Deutsche Bank diventa il principale istituto per garanzie ipotecarie giapponesi grazie alla sua maggiore flessibilità

 Deutsche Bank AG, la maggiore banca della Germania, ha superato Morgan Stanley come miglior venditrice di garanzie ipotecarie in Giappone, dopo che la società di Wall Street ha ridotto le sue operazioni a causa della crisi dei mutui subprime. La banca tedesca, che ha sede a Francoforte, ha fatto rilevare quest’anno vendite per 128,3 miliardi di yen (1,23 miliardi di dollari), che rappresentano il 61% del mercato totale. Morgan Stanley ha ridotto la sua quota di mercato di 11 punti percentuali rispetto al 40% dello scorso anno. Takenari Yamamoto, direttore della struttura finanziaria di Standard & Poor’s, ha affermato che:

Deutsche Bank, in quanto banca, può operare con maggiore flessibilità rispetto alle banche di investimento, dato che ha la possibilità di mantenere i prestiti nel suo bilancio.

 

Le vendite del comparto di garanzie ipotecarie è globalmente calato quest’anno a causa della loro scarsa diffusione che ha reso poco redditizio per le banche sottoscrivere nuovi prestiti e venderli successivamente agli investitori come bond. Otto delle dieci banche di investimento che hanno generato ipoteche commerciali tra il 2006 e il 2007 sono attualmente in fase di incorporazione con altre compagnie. Deutsche Bank ha venduto circa 21,9 miliardi di yen di debito sostenuto da 18 uffici, l’80% dei quali si trovano a Tokyo.

 

Si apre un salone dell’auto di Parigi all’insegna della sobrietà e del pessimismo

 Al Salone dell’auto che si è aperto ieri a Parigi, gli operatori del settore rischiano addirittura di ritrovarsi a parlare delle loro possibilità di sopravvivenza di fronte al collasso della finanza mondiale e alla caduta delle vendite. Le notizie che arrivano da tutti i fronti sono preoccupanti, e il clima che si respira fra gli stand del salone non si può certo dire che sia improntato all’ottimismo. I vertici aziendali dei pirnciplai costruttori automobilistici, che hanno parlato fino a questo momento,  hanno confermato il raggiungimento dei target, ma concordano che lo scenario è pessimo e vedono pochi segni di miglioramento. Peugeot ha rassicurato che il piano industriale non cambia, anche se “la congiuntura economica è decisamente più difficile di quella prevista”, ha detto l’amministratore delegato Christian Streiff. Volkswagen ha reiterato gli obiettivi sul 2008 ed ha detto di prevedere per il 2009 un modesto incremento dei ricavi e dei volumi.

La crisi finanziaria e le possibili conseguenze per i piccoli risparmiatori. Siamo in una botte di ferro?

 In queste settimane non passa giorno che non arrivino notizie più o meno preoccupanti in merito allo stato dell’economia o in merito alla solidità di alcune banche. Ultime in ordine cronologico sono state le parole pronunciate ieri dal presidente della Banca Centrale Europea che ha sottolineato il forte rallentamento della crescita in Europa. Negli ultimi giorni inoltre abbiamo visto che non sono solo le banche americane quelle esposte al rischio fallimento. E quindi giusto domandarsi quali conseguenze potrebbe subire il sistema italiano e in ultima analisi quali sono i rischi che corre il piccolo risparmiatore. Per rispondere a questa domanda è necessario guardare l’attuale situazione da più punti di vista, divideremo quindi tra conseguenze dirette e conseguenze indirette.

Perdite della crisi finanziaria: meglio investire in oro o immobili?

 La crisi iniziata nel 2007 prosegue inesorabile, bruciando i risparmi di migliaia di famiglie. Sono stati piazzati dai promotori diversi prodotti finanziari “a basso rischio” che hanno finito per mandare in rovina persone di tutto il mondo. In mezzo alla tempesta dei Mercati alcuni pensano che la crisi sia finita e mantengono le posizioni in essere aspettando la ripresa.

Poi vi è chi non ha ancora perso tutto e tenta in qualsiasi modo di uscirne limitando le perdite: il primo pensiero che raggiunge le menti di chi si ritrova il conto corrente smagrito è quello di cercare immediatamente un altro settore o prodotto a cui affidare i propri averi sperando di recuperare le perdite subite.

Comunemente si tende a pensare ad investimenti cosiddetti “sicuri” come l’oro, o l’immobiliare. Ma sono veramente delle soluzioni? Una casa non perderà mai il proprio valore? Un lingotto d’oro ci garantisce tra qualche anno un prezzo di vendita migliore?

In Europa è impossibile un piano Paulson, e questa crisi riporta in auge un nuovo protezionismo

 Dopo l’approvazione del piano Paulson in Senato e la probabile approvazione oggi o domani del decreto anche alla camera dei deputati, il salvataggio da 700 miliardi del Tesoro Usa avrà finalmente avvio, riuscendo forse a dissipare i timori di crollo di tutto il sistema finanziario, minato ormai nelle sue fondamenta. Da più parti si chiede un intervento simile anche per l’Europa, e secondo alcune indiscrezioni la Francia starebbe lavorando proprio ad un piano del genere, da circa 300 miliardi di euro. Ma da quanto si apprende la Germania si sarebbe già duramente opposta a interventi di questa porata, preferendo interventi personalizzati e nazionali. La verità è che il vecchio continente non può fare un piano del genere per almeno tre motivi. Primo perchè non esiste come entità finanziaria sovranazionale, che dispone di un bilancio federale e che può perciò far fronte ad un intervento di tale portata.

Aumentano i prezzi dei diamanti: Harry Winston e Rio Tinto potenziano la perlustrazione del prezioso cristallo

 La domanda per investimenti sicuri e la carenza di nuove significative miniere da estrazione faranno aumentare i prezzi dei diamanti, dopo che i mercati finanziari mondiali si saranno stabilizzati: è quanto affermato da Robert Gannicott, direttore generale della Harry Winston Diamond Corp. Le riserve mondiali di diamanti grezzi raggiungeranno con difficoltà la domanda attesa, dato che gli acquisti cresceranno notevolmente in Russia, Medio Oriente e soprattutto in Asia. Gannicott, intervistato a tal proposito, ha affermato che:

I prezzi dei diamanti non sono ancora apprezzati totalmente dai mercati delle materie prime. Non credo che sia stato ben compreso il gap esistente tra domanda e offerta.

Per Warren Buffett non esiste crisi: 3 miliardi per General Electric mentre Berkshire Hathaway vola

 Per Warren Buffett non c’è crisi e le sue mosse delle ultime settimane fanno capire che è arrivato il momento di mettere mano al portafogli. La Berkshire Hathaway, la società di cui detiene una buona fetta del capitale, a giugno aveva 31,2 miliardi di dollari di liquidità nelle proprie casse, soldi in parte già investiti per approfittare degli ultimi ribassi dei mercati azionari. Di settimana in settimana infatti entrano nuove società nella lista di partecipazioni detenute da Berkshire Hathaway e il mercato sembra premiare l’attenta gestione degli investimenti promossa da Buffett. Niente titoli ad alto rischio, ma solo società dai solidi fondamentali. Ultime in ordine temporale Goldman Sachs e General Electric.
Ma andiamo con ordine. A marzo è stata acquistata Marmon Holdings per 4,5 miliardi di dollari; ad aprile Berkshire Hathaway ha fornito a Mars (quella degli snack) 6,5 miliardi di dollari per l’opa su Wm. Wrigley Jr (il primo produttore mondiale di gomme da masticare); a luglio invece è stato siglato un patto da 3 miliardi di dollari con Dow Chemical per l’acquisto di Rohm & Haas.

Le società statunitensi premono per una soluzione della crisi: quest’ultima potrebbe coinvolgere l’intera economia

 I dirigenti della Microsoft Corp. e della Office Depot Inc., società specializzata nei prodotti per ufficio, hanno annunciato che il fallimento del tentativo del governo statunitense per salvare l’industria bancaria mette a repentaglio l’intera economia, se non si provvederà immediatamente a instaurare una seria trattativa. Secondo Brad Smith, membro del consiglio generale della Microsoft:

I vari settori dell’economia sono collegati in maniera così intricata che vi sarà bisogno di riconoscere che l’intera economia dipende da ciò che accade qui.

Sembra sempre più probabile l’approvazione del piano Paulson. I mercati rimbalzano grazie al Senato

 I mercati restano estremamente volatili nell’attesa di notizie definitive in merito al piano di salvataggio. Stanotte a Wall Street l’indice S&P 500 ha guadagnato più del 5% grazie alla volontà espressa dal Senato di mettere ai voti e approvare il piano di salvataggio entro domani. Quella di cui si parla adesso è però una versione modificata del piano Paulson in quanto la FDIC (Federal Deposit Insurance Corp) si impegnerà adesso a garantire depositi per 250’000 dollari dai precedenti 100’000 dollari. Sono quindi offerte maggiori garanzie ai clienti delle banche insieme a sgravi fiscali per i prossimi anni. Il tentativo è quello di far accettare ai cittadini la pillola amara del soccorso di istituzioni finanziarie considerate alla stregua di parassiti. L’approvazione da parte del Senato e i recenti scossoni subiti dal mercato metteranno ulteriori pressioni in capo alla Camera dei Deputati la quale si esprimerà giovedì dopo aver rifiutato di approvare il piano lunedì.