Unicredit: in attesa della trimestrale, il gruppo appare in forma

Ultima seduta della settimana all’insegna del segno più per i titoli bancari. In pole position Unicredit, che guadagna lo 0,92% a 4,725 euro. Tra le buone notizie riguardanti il gruppo italiano quella del passaggio dei 186 sportelli messi in vendita dietro indicazione dell’Antitrust. L’accordo con le banche popolari (Bpm, Carige, Credem e Bper) dovrebbe essere concluso il 16 aprile e dovrebbe fruttare ad Unicredit 747 milioni.

La richiesta dell’Antitrust era arrivata dopo la fusione con Capitalia, ed il guadagno netto derivante dalla conclusione della vendita dovrebbe degli sportelli dovrebbe essere di 350 milioni circa. Buone notizie anche per quanto riguarda i target 2008: l’ad Profumo ha definito in buona salute il gruppo bancario, ma ha anche messo le mani avanti affermando che è necessario attendere i risultati del primo trimestre.

Ancora mutui subprime: Bernanke ammette la crisi

Le borse mondiali da quando sono venuti a galla i primi default di alcune società e fondi hedge americani che hanno puntano sul comparto subprime, hanno subito violenti scossoni, a causa della crisi del comparto immobiliare statunitense. Le conseguenze sono molteplici:

Inoltre gli effetti negativi non sono rimasti confinati al settore finanziario ma avrebbero sconfinato nell’economia reale, attraverso il valore delle attività e l’avvallabilità del credito.

Afferma Ben Bernanke . Negli Stati Uniti è previsto un taglio non indifferente dei posti di lavoro nel settore bancario per i prossimi 12-18 mesi. L’industria bancaria americana tagliera’, nel corso dei prossimi 12-18 mesi, circa 200.000 posti di lavoro. La riduzione dell’occupazione e’, secondo quanto afferma uno studio della Celent, una risposta alla crisi dei mutui subprime.

Ubs ancora perdite legate ai mutui subprime, e la crisi non è finita

La banca svizzera Ubs ha annunciato svalutazioni sui mutui Usa per il valore di 19 miliardi di dollari, una cifra record. Già nel mese di febbraio aveva già svalutato per 18,5 miliardi, raggiungendo così cifra 37. E’ previsto un nuovo aumento di capitale di 15 miliardi di franchi svizzeri (che corrispondono perlopiù alla stessa somma in dollari). Per fare chiarezza ed evitare incertezze future Ubs ha scelto di rendere note subito tutte le svalutazioni, scelta premiata dalla Borsa: a Zurigo il titolo ha infatti guadagnato il 12%.

Il buco che si è creato è di 12 miliardi di dollari e per coprirlo parteciperanno all’aumento di capitale Morgan Stanley, Jp Mporgan, Bnp Paribas e Goldman Sachs. Nel mese di febbraio invece a “tappare il buco” era stato il fondo sovrano di Singapore. Nei primi tre mesi del 2008 Ubs si è impegnata nel ridurre l’esposizione sul mercato immobiliare statunitense, passando da 27,6 miliardi di dollari a 15.

Per risanare i propri profitti Ubs ha annunciato che creerà una divisione separata per occuparsi di questi assets, in modo da poter gestire le altre attività ed ottenerne profitti. Conseguenza delle svalutazioni anche le dimissioni del presidente del Cda Marcel Ospel, sostituito da Peter Kurer.

Bearn Stearns sull’orlo del fallimento e viene comprata da Jp Morgan. A chi toccherà adesso?

E’ di venerdì la notizia che la banca d’affari statunitense Bear Stearns è sull’orlo del fallimento: sono stati momenti di panico, con il titolo che perdeva il 40% e la metà del valore della quinta banca di investimenti degli Usa, 5,7 miliardi di dollari, bruciati. Sono subito arrivate in suo soccorso la Fed e Jp Morgan, che le avevano garantito fondi e prestiti così da prolungare la propria attività per altri 28 giorni. L’intervento avrebbe dovuto evitare crolli a catena sui mercati finanziari, reazione del resto inevitabile: le borse europee sono precipitate, per non parlare di quelle statunitensi.

Come era prevedibile la banca d’affari ha accusato l’alta esposizione nella concessione dei mutui subprime (non che vi fosse esposta più delle altre grandi banche statunitensi) e non una crisi di liquidità emersa nelle “ultime 24 ore” come ha cercato di far credere un amministratore delegato stuoito anche lui stesso alle parole che pronunciava. La crisi di Bear Stearns era annunciata già da parecchio tempo e si tratta di parecchi miliardi, di cifre che un prestito ponte può solo tamponare.

Unicredit non è più la banca dei derivati?

Ricordate poco tempo fa il caso Divania, il suo fallimento, e l’inchiesta svolta dall’Espresso in cui veniva accusata Unicredit di aver spinto “forzatamente” gli imprenditori ad acquistare derivati? E ricordate poco tempo prima nei mesi di settembre ed ottobre, i ribassi di Unicredit dovuti all’esposizione in derivati e la crisi finanziaria dei mutui subprime e le richieste di risarcimenti danni?

Unicredit occupa nel mercato italiano una posizione di rilievo nella distribuzione di prodotti derivati con una quota di mercato che pari alla metà del totale. Questo però negli ultimi tempi le ha causato non poche grane, soprattutto a livello di immagine.

Alessandro Profumo ha finora cercato di liberare la sua banca dall’etichetta di “banca dei derivati” ed è quello che ha fatto anche di fronte al cda riunitosi ad Istanbul in questi giorni. Nei primi 9 mesi del 2007, secondo le elaborazioni di Bankitalia, la perdita potenziale dei derivati è passata da 3,5 a 5,2 miliardi.

Comprare casa: meglio aspettare?

Basta scorrere una qualunque rassegna stampa sul mercato immobiliare italiano della prima metà del 2007 o del 2006 per rendersi conto che i prezzi delle case avevano intrapreso un trend di crescita che sembrava inarrestabile. Negli ultimi 9 mesi però la situazione è decisamente cambiata, quasi capovolta. Cerchiamo di capirne qualcosa di più.

La crisi immobiliare Usa (sommata ovviamente al deprezzamento del dollaro) ci ha portato a scrivere di quanto potesse essere conveniente ora come ora investire “nel mattone” oltreoceano. Ma l’Italia sta per seguire le orme del gigante Stati Uniti?

Secondo quanto rivelato dall’osservatorio di Tecnocasa l’inversione del trend è in atto dal secondo semestre 2007, con i prezzi delle case nelle grandi città in calo medio dell’1,5%. Erano anni che i prezzi non accennavano a fermare la propria crescita ed un calo, seppure di “piccola entità” significa un cambiamento di rotta.

BCE, SEBC e la stabilità dei prezzi

Il Sistema europeo di banche centrali (SEBC) è composto dalla Banca Centrale Europea (BCE) e dalle banche centrali nazionali degli Stati dell’area euro. L’obiettivo primario del SEBC, così come sancito nell’art. 105 del Trattato, è il mantenimento della stabilità dei prezzi. Senza pregiudicare l’obiettivo primario, il SEBC deve dare sostegno all’insieme delle politiche economiche della Comunità Europea.

Per il raggiungimento dei propri obiettivi, il SEBC ha a disposizione un insieme di strumenti di politica monetaria; conduce operazioni di mercato aperto, offre operazioni su iniziativa delle controparti e può richiedere agli istituti di credito di detenere riserve obbligatorie su conti presso il SEBC. La Banca centrale Europea in base alle situazioni economiche mondiali attese del mercato decide se aumentare o diminuire il costo del denaro, e il tasso Euribor chiaramente si adegua di conseguenza. Difatti se la Bce sconta cambiali alle banche a un determinato tasso, l’Euribor ovvero il tasso di interesse medio delle transazioni finanziarie in euro tra le principali banche europee sarà correlato al tasso applicato dalla Bce. Ecco perchè l’Euribor è anche un indice: rappresenta cioè la rilevazione di una situazione di mercato. Si tratta quindi un’indicazione molto affidabile del costo del denaro, perché chi più delle banche sa comprare e vendere soldi al prezzo giusto? La rilevazione dell’Euribor avviene tutti i giorni lavorativi così che il suo valore è sempre perfettamente aggiornato. L’Euribor viene pubblicato tutti i giorni alle ore 11 dall’Euribor Panel Steering Committee, cioè un comitato di esperti, in base ai dati ricevuti dalle grandi banche, soprattutto europee.

Dollaro debole: i pro e soprattutto i contro

Così funzione per chi vuole investire in immobili e sceglie le case americane, ma anche per le società. Nel 2007 le acquisizioni di aziende e società italiane nel mercato statunitense hanno varcato la soglia dei 7,7 miliardi di euro, segnando un incremento del 32% rispetto al 2006.

L’occasione è stata colta al volo dalla Fiat, così come Finemaccanica, che inaugura uno stabilimento a Philadelphia, o Enel, che ha impiantato in Texas la sua più grande central di energia eolica. Questi sono solo alcuni degli esempi più recenti.

Mutui: aumentano quelli a tasso fisso e le richieste di rinegoziazione

La situazione economica italiana non è certo facile e chi più di tutti ne risente sono le famiglie. Nonostante la congiuntura internazionale, l’aumento dei tassi e la restrizione del credito gli italiani continuano a comprare case. Nei primi dieci mesi del 2007 le richieste di mutui hanno subito un’accellerazione per poi effettuare una brusca frenata negli ultimi mesi.

Le richieste di mutui per acquistare casa però resta superiore al 2006 di un abbondante 10%. L’allargamento della crisi dei mutui subprime anche fuori dagli Stati Uniti ha probabilmente cambiato negli italiani la percezione della convenienza di richiedere un mutuo in questo momento. Le richieste calano, ma aumentano i prezzi delle case è così anche il volume dei mutui richiesti, aumentato nel 2007.

Hsbc si salva dai mutui subprime grazie ai paesi emergenti

Il colosso bancario ha annunciato profitti in crescita. Con un utile in salita del 17,9% rispetto al 2006 sembra che la crisi dei mutui subprime non abbia colpito la Hsbc, la terza banca del mondo e prima in Europa per capitalizzazione. Nello specifico la banca britannica ha registrato un utile per aziono di 1,65 euro, un utile pretasse di 24,2 milioni di dollari (+10%) ed un utile operativo a 13,6 milioni (+21%).

Un tale incremento del profitto è dovuto principalmente all’attività nei mercati emergenti, soprattutto nell’area asiatica, dove i profitti sono cresciuti del 70%. In questo dato non è stata ovviamente calcolata Hong Kong, sede del gruppo bancario fino al 1991, e fonte di guadagni per almeno il 22%. Esclusa quest’area va comunque detto che la maggior parte dei suoi ricavi provengono dall’estero e solo una piccola parte dalla Gran Bretagna.

Nuovo record della moneta unica: quasi 1,53 sul dollaro

Non si ferma la corsa dell’euro nei confronti del dollaro. La moneta unica segna un nuovo record e tocca quota 1,5275 sul biglietto verde. E sulla scia della debolezza del dollaro, l’oro ha toccato a New York il nuovo record a 990 dollari l’oncia. Nuovo record anche del petrolio che a New York ha toccato quota 103,95 dollari al barile. Lo yen e lo yuan sono sottovalutati, l’euro e’ sopravvalutato e il dollaro continua a scendere. Le conseguenze sono: Cina e Giappone divengono sempre più competitive sul mercato internazionale ed i loro prodotti sono sempre più richiesti, proprio perché il loro controvalore in euro o in dollari è veramente basso. Con la crisi dei mutui subprime esiste il serio rischio che le difficolta’ americane si estendano alle economie di molti Paesi. Se la crisi dei mutui e quella ancora potenziale degli assicuratori dovesse contaminare piu’ seriamente l’economia reale riducendo la fiducia e i consumi dei privati, allora il prezzo verrebbe pagato dalle economie di tutti i Paesi. La prima linea di difesa e’ stata quella della Fed e della Bce che ha iniettato liquidita’ per evitare la crisi. La Bce svolge

un lavoro molto buono ed e’ indipendente.

Questa è la posizione del commissario Ue Joaquin Almunia, secondo il quale l’euro riflette la superpotenza della Bce.