Campari bilancio 2007: vendite +2,7% e utile +6,9%

Tra le migliori società sul Midex ieri si è distinta Campari, che ha chiuso con un +7% a 5,5 euro ad azione grazie soprattutto a ai risultati di bilancio 2007. Le vendite sono aumentate del 2,7% a 957 milioni el’Ebtida è stata pari al 23.3% delle vendite. Con un utile netto di 125,5 milioni il gruppo Campari ha messo a segno un +6,9% rispetto allo scorso anno.

E’ stato proposto al cda un dividendo di 0,11 ad azione, con un +10%. Le vendite cresciute come abbiamo detto del 2,7% sono state generate da una crescita organica del 7,1%, ma anche da un impatto negativo dei cambi del 2,2% e dall’interruzione della distribuzione in Italia di Lipton Ice Tea, che però dovrebbe essere compensata nel futuro prossimo da Glen Grant e X-Rated, brand statunitense di superalcolici.

Il patrimonio netto consolidato del gruppo al 31 dicembre 2007 è di 878,6 milioni e l’indebitamento finanziario del valore di 288 milioni, inferiore di 91 milioni rispetto al 2006.

Il colosso tedesco del turismo Tui annuncia i profitti del 2007

La TUI (Touristik Union International), è un gruppo industriale di turismo tedesco nato dalla Preussag AG nel giugno 2002. È la più grande azienda per il turismo del mondo con interessi soprattutto in Europa, ha più di 65.000 dipendenti, circa 3.600 agenzie di viaggi, 84 marche organizzative, più di 100 aeroplani, 37 agenzie incoming, circa 290 alberghi di proprietà (letti: più di 157.000) e unisce circa 200 differenti marche turistiche in Europa.

Italcementi-Calcestruzzi nomina nuovo Cda: dura nota dell’amministratore giudiziario

Associazione mafiosa e falso in bilancio, queste le accuse con cui i pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta hanno iscritto nel registro degli indagati la Calcestruzzi spa, l’azienda del gruppo Italcementi . Inoltre Calcestruzzi è accusata di aver usato miscele di calcestruzzo «allungate» e di bassa qualità per risparmiare e creare al contempo fondi neri che in Sicilia rappresentavano il trenta per cento del fatturato e sarebbero stati utilizzati per finanziare i clan mafiosi, mentre nel resto d’Italia avrebbero avuto scopi ancora da accertare.

Parmalat: rinviata udienza al 16 maggio

Sono passati quattro anni e tre mesi da quando Calisto Tanzi, ex patron della multinazionale di Collecchio, fu arrestato all’aeroporto di Malpensa di ritorno da un viaggio in Sudamerica. L’accusa: bilanci truccati e dubbie coperture finanziarie. Secondo quanto sostengono i Pm Vincenzo Picciotti, Paola Reggiani e Lucia Russo, che hanno chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio tanto degli ex amministratori e sindaci della società di Collecchio, quanto di revisori contabili ed esponenti del mondo bancario e finanziario italiano. Due le accuse agli ex ragionieri del gruppo dirigente di Calisto Tanzi: il concorso in bancarotta fraudolenta e l’associazione per delinquere.

Quattordici miliardi di euro di ‘buco’ accertato, 200mila i risparmiatori danneggiati di cui 33mila probabili parti civili, 56 imputati, 125 udienze previste e circa 10 milioni di pagine di documenti. Sono alcuni dei numeri del “processo del secolo”. Il tribunale di Parma, dopo aver sentito alcuni giorni fa le parti, ha deciso di rinviare l’udienza del processo Parmalat al 6 maggio. Un’altra udienza è già fissata il 13 giugno. Questo si è reso necessario, secondo il presidente del collegio dei giudici, Eleonora Fiengo, per

meditare adeguatamente dal momento che le richieste della difesa dei 65 imputati e quelle della Procura, necessitano di un ulteriore approfondimento.

Bearn Stearns sull’orlo del fallimento e viene comprata da Jp Morgan. A chi toccherà adesso?

E’ di venerdì la notizia che la banca d’affari statunitense Bear Stearns è sull’orlo del fallimento: sono stati momenti di panico, con il titolo che perdeva il 40% e la metà del valore della quinta banca di investimenti degli Usa, 5,7 miliardi di dollari, bruciati. Sono subito arrivate in suo soccorso la Fed e Jp Morgan, che le avevano garantito fondi e prestiti così da prolungare la propria attività per altri 28 giorni. L’intervento avrebbe dovuto evitare crolli a catena sui mercati finanziari, reazione del resto inevitabile: le borse europee sono precipitate, per non parlare di quelle statunitensi.

Come era prevedibile la banca d’affari ha accusato l’alta esposizione nella concessione dei mutui subprime (non che vi fosse esposta più delle altre grandi banche statunitensi) e non una crisi di liquidità emersa nelle “ultime 24 ore” come ha cercato di far credere un amministratore delegato stuoito anche lui stesso alle parole che pronunciava. La crisi di Bear Stearns era annunciata già da parecchio tempo e si tratta di parecchi miliardi, di cifre che un prestito ponte può solo tamponare.

Blue Chips italiane: Telecom, Enel e Fiat

Per chi gioca a poker le blue chips sono le fish blu, quelle che hanno il valore più alto. La borsa è in effetti un gioco d’azzardo e le blue chips sono le azioni “meno azzardate”, quelle più sicure, perchè delle grandi società, con una storia alle spalle di solidità e stabilità, e, in teoria, una garanzia per chi vi investe.

Le blue chips sono così definite in base al volume degli scambi che le riguardano e alla loro popolarità, quindi della loro presenza nei portafogli degli investitori. Sono tutte società ad alta capitalizzazione. Le blue chips appartengono principalmente agli indici S&P Mib e Midex, e sono 84 circa, per una capitalizzazione totale pari a 772 miliardi.

Nelle scorse giornate i mercati sono nuovamente scesi al ribasso, fino a registare nuovi minimi dell’anno. Attendersi una ripresa dei mercati a breve risulta improponibile, quello in cui è possibile sperare è un mese di marzo ed aprile senza brutte sorprese e con “un po’ di respiro per la borsa”. Vediamo come si stanno comportando alcune tra le principali blue chips italiane e cosa potremme aspettarci nel prossimo futuro.

Unicredit non è più la banca dei derivati?

Ricordate poco tempo fa il caso Divania, il suo fallimento, e l’inchiesta svolta dall’Espresso in cui veniva accusata Unicredit di aver spinto “forzatamente” gli imprenditori ad acquistare derivati? E ricordate poco tempo prima nei mesi di settembre ed ottobre, i ribassi di Unicredit dovuti all’esposizione in derivati e la crisi finanziaria dei mutui subprime e le richieste di risarcimenti danni?

Unicredit occupa nel mercato italiano una posizione di rilievo nella distribuzione di prodotti derivati con una quota di mercato che pari alla metà del totale. Questo però negli ultimi tempi le ha causato non poche grane, soprattutto a livello di immagine.

Alessandro Profumo ha finora cercato di liberare la sua banca dall’etichetta di “banca dei derivati” ed è quello che ha fatto anche di fronte al cda riunitosi ad Istanbul in questi giorni. Nei primi 9 mesi del 2007, secondo le elaborazioni di Bankitalia, la perdita potenziale dei derivati è passata da 3,5 a 5,2 miliardi.

L’indice Big Mac dell’Economist: il tasso di cambio con un panino

Quanti hamburger compriamo con un euro? Quanti con uno yuan? E con un dollaro? Mentre noi compriamo questi panini per un fugace (ma pesante!) spuntino, la celeberrima rivista “The Economist” attraverso l’ indice del Big Mac, dichiara quali valute sono attualmente apprezzate o deprezzate rispetto al dollaro statunitense. Il Big Mac, panino della multinazionale McDonald’s ha delle caratteristiche alquanto desiderabili per gli economisti: viene venduto in moltissimi Paesi ed è considerato un bene perfettamente omogeneo perché identico ovunque. Per capire se una valuta è o non apprezzata rispetto al dollaro, basta confrontare il prezzo in dollari del Big Mac per ognuno dei Paesi del campione: se il prezzo locale convertito in dollaro al tasso di cambio corrente è maggiore del prezzo degli USA, allora la valuta locale è apprezzata rispetto al dollaro USA.

ENI scopre nuovo giacimento in Timor

L’ Eni ha scoperto un nuovo giacimento petrolifero. Siamo nel mare di Timor, in un’area posta sotto l’amministrazione congiunta di Australia e Timor Est, perforando ad una profondità di 3.658 metri, si evidenzia una significativa presenza di idrocarburi. Secondo le prime stime, il giacimento potrebbe avere una capacità estrattiva di 6100 barili al giorno, un barile corrisponde a 159 litri di greggio. Eni nel settore interessato è operatore con una quota del 40 per cento insieme a Inpex col 35% e Talisman Resources col 25%. Con questa filosofia Eni comincia la rincorsa dopo un 2007 che ha deluso in Borsa: una valutazione a sconto di circa il 20% rispetto alla media dei concorrenti e negli ultimi 6 mesi la performance è stata negativa del 10% (8% rispetto al resto del settore). Pesano una riduzione del 3% nella produzione annuale di idrocarburi e la difficoltà di rimpiazzare le riserve.

ERG: risultati 2007 – 62% rispetto a 2006

ERG è il principale Gruppo indipendente italiano operante nei settori dell’energia e del petrolio, quotato in Borsa dall’ottobre 1997. Opera nella raffinazione del greggio, nella distribuzione di prodotti petroliferi e nella produzione di energia elettrica. Rappresenta oggi circa il 22% della capacità totale di raffinazione nazionale e si posiziona come secondo operatore del settore in Italia. Le vendite ERG sul mercato interno coprono il 9% dei fabbisogni nazionali di prodotti petroliferi.

ERG, attraverso la controllata ERG Power & Gas, alcuni giorni fa entra nel mercato libero dell’energia elettrica con la commercializzazione di 650 milioni di kWh di forniture elettriche a clienti finali per tutto il 2008. Il Gruppo ERG è già presente nel mercato della produzione di elettricità destinata sia al Gestore del Sistema Elettrico GSE che ai fabbisogni elettrici dei clienti del sito industriale siciliano di Priolo (SR), per un totale di circa 5 miliardi di kWh annui. Alessandro Garrone, Amministratore Delegato di ERG afferma che

Questo risultato rappresenta un ulteriore importante passo nella strategia di diversificazione e di sviluppo del Gruppo che rafforza il proprio posizionamento come operatore multienergy.

Il mercato dei biocarburanti

Quando parliamo di fonti di energia alternative pensiamo subito all’energia eolica, ai pannelli solari o anche al nucleare. Ha buone prospettive di crescita però anche il settore dei biocarburanti (Bill Gates nel 2007 ha scelto di investire in questo settore 84 milioni di dollari), che non sono altro che propellenti ottenuti da biomasse come grano, mais, bietola, canna da zucchero ed altri. Si tratta di un’energia rinnovabile a tutti gli effetti perchè non contribuisce all’effetto serra, anche se molti ambiantalisti ne hanno sottolineato lo svantaggio di togliere campi alla coltivazione di alimenti e dil conseguente aumento del prezzo dei cereali.

Tra le aziende italiane che producono troviamo Snia che ha da poco scelto di puntare sul biodiesel e sul bioetanolo. Snia basce come azienda chimica ma nel 2007 ha ottenuto da Polimeri Europa la concessione dei diritti esclusivi di vendita di alcuni prodotti biofuel. Inoltre ha concluso un aumento di capitale da 42 milioni di euro per avviare il nuovo settore.