Russia e Iran sono tra le promotrici di un nuovo segretariato per il controllo dell’energia

 Russia, Iran e le altre nazioni che controllano le più grandi riserve mondiali di gas naturale, hanno raggiunto un accordo per coordinare previsioni, investimenti e relazioni con i clienti, al fine di difendere i loro interessi di mercato in un periodo in cui i prezzi dell’energia sono caratterizzati da una forte volatilità. I quindici paesi membri del Gas Exporting Countries Forum, il quale ha già provveduto ad approvare una bozza di accordo a Mosca, sceglieranno come quartier generale del nuovo segretariato la città di Doha, in Qatar, vale a dire la principale fonte mondiale di equipaggiamenti di gas naturale liquefatto.

 

I paesi consumatori occidentali sono però preoccupati dalla nascita di questa sorta di “OPEC del gas”, la quale ricalca fedelmente il modello dell’OPEC. I produttori dovranno affrontare una sfida nei confronti del mercato, dove il 70% del gas viene ancora inviato dal gasdotto ai consumatori regionali e in cui non esiste alcun prezzo di mercato globale. Secondo Dmitry Medvedev, presidente della Federazione Russa:

Questo evento rappresenta un fatto davvero significativo per il mercato. La stabilità globale, la sicurezza energetica e il bilanciamento degli interessi tra esportatori e consumatori dipendono dall’accordo tra le nazioni esportatrici.

A rischio le forniture di gas alla Ue. L’ucraina non paga e Gazprom vuole chiudere i rubinetti

Sono a rischio le forniture di metano dell’Europa. Lo ha dichirato Viktor Zubkov, primo vicepremier e presidente di Gazprom, che ha avertito l’Ue dei rischi che corrono le forniture di gas se l’Ucraina non si deciderà a pagare i debiti entro l’anno. Kiev, infatti, ha arretrati con Mosca per oltre due miliardi di euro in scadenza quest’anno. Potrebbero, dunque, chiudersi a fine anno,i rubinetti del gas per l’Ucraina. La questione interessa sensibilmente anche l’Europa in quanto l’80% del gas che l’Ue importa dalla Russia passa dall’Ucraina. Al momento non è stata ancora trovata una soluzione adeguata anche se il Fondo monetario internazionale ha dichiarato l’intenzione di prestare all’Ucraina circa 17 miliardi di dollari per ridure il debito con la Russia.

Terza svalutazione in una settimana per il rublo dopo il ribasso del prezzo del petrolio

 Bank Rossii, banca centrale della Russia, ha provveduto a svalutare il rublo per la terza volta in una settimana: la valuta russa ha così raggiunto il più basso livello nei confonti del dollaro da gennaio 2006. Tale provvedimento è stato preso per far fronte all’indebolimento della crescita economica causato dal raggiungimento da parte del petrolio della quotazione di 39 dollari a barile. Il rublo ha perso circa 0,9 punti percentuali nei confronti di dollaro ed euro, ed è stato scambiato a quota 33,7 alla borsa di Mosca, dopo che la banca centrale aveva permesso che la valuta potesse scendere di un altro punto percentuale.

C’è inoltre da dire che la moneta russa si è anche indebolita nei confronti del dollaro dello 0,7% e dello 0,8% nei confronti dell’euro (chiudendo in questo caso a quota 39,9407). Come già detto, il greggio, principale fonte di esportazione del paese, si è notevolmente avvicinato ai 39 dollari al barile ed è prossimo a raggiungere un livello del 75%. Il governo russo ha bisogno del petrolio per bilanciare il suo budget del 2009, raggiungendo una media di 70 dollari. Mikhail Galkin, a capo della ricerca finanziaria della MDM Bank di Mosca, ha così commentato la situazione:

Finchè il petrolio rimarrà in una situazione così depressa, la banca centrale non avrà altra scelta che attuare continue svalutazioni.

Analisi Tecnica: Crude Oil future tenta il recupero dei 47

 Il crollo del petrolio dai massimi assoluti non vede ancora segnali d’inversione sui grafici: una serie di massimi e minimi decrescenti infatti non lasciano dubbi sulla strada fatta, mentre il rallentamento a cui stiamo assistendo comincia invece ad accendere il primissimo campanello d’allarme: dopo la rottura dei 47 infatti abbiamo assistito ad un timido tentativo di recuperare il livello perso (tentativo fallito al momento). Il fatto di non aver ancora rotto in chiusura di barra giornaliera la soglia psicologica dei 40 dollari probabilmente mantiene il sentiment neutrale e contribuisce alla creazione anche su questo mercato di un trading range attualmente compreso proprio tra quei due valori (47 e 40). Alla rottura di uno dei due probabilmente assisteremo ad un’accelerazione in direzione della violazione: nell’ipotesi ribassista il target rimane invariato (il livello naturale posto a 29 circa) mentre in caso di recupero, trattandosi del primo vero di un mercato fortemente orso, il target è prossimo a 52. Inoltre, trattandosi di un movimento controtendenza sarà da sfruttare sui time frame più brevi seguendo con trailing stop automatici o spostando manualmente l’uscita sui livelli di minimo che si verranno a creare.

Piazza Affari: Centro Servizi Metalli sbarca sul Mac

 Chi l’ha detto che sono solo le grandi società straniere a far parlare di loro? E’ proprio una piccola azienda italiana, infatti, a destare interesse grazie al suo approdo in borsa e in particolare sul listino dedicato alle piccole e medie imprese. La società in questione è l’emiliana Centro Servizi Metalli spa (Csm) mentre il listino su cui ha scelto di quotarsi è il Mac (Mercato alternativo del capitale). Si tratta del primo listing in Italia post-Lehman. La Centro Servizi Metalli è un’azienda del gruppo Predieri nata nel 1988 che si occupa del taglio plasma e meccanico dell’acciaio inossidabile su specifica richiesta del cliente.

Caos Alitalia: nel pomeriggio l’incontro Cai-sindacati

Lo sciopero che nella giornata di lunedì ha paralizzato l’aeroporto di Fiumicino sembra ormai concluso: gli addetti ai servizi di pista di Alitalia Airport – circa un centinaio – che hanno incrociato le braccia ieri, oggi sono tornati al lavoro più per volere dei sindacati che non perché spaventati dalla prospettiva di precettazione minacciata dai ministri Sacconi (Infrastrutture) e Maroni (Interno).

Eppure c’è da credere che le ricadute dell’agitazione si faranno sentire ancora a lungo, e non solo nell’alveo di Alitalia-CAI (la Compagnia Aerea Italiana che sta nascendo dal fallimento della vecchia compagnia di bandiera). A pagare per primi, come è – purtroppo – ovvio, sono stati infatti i passeggeri, rimasti a terra per ore proprio mentre assaporavano il fascino della partenza verso le mete delle ferie natalizie; i loro “Basta”, le risse sfiorate (e scongiurate dal presidio della Polizia), l’intervento della Protezione Civile a distribuire viveri e coperte, sono anche i segni più evidenti della brutta figura di chi tanto si è speso per carcare di risolvere la questione-Alitalia.

Fiat pronta ad una profonda ristrutturazione per reagire a questa durissima crisi

 Spinta dalla crisi Fiat, come il resto dell’industria dell’automobile, sarà costretta ad una ristrutturazione radicale che ne cambierà i connotati. Per tornare a generare valore dovrà ridurre i costi e spingere a fondo sull’innovazione. L’auto del futuro dovrà costare meno ed avere sempre maggiore efficienza sia dal punto di vista dei consumi che da quelli della resa su strada. Questo comporterà perciò un profondo e radicale cambiamento in quello che è stata l’organizzazione dell’industria dell’auto fino ad ora. Questo almeno è quanto pensano il suo amministratore delegato Marchionne e gran parte degli esperti del settore. La situazione disastrosa in cui versano Gm e Chrysler in America, ha dimostrato come la politica dei grandi suv onnivori di energia portata avanti dai colossi di Detroit per anni e le loro grandiosi politiche di sviluppo di macchine sempre più potenti ed ingombranti è fallita miseramente.

Thacher Proffitt vede ridurre drasticamente il suo staff, dopo la partenza di ben 100 legali

 Thacher Proffitt & Wood, la società legale statunitense specializzata nella finanza strutturata e che può vantare 160 anni di attività, è diventata la quarta compagnia di questo settore negli Stati Uniti che si dissolve in quest’anno, dopo che più di metà dei suoi avvocati sono passati ad una società concorrente: la difficile situazione economica è dovuta in particolare alla crisi dei mutui subprime. La compagnia, la quale ha sede a New York, provvederà a ridurre drasticamente le proprie operazioni dopo il 31 dicembre, a seguito del passaggio di un centinaio di legali alla società concorrente Sonnenschein, Nath & Rosenthal, che ha sede a Chicago. Il comitato di pianificazione della Thacher Proffitt aveva tentato, con scarso successo, di negoziare una fusione con una imprecisata società legale già sei mesi fa.

 

Come ha fatto sapere in una dichiarazione la stessa compagnia statunitense:

Nonostante siano state percorse tutte le strade per una fusione, nell’attuale situazione economica sembra evidente come non sia più attuabile tale soluzione da parte del comitato. Alla luce delle riduzioni di profitto che si prospettano, la Thacher Proffitt non avrebbe infatti le risorse finanziarie necessarie per continuare le operazioni.

I 100 legali che hanno lasciato la Thacher Proffitt, tra cui vi sono anche 40 soci, cominceranno la loro nuova attività per Sonnenschein già a partire dal prossimo 1° gennaio: il loro arrivo consentirà alla società di accrescere il proprio organico fino a circa 800 avvocati.