La Federal Reserve resta pronta ad agire sui tassi, la crescita statunitense attraversa un periodo di stagnazione. Il presidente della Federal Reserve di San Francisco, Janet Yellen, ritiene piuttosto probabile che l’economia Usa sperimentera’ una crescita lenta, e non una vera e propria recessione, nei prossimi trimestri. Dello stesso parere è Ben Bernanke, secondo il quale l’inflazione dovrebbe moderare e le attese rimangono comunque sotto controllo, l’economia americana attraverserà un periodo di crescita modesta nei primi trimestri del 2008, ma dovrebbe riprendere velocità verso la fine dell’anno, per cui anche Bernanke ha escluso la recessione per l’economia Usa, anche se il rallentamento sarà inevitabile. Inoltre Bernanke alla Commissione bancaria del Senato ha precisato che tutte le banche che vengono supervisionate, restano con posizioni capitali forti e non esiste alcun rischio imminente di alcuna insolvenza, non esistono minacce che le crescenti perdite legate alle turbolenze relative ai mutui subprime possano determinare insolvenze bancarie, tuttavia la situazione del mercato finanziario rimane delicata.
Bernanke fiducioso ma Wall Street non sale
Martedì è stato il giorno di Warren Buffett, ieri, san Valentino, è stato quello di Ben Bernanke. Davanti al Congresso Bernanke si mostrato ottimista e si è lanciato in un maldestro, se mi permettete, tentativo di rassicurare i mercati, i quali evidentemente non sono altrettanto fiduciosi.
A Wall Street il Nasdaq ha perso 1,74% a 2.332,54, l’S&P 500 ha lasciato sul terreno 1,34% a 1,348 punti, il Dow Jones a sua volta l’1,40% a 12,376,98. Questo calo è avvenuto nonostante l’arrivo di ben due dati positivi sugli Usa: il deficit della bilancia commerciale e la richiesta sussidi di disoccupazione. Sono 348 mila le domande di sussidi, secondo quanto rivelato dal Dipartimento del Lavoro, – 9.000, con un calo inferiore alle aspettative ma pur sempre un calo.
Migliore delle aspettative invece il dato sul deficit della bilancia commerciale, a 58,8 miliardi di dollari, mentre in novembre era di 63,1 miliardi. L’attesa, e poi la diffusione di questi dati, avevano dato una spinta positiva alla borsa, fino al discorso di Bernanke.
Nasce I say Blog! | start-up
E’ nato il network IsayBlog!, di cui questo contenitore fa parte. Da oggi è disponibile la nuova grafica che abbiamo in comune con gli altri “fratelli” del gruppo.
Venerdì 15 febbraio, in occasione del MiniBar Italy, in programma presso la Triennale di Milano alle ore 18.30, David Di Tivoli, uno degli ideatori di IsayBlog!, presenterà il nuovo network italiano di nanopublishing: 15 blog monotematici, dalla veste grafica curatissima, impegnati su temi di ampio interesse (tra cui molti inediti nel mondo dei blogging network come politica, medicina, risparmio energetico e lifestyle), che raggiungeranno entro il 2008 il numero di 30 unità e di 60 entro l’anno successivo.
Questo progetto di microeditoria non nasce certo dal nulla: nella sua squadra IsayBlog! annovera infatti Geekissimo, realtà stabilmente indicata tra i migliori blog italiani ed europei – 600mila visitatori a Gennaio 2008 con una media di 1,3 milioni di pagine al mese – e Dissacration, leader in materia di video-blogging, – 900mila pagine viste al mese – . Tra le nuove testate appena lanciate, significativa è la straordinaria parabola di successo di The Apple Lounge nato appena da 5 mesi e già al top nelle classifiche di settore.
Gas: guerra evitata (o rimandata?) tra Russia ed Ucraina
Evitata, o perlomeno rimandata, un’altra crisi del gas. Gazprom rifornirà l’Ucraina ed il suo gas raggiungerà senza problemi anche gli altri paesi europei. L’Ucraina da parte sua comincerà già da oggi a ripagare il debito di 1,5 miliardi di dollari, senza però interessi per il ritardo.
L’accordo è arrivato in extremis, appena prima dell’orario in cui Gazprom aveva annunciato di voler tagliare i rifornimenti. Ma non è la prima volta che i due paesi si scontrano su questo tema: nel 2006 la Russia chiuse temporaneamente i rubinetti, mettendo in atto ciò che aveva minacciato.
Ma quali rischi correrebbe il resto d’Europa? I maggiori consumatori di gas russo sono Germania, Francia ed Italia e un blocco dei rifornimenti verso l’Ucraina significherebbe anche la chiusura di quei gasdotti che attraversano l’Ucraina per raggiungere questi paesi.
Fuga di cervelli: ISSNAF promuove scambio di conoscenze tra Europa e America
Spesso ne sentiamo parlare, cosa si intende per fuga di cervelli? Essa rappresenta propriamente il fenomeno dell’emigrazione, verso paesi stranieri, di persone ad alta specializzazione professionale, ovvero il cosiddetto capitale umano. Quando ebbe inizio questo fenomeno? La prima stagione fu quella associata alla seconda guerra mondiale, quando a causa delle leggi razziali del 1938 l’Italia perse molti cervelli. I nomi tantissimi, tra i più popolari: Enrico Fermi, Bruno Rossi. Da Torino subito dopo la guerra partirono tre giovani biologi, allievi di Giuseppe Levi, destinati a vincere, negli Usa, altrettanti premi Nobel : Salvatore Luria, Renato Dulbecco e Rita Levi Montalcini. Dopo la guerra iniziò una breve stagione di rinascita, durante la quale molti scienziati italiani partivano, ma molti scienziati stranieri venivano nel nostro paese: il premio Nobel inglese Boris Chain e lo svizzero Daniel Bovet, che otterrà il Nobel per attività di ricerca svolte in Italia.
Da allora l’Europa è la più grande “fabbrica di cervelli” del mondo. Essa continua oggi a produrre più laureati nelle discipline scientifiche e tecnologiche che gli Stati Uniti e il Giappone. Tuttavia, oggi le migliori eccellenze prendono la via per gli Usa, e quasi mai tornano a casa, preferendo continuare la carriera in America, dove chi ha talento viene davvero premiato. L ‘Università italiana forma giovani aspiranti ricercatori che la stessa Università, gli Enti pubblici di ricerca e, soprattutto, l’industria non riescono ad assorbire. Per questa ragione, i nostri scienziati preferiscono partire all’estero.
Nuovi mercati emergenti: Vietnam
Nell’ultima edizione del magazine di Credit Suisse, il Global Investor, viene affrontato il tema dei mercati di frontiera, mercati con una crescita inferiore rispetto ai cosiddetti paesi emergenti, ma che vantano potenziali capacità di commercio e sviluppo e che potrebbero rappresentare un ottimo investimento, per chi considera i BRIC ormai non più convenienti.
Gli ultimi 6 anni hanno visto un balzo in avanti incredibile dei BRIC, che trainati principalmente dalla Cina, hanno attirato un enorme mole di investimenti stranieri ed offrono opportunità interessanti anche come mercati interni, data la veloce crescita dei consumi. La loro crescita potenziale resta alta ma non è più “dinamica” come lo era un tempo, allora una soluzione potrebbe essere quella di scovare paesi in via di sviluppo, anticipando i tempi.
Per permettere agli investitori di individuare quali sono questi paesi Credit Suisse ha elaborato un indice che si basa sul benessere della popolazione, il potenziale macroeconomico, lo sviluppo dei mercati finanziari e la stabilità politica.
Investimenti nel mattone: nonostante incentivi cala domanda immobili
Investire nel mattone è oggi la prima scelta dei risparmiatori italiani, poco fiduciosi verso il mondo delle azioni o dei titoli allettati da condizioni addirittura più favorevoli rispetto alla media europea. Infatti, dato il livello ancora basso dei tassi, è probabile che la via migliore resti l’acquisto finanziato da un mutuo, soprattutto nelle grandi città, dove gli affitti sono sempre più alti. Nel caso di stipula di un mutuo, inoltre, esiste il vantaggio di poter detrarre fiscalmente gli interessi passivi. Per queste ragioni il mattone è ormai riconosciuto da tutti come l’investimento rifugio per eccellenza. Inoltre ciò che dovrebbe spingere verso l’alto il mercato immobiliare alcuni elementi, tra cui l’andamento problematico delle borse, soprattutto in questi ultimi periodi, e, in generale, delle forme di investimento alternativo, l’esiguità del mercato della locazione ed il fatto che i rendimenti da locazione risultano essere competitivi rispetto ai rendimenti finanziari. Una limitazione è data invece dal fatto che, normalmente, i mutui al 100% sono concessi solo per l’acquisto o la costruzione della prima casa. Nel caso di seconda casa, l’importo massimo finanziabile torna ad essere pari ad un massimo dell’80%.
General Motors: conti in rosso e tagli al personale
Perdite maggiori del previsto per General Motors che chiude il 2007 con un nuovo record: 38,7 miliardi di dollari di passivo. Nel settore auto i ricavi sono saliti del 7% nell’ultimo trimestre e del 4% in tutto l’anno, ma a pesare è soprattutto l’eliminazione di crediti di imposta non più utilizzabili.
La casa automobilista, un tempo ai vertici mondiali, nel 2006 aveva registrato un miliardo e mezzo di deficit. Se si escludono dal conto totale le rettifiche dovute ai benifici fiscali di cui GM non ha potuto godere, la perdita si attesta sui 23 milioni contro un utile di 1,2 miliardi.
Nel settore delle vendite auto GM ha registrato un calo in Nord America, ma il passivo peggiore è stato registrato in Europa, dove le tedesche hanno avuto la meglio. Bene invece nei mercati emergenti, in Asia e America Latina con due miliardi di profitti complessivi. Il mercato interno costituisce ormai meno del 40% e i piani di espansione riguardano tutto il settore dei mercati emergenti.
Chavez minaccia guerra economica contro gli Usa: aumenta prezzo del greggio
Il ministro venezuelano dell’energia Rafael Ramirez ha denunciato in questi giorni la manovra intrapresa dalla compagnia statunitense Exxon Mobil per congelare 12 miliardi di dollari di beni della compagnia petrolifera venezuelana Pdvsa in vari Paesi del mondo in attesa di un arbitrato internazionale, definendola una azione di terrorismo giudiziario.
A differenza di altre compagnie petrolifere internazionali, lo scorso anno Exxon Mobil non ha accettato di cedere alla Petroleos de Venezuela (PDVSA) la propria quota di maggioranza in un ricco progetto nel bacino del fiume Orinoco. La società statunitense ha deciso di avviare un arbitrato internazionale. In una conferenza stampa tenutasi a Caracas, Ramirez ha dichiarato che il congelamento dei beni è una norma transitoria a cui si ha il diritto di replicare e Chavez, presidente venezuelano, per “replicare” ha minacciato di lanciare una “guerra economica” contro gli Usa bloccando le esportazioni di greggio, proprio in risposta alla sfida legale promossa da Exxon.
Piazza Affari: sale Mibtel. Anche a Wall Street recupera Dow Jones
Nonostante i future sugli indici di New York siano piatti, le principali Borse europee hanno incrementato i guadagni dopo la diffusione dell’indice tedesco Zew sul sentiment economico, e ora segnano guadagni superiori al punto percentuale. Il Dax avanza dell’1,61%, il Cac40 dell’1,74% e il Ftse100 dell’1,36%. Piazza Affari accelera e i principali indici italiani arrivano a guadagnare il 2%. L’S&P/Mib balza del 2,11%, mentre il Mibtel sale dell’1,85%. In forte progresso anche il Midex (+1,56%) e l’AllStars (+1,11%). Banche in generale progresso, nonostante i deludenti risultati trimestrali comunicati da Credit Suisse. I titoli del settore hanno beneficiato delle dichiarazioni di Warren Buffet in merito alla copertura dei rischi nei gruppi finanziari. Unicredit
è balzata del 6,5% a 4,85 euro. Il numero uno dell’istituto, Alessandro Profumo, ha precisato nuovamente che la banca non è interessata a rilevare il controllo di Société Générale. Al contrario, il gruppo guarda con interesse all’Europa dell’Est e non esclude la possibilità di procedere con piccole acquisizioni in quest’area, anche se al momento non ci sono operazioni concrete in corso.
è balzata del 6,5% a 4,85 euro. Il numero uno dell’istituto, Alessandro Profumo, ha precisato nuovamente che la banca non è interessata a rilevare il controllo di Société Générale. Al contrario, il gruppo guarda con interesse all’Europa dell’Est e non esclude la possibilità di procedere con piccole acquisizioni in quest’area, anche se al momento non ci sono operazioni concrete in corso.
Buffett e Project Lifeline in aiuto ai mercati
Il finanziere Warren Buffett ha annunciato ieri nella mattina che “correrà in aiuto” di Ambac Financial Group, Mbia e Financial Guaranty Insurance, le principali società di assicurazione dei bond. Buffett andrà loro in soccorso offrendo 800 miliardi di dollari in obbligazioni municipali, ovvero emessi dagli enti locali.
La holding di Buffett, la Berkshire Hathaway, potrebbe in questo modo impedire l’apertura del secondo capitolo della crisi dei mutui sub prime, quello degli assicuratori di bond, che secondo gli analisti potrebbe arrivare a causare fino a 250 miliardi di perdite. L’offerta di Buffett riguarda però solo i bond municipali e non gli ormai celebri cdo.
“Non sono un benefattore, sono un uomo d’affari!” ha detto il finanziere durante la conferenza stampa. La notizia è stata una decisa inienzione di fiducia nei mercati che ha provocato un rimbalzo delle borse. Fichte ha però già abbassato il rating su Ambac, da tripla A a doppia. Se il taglio dovesse riguardare altri attori del settore, si parlerebbe di perdite miliardarie.
Investire in Brasile: boom di investimenti nel 2007
Parlare di boom dei mercati emergenti è ormai cronaca di tutti i giorni. Già nel 2007 con la crisi globale dei mutui subprime alle porte le aziende e gli investitori cominciavano a gettare lo sguardo verso BRIC (Brasile, Russia, India e Cina), ma mentre tutti conosciamo le potenzialità e la forza dei mercati russo, indiano e cinese, quello brasiliano è sempre stato considerato di secondo livello. Il Brasile è un paese ricchissimo di risorse naturali ed è sempre stato visto principalmente come un “fornitore di materie prime“.
Molte aziende sono state costrette a rivedere questa definizione e molte altre dovranno farlo. Nel 2007 il Brasile ha visto investimenti stranieri diretti per la cifra di 34,6 miliardi, secondo quanto riportato dal Finacial Times. Secondo i dati del UNCTAD (Congresso delle Nazioni Unite per il Commercio e lo Sviluppo) gli investimenti diretti hanno addirittura superato del doppio quelli rivolti verso l’India e hanno portato il Brasile al secondo posto della classifica mondiale.
La sua ricchezza di risorse naturali, la cui domanda mondiale cresce incessantemente, ha senza dubbio rivestito un ruolo fondamentale in questo boom ma andando ad analizzare il tipo di investimenti ricevuti stupirà il fatto che i settori che maggiormente ne hanno beneficiato sono quelli manifatturiero (un terzo degli investimenti totali) ed edilizio.
Eurozona: recessione o rallentamento? Francia chiede prolunga dei termini
L’eurozona non si trova alle soglie di una recessione ma soffrira’ solo di un rallentamento della crescita. Sono queste le valutazioni dei ministri dell’economia europea al centro delle riunioni di inizio settimana. Il presidente di turno dell’Ecofin Andrej Bajuk ha indicato che la Bce sta svolgendo un eccellente lavoro. Tuttavia non si può negare che ogni singola nazione di Eurolandia viva una sua particolare situazione. Queste situazioni inoltre vivono in uno scenario economico mondiale non saldissimo: la crisi dei mercati finanziari e le prospettive di crescita dell’economia di Eurolandia sono altresì influenzate dalle difficoltà che arrivano dall’Atlantico, la crisi dei mutui subprime ed anche il dollaro debole. Avere la moneta unica europea forte non ha solo conseguenze positive, bensì riduce le esportazioni di quel Paese e le esportazioni sono una voce importante del PIL: chi sarebbe disposto ad acquistare da noi europei una lavatrice che in America costerebbe quasi il 50% in meno? Per non parlare dell’ industria cinese, che affligge i nostri mercati, ma in questo caso riusciamo ancora a competere in termini di qualità, questo però solo per i prodotti cinesi ma non per quelli americani.
Aig: crisi subprime colpisce ancora, perdite maggiori del previsto per il colosso assicurativo
L’uragano subprime colpisce ancora a Wall Street: dopo le banche ora tocca anche al più grande gruppo assicurativo mondiale, American International Group, crollato in Borsa come mai da 20 anni a questa parte. Il titolo collocato sul New York Stock Exchange (NYSE) ha perso l’11% dopo che la compagnia ha ammesso che i revisori dei conti hanno trovato “elementi di debolezza” nella valutazione di alcuni prodotti derivati del portfolio, in pratica il “credit-default swap portfolio“, polizze di assicurazione contro insolvenze legate ai cdo-collateralized debt obligation, pacchetti di debito, come i mutui, venduti poi sotto nome diverso agli investitori.
I cosidetti auditors, al lavoro per la SEC, la CONSOB d’oltroceano, hanno rivelato infatti la presenza nel portfolio del gruppo assicurativo di derivati legati a debito a rischio non segnalati o non contabilizzati correttamente dalla società. AIG potrebbe vedersi quindi costretta ad aumentare di oltre 4 miliardi le svalutazioni relative alle cartolarizzazioni.
Secondo quanto rivelato da Bloomberg le perdite sarebbero appunto state di 4,88 miliardi tra ottobre e novembre, mentre nel mese di dicembre il gruppo aveva parlato di un calo di 1,1 miliardi in quel periodo.