Diventa sempre più difficile ottenere prestiti e mutui

Questo è quello che emerge dalla ricerca effettuata da Bankitalia usando come campione nove gruppi bancari italiani. Criteri più rigidi sia nel concedere mutui e prestiti alle famiglie, sia nel finanziarie le imprese, cosa che non accedeva da due anni. La crisi internazionale dei mercati ha reso ogni operazione più costosa, ma soprattutto ha suscitato nelle banche una maggiore consapevolezza della percentuale di rischio. Di pari passo con la restrizione dei criteri per l’erogazione di prestiti arriva anche però la riduzione di richieste: il mercato immobiliare appare in frenata e molti aspettano a comprare casa, inoltre la fiducia dei consumatori è drasticamente calata viste le prospettive non certo rosee dell’economia nazionale ed internazionale.

Dal gold standard al gold Exchange: sarà la volta dell’euro?

Il “gold standard” è il sistema monetario in cui l’oro svolge le funzioni di equivalente generale e viene usato in modo diffuso come moneta corrente. Questo perché le monete non avevano un valore che sarebbe rimasto immutato nel tempo (questo è ancor più vero oggi: il valore delle valute cambia ogni giorno!). Il peso dell’oro determina facilmente il valore dell’oggetto, è indistruttibile, facilmente riconoscibile ed accettabile in forma di pagamento. Il gold standard (detto anche sistema aureo) è un sistema monetario nel quale la base monetaria è data quindi da una quantità fissata d’oro . Si possono distinguere come sopra accennato tre casi: nel primo l’oro viene usato direttamente come moneta (circolazione aurea); nel secondo viene usata cartamoneta totalmente convertibile in oro, dal momento che il valore in oro della moneta complessivamente emessa è pari alla quantità di oro conservata dalla banca centrale (circolazione cartacea convertibile totalmente in oro); infine, nel terzo caso, le banconote sono convertibili solo parzialmente, risultando il valore della quantità di banconote emessa un multiplo del valore dell’oro posseduta dallo stato (circolazione cartacea convertibile parzialmente in oro).

Investire nei bond per non rischiare troppo

Crisi del credito e dei mercati globali: dove conviene investire riducendo i rischi? E’ quello che probabilmente si sono chiesti e si chiedono la maggior parte dei risparmiatori visto il contesto internazionale. Sono molti i gestori di fondi che a questa domanda rispondono “Bond!“. Bond sì, ma quali? Ci sono i corporate bond, le emissioni societarie, che però devono essere “maneggiati” con cura: da analizzare con cura il merito del credito dell’emittente, poichè in tempi di credit crunch le brutte notizie possono sempre essere in agguato. I corporate bond garantiscono meno sicurezza in periodi recessivi (o quasi) dei titoli di Stato, ma possono contare su fondamentali solidi, e se si sceglie di puntare su doppie o singole B è possibile ottenere rendimenti crescenti con rischi contenuti.

Ancora più sicure le società con rating a tripla A, attualmente acquistabili a prezzi bassi, adatti ad un investitore paziente che possa attendere almeno un paio di anni che i mercati si riassestino per ottenere un guadagno. Se comunque restate indecisi anche dopo aver dato un’occhiata ad alcune delle emissioni societarie ed i loro rendimenti potete scegliere anche di puntare su un ETF che replica l’andamento di diversi titoli corporate, così da poter diversificare settori e classificazioni, quindi rischi.

I più sicuri restano però senza dubbio quelli governativi, da affiancare magari ad un investimento in azioni per rendere più stabile così il proprio portfolio. Il rischio in questo caso è della bolla: i timori per la mimore crescita, le vendite che fioccano sui titoli più a rischio, hanno spinto in molti a scommettere sui bond governativi, i cui prezzi sono inevitabilmente saliti facendone calare i rendimenti.

Unicredit dimezza gli utili ma resta ottimista, parola di Alessandro Profumo

La trimestrale di Unicredit non è stata per così dire esaltante: utili in calo del 51% nonostante l’esposizione ai mutui subprime sia passata da 164 a 94 milioni di euro. L’utile per azione sarà compreso in una forchetta tra 0,52 e 0,56 euro, cifre inferiori alle stime degli analisti, che hanno fatto perdere al titolo il 3,26%. I ricavi registrato sono in calo del 18,9% a 6,45 miliardi. La trimestrale Unicredit ha tirato verso il basso tutto il comparto finanziario: Intesa San Paolo ha perso il 2,87%, Popolare Milano il 4,34% e Mps lo 0,67%.

Il peggio però è passato

Queste le parole di Alessandro Profumo dopo l’assemblea, ma evidentemente i mercati non gli hanno dato fiducia. Colpevole delle perdite di Unicredit soprattutto il settore dell’investment banking e le svalutazioni a cui l’istituto è stato costretto. Positivi invece i risultati riguardanti l’attività tradizionale: +15% gli utili e +8,4% i ricavi.

Unicredit punta molto sull’Europa Orientale e prevede l’apertura di nuove filiali: grazie alla massiccia presenza in questa area geografica e agli investimenti fatti i ricavi sono cresciuti del 25%.

Il ritorno di Tremonti, un “no global” come ministro?

Torna dopo due anni alla guida del Ministero dell’Economia Giulio Tremonti, laureato in giurisprudenza, e chiamato ora ad una prova importante vista la situazione economica internazionale e soprattutto quella italiana, schiacciata tra l’inflazione ed il non adeguamento dei salari. Tremonti è un personaggio senza dubbio particolare, protagonista di contraddizioni (nel 1991 disse al Corriere della Sera che “il condono è una forma di prelievo fuori legge” per poi approvarne diversi durante i passati governi Berlusconi), ed autore di best-sellers.

L’ultimo suo libro è “La paura e la speranza. Europa: la crisi globale che si avvicina e la via per superarla“, un “manifesto no global” come è stato definito da alcuni, in cui l’autore denuncia le magagne della finanza internazionale e indica la retta via alla Vecchia Europa. E la soluzione sarebbe “più stato“, tutto il contrario di quello che il governo Prodi aveva provato a portare avanti con le liberalizzazioni (tentativo purtroppo non del tutto riuscito, ma partito da un presupposto inattaccabile). Sembra incredibile che “i comunisti” (in questo caso Veltroni) parlassero di mercato e di concorrenza per superare le contraddizioni ed i problemi, mentre il Ministro del governo di centro destra parla di Stato!

Certo Tremonti non si può definire no global nonostante alcune dichiarazioni “al limite”, però un protezionista sì: proteggere l’Europa dall’invasione asiatica e da tutti quei paesi e mercati che ripongono la loro forza nei bassi salari e nei costi azzerati rispetto ai nostri. Suo merito indubbio è stato senz’altro quello di portare alla ribalta della campagna elettorale temi spinosi e reali, al contrario di qualche suo collega, ma non so quanto questa sua filosofia potrà caratterizzare il suo mandato di ministro.

Economist: intervista a John Elkann al ponte di comando della IFIL

Il 18 dicembre 1997 John Elkann entrò nel cda del Gruppo Fiat . A quei tempi disse l’avvocato Agnelli

Oggi entra a far parte del Consiglio della Fiat mio nipote, primogenito di mia figlia Margherita. Sta per compiere 22 anni, la stessa età che avevo io quando entrai in Consiglio nel 1943. John Elkann è giovane, ma ha già dimostrato di possedere notevoli capacità e doti morali. Ritengo che l’ingresso di John sia il modo più significativo per far sentire, anche simbolicamente, la continuità della vicinanza della famiglia nei confronti della Fiat e del management che porta avanti le responsabilità della gestione dell’azienda.

John Jacob Philip Elkann detto Jaki è oggi un manager italiano, azionista e dirigente FIAT. Figlio di Margherita Agnelli e del giornalista e scrittore Alain Elkann, è nipote dell’industriale Gianni Agnelli e quindi erede della famiglia Agnelli a cui fa capo la Fiat.

L’occupazione in banca cresce in tutta Italia?

Cresce l’occupazione in banca e si rafforza la qualità del lavoro arrivando a impegnare il 32% di laureati sul totale dei dipendenti bancari (nel 2005 erano il 25%). Si consolida anche il processo di crescita del personale femminile (40% del totale occupati ).

L’ andamento non brillante dell’economia italiana
e le previsioni dell’Unione europea sulla bassa crescita non frenano la capacità del settore bancario di favorire una tenuta dei livelli occupazionali, le banche hanno saputo offrire lavoro ad alta professionalità a un numero crescente di lavoratori anche di fronte a un contesto di continuo cambiamento dovuto a processi di concentrazioni, ristrutturazioni ed esodi anticipati.

Lo ha dichiarato il presidente dell’Abi, Corrado Faissola, aprendo la due giorni del convegno annuale ‘Hr 2008 – Banche e risorse umane: competenze e merito per crescere nella banca che cambia‘. Nel credito è accentuato, infatti, il fenomeno di ricambio generazionale.

Per il Direttore generale dell’Abi, Giuseppe Zadra,

il notevole progresso tecnologico del sistema non ha limitato l’offerta di lavoro grazie soprattutto al significativo sviluppo della domanda di servizi finanziari e bancari.

Una figura che vede una reale crescita è quella del consulente finanziario, o agente o promotore, ormai non si sa più che nome dargli, allo scopo di nascondere quello reale: procacciatore finanziario. Per “procacciatore d’affari” si intende colui che riceve da un’impresa, senza divenirne dipendente né subirne il potere di direzione, l’incarico di promuovere contratti in suo nome.

Chi diceva che i mercati emergenti non erano più un buon investimento?

C’è chi sosteneva che i mercati emergenti avevano fatto il loro percorso, temporaneamente arrestatosi a causa della crisi finanziaria mondiale e dell’impennata dei costi delle derrate alimentari. Ma è davvero così? In realtà i grandi nomi della finanza continuano a puntare su di essi e gli investimenti ad indirizzarsi verso i paesi africani e asiatici. Deutsche Bank ha stilato un report sugli hedge funds secondo cui proprio il continente africano e i paesi mediorientali saranno i top performer. Ebbene sì, perchè i mercati emergenti la loro crescita la stanno proseguendo ed è una crescita magari più contenuta ma anche più consolidata, più strutturale, che attira non solo le speculazioni del momento ma anche investimenti di lunga durata, che puntano alle loro infrastrutture ed ai loro consumi.

Ordonez, membro del consiglio direttivo della Bce, intendeva proprio questo quando ha defintio i paesi emergenti “più pronti rispetto al passato ad affrontare le crisi finanziarie”. Certo le sfide che devono affrontare risultano più ardue ancora forse di quelle che stiamo affrontando noi, l’inflazione e i costi delle materie prime, ma hanno probabilmente più risorse di noi per vincerle.

Anche i mercati azionari si distinguono per una maggiore capacità di “riscossa”: mentre le piazze europee e Wall Street si accontentano di tornare felicemente alla tranquillità, il Bovespa brasiliano segna i massimo storici. E questo nonostante i paesi del BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) siano molto legati all’andamento del nostro ciclo economico.

Politica fiscale per combattere inflazione e disoccupazione

Con politica fiscale si designa la manovra del bilancio dello Stato e di altri enti pubblici con finalità di variazione del reddito e dell’occupazione nel breve periodo.

Le entrate pubbliche sono di 2 tipi:
1. Entrate correnti che sono connesse con i tributi e in minima misura da altri fonti.
2. Entrate in conto capitale derivano da alienazione di beni patrimoniali e aziende pubbliche e dal rimborso di crediti.

Le spese pubbliche sono composte da:
1. la spesa pubblica per beni e servizi.
2. Spesa per consumi pubblici che è il costo per il personale aumentato delle spese per acquisti correnti di beni e servizi.
3. Spesa per investimenti pubblici che è destinata ad ampliare la dotazione di capitale di proprietà pubblica (scuole, ospedali, opere pubbliche in genere).
4. I trasferimenti correnti in senso stretto includono: trasferimenti alle famiglie, aventi finalità redistributive e di fornitura di beni meritori.
5. trasferimenti alle imprese, consistono di contributi assegnati alle imprese con varie finalità: miglioramento bilancia dei pagamenti, redistribuzione, aumento della domanda, aiuti a settori in crisi.
6. trasferimenti al Resto del mondo, per contribuzioni a organismi internazionali, cooperazione con PVS etc.

Il mercato della pubblicità on line raggiunge 1 miliardo di euro

Si è svolto ieri lo IAB 2008, nella sua seconda edizione romana; IAB sta per Interactive Adevertising Bureau e tema del forum era ovviamente il mercato della pubblicità in rete. Presenti 2500 professionisti e 18 aziende leader del settore per confrontarsi e capire quale futuro avrà un mercato come quello del business pubblicitario in rete.

Layla Pavone, presidente dello IAB prevede che il mercato arrivi a quota un miliardo di euro, vista la significativa crescita che ha registrato annualmente, toccando percentuali del 40%. La prossima frontiera sarà invece rappresentata dai video pubblicitari, rubando ancora di più la scena alla televisione, il cui mercato pubblicitario appare ormai saturo ed in crescita solo del 2-3% l’anno.

Il mercato della pubblicità in rete è riuscito a ritagliarsi il suo spazio anche in Italia, ed il Web sta conquistando sempre più adepti: in marzo gli utenti sono stati il 5% di più del mese precedente. E cresce sempre di più anche il tempo di utilizzo incrementato del 145%, togliendo spazio al consumo degli altri media.

Grande depressione: può succedere oggi con i mutui subprime e l’aumento dei prezzi delle derrate agricole?

La grande depressione, detta anche crisi del 1929, grande crisi o crollo di Wall Street, fu una drammatica crisi economica che sconvolse l’economia mondiale alla fine degli anni venti, con gravi ripercussioni durante i primi anni del decennio successivo. Le cause del fenomeno furono molteplici. Durante gli anni Venti negli Stati Uniti si era verificata una straordinaria crescita finanziaria e speculativa accompagnata tuttavia da un forte indebitamento degli agricoltori, esposti alla concorrenza europea dopo la ripresa postbellica. Quindi in realtà la grande depressione non è da attribuirsi ad una crisi finanziaria come molti credono, ma ad una crisi del settore agricolo! In realtà la crisi fu amplificata dai fallimenti a catena delle banche di provincia a causa dell’insolvibilità delle aziende e tale situazione andò a ripercuotersi direttamente sull’intera società americana. Nei primi tre anni, i più “caldi” della crisi, le banche si ritrovarono improvvisamente senza denaro liquido quando migliaia di azionisti spaventati dal crack di Wall Street corsero a vendere i loro titoli.

Piaggio lancia Vespa Gts 300 super

La guerra aveva lasciato macerie e miseria. I magnifici aeroplani che la Piaggio fabbricava prima del conflitto, non servivano più. Gli italiani avevano bisogno di muoversi, ma l’automobile costava troppo e la motocicletta non era abbastanza pratica. Fu così che, grazie al desiderio di innovazione di Enrico Piaggio, Corradino d’Ascanio, ingegnere aeronautico, “inventò” nel 1946 la Vespa.. Vespa è diventata così nel mondo, sinonimo di scooter, un’automobile a due ruote, facile da guidare, più economica di un’auto e nello stesso tempo, diversa dalla classica moto, se non altro per il tipo di telaio, a carrozzeria, che permetteva la guida senza doversi necessariamente sporcare gli abiti, come sulle moto di allora. Questa motoretta ha oltrepassato i confini del tempo, tanto che dal lontano 1946, vive ancora come protagonista sulle strade di tutto il mondo.