Alcatel: riduce le perdite ma taglia i posti di lavoro

 Il Ceo di Alcatel-Lucent, Ben Verwaayen, ha smentito i rumors che davano per imminente la cessione delle attività legate alla telefonia mobile. Difati alcuni giorni fa, alcuni osservatori avevano dato quasi certa la possibilità che il gruppo franco americano potesse decidere di uscire dal mercato delle infrastrutture per la telefonia mobile per ridurre i costi e tutelare la propria redditività.

Quasi immediata la smentita del ceo che afferma anche che i problemi del gruppo non sono di così grande rilevanza:

Il gruppo gode di una solida posizione finanziaria, è perfettamente in grado di rispondere ai requisiti del mercato per la tecnologia dei telefonini di quarta generazione, proprio perchè anche in un contesto difficile ha continuato a investire in ricerca e sviluppo.

Nell’ultimo trimestre Alcatel-Lucent ha infatti ridotto fortemente le perdite, portandole a 40 milioni di euro, rispetto al rosso di 345 milioni dell’anno precedente, e ha confermato gli obiettivi per il 2008, tra cui quello di un margine operativo lordo tra il 2% e il 5% del fatturato. Per il 2008 però, il gruppo franco-americano si mantiene prudente, in ragione del rallentamento macroeconomico.

Debole seduta per le borse europee. Chiusura contrastata per Wall Strett. In rosso gli indici asiatici

Debole chiusura ieri per le principali borse europee. L’avvio di settimana è stato, dunque, sottotono per gli indici esteri. Male Bruxelles che chiude a – 0, 87% a 3.640,71 punti. Chiusura in rosso anche per Zurigo che flette dello 0,86% a 7.322,68 punti, Madrid con un calo dello 0,74% a 12.829,4 punti, Londra dello 0,58% a 5.872,5 punti ed Amsterdam dello 0,30% a 469,82 punti. Ottengono, invece, un lieve rialzo Francoforte con + 0,17% a 6.815,63 punti e Parigi che chiude con + 0,08% a 4.799,38 punti.

Difficile giornata, ieri, in Europa, per il settore bancario, dopo che Lehman Brothers ha comunicato di prevedere perdite di circa 3 miliardi di dollari nel secondo trimestre.

Alitalia: Bilancio in attesa di approvazione

Alitalia non ha potuto approvare il bilancio 2007 poiché il patrimonio è oramai insufficiente ed attende ancora il provvedimento del Governo varato nell’ultimo Consiglio dei Ministri di Napoli per trasformare il prestito ponte di 300 milioni di euro in patrimonio per coprire le perdite. La norma sul cambio del prestito ponte in acconto, su cui l’Unione Europea ha già puntato il dito, doveva essere inserita nel testo che prevedeva l’abbattimento dell’Ici e successivamente la trascrizione sulla Gazzetta Ufficiale. Purtroppo la bozza del provvedimento deve essere ancora completata e non si conosce la sua forma con o senza norma salva-Alitalia. Il Cda dell’Alitalia non ha voluto assumersi la responsabilità di approvare il bilancio 2007, ha dichiarato che c’è continuità aziendale e che non c’è alcun bisogno di mettere l’azienda in liquidazione. All’Alitalia attendono tutti buone notizie dal Ministero dell’Economia, poiché nessuno vuole arrivare a convocare i soci in un’assemblea straordinaria per chiedere la ricapitalizzazione dell’azienda.

Fannie Mae: perdite per 3,6 miliardi ma il titolo balza in Borsa

Conti in rosso per il colosso dei mutui americano, il quale ha annunciato di aver chiuso il quarto trimestre del 2007 con perdite che ammontano a 3,6 miliardi di dollari, mentre aveva chiuso lo stesso periodo del 2006 con un utile di 604 milioni. L’intero anno 2007 si chiude quindi con una perdita netta di 2,1 miliardi di dollari (il 2006 chiudeva con un utile di 4,1 miliardi).

Nel premercato di Wall Street infatti Fannie Mae ha lasciato sul terreno il 7,4%, per poi invece invertire la rotta a metà giornata trainata dall notizia che l’OFHEO (Office of Federal Housing Enterprise Oversight) da marzo rimuoverà il tetto agli investimenti dei colossi dei mutui ipotecari, abolendo le restrizioni sulle dimensioni del portfoglio.

In seguito alla notizia il titolo di Fannie Mae è schizzato dell’8% per poi attestarsi al 3%. Le perdite dell’azienda “semipubblica” però confermano un’ulteriore deterioramento del mercato del credito.

Mutui subprime e recessione USA: FBI indaga su possibile frode

La crisi dei derivati subprime è scoppiata negli Stati Uniti e si è poi diffusa nelle principali economie del pianeta (nei giorni scorsi, la francese SocGen ha annunciato svalutazioni per 2,3 miliardi di euro nel IV trimestre 2007 legate alla crisi subprime, la svizzera Ubs ha annunciato una maxi perdita aggiornando il buco complessivo generato dai subprime a 18,4 miliardi di dollari). Secondo le stime delle banche d’affari la recessione economica (che durerà almeno per un paio di trimestri del 2008) colpirà gli Stati Uniti. Il timore di una recessione negli Usa che contagi anche l’economia mondiale, affonda ancora le borse. In Asia, Tokyo crolla quasi del 4%, mentre le borse europee perdono tutte oltre l’1%. La congiuntura economica globale preoccupa economisti e capi di Stato. In apertura del 38mo World Economic Forum a Davos, in Svizzera, l’economista Nouriel Rubini ha previsto una grave recessione negli Usa, un rallentamento nei paesi emergenti e un forte rallentamento nei paesi europei. Pessimista anche il finanziere Gorge Soros, secondo il quale le banche centrali hanno perso il controllo della situazione nel momento in cui hanno permesso alle istituzioni finanziarie di mettere in circolazione prodotti sui quali non hanno alcun tipo di controllo.