BCE, SEBC e la stabilità dei prezzi

Il Sistema europeo di banche centrali (SEBC) è composto dalla Banca Centrale Europea (BCE) e dalle banche centrali nazionali degli Stati dell’area euro. L’obiettivo primario del SEBC, così come sancito nell’art. 105 del Trattato, è il mantenimento della stabilità dei prezzi. Senza pregiudicare l’obiettivo primario, il SEBC deve dare sostegno all’insieme delle politiche economiche della Comunità Europea.

Per il raggiungimento dei propri obiettivi, il SEBC ha a disposizione un insieme di strumenti di politica monetaria; conduce operazioni di mercato aperto, offre operazioni su iniziativa delle controparti e può richiedere agli istituti di credito di detenere riserve obbligatorie su conti presso il SEBC. La Banca centrale Europea in base alle situazioni economiche mondiali attese del mercato decide se aumentare o diminuire il costo del denaro, e il tasso Euribor chiaramente si adegua di conseguenza. Difatti se la Bce sconta cambiali alle banche a un determinato tasso, l’Euribor ovvero il tasso di interesse medio delle transazioni finanziarie in euro tra le principali banche europee sarà correlato al tasso applicato dalla Bce. Ecco perchè l’Euribor è anche un indice: rappresenta cioè la rilevazione di una situazione di mercato. Si tratta quindi un’indicazione molto affidabile del costo del denaro, perché chi più delle banche sa comprare e vendere soldi al prezzo giusto? La rilevazione dell’Euribor avviene tutti i giorni lavorativi così che il suo valore è sempre perfettamente aggiornato. L’Euribor viene pubblicato tutti i giorni alle ore 11 dall’Euribor Panel Steering Committee, cioè un comitato di esperti, in base ai dati ricevuti dalle grandi banche, soprattutto europee.

Western Union: il leader del Money Transfer

Western Union è nata negli Stati Uniti nel 1851 come società di gestione delle linee telegrafiche. Il suo nome originale era New York and Missisippi Valley Printing Telegraph Company e cambiò il nome in Western Union Telegraph Company nel 1856. Oggi è il leader mondiale nel settore del money transfer (trasferimento di denaro), con una presenza in più di 200 paesi con oltre 300.000 punti vendita. Finint (una società finanziaria regolata dal Testo Unico Bancario) è agente di Western Union per l’Italia, con una struttura distributiva di migliaia di punti vendita.

Il servizio di trasferimento di denaro ” Money Transfer ” offerto da Western Union – Finint, – consente di ricevere o inviare denaro tramite un network di oltre 290.000 location in 200 paesi, in modo rapido, sicuro e veloce: in pochi minuti si può far arrivare il denaro a destinazione in moltissimi paesi del mondo. Per usufruire del servizio, basta rivolgersi ad uno dei centri con il denaro da spedire in contanti ed in Euro e compilare un semplice modulo con il nome, cognome, le informazioni del destinatario e presentare un documento di identità. Non è necessario essere titolari di un conto in banca, né di una carta di credito. Chi effettua la spedizione, deve solo precisare il nome e il paese del destinatario, perché il trasferimento avviene su un altro punto Western Union, dovunque il destinatario si trovi.

Geox: risultato netto di 123 milioni, ma crollano le azioni

Durante un viaggio in Nevada, poco più di 10 anni fa, Mario Moretti Polegato decide di fare una passeggiata. Infastidito dal surriscaldamento dei piedi causato dalle scarpe con le suole gomma che indossava, fora entrambe le suole di gomma con un coltello. Ecco le origini della “scarpa che respira”. Successivamente Moretti Polegato lavora nei laboratori di una piccola azienda calzaturiera di proprietà della famiglia, mette a punto la tecnologia per le suole in gomma e la brevetta immediatamente.

Oggi il gruppo Geox prevede di raddoppiare il numero di negozi monomarca nei prossimi tre anni, passando dai 724 Geox shop di fine 2007 ai circa 1500 nel 2010. Solo nel 2008 sono previste circa 300 aperture, di cui 40 in Italia e 90 nel resto d’Europa, secondo quanto dichiarato l’amministratore delegato del gruppo Diego Balzanello durante la conferenza stampa di presentazione dei conti 2007 e degli obiettivi 2008-2010. Geox chiude il 2007 con ricavi in crescita del 26% a 770,2 milioni e con un risultato netto di 123 milioni (+26%). Nel corso dell’esercizio l’ebitda è stato di 200,9 milioni (+31%), l’ebit di 179,7 milioni (+33%). La posizione finanziaria netta positiva passa dai 78,2 milioni del 31 dicembre 2006 ai 106,8 milioni del 31 dicembre 2007. Il free cash flow del 2007 è positivo per 74,1 milioni (56,6 mln nel 2006).

Daimler risultati positivi nel 2007: Goldman Sachs conferma il suo rating di “Buy” ed alza il target sul prezzo


Daimler AG è uno dei gruppi leaders dell’industria automobilistica mondiale, in virtù di un eccezionale portfolio di brand: Mercedes-Benz, Freightliner, Sterling, Western Star, Setra e Mitsubishi Fuso. La strategia del Gruppo si basa su quattro pilastri fondamentali: presenza globale, forte portfolio di brand, vasta gamma di prodotti ed un costante processo di aggiornamento verso i massimi standard di tecnologia, sicurezza ed innovazione. Un settore chiave della ricerca restano le tecnologie di guida innovative che puntano alla riduzione di emissione di CO2. Le azioni della Casa Madre Daimler AG con sede a Stoccarda sono quotate presso la Borsa di Wall Street. L’utile netto e’ cresciuto a 3,98 miliardi, Bene anche le vendite (+1%) a 2,1 milioni di unita’ e quest’anno sono stimate nuovamente in rialzo. In dettaglio la divisione Mercedes Benz Cars (marche Mercedes, Smart, Maybach) ha superato il record di vendite del 2006 con 1,29 milioni di unita’ (+3% sul 2006 con +3% per la marca Mercedes, mentre Smart era quasi invariata) e un fatturato su del 2% a 52,4 miliardi. Il Ros (return on sales, ovvero quell’indice che misura la redditività aziendale in relazione alla capacità remunerativa del flusso dei ricavi) si e’ attestato al 9,1% superando il target iniziale del 7%. Per il 2010 il Ros è previsto intorno al 10%.

Diminuiscono i consumi di generi alimentari e aumenta la spesa per internet e cellulari

Secondo i dati di Confcommercio durante il 2008 ci sarà una significativa frenata dei consumi di beni e servizi. Per l’Adoc (sindacato dei consumatori) la causa è nell’aumento dei prezzi, a volte incontrollato e al limite dello speculativo, e del crescente indebitamento delle famiglie, sempre più in difficoltà come confermato anche dall’Istat. Secondo Carlo Pileri, Presidente dell’Adoc siamo in recessione , come testimoniato dal drastico calo della spesa per i beni, sia primari che secondari e dal crescente e preoccupante indebitamento delle famiglie. Il presidente vede la gravità della situazione e sostiene che essa richieda l’intervento urgente di Governo, parti sociali e imprenditori, partendo dalla riduzione di prezzi e tariffe, ma anche rivedendo il sistema del credito per limitare i rischi da sovraindebitamento di famiglie e piccole imprese.

Anche Confcommercio prevede un 2008 in frenata sul fronte dei consumi: cresceranno solo dell’1,2%. Secondo l’associazione di commercianti continuera’ la contrazione per alcuni prodotti alimentari come pane, zucchero, carne e cereali. Si tratta proprio di prodotti che nell’ultimo anno hanno registrato aumenti record, fino al 10%. In calo anche gli alcolici e i servizi per l’abitazione. Ad avere la meglio saranno soprattutto i venditori di prodotti tecnologici. Infatti si prevedono vendite in aumento superiori al 20% per telefoni e accessori e per i servizi telefonici. Bene anche gli elettrodomestici bruni (tv, hi-fi, ecc.).

Eurozona: recessione o rallentamento? Francia chiede prolunga dei termini

L’eurozona non si trova alle soglie di una recessione ma soffrira’ solo di un rallentamento della crescita. Sono queste le valutazioni dei ministri dell’economia europea al centro delle riunioni di inizio settimana. Il presidente di turno dell’Ecofin Andrej Bajuk ha indicato che la Bce sta svolgendo un eccellente lavoro. Tuttavia non si può negare che ogni singola nazione di Eurolandia viva una sua particolare situazione. Queste situazioni inoltre vivono in uno scenario economico mondiale non saldissimo: la crisi dei mercati finanziari e le prospettive di crescita dell’economia di Eurolandia sono altresì influenzate dalle difficoltà che arrivano dall’Atlantico, la crisi dei mutui subprime ed anche il dollaro debole. Avere la moneta unica europea forte non ha solo conseguenze positive, bensì riduce le esportazioni di quel Paese e le esportazioni sono una voce importante del PIL: chi sarebbe disposto ad acquistare da noi europei una lavatrice che in America costerebbe quasi il 50% in meno? Per non parlare dell’ industria cinese, che affligge i nostri mercati, ma in questo caso riusciamo ancora a competere in termini di qualità, questo però solo per i prodotti cinesi ma non per quelli americani.

Calo produzione industriale a fine 2007, Isae stima un rialzo nel 2008

Il calo a sorpresa della produzione industriale a dicembre, rappresenta un cattivo segnale per l’inizio del 2008. Per gli analisti le prospettive non sono delle migliori perché sarà necessaria una forte crescita della produzione industriale nei prossimi mesi per confermare le stime sul Pil a fine anno. E questa eventualità sembra essere sempre meno probabile. Infatti sia Confindustria che la Cgil lanciano l’allarme sostenendo che rallenterà la crescita del Pil. Il centro studi di Confindustria sostiene che il Pil scenderà dello 0,2 per cento e prevede quindi, per il 2008, un prodotto interno lordo dello 0,7% contro lo 0,9% stimato in precedenza. La produzione industriale e’ scesa, a dicembre, del 6,5% tendenziale, secondo i dati corretti per i giorni lavorativi, che sono stati 19 contro 18 del 2006 (indice a 92,8). Nel quarto trimestre, l’output e’ sceso del 2,2% congiunturale. Dicembre ha visto il quarto calo congiunturale consecutivo. Nella media 2006, la produzione era cresciuta del 2,2%. L’ Isae stima un rialzo della produzione industriale a gennaio 2008 (+0,6%), una riduzione a febbraio (-0,7%) e un nuovo incremento a marzo (+0,6%). Nel primo trimestre, l’output si ridurrebbe dello 0,1% rispetto al quarto trimestre del 2007.

Tasse locali: liguri e toscani i più vessati, in fondo alla classifica il Sud

L’aumento dei prezzi dei carburanti e delle bollette della luce e del gas hanno subìto delle vere e proprie impennate. Se sommiamo anche l’incremento delle tasse locali, tutto cio’ ha prosciugato abbondantemente i tagli dell’Irpef. Anzi, il saldo e’ sicuramente negativo. Gli italiani hanno speso nel 2006 circa 333 euro solo per le principali tasse locali, e cioe’ per le addizionali regionali e comunali Irpef e l’Ici. Tra il 2001 e il 2006 la crescita e’ stata pari a 70 euro. Una variazione, in questi 5 anni, del +26,3% contro un aumento dell’inflazione, sempre nello stesso intervallo di tempo, del 12% e del 3.7% del Pil nazionale. Questi dati emergono da un’indagine dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre che da anni fa un monitoraggio molto attento sull’andamento delle tasse locali. In base ai calcoli dell’Istituto, riferiti all’anno 2005, sul podio dei cittadini più vessati, oltre ai liguri, siedono anche i toscani (con 682,4 euro l’anno in media per abitante tra Ici, Tarsu, addizionali comunali ed altre imposte locali) e gli emiliani (675,3 euro), che superano di pochi centesimi i friulani (674,5 euro). Oltre i 600 euro anche lombardi e i laziali. All’opposto, invece, i pugliesi fanno compagnia a siciliani e lucani, con un’imposizione per tutti inferiore ai 350 euro. Gli enti locali calabresi chiedono 372,5 euro l’anno per ogni abitante della regione. Guardando a macro-aree, è il Centro a pagare di più, con 639,2 euro, contro i 381,9 del Sud e i 625,8 del Nord.

Cina: delocalizzazione produttiva, crescita del Pil e aumento inflazione

La delocalizzazione rappresenta l’organizzazione della produzione dislocata in regioni o stati diversi. Le ragioni sono molteplici, per prima anzi tutto l’economicità, che deriva dalla ricerca di Paesi in cui ci sia un concreto vantaggio comparato rispetto ad altri, per esempio una produzione in cui sia necessario un notevole apporto di know-how e software a buon mercato, viene realizzata in India dove sono presenti alte professionalità ad un prezzo orario limitato. Al di là degli investimenti diretti ci sono migliaia di accordi di subfornitura che costano poco e danno vantaggi a chi li sigla consentendo a queste imprese di espandere la produzione all’estero, conquistare nuovi mercati, ristrutturare i costi di produzione. Una produzione in cui la parte focale sia costituita dalla manodopera rispetto al valore intrinseco delle merci in trasformazione, viene realizzata in un luogo in cui il costo del lavoro sia minimo, per esempio la Cina. Con una crescita dell’11,2% tra ottobre e dicembre dello scorso anno, in lieve rallentamento dall’11,5% del precedente trimestre, la Cina ha chiuso il 2007 con un’espansione annua dell’11,4%, massimo dal 1994. A dicembre l’inflazione cinese ha rallentato al 6,5% dal massimo di 11 anni toccato a novembre con un 6,9%.

L’euro compie 10 anni. Volatilità sul mercato, ma chiude in rialzo rispetto a dollaro

Per alcuni è la causa di tutti i nostri mali, per altri è l’ancora di salvezza di un Paese che si dibatte tra instabilità politica evitandoci una iperinflazione. Secondo gli operatori, la volatilita’ dell’euro di questi giorni e’ anche figlia dell’incertezza sulle prossime mosse della Bce che a detta di alcuni potrebbe tagliare i tassi in marzo, difatti dopo una seduta molto altalenante che l’ha portato a sfondare al rialzo quota 1,49 e al ribasso quota 1,47, l’euro ha terminato a quota 1,4833 dollari (da 1,4816). La divisa europea ha perso invece rispetto allo yen a 157,87 (da 158), mentre ha guadagnato sulla sterlina a 0,7538 (da 0,7450). Che l’euro sia amata o odiata, la Commissione europea ha deciso di celebrare i dieci anni dell’euro – nato nel 1999, tre anni prima di entrare nei portafogli di milioni di europei – con una moneta commemorativa. E saranno i cittadini dell’Unione a scegliere la faccia della moneta da due euro che sarà coniata nel 2009 dalle zecche nazionali con un unico disegno uguale per tutti. Per votare basta andare sul sito messo a disposizione dalla Commissione europea e scegliere tra le cinque monete preselezionate dai direttori delle zecche.

Giappone: timori recessione, intanto HangSeng -4,3% e Shanghai -7%

Secondo le autorità monetarie giapponesi, gli organismi internazionali e le banche di investimento, il Paese asiatico sarebbe seriamente influenzato dalla debolezza del mercato immobiliare, dal rallentamento degli investimenti domestici ed esteri. Inoltre, la possibile recessione negli Stati Uniti, uno dei suoi principali soci finanziari, e le elevate quotazioni del petrolio, stanno peggiorando il quadro di riferimento internazionale. Quindi i timori di una recessione globale hanno raggiunto il gigante nipponico. La Bank of Japan indica che la crescita del Pil giapponese si posizionerà all’interno del range 1%- 1,5% per l’anno fiscale in corso (che si concluderà a marzo).

I timori per una recessione in Giappone e la brutta chiusura dei mercati statunitensi di venerdì scorso hanno di nuovo affossato i listini asiatici , Tokyo e Seul chiudono con un ribasso del 4,0% e Hong Kong del 4,25%. Le Piazze europee non potevano non risentire della situazione generale e aprono tutte con ribassi tra l’1,0 e il 2,0%, la nostra Piazza Affari non fa eccezione. Tra i peggiori Alitalia (-3,12%) sulle voci che vedrebbero rimessa in discussione la cessione ad AirFrance della nostra Compagnia di Bandiera, Saipem (-2,64), male anche Unicredit (-2,54%).

Alitalia e crisi Governo: rischio per Air France?

Carlo Toto e Intesa Sanpaolo non si arrendono. La cordata ha intenzione di sostenere fino in fondo il suo progetto per l’acquisto di Alitalia, creare una grande compagnia focalizzata sul mercato italiano, creare Alitalia più Air One. Ciò nonostante il governo al momento abbia le idee chiare e vada verso la vendita ad Air France. Difatti continua la trattativa tra Air France e Alitalia. La caduta del Governo Prodi pone una grossa incognita sulle trattative tra Alitalia e Air France per la privatizzazione della compagnia ex di bandiera? Se e’ vero infatti che le trattative riguardano esclusivamente le due compagnie, e’ anche vero che al termine delle otto settimane di colloqui tra i due presidenti Maurizio Prato e Jean Cyril Spinetta, qualora si arrivi a un’offerta vincolante da parte della compagnia franco-olandese, occorrera’ poi una decisione politica se accettare o meno tale offerta. Un Governo in queste condizioni, molto difficilmente infatti potra’ prendere una decisione sulla vendita dell’Alitalia. Nei giorni scorsi, tuttavia, in una riunione al ministero dell’Economia, la conferma della trattativa e la rassicurazione che la crisi di governo non incidera’ sui negoziati.