Honda trasferisce ricerca e sviluppo all’estero per accrescere la produzione

 Il presidente della Honda Motor Co., Takeo Fukui, ha annunciato che l’azienda automobilistica asiatica potrebbe spostare il settore della ricerca e sviluppo fuori dal Giappone, al fine di accrescere la produzione oltreoceano nel caso lo yen dovesse rafforzarsi ulteriormente. Lo stesso Fukui ha così spiegato i dettagli dell’annuncio:

Avremmo bisogno di ridurre la nostra capacità interna se la valuta giapponese dovesse continuare a essere scambiato a una quota superiore ai 90 yen per dollaro. L’azienda potrebbe decidere di porre termine all’importazione di prodotti completi.

 

Honda, seconda maggior azienda del Giappone per quanto riguarda la costruzione di autoveicoli, si aspetta ora che i prossimi sei mesi comporteranno notevoli perdite per la prima volta negli ultimi quindici anni. Il governo giapponese ha, tra l’altro, fatto sapere che ci sono possibilità di un suo intervento nei mercati valutari per proteggere l’economia del paese. Il primo ministro giapponese, Taro Aso, ha subito molte pressioni per interrompere l’impennata dello yen nei confronti del dollaro, evento che ha provocato l’erosione del valore delle esportazioni della nazione asiatica. Il prodotto interno lordo, inoltre, ha subito una contrazione di 1,8 punti percentuali nel terzo trimestre del 2008. Ogni yen che viene guadagnato contro il dollaro provoca un taglio del profitto operativo annuale della Honda di circa 18 miliardi di yen, secondo alcuni dati forniti dalla compagnia.

Banca d’Italia: crisi economica e disuguaglianze sociali

 La crisi economica ha iniziato a incidere sui bilanci delle famiglie italiane, in un 2008 in cui la ricchezza reale ha cominciato a ridursi e le diseguaglianze sociali hanno continuato ad accentuarsi. Questo il risultato di un’indagine di Banca d’Italia sui nuclei familiari, che a causa del trend negativo delle Borse hanno perso il 6% della ricchezza finanziaria e dovranno ora affrontare le difficoltà e le incognite di una lunga recessione.

Tuttavia la situazione italiana può essere considerata una delle migliori rispetto altri grandi Paesi occidentali, ma in un Italia in cui la maggior parte della ricchezza resta basata sulla proprietà immobiliare, si accentuano le disparità sociali. Infatti quasi metà delle ricchezza complessiva è detenuta dal 10% dei nuclei più ricchi. La distribuzione della ricchezza è caratterizzata da un elevato grado di concentrazione: molte famiglie detengono livelli modesti o nulli di ricchezza, mentre poche dispongono di una ricchezza elevata.

L’Opec taglia la produzione ma il prezzo del greggio continua a scendere

Niente da fare. Il prezzo del petrolio continua a scendere nonostante i tagli record effettuati dall’Opec. L’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio ha, durante il vertice di Orano, in Algeria, ridotto la produzione di petrolio di 2,2 milioni di barili al giorno e, afferma il presidente dell’Opec, Chakib Khelil, dal primo gennaio del 2009 le quote dei paesi Opec saranno di 24,845 milioni di barili al giorno. Nonostante il drastico taglio della produzione di petrolio, i mercati hanno reagito al contrario delle aspettative, i listini continuano a calare e il prezzo del greggio è arrivato a 40 dollari al barile, il minimo da 4 anni.

Soffre il made in Italy: forse uno spiraglio grazie al calo del petrolio

 Con l’espressione inglese Made In Italy, si indica il processo di rivalutazione della produzione artigianale e industriale italiana che ha spesso portato i prodotti italiani ad eccellere nella competizione commerciale internazionale, grazie proprio alla qualità dei prodotti. All’estero, infatti, i prodotti italiani hanno nel tempo guadagnato una fama con corrispondente vantaggio commerciale.

Il Made in Italy mostra oggi segni di sofferenza. La crisi non risparmia nessuno e fa sentire i suoi effetti anche sulle esportazioni italiane: l’export targato Italia perde terreno facendo registrare, sulla base dei dati Istat, un calo ad ottobre sia nell’interscambio complessivo, sia nei confronti dei Paesi europei. Calano anche le esportazioni proprio all’interno dell’Ue: segnamo una diminuzione delle esportazioni pari al 4,4%. Allo stesso tempo, cresce il deficit della bilancia commerciale, che nei primi dieci mesi dell’anno ha raggiunto i 10 miliardi di euro.

Heiniger si dimette da Rolex in un periodo difficile per l’industria degli orologi di lusso

 Rolex Group, l’azienda svizzera specializzata nella produzione di orologi, ha annunciato che il direttore generale Patrick Heiniger ha rassegnato le dimissioni per motivi personali dopo ben sedici anni. La compagnia di Ginevra ha inoltre precisato che Heiniger lascierà la Rolex al termine di questo anno. La società ha anche provveduto a smentire seccamente le indiscrezioni secondo cui vi sarebbero perdite per un miliardo di franchi svizzeri (900 milioni di dollari) conseguenti all’investimento effettuato con Bernard Madoff, il manager statunitense accusato recentemente di frode. Secondo alcune previsioni economiche, le vendite relative ai beni di lusso, e in particolare agli orologi, scenderanno di 4 punti percentuali nel 2009, dato che la crescita del reddito proveniente dai mercati emergenti è in netto declino.

 

Secondo Jon Cox, analista economico della società Kepler Capital Markets di Zurigo:

Le dimissioni di Heiniger in un momento del genere sembrano rendere più cupo il futuro per l’industria della produzione di orologi.

Lo stesso Cox ha anche aggiunto che un calo nelle vendite potrebbe condurre ad un maggior predominio delle principali aziende orologiaie nei confronti delle concorrenti minori. Walter von Kaenel, presidente della Longines, altra importante compagnia svizzera, aveva fatto sapere lo scorso mese che le aziende concorrenti più innovative saranno quelle che subiranno le perdite maggiori, a causa della domanda molto bassa di orologi di lusso.

Finmeccanica sale in Borsa dopo aver confermato i target per il 2008 e il 2009

 In una giornata che ha visto una sostanziale debolezza degli indici azionari in Europa, sale in Borsa Finmeccanica, dopo aver toccato i minimi a 9 euro nelle scorse settimane sulla scorta del peggioramento del quadro economico, sopratutto del mercato americano in cui la società ha appena concluso una importante acquisizione. Lo scorso 22 ottobre Finmeccanica, infatti, ha completato l’acquisizione per 5,2 miliardi di dollari del 100% dell’americana Drs, leader mondiale nel settore dell’elettronica per la difesa. Il valore dell’operazione comprende circa 1,6 miliardi di dollari del debito (in parte convertibile) di Drs. L’acquisizione rafforza la presenza di Finmeccanica negli Stati Uniti. Drs dovrebbe fornire al consolidato di gruppo circa 3 miliardi eu di ricavi e 330 mln eu di Ebita nel 2009. Il titolo trae beneficio oltre che dai buoni risultati anche dall’imminente revisione dei “pesi” di alcune blue chip all’interno dell’indice S&P/Mib.  A partire dalla prossima settimana il peso di Finmeccanica salirà dall’1,7% al 2,15%, il 25,4% in più, mentre contemporaneamente scenderà pro quota il peso di Eni, Unicredit e Intesa SanPaolo.

La Bei stanzia 170 milioni di euro per la Serbia

La Banca europea per gli investimenti (Bei) ha stanziato importanti aiuti a favore della Serbia. Lo ha annunciato il vicepresidente della Bei, Dario Scannapieco in seguito alla firma degli accordi conclusi con la Serbia. Nel dettaglio, i finanziamenti ammontano a 170 milioni di euro e serviranno alla Serbia per portare avanti il percorso verso l’Unione Europea. Al  centro del sostegno della Bei alla Serbia ci sono le piccole e medie imprese del Paese a cui sono stati destinati circa 50 milioni di euro. Questi ultimi sono stati ceduti alla Hypo Alpe Adria Leasing per la realizzazione di importanti progetti di innovazione nei settori dell’industria, dell’ambiente e del turismo.

L’Australia inserisce incentivi per l’energia solare nel suo piano anti-inquinamento

 Il piano del governo australiano per produrre il 20% dell’energia da fonti rinnovabili a partire dal 2020, prevede ora anche degli incentivi per i pannelli solari, così come ha precisato il ministro per i cambiamenti climatici, Penny Wong. Wong ha anche fatto sapere di avere intenzione di includere i cosiddetti Crediti Solari per quelle persone che utilizzano l’energia proveniente dal sole. Le leggi promosse dal ministro permetteranno, tra l’altro, di espandere gli obiettivi dell’elettricità da fonti rinnovabili fino a 45.000 gigawatt-ora nel 2020 dai 9.500 gigawatt-ora di partenza del 2010. In una dichiarazione via e-mail, il ministro australiano ha precisato il suo progetto:

Stiamo costruendo una economia del futuro con livelli di inquinamento molto bassi, attraverso la fissazione di un costo sul carbone e con maggiori investimenti nelle tecnologie rinnovabili, come le energie eolica, solare e geotermica.

 

L’obiettivo del governo australiano per quanto riguarda l’energia rinnovabile fa parte di un piano più ampio volto a ridurre i gas ad effetto serra del 60%  nel 2050. Lo stesso ministro Wong ha spiegato questa settimana che il governo dovrebbe utilizzare lo scambio di emissioni per abbassare il livello di inquinamento del 5-15% a partire dal 2020. Il progetto darà quindi la possibilità ai consumatori di guadagnare cinque crediti, detti anche Renewable Energy Certificates, per ogni megawatt-ora di energia solare prodotta dai loro pannelli. Questi crediti saranno una sorta di anticipo dei 7.500 dollari australiani (5.194 dollari) per chi acquisterà sistemi fotovoltaici domestici.