michel Camdessus, manager direttivo del Fondo Monetario Internazionale. Lo stesso Camdessus ha così proseguito:

Grazie al dinamismo asiatico, l’economia globale eviterà la recessione. Stati Uniti, Europa e Giappone dovrebbe subire le peggiori ripercussioni derivanti dal rallentamento economico quest’anno.

 

 

La crescita economica mondiale è “inciampata” nell’ultimo trimestre e si aggirerà intorno allo zero nel quarto trimestre e nei primi tre mesi del 2009, andando così a meritarsi la definizione coniata da JPMorgan Chase & Co. di “economia mite”. UBS AG prevede un’espansione globale del 2,2% per il prossimo anno. Camdessus era alla testa del Fondo Monetario Internazionale durante la crisi finanziaria dell’Asia di circa dieci anni fa, quando il fondo elargì più di 100 miliardi di dollari di prestiti a Thailandia, Indonesia e Corea del Sud dopo il crollo delle relative valute. In cambio, i governi delle nazioni asiatiche furono costrette a tagliare la spesa, accrescere i tassi di interesse e vendere le compagnie possedute dallo Stato. Il FMI provvederà a tagliare le sue previsioni di crescita globale in maniera significativa questo mese, dato che la crisi finanziaria sta “strozzando” il prestito.

 

Il calo dei tassi in Australia ha portato un effimero ottimismo. L’attenzione resta sulle banche centrali, con un occhio alle commodities

 Dopo il tonfo di ieri fatto registrare da tutti i listini azionari sembra che oggi ci sia aria di recupero. In Asia l’indice MSCI ex Japan ha messo a segno un +1,5% grazie alla mossa a sorpresa della banca centrale australiana la quale ha ridotto di un punto percentuale i tassi di interesse. Una riduzione era attesa, ma non così significativa. Il mercato italiano ha aperto in rialzo del 2,3%, per poi tornare sulla parità nell’arco di 50 minuti. Ora però l’occhio si sposta sulle altre banche centrali per capire se la riduzione dei tassi in Australia farà parte di una azione decisa e coordinata a livello mondiale o risulterà invece una mossa destinata a non essere seguita.

Sharp rivede al ribasso le sue previsioni di crescita: la società giapponese risente della crisi delle vendite di elettronica

 Sharp Corp., la maggiore compagnia di telefonia mobile e di televisori a cristalli liquidi del Giappone, ha dovuto abbassare le sue previsioni di profitto per il 2008 del 43%, dopo che la crisi economica globale ha reso critica la situazione della domanda del settore elettronico. Il reddito netto dovrebbe probabilmente scendere del 41% nell’anno che si concluderà il 31 marzo 2009, raggiungendo quota 60 miliardi di yen (580 milioni di dollari): la cifra è notevolmente inferiore rispetto ai 105 miliardi di yen previsti dagli economisti giapponesi.

 

Le vendite dovrebbero invece rimanere invariate a 3,42 trilioni di yen. La Sharp prevede il suo profitto più basso degli ultimi sei anni, anche perchè le vendite del settore della telefonia mobile nella nazione asiatica si sono indebolite e la domanda di prodotti elettronici è in declino ovunque. La crisi finanziaria porterà a dei guadagni più bassi rispetto a quelli preventivati dalla compagnia, così come ha anche ribadito Toshishige Hamano, vicepresidente esecutivo della Sharp. Amir Anvarzadeh, direttore della KBC Financial Products di Londra, ha affermato che:

Il rallentamento verificatosi nella domanda di telefoni mobile in Giappone è la principale preoccupazione per ora. La pressione sul prezzo degli schermi LCD dovrebbe essere di ausilio.