Calo immatricolazioni, ma Fiat mantiene la quota di mercato

Gennaio di segno negativo per il mercato italiano dell’auto (-7,3%). Infatti nel primo mese dell’anno le immatricolazioni di auto nuove sono calate a 232.207 unita’. Meno grave il calo in Europa, il mercato dell’auto occidentale ha mostrato in gennaio una contrazione, nell’area dei paesi EU15 + EFTA, le immatricolazioni sono diminuite dell’1,7% rispetto allo stesso mese dell’anno passato, con un volume pari all’incirca a 1.207.000 vetture. Complessivamente nell’Europa allargata dei 28 paesi sono state immatricolate quasi 1.309.000 vetture con un calo dello 0,3% Segno negativo anche per il mercato francese (-5,6%) che, come la Spagna, ha scontato l’introduzione del nuovo sistema di tassazione “bonus-malusapplicato al momento dell’immatricolazione, volto a penalizzare i veicoli maggiormente inquinanti e a favorire al contempo, mediante il riconoscimento di un incentivo, l’acquisto di quelli più ecologici.

Africa: è ora di investire nel continente nero?

Quando abbiamo parlato di mercati emergenti abbiamo detto che oltre ai BRIC, esistono tutta una serie di paesi, e mercati, in via di sviluppo, con buone potenzialità di crescita su cui è possibile investire giocando d’anticipo. E questi paesi non si trovano solo ad oriente, nel continente asiatico, o in quello sudamericano, bensì anche in Africa.

Il continente nero dopo secoli di sfruttamento e sottomissione sta forse cominciando ad alzare la testa? Il contesto geopolitico non è ancora ideale e la carenza di un quadro normativo in grado di proteggere gli investimenti ne fanno una realtà ancora tutta in divenire. Da non trascurare però la ricchezza di risorse naturali che caratterizza questo continente: il 30% dell’oro mondiale proviene da qui, così come almeno il 50% dei diamanti, per non parlare del platino.

E che dire del petrolio? L’oro nero africano appare spesso sottovalutato o sottostimato, come se il suo valore fosse inferiore a quello proveniente dal Medio Oriente. Ma non dimentichiamoci che la Nigeria è il sesto esportatore mondiale e riserve non quantificate perchè ancora da esplorare interamente sono presenti nel Golfo della Guinea, nell’area saheliana e nel Sudan.

Fed: USA in stagnazione, possibili ulteriori tagli tassi a marzo

La Federal Reserve resta pronta ad agire sui tassi, la crescita statunitense attraversa un periodo di stagnazione. Il presidente della Federal Reserve di San Francisco, Janet Yellen, ritiene piuttosto probabile che l’economia Usa sperimentera’ una crescita lenta, e non una vera e propria recessione, nei prossimi trimestri. Dello stesso parere è Ben Bernanke, secondo il quale l’inflazione dovrebbe moderare e le attese rimangono comunque sotto controllo, l’economia americana attraverserà un periodo di crescita modesta nei primi trimestri del 2008, ma dovrebbe riprendere velocità verso la fine dell’anno, per cui anche Bernanke ha escluso la recessione per l’economia Usa, anche se il rallentamento sarà inevitabile. Inoltre Bernanke alla Commissione bancaria del Senato ha precisato che tutte le banche che vengono supervisionate, restano con posizioni capitali forti e non esiste alcun rischio imminente di alcuna insolvenza, non esistono minacce che le crescenti perdite legate alle turbolenze relative ai mutui subprime possano determinare insolvenze bancarie, tuttavia la situazione del mercato finanziario rimane delicata.

Bernanke fiducioso ma Wall Street non sale

Martedì è stato il giorno di Warren Buffett, ieri, san Valentino, è stato quello di Ben Bernanke. Davanti al Congresso Bernanke si mostrato ottimista e si è lanciato in un maldestro, se mi permettete, tentativo di rassicurare i mercati, i quali evidentemente non sono altrettanto fiduciosi.

A Wall Street il Nasdaq ha perso 1,74% a 2.332,54, l’S&P 500 ha lasciato sul terreno 1,34% a 1,348 punti, il Dow Jones a sua volta l’1,40% a 12,376,98. Questo calo è avvenuto nonostante l’arrivo di ben due dati positivi sugli Usa: il deficit della bilancia commerciale e la richiesta sussidi di disoccupazione. Sono 348 mila le domande di sussidi, secondo quanto rivelato dal Dipartimento del Lavoro, – 9.000, con un calo inferiore alle aspettative ma pur sempre un calo.

Migliore delle aspettative invece il dato sul deficit della bilancia commerciale, a 58,8 miliardi di dollari, mentre in novembre era di 63,1 miliardi. L’attesa, e poi la diffusione di questi dati, avevano dato una spinta positiva alla borsa, fino al discorso di Bernanke.

Nuovi mercati emergenti: Vietnam

Nell’ultima edizione del magazine di Credit Suisse, il Global Investor, viene affrontato il tema dei mercati di frontiera, mercati con una crescita inferiore rispetto ai cosiddetti paesi emergenti, ma che vantano potenziali capacità di commercio e sviluppo e che potrebbero rappresentare un ottimo investimento, per chi considera i BRIC ormai non più convenienti.

Gli ultimi 6 anni hanno visto un balzo in avanti incredibile dei BRIC, che trainati principalmente dalla Cina, hanno attirato un enorme mole di investimenti stranieri ed offrono opportunità interessanti anche come mercati interni, data la veloce crescita dei consumi. La loro crescita potenziale resta alta ma non è più “dinamica” come lo era un tempo, allora una soluzione potrebbe essere quella di scovare paesi in via di sviluppo, anticipando i tempi.

Per permettere agli investitori di individuare quali sono questi paesi Credit Suisse ha elaborato un indice che si basa sul benessere della popolazione, il potenziale macroeconomico, lo sviluppo dei mercati finanziari e la stabilità politica.

General Motors: conti in rosso e tagli al personale

Perdite maggiori del previsto per General Motors che chiude il 2007 con un nuovo record: 38,7 miliardi di dollari di passivo. Nel settore auto i ricavi sono saliti del 7% nell’ultimo trimestre e del 4% in tutto l’anno, ma a pesare è soprattutto l’eliminazione di crediti di imposta non più utilizzabili.

La casa automobilista, un tempo ai vertici mondiali, nel 2006 aveva registrato un miliardo e mezzo di deficit. Se si escludono dal conto totale le rettifiche dovute ai benifici fiscali di cui GM non ha potuto godere, la perdita si attesta sui 23 milioni contro un utile di 1,2 miliardi.

Nel settore delle vendite auto GM ha registrato un calo in Nord America, ma il passivo peggiore è stato registrato in Europa, dove le tedesche hanno avuto la meglio. Bene invece nei mercati emergenti, in Asia e America Latina con due miliardi di profitti complessivi. Il mercato interno costituisce ormai meno del 40% e i piani di espansione riguardano tutto il settore dei mercati emergenti.

Buffett e Project Lifeline in aiuto ai mercati

Il finanziere Warren Buffett ha annunciato ieri nella mattina che “correrà in aiuto” di Ambac Financial Group, Mbia e Financial Guaranty Insurance, le principali società di assicurazione dei bond. Buffett andrà loro in soccorso offrendo 800 miliardi di dollari in obbligazioni municipali, ovvero emessi dagli enti locali.

La holding di Buffett, la Berkshire Hathaway, potrebbe in questo modo impedire l’apertura del secondo capitolo della crisi dei mutui sub prime, quello degli assicuratori di bond, che secondo gli analisti potrebbe arrivare a causare fino a 250 miliardi di perdite. L’offerta di Buffett riguarda però solo i bond municipali e non gli ormai celebri cdo.

Non sono un benefattore, sono un uomo d’affari!” ha detto il finanziere durante la conferenza stampa. La notizia è stata una decisa inienzione di fiducia nei mercati che ha provocato un rimbalzo delle borse. Fichte ha però già abbassato il rating su Ambac, da tripla A a doppia. Se il taglio dovesse riguardare altri attori del settore, si parlerebbe di perdite miliardarie.

Investire in Brasile: boom di investimenti nel 2007

Parlare di boom dei mercati emergenti è ormai cronaca di tutti i giorni. Già nel 2007 con la crisi globale dei mutui subprime alle porte le aziende e gli investitori cominciavano a gettare lo sguardo verso BRIC (Brasile, Russia, India e Cina), ma mentre tutti conosciamo le potenzialità e la forza dei mercati russo, indiano e cinese, quello brasiliano è sempre stato considerato di secondo livello. Il Brasile è un paese ricchissimo di risorse naturali ed è sempre stato visto principalmente come un “fornitore di materie prime“.

Molte aziende sono state costrette a rivedere questa definizione e molte altre dovranno farlo. Nel 2007 il Brasile ha visto investimenti stranieri diretti per la cifra di 34,6 miliardi, secondo quanto riportato dal Finacial Times. Secondo i dati del UNCTAD (Congresso delle Nazioni Unite per il Commercio e lo Sviluppo) gli investimenti diretti hanno addirittura superato del doppio quelli rivolti verso l’India e hanno portato il Brasile al secondo posto della classifica mondiale.

La sua ricchezza di risorse naturali, la cui domanda mondiale cresce incessantemente, ha senza dubbio rivestito un ruolo fondamentale in questo boom ma andando ad analizzare il tipo di investimenti ricevuti stupirà il fatto che i settori che maggiormente ne hanno beneficiato sono quelli manifatturiero (un terzo degli investimenti totali) ed edilizio.

Aig: crisi subprime colpisce ancora, perdite maggiori del previsto per il colosso assicurativo

L’uragano subprime colpisce ancora a Wall Street: dopo le banche ora tocca anche al più grande gruppo assicurativo mondiale, American International Group, crollato in Borsa come mai da 20 anni a questa parte. Il titolo collocato sul New York Stock Exchange (NYSE) ha perso l’11% dopo che la compagnia ha ammesso che i revisori dei conti hanno trovato “elementi di debolezza” nella valutazione di alcuni prodotti derivati del portfolio, in pratica il “credit-default swap portfolio“, polizze di assicurazione contro insolvenze legate ai cdo-collateralized debt obligation, pacchetti di debito, come i mutui, venduti poi sotto nome diverso agli investitori.

I cosidetti auditors, al lavoro per la SEC, la CONSOB d’oltroceano, hanno rivelato infatti la presenza nel portfolio del gruppo assicurativo di derivati legati a debito a rischio non segnalati o non contabilizzati correttamente dalla società. AIG potrebbe vedersi quindi costretta ad aumentare di oltre 4 miliardi le svalutazioni relative alle cartolarizzazioni.

Secondo quanto rivelato da Bloomberg le perdite sarebbero appunto state di 4,88 miliardi tra ottobre e novembre, mentre nel mese di dicembre il gruppo aveva parlato di un calo di 1,1 miliardi in quel periodo.

Derivati: Unicredit denunciata, Adusbef minaccia class action e mette in guardia gli investitori dai pericoli dell’economia “di carta straccia”

Il settimanale “L’Espresso” nella scorsa settimana ha pubblicato un’inchiesta sulle disavventure di un imprenditore pugliese il quale ha fatto causa a Unicredit chiedendo danni per 276 milioni di euro più interessi ed accusandola di truffa ed usura. La ditta in questione è Divania e fatturava 65 milioni di euro, ma è stata costretta a chiudere.

L’imprenditore ha fornito come prove anche dei filmati in cui i funzionari di Unicredit lo constringerebbero a firmare contratti ad alto rischio sui derivati, pena la chiusura di affidamenti vitali. Unicredit ha smentito immediatamente: secondo quanto dichiarato dalla banca l’impresa in questione è stata costretta a chiudere non a causa degli investimenti sui derivati ma per la congiuntura internazionale negativa del settore in cui operava Divania.

Come si può immaginare dal nome l’azienda operava nel campo dei mobili imbottiti e secondo Unicredit sarebbe andata incontro alla crisi già dal 2003 quando sono entrate sul mercato le produzioni dei paesi a basso costo. Situazione che poi sarebbe andata peggiorando nel 2004, con il crollo dei bilanci dovuti anche all’apprezzamento dell’euro sul dollaro.

Yahoo! respinge l’offerta di Microsoft

L’assemblea straordinaria di Yahoo, riunitasi per scegliere cosa fare, ha rifiutato l’offerta. La proposta d’acquisto di Microsoft sarebbe troppo bassa. In effetti la cifra iniziale doveva essere rivista alla luce dei fatti avvenuti in Borsa in questi giorni. Il titolo Yahoo ha registrato un’incredibile crescita, fino a raggiungere quel 60% in più previsto nell’accordo, mentre le azioni Microsoft hanno perso il 10% circa.

L’offerta prevedeva che l’acquisto fosse effettuato parte in denaro e parte in azioni Microsoft: in questo modo l’opa ha perso valore dando così la possibilità a Yahoo di rifiutare, forse anche per discutere nuovamente i termini dell’offerta.

Sono in molti a scommettere sul rilancio di Microsoft ma c’è anche chi sospetta che la mossa del gruppo di Bill Gates fosse studiata solo per evitare che altri approfittassero del momento di estrema debolezza di Yahoo e del suo titolo. In questo caso gli “altri” sarebbero principalmente Amazon e l’offerta di Microsoft avrebbe scopi esclusivamente speculativi.

Borse asiatiche spaventate dall’anno del topo

Dimenticate grafici, diagrammi e previsioni economiche. Gli investitori prudenti in Asia si sono rivolti ai maestri feng shui per sapere quale strada prenderanno i mercati nell’anno cinese del topo. Non sono rimasti sorpresi, visti i recenti crolli dei mercati, quando gli esperti di feng shui hanno predetto un anno cupo a livello economico e finanziario. Non ci sono quindi buone notizie per chi si augurava la ripresa dei mercati colpiti dalle preoccupazioni sull’economia statunitense.

In Cina l’astrologia ha molto seguito e nel precedente anno, quello del maiale, le previsioni avevano visto giusto, pronosticando un 2007 per le Borse Asiatiche sui massimo assoluti. Tony Tan in particolare che aveva previsto in anticipo i lauti guadagni dello scorso anno ha confermato quanto tutti potevano aspettarsi: “gli investitori dovranno essere rapidi come ratti perchè sarà un anno caratterizzato dall’alta concorrenza.”

Il topo è una creatura d’acqua e si combina con il ciclo della terra, producendo inevitabilmente alta instabilità.

Fiat continua il ribasso, attesa per la strategia di Marchionne

Continua la discesa del titolo Fiat: Morgan Stanley modifica il precedente 19 portandolo a 17, mentre viene confermata la raccomandazione underweight. Il rapporto prezzi/vendite rispetto ad ottobre è sceso dal 60% al 41%. A Piazza Affari il titolo perde il 2,0% a 14,12 euro.

Complice del calo il settore auto europeo che perde lo 0,64%. Il titolo del gruppo torinese è arrivato fino ad un minimo di 13,98, per poi registrare un recupero a 14,15. La banca d’affari statunitense non è intervenuta solo sulla Fiat ma ha infatti ridotto le stime su tutto il comparto a causa della crescente incertezza economica e dei dati poco brillanti sulle vendite.

Aumentano quindi i timori al Lingotto vista la mancanza di fondi per rilanciare lo stabilimento di Termini Imerese e la sospensione temporanea di quello di Pomigliano. In pericolo quindi la produzione di auto in Italia mentre quella all’estero, soprattutto in Polonia dovrebbe garantire in futuro maggiori risparmi.