Extracomunitari trainano le nascite di nuove micro-imprese in Italia

Ho notato un notizia, passata un po’ in secondo piano, che secondo me merita maggiore attenzione. Le notizie che riguardano extra-comunitari od immigrati che commettono reati o che sono sospettati di averlo fatto ricoprono generalmente le prime pagine dei giornali, così come le notizie che riguardano le loro “baraccopoli” o il lavoro di lavavetri. Altrettanta importanza se non di più andava quindi secondo me data all’indagine fatta da UnionCamere sulle imprese create da extra-comunitari.

Secondo quanto rivelato dall’associazione delle Camere di Commercio italiane, nel 2007 tali imprese sono infatti cresciute dell’8%. In totale sono quindi adesso 225.408, a fronte di una riduzione della nascita di imprese create da italiani. La bilancia resta infatti negativa, con il -0,9% di micro imprese aperte nel nostro paese.

Tra i paesi di origini dei “nuovi imprenditori” il podio va, come era immaginabile, alla Cina, ma anche Marocco ed Albania hanno un buon numero di rappresentanti.

Nuovo record petrolio: più di 100 dollari al barile, ancora caro benzina

Il prezzo del petrolio continua a volare e supera la soglia dei 100 dollari al barile. Al Nymex di New York il Light crude avanza di 4,60 dollari a 100,10 dollari, superando il precedente record storico di 100,09 dollari di inizio gennaio, quando il petrolio aveva oltrepassato per la prima volta i 100 dollari. Nuovo record anche per il Brent, il greggio di riferimento europeo, è salito al nuovo massimo storico di 98,70 dollari al barile. Il prezzo del petrolio e’ tornato sopra quota 50 dollari nel 2004. Difatti nel 1990 l’invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein porto’ il greggio a 35,62 dollari al barile. Nel 2007 l’oro nero aveva gia’ superato i 99 dollari, arrivando a 99,29 dollari, mentre nel 2006 il greggio era rincarato in media di 67-70 dollari al barile. Oggi l’impennata del greggio e’ trainata dalla forte domanda mondiale, guidata soprattutto dalle economie emergenti, come la Cina e dai timori per i rifornimenti globali, il timore che in questi giorni i dati sulle scorte settimanali Usa mostreranno una nuova stretta e la prospettiva di una riduzione dei livelli di produzione da parte dell’Opec. L’organizzazione dei Paesi produttori si riunirà il 5 marzo a Vienna e stando a quanto dichiarato nei giorni scorsi dai ministri del petrolio di Algeria e Iran, potrebbe decidere di ridurre la produzione nel secondo trimestre per via del calo della domanda che si verifica con la fine della stagione invernale nell’emisfero settentrionale.

Investire in Brasile: boom di investimenti nel 2007

Parlare di boom dei mercati emergenti è ormai cronaca di tutti i giorni. Già nel 2007 con la crisi globale dei mutui subprime alle porte le aziende e gli investitori cominciavano a gettare lo sguardo verso BRIC (Brasile, Russia, India e Cina), ma mentre tutti conosciamo le potenzialità e la forza dei mercati russo, indiano e cinese, quello brasiliano è sempre stato considerato di secondo livello. Il Brasile è un paese ricchissimo di risorse naturali ed è sempre stato visto principalmente come un “fornitore di materie prime“.

Molte aziende sono state costrette a rivedere questa definizione e molte altre dovranno farlo. Nel 2007 il Brasile ha visto investimenti stranieri diretti per la cifra di 34,6 miliardi, secondo quanto riportato dal Finacial Times. Secondo i dati del UNCTAD (Congresso delle Nazioni Unite per il Commercio e lo Sviluppo) gli investimenti diretti hanno addirittura superato del doppio quelli rivolti verso l’India e hanno portato il Brasile al secondo posto della classifica mondiale.

La sua ricchezza di risorse naturali, la cui domanda mondiale cresce incessantemente, ha senza dubbio rivestito un ruolo fondamentale in questo boom ma andando ad analizzare il tipo di investimenti ricevuti stupirà il fatto che i settori che maggiormente ne hanno beneficiato sono quelli manifatturiero (un terzo degli investimenti totali) ed edilizio.

Singapore: Food & Hotel Asia 2008

Singapore è una fiorente città-stato che ha supplito alla mancanza di risorse naturali diventando uno dei massimi centri commerciali e finanziari dell’Asia. Pur essendo una città di cemento, vetro e acciaio, è famosa per la sua ingegnosità tecnologica. È molto sviluppata e assicura un alto tenore di vita agli abitanti. Il settore agricolo non ha grande importanza; infatti Singapore è appunto un grande centro commerciale e finanziario. La Cina ha nel mese scorso siglato un memorandum di intesa con Singapore per consentire a un gruppo di banche selezionate di investire i fondi dei clienti nei mercati azionari della città-stato. Lo ha annunciato l’autorità di vigilanza bancaria (Cbrc), aggiungendo che sta concludendo accordi simili con Giappone, Germania e Stati Uniti. Attualmente, le banche cinesi possono investire i fondi dei clienti soltanto a Hong Kong e in Gran Bretagna. Anche l’attività mercantile è molto praticata, grazie al suo legame con il traffico portuale. Dal 22 al 25 aprile si terrà a Singapore la Fiera Food & Hotel Asia 2008, esposizione biennale nata nel 1978. che nel 2006 è stata allestita su una superficie di 65.000 m2 ha ospitato 2.330 aziende provenienti da 69 Paesi (di cui 130 dall’Italia). Il Salone è stato visitato da 23.045 operatori locali di cui 13.613 stranieri (pari al 37% del totale) provenienti da 33 Paesi.

Rallentamento economico nei Paesi OCSE: economia italiana in frenata

Non sono positive le prospettive di crescita per i Paesi della zona Ocse, a segnalarlo è il superindice di dicembre, che segna un segno negativo dello 0,3, a 99,1 punti. In un anno il calo è di 2,1 punti. La flessione è più accentuata per l’Italia: -1,2 a 95,3 punti su base mensile, -3,4 su base annuale. Per la zona euro il superindice registra un calo dello 0,4 a 98,1 punti rispetto a novembre e del 2,2 rispetto al dicembre 2006. Per gli Stati Uniti l’Ocse segnala un -0,7 a 99,8 punti su base mensile e -1,8 su quella annuale. Quanto al Regno Unito, il superindice vede un -0,2 a 100,3 punti a dicembre e un -0,1 punti al di sotto del livello dell’anno prima. Continuano così a peggiorare le prospettive di crescita economica dell’Italia, così come quelle di tutti i maggiori Paesi dell’area dell’Ocse.

Dumping cinese: più protezioni per l’industria europea?

Il dumping è la vendita di un prodotto nel mercato di un altro Paese ad un prezzo inferiore al “valore normale” o “fair value. Di conseguenza, un prodotto è oggetto di dumping laddove il suo prezzo di esportazione sia inferiore al suo valore normale praticato nel Paese dell’esportatore. Per esempio un esportatore cinese vende un bene in Cina a prezzo 10, ed esporta lo stesso bene in Europa a 7. Il dumping è una discriminazione internazionale dei prezzi e viene spesso considerata una forma di concorrenza sleale e quindi una pratica sleale di commercio internazionale (dump: luogo di scarico di detriti o spazzatura), perché il prodotto è venduto, su un dato mercato e in un tempo preciso, ad un prezzo così basso per cui i produttori locali difficilmente possono competere con esso. L’Unione europea, come la maggior parte delle altre economie importatrici, si avvale di un sistema di strumenti di difesa commerciale. Questi strumenti, che consistono nell’applicazione di dazi antidumping al prezzo dei beni importati (diretti appunto a far innalzare il prezzo di vendita), permettono all’Unione Europea di difendere i propri produttori dalle importazioni effettuate in base a condizioni sleali.

Nissan: ingegneri vietnamiti per abbattere i costi

Circa 50,000 veicoli sono stati costruiti in Vietnam lo scorso anno, ma le strade della capitale non sono congestionate per il traffico di auto, bensì sono ancora piene di biciclette e vecchi motorini. La Nissan Motor Co vede la nazione del sud-est dell’Asia come un punto chiave nella strategia di abbattimento costi nello sviluppo delle auto al fine di competere in futuro con le produzioni sempre crescenti di veicoli da nazioni come Cina e India.

Per anni i produttori di auto hanno ridotto le spese costruendo stabilimenti di assemblaggio in nazioni “a basso costo” come Russia, Turchia e Messico. Adesso anche la parte del design e delle operazioni di ingegneria, rimaste a lungo nei paesi industrializzati come gli Usa, la Germania ed il Giappone, si stanno apprestando ad intraprendere la strada degli stabilimenti di assemblaggio.

Honda Motor Co lo scorso anno ha annunciato un piano per creare un centro di sviluppo in Guangzhou, nella Cina meridionale, con uno dei suoi partners orientali. Il mese scorso Chrysler LLC ha affermato che presto avrà inizio il dislocamento delle operazioni di sviluppo auto nei paesi a basso costo. General Motors Corp. ha cominciato il designing degli interni per le Buicks in Cina.

Cina: delocalizzazione produttiva, crescita del Pil e aumento inflazione

La delocalizzazione rappresenta l’organizzazione della produzione dislocata in regioni o stati diversi. Le ragioni sono molteplici, per prima anzi tutto l’economicità, che deriva dalla ricerca di Paesi in cui ci sia un concreto vantaggio comparato rispetto ad altri, per esempio una produzione in cui sia necessario un notevole apporto di know-how e software a buon mercato, viene realizzata in India dove sono presenti alte professionalità ad un prezzo orario limitato. Al di là degli investimenti diretti ci sono migliaia di accordi di subfornitura che costano poco e danno vantaggi a chi li sigla consentendo a queste imprese di espandere la produzione all’estero, conquistare nuovi mercati, ristrutturare i costi di produzione. Una produzione in cui la parte focale sia costituita dalla manodopera rispetto al valore intrinseco delle merci in trasformazione, viene realizzata in un luogo in cui il costo del lavoro sia minimo, per esempio la Cina. Con una crescita dell’11,2% tra ottobre e dicembre dello scorso anno, in lieve rallentamento dall’11,5% del precedente trimestre, la Cina ha chiuso il 2007 con un’espansione annua dell’11,4%, massimo dal 1994. A dicembre l’inflazione cinese ha rallentato al 6,5% dal massimo di 11 anni toccato a novembre con un 6,9%.

Piaggio: la Vespa vola in Asia

Il gruppo Piaggio punta ai mercati asiatici, precisamente India, Cina, Vietnam e Giappone. Questo è quanto dichiarato dal presidente e amministratore delegato dell’azienda di Pontedera a Mumbai, in India. Questo business vedrà il fatturato netto del gruppo aumentare del 18,4% a 290 milioni di euro. La strategia prevede un accordo con la giapponese Daihatsu per la fornitura di «powertrain» (motori benzina 1300cc e relative trasmissioni), fornitura da parte di Daihatsu di parti, componenti e gruppi che verranno utilizzati sui nuovi veicoli delle gamme Porter e Quargo. La Piaggio sta costruendo un nuovo stabilimento nella zona di Hanoi, in Vietnam dove i ciclomotori saranno prodotti e commercializzati a partire dal 2009.
Ma la data magica è il 2010, quando la nuova fabbrica che si sta costruendo a Baramati comincerà a diventare operativa. La Piaggio prevede di produrre 200 mila motori all’anno, di cui 50 mila diesel e 150 motori a benzina per gli scooter, che si andranno ad aggiungere a quelli già fabbricati in India. L’investimento totale sarà di 65 milioni: un nuovo stabilimento sorgerà accanto a quello esistente, nei pressi di Pune, che attualmente produce l’Ape e il nuovo “Ape Truck“, il camioncino a quattro ruote lanciato nel luglio dello scorso anno.

Cina: stretta monetaria per frenare crescita

Il 2008 per la Cina sarà il sesto anno consecutivo di crescita, la previsione è del Centro d’informazione dello Stato, le cui stime sono riportate dal giornale Shanghai Securities News. Secondo lo studio, la crescita del surplus commerciale cinese dovrebbe ridursi a causa del “protezionismo straniero” (molte aziende cinesi sono bersaglio di inchieste antidumping), delle incertezze sull’economia Usa e del ridimensionamento degli incentivi fiscali agli esportatori (finora un soggetto straniero che decideva di intraprendere un’ investimento diretto in Cina, godeva di una serie di agevolazioni fiscali alquanto vantaggiose, soprattutto nei primi anni d’impresa). Tuttavia questo non frenerà la crescita del Paese asiatico, il Centro prevede infatti per l’anno in corso una crescita del Pil del 10,8%, contro il +11,5% del 2007.

Nuovo crollo per la borsa di Tokyo

Sulla scia di Wall Street anche la borsa di Tokyo accusa un pesante ribasso e chiude in negativo: l’indice Nikkei ha chiuso gli scambi con un -3,35% a 13.504,51 punti mentre il Topix cedeva il 3,5% a 1.302,37. Per la prima volta dal novembre 2005 la borsa di Tokyo è scesa sotto la soglia dei 14.000. In negativo hanno chiuso anche le altre principali borse asiatiche: Honk Kong a -5,36%, Jakarta -5,46% e Shangai a -2,75%.

Le autorità cinesi danno più opportunità alle proprie aziende di emettere bond

La National developement and reform commission (Ndrc) ha dato il via ad una nuova regolamentazione che permetterà alle aziende cinesi di emettere obbligazioni. L’importante sarà avere per queste aziende dei requisiti specifici:

  • Le società per azioni devono avere un patrimonio minimo di 4,1 milioni di dollari
  • Le società a responsabilità limitata devono dare una garanzia patrimoniale pari a 8,2 milioni di dollari

Inoltre l’ammontare dell’emissione obbligazionaria non potrà eccedere il 40% degli asset dell’azienda emittente. Gli utili degli ultimi tre anni dovranno essere sufficenti per pagare un anno d’interesse delle obbligazioni emesse.