Fannie Mae e Freddie Mac tutto è cominciato nel 1999

Fannie Mae l’agenzia per i mutui americani protagonista con la sua “sorella”di uno dei più grandi salvataggi statali mai messi in opera dall’amministrazione americana, ha registrato nel terzo trimestre perdite per 22.600 milioni di dollari.  Risultati non certo entusiasmanti ma facilmente prevedibili, era, infatti, quasi certo che i conti delle due agenzie di mutui americani non sarebbero potuto essere molto migliori. Ripercorrendo la storia dei due colossi del credito Usa si scoprono alcune particolarità, forse immaginate o supposte da qualcuno che forse dovrebbero far storcere il naso a quanti comunque dovranno caricarsi sulle spalle il fardello del salvataggio (i contribuenti americani e non solo purtroppo). Fannie Mae fu creata nel 1938 dopo il decennio della Grande Depressione: figlia del New Deal di Franklin Roosevelt, è la prima banca di natura semipubblica che ha per unico scopo l’erogazione di mutui-casa a “prezzi politici” controllati dal governo. Il suo successo nel diffondere tra la middle class americana la proprietà delle abitazioni è stato considerato il fondamento del “sogno americano”. Insieme con Freddie Mac, la sua istituzione gemella, queste due maxi-banche di credito fondiario hanno accresciuto il loro valore e la loro importanza nel sistema economico americano sorretto in gran misura negli ultimi due decenni da un grande boom edilizio.

Le Borse tifano Obama, in caso di sua vittoria è probabile un nuovo rimbalzo

 Non ci sono ragionamenti politici, analisi dei programmi, valutazioni degli uomini che saranno chiamati a guidare l’economia. Non c’è nulla di questo nella conclusione che tutti a Wall Street facciano il tifo per Obama, ma una semplice analisi statistica, per quello che nella finanza esse possono contare. Le Borse di tutto il mondo potrebbero accelerare il rimbalzo in corso in questi giorni se nelle elezioni di domani Barack Obama vincerà su John Mc Cain, è questo il verdetto che tutti gli esperti di analisi finanziaria hanno decretato già da qualche giorno. E secndo alcuni già dietro il rimbalzo di questa ultimi giorni, ci sarebbe stata anche la spinta dei sondaggi che danno il candidato democratico in netto vantaggio sul rivale reppubblicano. Obama si è accreditato come l’uomo della speranza, il simbolo del cambiamento, e tutti gli investitori sanno quanto sui mercati finanziari c’è voglia di cambiamento. malgrado una sua certa inensperienza in campo economico, il volto nuovo di Obama potrebbe rappresentare un vero punto di svolta per gli ormai sfiduciati mercati finanziari.

La crisi economica e le crescenti difficoltà delle banche europee incidono fortmente sul cambio Euro/dollaro

 Le crescenti difficoltà economiche, determinate dalla grave crisi finanziaria che si stanno velocemente trasferendo all’economia reale stanno avendo un forte impatto sul cambio euro/dollaro, che dopo un discesa quasi senza sosta durata oltre venti mesi, sta in questo ultimo mese recuperando i livelli di cambio con l’euro di due anni fa. Mentre alcuni economisti fino a pochi mesi fa prevedevano un dollaro ancora debole, con un cambio con la moneta unica attestato intorno a 1,4, ora il biglietto verde è schizzato arrivando a toccare in serata il record di 1,27 contro euro e sono molti a ritenere che il recupero del dollaro continuerà ancora. Molti infatti sono sicuri che la Bce abbasserà presto nuovamente i tassi, forse dello 0,75% e questo certo contribuisce a rafforzare una moneta. inoltre sono molti a ritenere che come spesso accaduto in passato una crisi nata in America faccia poi sentire i maggiori influssi proprio nel vecchio continente.

Per Goldaman Sachs è arrivato il momento di investire in Borsa

 Mentre le Borse continuano nel loro saliscendi settimanale, dimostrando che la crisi è ancora lungi dall’essere superata, c’è chi ormai scommette sulla ripresa dei cicli azionari. Si tratta per esempio degli analisti di Goldman Sachs, che scommettono, in un report, sul ritorno degli investimenti nel mercato azionario, visti gli attuali prezzi di Borsa. L’incertezza sulla durata e sulla gravità del rallentamento economico rende estremamente difficili le decisioni degli investitori, nonostante l’intervento concordato dei governi europei e di quello americano abbia ridotto i rischi del sistema finanziario. Ma un recupero della fiducia verso le Borse non si farà attendere troppo. Infatti, gli analisti di Goldman Sachs sono convinti che si assisterà ad una massiccia rivalutazione a partire dalla metà del 2009. 

Si è conclusa la settimana peggiore da sempre per le Borse mondiali e per Piazza Affari

 E’ stata la settimana più nera della storia della Borsa. Ieri il panico ha preso il sopravvento in Europa guidando gli investitori vesro un ribasso diffuso e incontrollato e neanche la decisione della Consob di vietare le vendite allo scoperto su tutto il listino è riuscita ad arginare la caduta. L’indice S&P/Mib di Milano ha perso il 7,1%, Londra -8,8%, Parigi -7,7%, Francoforte -7%. In serata gli operatori hanno lasciato le loro postazioni per un week end di angoscia, in attesa di qualche segno di conforto da Wall Street, che almeno in parte è arrivato. Ma ora l’angoscia diventa pressante per quello che potrà succedere lunedì mattina alla riapertura dei mercati. Addirittura è circolata l’ipotesi di una chiusura delle Borse per il tempo necessario “a riscrivere i regolamenti, le regole della finanza internazionale”.

Eaton Corporation, chiude lo stabilimento di Massa: la crisi finanziaria si abbatte sull’occupazione e l’economia reale?

 La Eaton ha deciso di chiudere lo stabilimento di Massa. La scelta è stata comunicata ieri mattina ai sindacati durante un incontro che si è tenuto all’associazione industriali a Carrara. Non avranno più lavoro 345 dipendenti.

Quello che lascia stupefatti sull‘atteggiamento dei politici di fronte a questa terribili crisi finanziaria è il colpevole ritardo con il quale si sono mossi e la conseguente inadeguatezza  delle misure adotattate, osservando le reazioni sempre più volte al peggio dei mercati finanziari di tutto il mondo ormai pervasi da un vero e proprio panic selling. La crisi finanziaria infatti nata oltre un anno fa in America, si sta velocemente, come previsto da tutti tranne che forse dai politici, propagando all‘economia reale, scatenando perciò le vendite in previsione di una sempre più probabile recessione globale.

Le ultime previsioni degli economisti della Bce (le staff projections, che non sono richiamate nel bollettino di ottobre), pubblicate il mese scorso e quasi sicuramente destinate ad essere riviste in peggio, davano la crescita di Eurolandia ad un tasso compreso fra l’1,1 e l’1,7% quest’anno, e fra lo 0,6% e l’1,8% il prossimo. Nel bollettino di ottobre la Bce scrive che «gli indicatori oggi disponibili segnalano il perdurare della debolezza nella dinamica di fondo della crescita dell’area dell’euro nel terzo trimestre. Secondo le prime stime del Fondo monetario Internazionale Spagna, Italia, Irlanda e Gran Bretgana saranno sicuramente in recessione già dall’ultimo trimestre dell’anno e probabilmente per tutto il 2009, con pesanti ricadute su occupazione (la Fiat ha già proclamata nuove casse integarzioni, la Merloni ha dichiarato lo stato di insolvenza) e redditi.

Il dramma delle migliaia di dipendenti di Lehman Brothers in tutto il mondo licenziati via sms

 Una delle differenze sostanziali fra una grande economia come quella degli Usa, e una in difficoltà da decenni, come quella italiana, è stata, a nostro avviso, ben rappresentata dalla diversa reazione che hanno avuto i dipendenti Lehman, dopo la notizia della bancarotta e quella assolutamente irresponsabile che stanno avendo invece i dipendenti Alitalia. Immaginarsi poi cosa sarebbe potuto accadere in Italia, non solo all’interno della comagnia di bandiera, se i dipendenti di qualsiaisi società fossero stati licenziati attraverso l’invio di un sms, come accaduto Domenica sera ai dipendenti di Lehman Brothers. In tutto il mondo sono 26.000 i dipendenti della grande banca d’affari (18.000 solo fra Londra e New York) che da un giorno all’altro si sono ritrovati in mezzo ad una strada.

E’ incredibile domenica giocavo a tennis con un mio collega, quando siamo tornati negli spogliatoi ci è arrivato un sms, che diceva di presentarsi l’indomani al lavoro, anche se era l’ultimo che facevamo a Lehman. E ora il mutuo chi lo paga? considerando che il mio stipendio per l’80% era variabile e non vedrò un centesimo di quei 70.000 dollari che avrei dovuto ricevere a Dicembre.

Sfiducia nei mercati finanziari, attenzione sul boom dei mercati emergenti

Le origini delle attuali turbolenze vanno ricercate in una eccessiva propensione al rischio indotta da un lungo periodo di bassi tassi di interesse e dalla ricerca di rendimenti elevati da parte degli investitori. Il contesto economico caratterizzato da bassi tassi di interesse che ha contraddistinto gli Stati Uniti a partire dal 2001 ha determinato un aumento del volume dei mutui ipotecari per l’edilizia residenziale e, di conseguenza, un aumento dei prezzi degli immobili. In altri termini, mutui subprime sono stati erogati a clienti con profilo di rischio elevato e precedenti sfavorevoli in materia di crediti. Negli Usa oggi è atteso il discorso di Bernanke oltre al dato relativo alle vendite di case pendenti ed al credito al consumo.

Nigeria: petrolio, povertà e amministrazione civile

Si parla tanto di petrolio, aumento dei prezzi e di produzione da parte dell’Arabia Saudita. Forse però non tutti sanno che esistono Paesi africani dove di petrolio ce n’è ed anche tanto ma l’economia non cresce proporzionalmente rispetto alla ricchezza di questa risorsa. Esempio eclatante è la Nigeria che non riesce a crescere quanto dovrebbe a causa dell’instabilità politica, della corruzione, della cattiva gestione delle politiche macroeconomiche; i continui scontri etnico-religiosi hanno creato una situazione d’insicurezza generale all’interno del paese.

Rapporto sui diritti globali 2008: precariato, cresce insicurezza della popolazione

Cresce sempre di più il senso di insicurezza della popolazione, la precarietà del lavoro, la sfiducia nel futuro e la paura di perdere il benessere e la qualità delle proprie condizioni di vita, esiste il rischio di processi involutivi che, oltre a danneggiare il mondo del lavoro in generale, finirebbero per devastare il tessuto connettivo sui cui si è sviluppata la nostra società, impostato su valori solidaristici e universali.

Questa è l’Italia che emerge dal “Rapporto sui diritti globali 2008“, il rapporto annuale sulla globalizzazione e sui diritti nel mondo redatto dall’associazione SocietàInformazione e promosso da Cgil, Arci, ActionAid, Antigone, CNCA, Forum Ambientalista, Gruppo Abele e Legambiente.

Nei Paesi emergenti i Governi investiranno in infrastrutture

Secondo la definizione di Antoine W. van Agtmael, un economista della International Finance Corporation, il primo a coniare il termine, un paese emergente è caratterizzato da un reddito medio pro-capite inferiore alla media mondiale, ma superiore ad un livello minimo. Sotto a tale livello, si collocano i paesi del cosiddetto quarto mondo.

Molte economie fino a poco tempo fa ritenute a rischio sono diventate solidissime. Il Brasile ad esempio cresce del 5% all’anno grazie a consumi ed investimenti. In Messico la situazione è analoga. I governi di questi paesi si sono dimostrati responsabili e lungimiranti e sono stati in grado di approfittare delle ricchezze generate dal boom delle materie prime per sanare i conti pubblici. Lo stesso dicasi per l’Asia e molti paesi dell’Est Europa. Questi paesi in passato sono stati debitori, adesso, nel complesso, sono creditori.

Brunetta lancia il progetto “Reti Amiche”. Ritirare le pensioni in tabaccheria per snellire la Pubblica Amministrazione

Riscuotere le pensioni e versare i contributi Inps nelle tabaccherie, nelle banche, alle stazioni ferroviarie e magari anche nelle farmacie. Lo dichiara il ministro della Funzione
Pubblica e dell’Innovazione, Renato Brunetta
nell’ambito della “Giornata dell’innovazione”. L’iniziativa si inserisce nel progetto Reti Amiche finalizzato allo snellimento della Pubblica Amministrazione.

Si tratta –dice Brunetta– di riunire tutte le reti esistenti nel nostro paese, penso alle Poste, alle tabaccherie, ai Carabinieri, alle farmacie, alle ferrovie e alle Banche. Luoghi da utilizzare come contenitori di “totem” accessibili ai cittadini e che consentano loro di bypassare la Pubblica Amministrazione inefficiente.

Dopo l’impatto della concorrenza il settore delle calzature riprende fiato

Dopo tanto sentir parlare di concorrenza nel settore delle calzature, di dumping, di prodotti dei mercati emergenti a bassissimo costo che spiazzano la concorrenza europea, Vito Artioli presidente dell’Anci, l’Associazione Nazionale Calzaturifici Italiani, nel corso dell’assemblea generale dell’organizzazione imprenditoriale ha affermato:

Non siamo un settore decotto, perché abbiamo dimostrato, in un momento di cambiamenti strutturali del mercato internazionale, una capacità di ripresa che molti non si aspettavano.

Nel quinquennio compreso fra il 2001 e il 2005, infatti, il settore delle calzature ha risentito più di altri dell’impatto della crescente concorrenza mondiale. Lo confermano la chiusura di circa 700 imprese e la cancellazione di 15.000 posti di lavoro. La scarpa italiana è però ripartita alla grande chiudendo un ottimo 2007. L’anno scorso però, le esportazioni sono cresciute del 6,2% passando così dai 6,5 miliardi di euro del 2006 a 6,9 miliardi nel 2007. Questo soprattutto grazie ai prodotti in pelle e cuoio, quelli a maggior valore aggiunto che nel 2007 hanno generato da soli l’84% dell’export con un incremento del 7,3%.