Debole seduta per le borse europee. Chiusura contrastata per Wall Strett. In rosso gli indici asiatici

Debole chiusura ieri per le principali borse europee. L’avvio di settimana è stato, dunque, sottotono per gli indici esteri. Male Bruxelles che chiude a – 0, 87% a 3.640,71 punti. Chiusura in rosso anche per Zurigo che flette dello 0,86% a 7.322,68 punti, Madrid con un calo dello 0,74% a 12.829,4 punti, Londra dello 0,58% a 5.872,5 punti ed Amsterdam dello 0,30% a 469,82 punti. Ottengono, invece, un lieve rialzo Francoforte con + 0,17% a 6.815,63 punti e Parigi che chiude con + 0,08% a 4.799,38 punti.

Difficile giornata, ieri, in Europa, per il settore bancario, dopo che Lehman Brothers ha comunicato di prevedere perdite di circa 3 miliardi di dollari nel secondo trimestre.

Medvedev: Occorre primo piano della Russia nell’economia globale, non più egoismo economico degli Usa

Non importa quanto è grande il mercato americano né quanto è forte il sistema finanziario americano: non sono in grado di sostituirsi ai mercati globali”. Gli Usa non bastano anche se la loro presenza nel mondo può dare questa impressione. Non solo: hanno fallito. L’incapacità dei grandi gruppi nel considerare i rischi connessi alle loro strategie e le politiche aggressive della più grande economia del pianeta non ha portato solo a perdite finanziarie, ma hanno impoverito il mondo.

Questo l’attacco di Dimitri Medvedev, nuovo presidente russo sferrato agli Stati Uniti nel corso del Forum economico di San Pietroburgo. Quanto sta accadendo, secondo Medvedev, è la più grave crisi dal 1930 ed è figlia dell’ “egoismo economico” da parte degli Usa che ha penalizzato e continua a penalizzare anche la Russia alla ricerca di norme condivise per potere investire all’estero così come consente alle imprese estere di investire in Russia.

PIL e tenore di vita di un Paese

Sentiamo spesso parlare di PIL ovvero prodotto interno lordo, probabilmente ne abbiamo un’idea più o meno precisa, ma ne conosciamo realmente le componenti? In economia è spesso utilizzata questa uguaglianza: PIL= C+I+G+NX laddove C sono i consumi, I gli investimenti, G la spesa pubblica e NX le esportazioni nette ovvero le esportazioni a cui sono state sottratte le importazioni.

Questo significa che il Pil non è altro che il valore complessivo dei beni e dei servizi che vengono prodotti in un paese in un certo periodo di tempo (di solito, un anno), indipendentemente dalla nazionalità dei produttori: ecco perché prodotto interno “lordo”. Nella maggior parte dei paesi sviluppati il prodotto interno lordo viene oggi considerato l’indicatore più appropriato dell’attività economica. Un indicatore del tenore di vita di un paese è il PIL pro capite, che viene calcolato dividendo il PIL per il numero di abitanti. Per fare dei confronti tra i diversi paesi, questo valore viene spesso convertito in dollari statunitensi. Perché i diversi dati siano comparabili infatti dev’essere espresso in termini di una moneta usata internazionalmente come l’Euro o il Dollaro. Infatti una valuta può valere poco nei confronti del dollaro ma contemporaneamente avere un forte potere d’acquisto all’interno del Paese che la adotta.

Dal gold standard al gold Exchange: sarà la volta dell’euro?

Il “gold standard” è il sistema monetario in cui l’oro svolge le funzioni di equivalente generale e viene usato in modo diffuso come moneta corrente. Questo perché le monete non avevano un valore che sarebbe rimasto immutato nel tempo (questo è ancor più vero oggi: il valore delle valute cambia ogni giorno!). Il peso dell’oro determina facilmente il valore dell’oggetto, è indistruttibile, facilmente riconoscibile ed accettabile in forma di pagamento. Il gold standard (detto anche sistema aureo) è un sistema monetario nel quale la base monetaria è data quindi da una quantità fissata d’oro . Si possono distinguere come sopra accennato tre casi: nel primo l’oro viene usato direttamente come moneta (circolazione aurea); nel secondo viene usata cartamoneta totalmente convertibile in oro, dal momento che il valore in oro della moneta complessivamente emessa è pari alla quantità di oro conservata dalla banca centrale (circolazione cartacea convertibile totalmente in oro); infine, nel terzo caso, le banconote sono convertibili solo parzialmente, risultando il valore della quantità di banconote emessa un multiplo del valore dell’oro posseduta dallo stato (circolazione cartacea convertibile parzialmente in oro).

Arbitraggio: guadagni nelle differenze di prezzo sul Forex

In economia e in finanza, un arbitraggio è un’operazione che consiste nell’acquistare un bene o un’attività finanziaria su un mercato rivendendolo su un altro mercato, sfruttando le differenze di prezzo al fine di ottenere un profitto. L’operazione è possibile se il guadagno che si ottiene supera i costi per il trasferimento del bene trattato da un mercato all’altro. L’intera operazione deve essere senza alcun rischio per l’operatore. L’arbitraggio si differenzia dalla speculazione per il fatto che, mentre il primo è un modo di lucrare sulle differenze di prezzo presenti in luoghi diversi la seconda opera sulle differenze di prezzo di uno stesso bene in tempi diversi: mentre la speculazione ricerca il lucro giocando sul fattore “tempo” (vendita successiva all’acquisto e viceversa), l’arbitraggio lo ricerca nel fattore “spazio” (acquisto e vendita su due mercati diversi).

 

Uno degli esempi più classici di arbitraggio è quello relativo al mercato dei cambi. Per illustrare la situazione si consideri una giornata in cui si osservano i seguenti tassi di cambio su diversi mercati:
Euro/Dollaro a Milano 0,9;
Euro/Yen a Tokio 95;
• Dollaro/Yen a Monaco 100.

In questo caso si può realizzare un profitto di arbitraggio pari a 0,06 Euro. Con un Euro acquistiamo 95 Yen a Tokio, li convertiamo in 0,95 $ a Monaco per riottenere a Milano 0,95/0,9 = 1,06 Euro circa. Si nota immediatamente che tali opportunità possono portare a profitti molto alti se le transazioni sono consistenti.

Unione monetaria: perchè l’Inghilterra non adotta l’euro

Nel giugno 1988 il Consiglio europeo confermò l’obiettivo della progressiva realizzazione dell’Unione economica e monetaria (UEM) e assegnò a un comitato guidato da Jacques Delors, all’epoca Presidente della Commissione europea, il mandato di elaborare un programma concreto per il suo conseguimento. Il “Rapporto Delors”, redatto a conclusione dei lavori, proponeva di articolare la realizzazione dell’Unione economica e monetaria in varie fasi: dal rafforzamento della cooperazione tra Banche Centrali, alla fissazione irrevocabile dei tassi di cambio delle valute dei primi 11 Stati membri partecipanti all’unione monetaria e la conduzione di una politica monetaria unica
sotto la responsabilità della BCE ed infine l’adozione della moneta unica.

La Bce potrebbe alzare i tassi per far fronte all’inflazione ed il Super Euro continua la corsa

La notizia è arrivata così, quando nessuno se la aspettava e proviene da Christian Noyer, membro del consiglio direttivo della Banca Centrale Europea, il quale in un’intervista ad una radio francese aveva lasciato intendere che per frenare l’inflazione una soluzione avrebbe potuto essere proprio quella. Il giorno dopo puntuale è arrivata la smentita, o meglio la precisazione, con Christian Noyer che ha detto di essere stato male interpretato e di non aver parlato specificatamente di un prossimo aumento dei tassi, anche se gli interventi della Bce possono andare in entrambe le direzioni.

In realtà una affermazione simile alla sua è arrivata anche da Yves Mersch, governatore della Banca di Lussemburgo, il quale ha confermato che il dubbio amletico su alzare i tassi o meno per far fronte all’inflazione ogni mese ha attanagliato la Bce, che quindi al contrario di come tutti credevano non ha mai minimamente pensato a tagliarli.

Supereuro, il dollaro non riesce a rialzarsi ma resta comunque la valuta guida

L’euro ieri ha stabilito un nuovo record sul dollaro e la sua corsa sembra inarrestabile. L’inflazione sale negli Stati Uniti e l’euro sale, l’inflazione cresce in Europa e l’euro cresce ugualmente.

Wall Street in rally attraversa un momento positivo ed i dati macroeconomci sugli Stati Uniti non sono poi così negativi: l’Empire State Manufacturing Index è risultato essere superiore alle attese e il dato sui flussi di capitali ha dimostrato che investimenti stranieri continuano ad arrivare. Allora come mai il dollaro continua a perdere?

Christian Noyer, Governatore della Banca di Francia e consigliare della Bce, ha descritto la crescita dell’euro come “abnorme“, ma ha anche ammesso che è proprio il supereuro a proteggere il vecchio continente da un’inflazione ancora maggiore di quella attuale.

Sembra sempre di più che il mercato valutario non rispecchi i fondamentali economici. O almeno è quello che credono i gestori interpellati da Merryl Linch: secondo un sondaggio effettuato dalla banca d’affari statunitense il 71% dei gestori crede che l’euro sia sopravvalutato.

Paesi emergenti trainati dalle commodities

Le borse dell’area Asia-Pacifico registrano il segno più, sostenute dal ritorno degli acquisti su greggio e oro e dal dato sulla creazione di posti di lavoro nel settore privato Usa.

I paesi emergenti si sono integrati meglio nell’economia globale nel corso degli ultimi anni grazie ai forti aumenti dei prezzi delle commodities e al miglioramento sia delle politiche che delle istituzioni

si legge nel rapporto del Fondo Monetario Internazionale. Nel primo trimestre del 2008, l’oro e le principali commodities hanno ulteriormente incrementato i propri valori di riferimento. Basti osservare l’ andamento del greggio, costantemente scambiato oltre il limite registrato nel 1980, al di sopra dei 100 dollari al barile. In Rialzo anche l’oro. Al Comex il future ha toccato il massimo degli ultimi giorni a quota 925 dollari l’oncia. Tra le materie prime agricole i semi di soia vedono il future in progresso dell’1,6% a 1277 centesimi (12,77 dollari) per bushel.

Il tanto odiato euro: vantaggi reali di una moneta unica

Spesso ci lamentiamo affermando che da quando è entrato in vigore l’euro non riusciamo più a mettere un po’ di risparmi da parte e molti addirittura affermano di non arrivare a fina mese. Ma è così negativa l’adozione di una moneta unica? Spesso sentiamo dire che l’euro “fa male” alle nostre tasche ma “fa bene” all’Italia. Cosa significa? Bene, in realtà i vantaggi della moneta unica sono realmente molteplici. Innanzitutto, la presenza di una moneta unica diminuisce i costi di transazione, ovvero gli impedimenti negli scambi tra le economie. Con un’unica moneta gli introiti derivanti dalla vendita dei beni all’estero sono immediatamente spendibili nel Paese di origine delle esportazioni e non occorre convertirli in valuta nazionale.

Tali costi, ovvero quelli dedicati al servizio di conversione delle due valute, sono del tutto evitati quando circola una moneta unica. Un’altra argomentazione a vantaggio dell’ unione monetaria è che essa non può essere sottoposta ad attacchi speculativi, ovvero improvvisi aumenti nella domanda di valuta estera in cambio di valuta nazionale, in particolare non sorgono problemi di credibilità del regime di cambio i quali possono generare aspettative di deprezzamento e indurre ad attacchi speculativi. Un altro aspetto dell’unione monetaria è che la politica monetaria è scelta collegialmente e non unilateralmente, riducendo così la probabilità di politiche monetarie anticicliche per alcuni membri.