Non si sa quando partirà Cai, intanto si discute sul compenso del commissario Fantozzi

 Mentre non si riesce ancora a capire quando e come riuscira a prendere il volo la nuova Alitalia, dopo che si è avuta la conferma che ciò non avverrà il 1 dicembre, come invece da tempo stabilito, nascono nuove polemiche in merito ad alcune indiscrezioni che riporterebbero il compenso multimilionario ( 15 milioni di euro) che il Governo dovrebbe pagare al commissario straordinario Augusto Fantozzi, per i pochi mesi di lavoro da traghettatore verso la nuova compagnia. Il commissario ha smentito immediatamente e fermamente queste voci, ma facendo due calcoli in base alla legge Marzano, la cifra non sembrerebbe in effetti molto distante dal vero. Sulla questione ovviamente si è scatenata immediatamente la bagarre politica e Il Partito Democratico e l’Italia dei Valori hanno chiesto oggi in Aula alla Camera che il governo riferisca subito in materia. Per tornare invece lal fronte della operatività della nuova compagnia, in un comunicato si legge che

L’Enac attende quanto prima” l’informazione sulla nuova data di start up “per le proprie attivita’ di monitoraggio e verifica e che inoltre ino al completamento del passaggio, l’Alitalia continuera’ ad operare.

Commerzbank accelera nel suo progetto di fusione con Dresdner

 Commerzbank e Allianz sono in netto rialzo a Francoforte dopo che la banca, ieri sera, ha annunciato la conclusione dell’acquisizione di Dresdner Bank per oltre 5 miliardi di euro, con un risparmio di oltre 1 miliardo di euro rispetto al prezzo pattuito nel settembre scorso. Il titolo della banca tedesca aveva cominciato la sua discesa che attualmente è di circa il 65% dal suo valore di gennaio 2008, proprio a seguito della notizia della acquisizione di Dresdner. Il mercato infatti considerava l’operazione, in un momento di crisi finanziaria già in atto, troppo cara e rischiosa e per questo aveva penalizzato fortemente il titolo che aveva perso in una sola giornata il 13% del suo valore. La crisi finanziaria ha cambiato ancora di più le le carte in tavola considerando che Commerzbank è stata costretta a chiedere 8,2 miliardi al governo tedesco per ricapitalizzarsi e pagare la seconda tranche di Dresdner . In cambio la banca si è impegnata con il governo di non distribuire dividendi agli azionisti fino al 2010. Sulla scorta di questa notizia il titolo ha continuato la sua discesa fino ad arrivare a toccare i minimi storici vicino ai 5 euro per azione.

Gli attacchi terroristici di Mumbai aggravano la situazione economica indiana

 I titoli indiani e la rupia, moneta nazionale del paese asiatico, hanno subito delle brusche cadute all’indomani dei terribili attacchi terroristici che hanno provocato la morte di almeno 121 persone nella capitale finanziaria di Mumbai. L’indice BSE-500, il quale rappresenta almeno l’85% dell’intero mercato valutario di Bombay, ha perso circa lo 0,5%: non è andata certo meglio a due importanti aziende dell’India come Jet Airways Ltd. e Kingfisher Airlines Ltd. Per quanto invece riguarda la rupia, c’è stato un calo di 0,9 punti percentuali: c’è anche da dire che i mercati sono stati chiusi ieri. I militanti autori del grave gesto hanno scelto come bersagli principali il Taj Mahal Palace, il Tower hotel e il complesso Oberoi Trident, i quali si trovano non molto lontano dal centro economico di Mumbai.

Secondo Jay Moghe, partner della Asian Alternative Consulting a Singapore:

Ormai quella è diventata una zona di guerra. Nel medio termine, ciò che sta veramente influenzando l’economia dell’India è rappresentato dal rallentamento finanziario globale, in particolare nel settore creditizio.

La rupia è la terza peggior valuta asiatica per quanto riguarda la sua valutazione: tra l’altro, i bond a dieci anni sono scesi fino al loro livello più basso da due anni a questa parte. L’economia indiana è cresciuta comunque del 7,6% negli ultimi tre mesi rispetto a un anno fa, anche se questo rappresenta il tasso di crescita più basso dal 2004, secondo quanto riportato da alcune statistiche del governo indiano.

Debole partenza per Piazza Affari. Giù le banche, bene Fiat e Geox

 Partenza altalenante per Piazza Affari in linea con le altre borse europee che non sembrano influenzate dai buoni risultati ottenuti dai mercati asiatici. Sono attesi oggi i dati sui prezzi al consumo di novembre in Spagna e sui prezzi alla produzione di ottobre e sui prezzi al consumo provvisori di novembre in Italia. In Europa, inoltre, verranno pubblicati oggi i dati sull’inflazione e sul tasso di disoccupazione. A Milano sono positivi il Mibtel, con un rialzo dell’1,05% e le All-Stars che salgono dello 0,38%. Negativi, invece, l’S&P/Mib che, dopo una buona partenza, perde lo 0,12% e il Midex che ribassa dello 0,30%. Tra i titoli di Piazza Affari, apre in forte ribasso Stm le cui azioni, dopo l’annuncio dei tagli alle stime di ricavi per il quarto trimestre, stanno cedendo il 3,03%.

Stop ai prelievi su hedge funds da parte di Satellite dopo il calo degli asset

 Satellite Asset Management LP, società fondata dagli ex dipendenti del miliardario George Soros, ha posto un freno ai prelievi da parte dei clienti per quanto riguarda i suoi tre maggiori hedge funds: la compagnia ha inoltre provveduto a tagliare più di trenta impieghi dopo che le perdite hanno portato gli asset a circa 4 miliardi di dollari quest’anno. Satellite Overseas Fund Ltd., Satellite Fund II LP e Satellite Credit Opportunities Ltd. hanno perso più di 35 punti percentuali in tutto il 2008: Simon Rayler, legale della Satellite, ha preferito non commentare e non intende svelare quante persone rimarranno nelle direzioni generali della società statunitense a New York o negli uffici di Londra. Satellite provvedeva, tra l’altro, alla supervisione di circa 7 miliardi di dollari per i clienti alla fine dello scorso anno. Più di 75 hedge funds hanno liquidato o limitato i riscatti degli investitori già dall’inizio del 2008: ciò si è verificato perché gli hedge funds hanno dovuto affrontare la difficile crisi finanziaria globale.

Gli investitori hanno prelevato ben 40 miliardi di dollari dagli hedge funds lo scorso mese, mentre le perdite di mercato facevano ridurre gli asset a quota 115 miliardi di dollari, secondo alcuni dati forniti dalla società Hedge Fund Research Inc. di Chicago. Ron Geffner, chef a parte della Sadis & Goldberg LLP, ha così spiegato la situazione:

Se si esclude la volatilità dei mercati, mi aspetto che entro la fine di quest’anno non avremo ancora la percezione del volume di questi riscatti.

Enel stipula accordo con Sharp sul fotovoltaico

 Enel è in rialzo dell’1,1% a 5,03 euro. La società ha annunciato che investirà 1 miliardo di dollari con Sharp, secondo gruppo al mondo nella produzione di batterie per raccogliere l’energia solare, per installare un campo fotovoltaico in Italia.  Sharp, Enel insieme ad un’altra compagnia europea non ancora nota, costruiranno prima un nuovo impianto per la produzione delle pellicole per pannelli solari e poi istalleranno un campo fotovoltaico in Italia con l’obiettivo nel 2012 di raggiungere una potenza istallata di 189 Megawatt. Gli investimenti partiranno dal 2009 fino al 2012 e il campo inizierà a produrre energia già dal 2010. Questa notizia sembra aver rasserenato il clima intorno al titolo dopo che ieri era scoppiata una nuova grana per Enel sul fronte spagnolo.

Telecom Italia, si avvicina il piano industriale. Rete fissa, rete mobile e TIM Brasil sotto i riflettori

 Non manca molto al 2 dicembre, giorno in cui si riunirà il CDA di Telecom Italia per discutere delle attività brasiliane e del piano industriale 2009-2011. Due incontri, uno di mattina e uno di pomeriggio, vedranno l’impresa ex monopolista italiana di fronte a scelte importanti per il proprio futuro. Al cda della mattina sarà esclusa Telefonica e l’argomento principale saranno i risultati e le prospettive di TIM Brasil dopo la recente riduzione delle previsioni per il 2008. Il pomeriggio invece si parlerà del piano industriale e potrebbero arrivare importanti novità. Si vocifera infatti che Telecom Italia stia pensando ad importanti cessioni di asset per reperire liquidità.

Fitch declassa rating della Toyota: critica soprattutto la situazione del mercato USA

 Il rating del debito della Toyota Motor Corp. è stato tagliato dalla società Fitch Ratings: si tratta del primo declassamento negli ultimi dieci anni per quanto riguarda una azienda automobilistica, soprattutto a causa del calo delle vendite di automobili negli Stati Uniti, il quale ha portato a una drastica riduzione dei guadagni della compagnia asiatica. Fitch Ratings ha provveduto a declassare il debito della Toyota di due livelli, passando da AAA a AA, con prospettive negative per la società. Ciò ha avuto delle ripercussioni anche in borsa, dove il titolo della Toyota ha perso ben 4,6 punti percentuali, il maggior declino delle ultime due settimane. Il declassamento del rating del debito ha portato alla crescita dei costi dei prestiti per la compagnia giapponese, ostacolando potenzialmente la sua capacità di offrire prestiti a tasso libero al fine di aumentare le vendite nel mercato statunitense.

Tatsuya Mizuno, direttore di Fitch Ratings, ha così spiegato la decisione della società:

La Toyota sta subendo pesantemente la crisi globale del settore automobilistico. Gli sviluppi negativi in tale industria sono così forti e gravi che anche una delle migliori società come la Toyota non riesce a sostenere a lungo un rating del tipo AAA.

Il taglio alle valutazioni economiche della compagnia asiatica segue quello del 1998, quando la società Moody’s Investors Service ridusse il rating di lungo termine del indebitamento da Aaa a Aal.

Calano i consumi in Usa, le borse recuperano ma la congiuntura resta fortemente negativa

 Seduta tra alti e bassi sulle piazze occidentali. La Fedannuncia nuovi aiuti. Mercati in altalena tra la spinta al rialzo che viene dai piani di aiuti americani per rimettere in moto l’economia e quella al ribasso dei dati congiunturali. La buona notizia è che la Federal Reserve ha annunciato l’avvio di un programma per far ripartire il settore immobiliare e ha messo sul piatto 800 miliardi per stabilizzare il mercato finanziario, combattere la carenza di liquidità e sostenere il credito al consumo. Quella cattiva è che nel terzo trimestre, il Prodotto interno lordo statunitense è sceso dello 0,5%, come attesto dagli analisti, ma i consumi, a sorpresa, sono crollati a -1,4% rispetto a una prima stima di -0,8%. Si tratta del peggior dato dal 1991.