La Bce ha lasciato il tasso di rifinanziamento fermo al 4% come previsto, nella riunione del Consiglio direttivo di ieri a Francoforte. Le dichiarazioni del presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, nella conferenza stampa di ieri, confermano che un aumento dei tassi e’ definitivamente sparito dall’agenda della Bce e che Francoforte potrebbe essere pronta a spostarsi verso un territorio piu’ neutrale sulla base di una valutazione meno ottimistica delle prospettive di crescita. Un segnale che di fronte alle preoccupanti condizioni dell´economia anche una Bce sempre attenta all´andamento dei prezzi comincia a porsi alcune domande. Lo stesso governatore della Bce, ha spiegato che i membri del Comitato hanno discusso ampiamente sulle opzioni di manovra disponibili, ma che la decisione è infine stata presa all´unanimità. Trichet ha sottolineato che i dati europei sono solidi ma che esistono dei rischi al ribasso sulla crescita per il prossimo futuro. La Bce è determinata a prevenire che le pressioni al rialzo sull’inflazione esistenti nel breve termine si spostino anche nel medio termine e il Consiglio direttivo continua nel suo impegno di prevenire gli effetti di secondo livello sull’inflazione e la concretizzazione di rischi al rialzo alla stabilità dei prezzi nel medio termine Un atteggiamo dunque ancora molto diverso da quello di una Fed che invece sta già agendo aggressivamente a sostegno della crescita.
FED
Politica monetaria: oggi si riunisce Bce, improbabile immediato taglio dei tassi
La recessione negli Stati Uniti e le sue conseguenze sull’economia europea spingeranno la Bce ad ammorbidire i toni e ad aprire, seppure solo in prospettiva, la porta verso un taglio dei tassi di interesse? E’ iniziata poche ore fa all’Eurotower la riunione mensile del Consiglio direttivo della Bce che dovra’ decidere eventuali mosse sui tassi di interesse dell’Eurozona. Alla riunione e’ presente anche il commissario Ue per gli Affari economici e monetari, Joaquin Almunia. Gli analisti sono sempre più convinti che l’Eurotower taglierà il costo del denaro entro il secondo trimestre, tuttavia Jean-Claude Trichet, presidente della Bce, ha dichiarato esplicitamente che la Bce non seguirà la Fed, che in otto giorni ha portato i tassi dal 4,25 al 3 per cento. Per un eventuale taglio del tasso di riferimento, comunque, la Bce dovrebbe attendere almeno marzo, quando cioè saranno diffuse le nuove stime di crescita. Nelle ultime settimane l’aggravarsi delle prospettive di crescita economica degli Usa, e la linea seguita dalla Federal Reserve, con decisi tagli sul costo del danaro, avevano fatto aumentare le pressioni sull’istituzione di Francoforte, affinché a sua volta abbandonasse la sua fermezza sulla lotta all’inflazione e si orientasse verso una riduzione dei tassi di interesse. D’altra parte Francoforte non può nemmeno ignorare i chiari segnali di rallentamento dell’economia. La conferma dei rischi per l’Europa che esistono anche su questo versante, sulla scia della tanto discussa recessione degli Usa, è giunta oggi dai dati sui direttori di acquisto (l’indice Pmi). Il valore di gennaio è stato consistentemente rivisto al ribasso, a 51,8 punti dai 53,3 di dicembre.
FED: Possibili ulteriori tagli tassi, pessimismo sullo stato dell’economia americana
La Riserva Federale potrebbe tagliare nuovamente i tassi di interesse Usa in presenza di dati economici deboli nei prossimi mesi. Cosi’ il presidente della Fed di Richmond, Jeffrey Lacker, che ha anche previsto, a suo dire, una lieve recessione, poco profonda e con una ripresa lenta. Secondo Lacker la preminenza di rischi di un calo dell’economia potrebbe giustificare da ultimo un nuovo allentamento dei tassi. Ma e’ proprio l’azione della Fed che dovrebbe fornire all’economia americana quel sostegno necessario per evitare il baratro della recessione. Dal 1987 ad oggi, cioe’ dall’inizio dell’era Greenspan fino a questi anni di reggenza Bernanke la Fed e’ sempre intervenuta ogni volta che c’e’ stata una crisi per evitare il crollo dei mercati. L’obiettivo e’ quello di evitare uno scenario giapponese, dove anni fa si e’ verificato un crollo del valore degli immobili sommato a uno dei titoli azionari che continua a pesare sulle sorti dell’economia.
L’euro compie 10 anni. Volatilità sul mercato, ma chiude in rialzo rispetto a dollaro
Per alcuni è la causa di tutti i nostri mali, per altri è l’ancora di salvezza di un Paese che si dibatte tra instabilità politica evitandoci una iperinflazione. Secondo gli operatori, la volatilita’ dell’euro di questi giorni e’ anche figlia dell’incertezza sulle prossime mosse della Bce che a detta di alcuni potrebbe tagliare i tassi in marzo, difatti dopo una seduta molto altalenante che l’ha portato a sfondare al rialzo quota 1,49 e al ribasso quota 1,47, l’euro ha terminato a quota 1,4833 dollari (da 1,4816). La divisa europea ha perso invece rispetto allo yen a 157,87 (da 158), mentre ha guadagnato sulla sterlina a 0,7538 (da 0,7450). Che l’euro sia amata o odiata, la Commissione europea ha deciso di celebrare i dieci anni dell’euro – nato nel 1999, tre anni prima di entrare nei portafogli di milioni di europei – con una moneta commemorativa. E saranno i cittadini dell’Unione a scegliere la faccia della moneta da due euro che sarà coniata nel 2009 dalle zecche nazionali con un unico disegno uguale per tutti. Per votare basta andare sul sito messo a disposizione dalla Commissione europea e scegliere tra le cinque monete preselezionate dai direttori delle zecche.
Usa: Pil cresce dello 0,6% e la Fed taglia i tassi
Ieri i listini di New York erano in rosso a metà seduta e sul mercato prevaleva la prudenza in attesa della decisione della Fed. La diffusione del dato sul Pil aveva accresciuto le aspettative verso nuovi tagli dei tassi. Nel quarto trimestre l’economia Usa è cresciuta dello 0,6%. Nel 2007 la crescita del prodotto interno lordo è stata del 2,2%, la peggiore performance in 5 anni. I segnali di rallentamento dell’economia pervenuti fanno pensare che gli Usa stiano attraverdando una fase pre-recessione. I consumi ad esempio sono cresciuti solo del 2%, confermando così che se le aziende riescono comunque a produrre e vendere è solo grazie alle esportazioni, favorite dal cambio, e non certo dal mercato domestico.
Davanti a questo scenario la Fed è nuovamente intervenuta sui tassi, azione attesa dal mercato e che non ha colto di sorpresa nessuno. I Fed Fund sono stati abbassati al 3%, mentre il tasso di sconto è sceso a 3,50%. La decisione è stata presa a larga maggioranza, con un solo voto contrario di Richard Fischer, presidente della Fed di Dallas. La decisione è stata motivata dalla situazione di “considerevole stress” in cui versa l’economia statunitense, nella speranza che l’inflazione nei prossimi mesi sia più moderata.
Caterpillar: buoni i conti grazie alle vendite oltreoceano
Caterpillar è tra i più grandi produttori al mondo di veicoli e macchinari per costruzione ed estrazione. La celebre azienda, conosciuta per i macchinari dal tipico colore giallo, ha annunciato che anche se gli Stati Uniti appaiono sull’orlo di una recessione, le loro aspettative per l’anno a venire prevedono crescita e profitti. Secondo i conti del quarto trimestre del 2007 le vendite internazionali sono salite dell’11%, aiutate dalla debolezza del dollaro americano che rende i prodotti più accessibili. Questo dato risulta in linea con quelli di tutte le altre grandi industrie produttrici: tutte faticano in casa ma aumentano le vendite all’estero.
La Caterpillar (NYSE) ha guadagnato quest’anno 975 milioni di dollari, 1,50 ad azione; un netto miglioramento rispetto agli 822 milioni dello scorso anno, 1,32 ad azione. Le entrate sono cresciute del 10% a 12,14 miliardi, crescita che neanche gli analisti si aspettavano così positiva. Secondo il capo dell’ufficio esecutivo Jim Owens l’economia Usa nel 2008 rallenterà dell’1%, ma potrà essere compensata dalle condizioni positive per le vendite in gran parte del resto del mondo. La compagnia per il 2008 si aspetta che i profitti crescano dal 5 al 15% e le entrate dal 5 al 10%.
Wall Street: Apple delude su previsioni
Il taglio dei tassi varato martedì dalla Federal Reserve ha fatto risalire Wall Street dai minimi. Dopo un inizio incerto, la chiusura si è attestata intorno al 2,5%. La volatilita’ e’ diventata un elemento costante sui mercati azionari e lo sara’ finche’ gli investitori non inizieranno ad avere un quadro più chiaro sulla direzione economica. A guidare il recupero sono stati i comparti bancario e immobiliare (REIT compresi), che hanno iniziato a beneficiare della manovra straordinaria di politica monetaria effettuata dalla Fed, relativa alla riduzione del costo del denaro di 75 punti base al 3.5%.
Male ancora i tecnologici con il Nasdaq a -0,3%. Su Wall Street in giornata hanno pesato in parte i conti di Apple, che ha ceduto anche il 18%, mandando in fumo una capitalizzazione di oltre 20 miliardi di dollari, e di Motorola, che ha perso quasi il 20%. Lo S&P 500 ha segnato 2,1%. A pesare quindi sui mercati è stata inizialmente la trimestrale di Motorola (-84% gli utili) e la caduta di Apple, dopo aver previsto un utile del primo trimestre prudente e al di sotto delle attese.
Fed: Ben Bernanke taglia tassi al 3,50%
Ben Bernanke, taglia i tassi di interesse sui Fed Funds di 75 punti base portandoli al 3,50%. Ridotto sempre di 75 punti base anche il tasso di sconto che scende al 4%. I futures su Wall Street sull’indice S&P 500 hanno subito ridotto la perdita a 47,10 punti a 1.278 punti pur rimanendo ampiamente in negativo (-3,5%). È una manovra monetaria effettuata in anticipo, in quanto il taglio tassi doveva essere effettuato in occasione della riunione della prossima settimana al 29-30 gennaio. Un taglio “straordinario” di 75 basis point sulla debolezza dell’outlook economico per il 2008 evidenziano che la Fed avrebbe dunque deciso di offrire un forte aiuto ai mercati nel tentativo di impedire l’entrata dell’economia americana in recessione, confermando così che i sempre maggiori rischi di ingresso in una fase di downgrade sono realmente temuti e addirittura, c’è la possibilità che la Federal Reserve annunci un ulteriore taglio di 50 punti base del costo del denaro al 3% in occasione della riunione della prossima settimana al 29-30 gennaio.
IBM incoraggia investitori: Dow Jones in rialzo

I risultati del colosso informatico incoraggiano gli investitori a rientrare sull’azionario dopo lo scivolone della scorsa settimana. Il Dow Jones e’ avanzato dell’1.36% a 12778, l’S&P500 dell’1.09% a 1416, il Nasdaq ha guadagnato lo 1.57% a 2478. A spingere i listini al rialzo e’ stata la comunicazione dei risultati preliminari delcolosso informatico IBM (uno dei trenta componenti del Dow Jones); Il titolo e’ salito di oltre il 10% nel preborsa, per poi ridurre il rialzo giornaliero a +5.33%.
Merrill Lynch: perdite da 15 mld di dollari
Secondo quanto riportato dal New York Times le perdite di Merril Lynch dovute agli investimenti nei mutui subprime dovrebbero ammontare a 15 miliardi di dollari, ancora di più di quanto previsto dagli analisti di Wall Street e il doppio di quanto inizialmente la banca aveva annunciato. La conseguenza di ciò, sempre secondo il quotidiano statunitense, dovrebbe essere l’entrata di un nuovo investitore nel proprio capitale.
No recessione, solo rallentamento crescita: post-Bernanke

Dopo il calo degli ultimi giorni in seguito alle dichiarazioni di Ben Bernanke, la Federal Reserve di cui Bernanke e’ presidente è pronta ad approvare nuovi tagli dei tassi d’interesse se necessario. Lo ha affermato lo stesso presidente precisando che lo scopo e’ sostenere la crescita e l’economia per evitare che gli Usa entrino in una fase di recessione.